il Barbaresco Autinbej di Ca’ del Baio di Treiso passa due anni in botti grandi ed è un Vino di stampo tradizionale
Seppure la luce artificiale di ieri sera non gli rendesse assolutamente giustizia il Barbaresco Autinbej 2015 di Ca del Baio si è accompagnato mirabilmente con le fettine di fegato spadellate nel burro con sfoglia di parmigiano. Eccellente Barbaresco base che non sfigura al cospetto degli altri, più pregiati, cru aziendali.
Trasparente e vivo color rubino. Profumi nitidi, filologici e intensi di Rosa, Lampone in essenza, genziana, erbe officinali, Cuoio. In bocca è teso e caldo. Acidità e tannini senza compromessi. Di corpo asciutto, dotato di una vigoria ragguardevole e di grande finezza. Colpisce l’intensità dell’aroma di bocca che in totale corrispondenza con le sensazioni olfattive ripresenta piccoli frutti rossi ed erbe officinali. Grande piacevolezza di beva e credo, per quanto possa valere dal momento che tutto dipende anche dalle capacità e dalla sete di chi beve, sia la bottiglia durata meno nel 2019.
Giovane, ma già godibilissimo, e con buone prospettive per gli anni a venire.
Il Syrah di Michele Satta nasce a Castagneto Carducci Syrah in purezza Raccolta a completa maturazione Fermentazione spontanea in tino con follature manuali Affinamento per 18 mesi in barrique per un terzo nuove
Ho avuto la fortuna di poter visitare l’azienda di Michele Satta molte volte e dunque a casa mia giacciono, in attesa di essere stappate, svariate bottiglie di diverse annate. Può capitare, come in questo caso, che due bottiglie dello stesso vino, ma di due annate diverse, vengano aperte in un tempo abbastanza breve da poter fare un raffronto a memoria senza consultare ipotetici appunti di degustazione.
Per la gioia del palato questo Syrah di Michele Satta conferma tutte le buone sensazioni ricevute dal 2010, ma rivelando una personalità ben diversa. E abbiamo così la confortante conferma di trovarci davanti a vini non banali e non seriali che ci raccontano la mano che li fece e la stagione che contribuì a formare il loro carattere.
Ha il colore dell’amarena matura, fitto, praticamente impenetrabile. Al naso porge un bel ventaglio di sentori che spaziano dal frutto nero maturo alla foglia di mirto, dalla spezia dolce al tabacco, a tratti fanno capolino le scorzette d’arancio ricoperte e una leggerissima note boisee. Lo si potrebbe definire complesso e fine.
Rispetto al suo predecessore del 2010 che, dotato di più corpo e concentrazione, sviluppava in senso orizzontale – a delta, per un’esperienza gustativa più muscolare, qui siamo al cospetto di un vino più snello, a tratti sapido, dal gusto più definito, caratterizzato da succo più fresco e, a mio parere del momento, più equilibrato e godibile. Tannino ben inserito e buon finale dove spiccano le note aromatiche.
Vigne in Borgata Valdiberti e Valdibà 400 mt. Slm con esposizione sud est Dogliani Lavoro in vigna nel rispetto dei principi dell’agricoltura biodinamica Fermentazione spontanea senza temperatura controllata in tini di legno. Affinato in botti di varia capacità con le proprie fecce. Poi un passaggio in acciaio prima di essere imbottigliato.
I profumi sono intensi. C’è il Mirtillo, ci sono le spezie dolci e il tabacco e, tra le pieghe del bouquet, suggestioni rustiche. (The aromas are intense. There is the Blueberry, there are sweet spices and tobacco and, among the folds of the bouquet, rustic suggestions)
Apre morbido e voluminoso grazie alla sua componente alcoolica e al succo concentrato, dolce e vischioso, frutto e spezie che si ribadiscono, eppure la grande freschezza e un tannino piccante danno al vino una subitanea accelerazione e gli permettono di andare in profondità con un gusto intenso che termina in un grande e persistentissimo riverbero di frutti scuri e Mirto. (soft and voluminous opening because of its alcoholic component and to the concentrated, sweet and viscous juice, fruit and spices that are reaffirmed, yet the great freshness and a spicy tannin give the wine a sudden acceleration and allow it to go deep with an intense taste which ends in a large and very persistent reverberation of dark fruits and Myrtle)
Vino potente e longevo che si conferma negli anni. (A powerful and long-lived wine that has been confirmed over the years)
Doccio a Matteo Caparsa – Vigna singola a 450 mt a Radda in Chianti
Note sull’affinamento tratti dal dettagliato sito aziendale
Uvaggio: 95% Sangiovese, 5% Colorino.
Maturazione: 2 anni in Tonneau di 500 litri di Troncais, Allier, Vosges, Americano, Ungherese. Fermentazione: spontanea, con lieviti autoctoni, per circa 12 giorni
Non ho avuto la fortuna di assaggiare questa annata al momento dell’uscita per poter valutare il suo cambiamento nel tempo, ma posso dire che a questa decina d’anni di bottiglia non è sopravvissuto niente che non sia Sangiovese e Radda. Al tempo non è sopravvissuto il legno, ma sono invece sopravvissute la freschezza, la grande concentrazione di succo, un tannino rigoroso e una persistenza inenarrabile.
Il colore è Granato scuro, fitto. Non ha bisogno di troppo tempo per presentarsi e subito brilla per intensità e qualità del bouquet e offre una varietà di profumi filologici come i fiori secchi, il cassis e il mirtillo. La Scorza d’arancio, il Cuoio, le erbe aromatiche.
In bocca risulta vino molto tattile. Morbido in princìpio data la grande concentrazione e la dolcezza del frutto, ma è un sorso rusticamente vivo, che ha sapore, lunghezza, non si esaurisce, animoso. Buona acidità e trama tannica fitta, tetragona, che ricorda quella dei vini di Caparsa da giovani. Lunghissimo finale balsamico. Volendo raccontarlo in tre termini direi concentrazione, intensità, persistenza.
Doccio a Matteo Caparsa 2007
I wasn’t lucky enough to taste this vintage at the time of its release to be able to evaluate its change over time, but I can say that nothing other than Sangiovese and Radda has survived this ten-year bottle. The wood has not survived over time, but the freshness, the great concentration of juice, a rigorous tannin and an unspeakable persistence have survived.
The color is dark, dense garnet. It doesn’t need too much time to present itself and immediately shines with the intensity and quality of the bouquet and offers a variety of philological scents such as dried flowers, cassis and blueberry. Orange peel, leather, aromatic herbs.
In the mouth it is a very tactile wine. Soft at first given the great concentration and sweetness of the fruit, but it is a rustically lively sip, which has flavour, length, does not run out, lively. Good acidity and dense, tetragonal tannic texture, reminiscent of that of young Caparsa wines. Very long balsamic finish. Wanting to describe it in three terms, I would say concentration, intensity, persistence.
Sui rilievi a nord est di Rovereto nasce Balter Brut. Chardonnay con fermentazione in acciaio e per il 15% in rovere. 30 mesi sui lieviti. Giallo paglierino intenso.
Perlage fino e costante, persistente e con buona pressione.
Piacevole ed intenso bouquet composto da sentori di Pesca bianca, cedro, lievito, albicocca disidratata. In bocca risulta inizialmente ben strutturato e morbido, cremoso e molto fruttato, ma trova un eccellente punto di equilibrio grazie alla buona freschezza. Finale con retrogusto di Liquirizia.
È un piacere berlo ed è un piacere raccontarlo. È il Bianco della Castellada. Vendemmia 2011. A Oslavia dove ci sono la Ponca e il vento.
Pinot grigio 50%, Chardonnay 30% e Sauvignon 20%. Per lo chardonnay e il sauvignon quattro giorni di macerazione. 12 mesi di barrique e 24 mesi ulteriori in bottiglia.
Giallo dorato e consistente. Sprigiona una lunga sequenza di aromi come l’uva sultanina e la pesca percoca matura, sentori erbaceo/vegetali e floreali come il Tiglio in fiore e la camomilla, la nocciola e accenni di spezie e di resina come se accanto a te stessero potando un albero. Notevole. Ma è all’assaggio che dimostra tutta la sua stoffa e le sue potenzialità attuali e presumibilmente in divenire. Ha spessore, succo e forza. Le sensazioni si stratificano. Didatticamente lo si potrebbe usare per spiegare empiricamente il significato di “vino tridimensionale”. Frutto maturo, miele, ritorni aromatici nel centrobocca. La freschezza e una percepibile struttura tannica gli danno una profondità eccezionale e il suo è un grandissimo finale che vorresti rallentare per prolungare indefinitamente l’esperienza gustativa, come vorresti che la bottiglia fosse di nuovo piena, almeno a metà, anche un terzo basterebbe.
Mi sono impegnato per accompagnarlo degnamente in cucina e allora sono venuti fuori il pollo in padella coi germogli di soia e la gallinella al cartoccio cotta a vapore con cipolla fresca di Certaldo. Bene col pesce, benissimo col pollo.
Il Morellino di Scansano Riserva “Vigna I Botri” de I Botri di Ghiaccioforte, prima azienda certificata biologica nella zona di Scansano, viene da una vigna situata sul confine meridionale della denominazione. Quattro ettari, tre a rosso uno a bianco, a circa 270 mt di altezza slm.
Sangiovese, Prugnolo Gentile, Alicante e Canaiolo. Lunghe macerazioni e affinamento in grandi botti. Ma soprattutto, amore per la tradizione, per la terra, per il Sangiovese. Un vero fuoriclasse tra i Morellino di Scansano. Uno splendido quattordicenne che al momento dell’apertura e dell’assaggio non può non far tornare alla mente le parole del Signor Lanza nel momento di presentare, non senza una punta di orgoglio, ai pellegrini in visita alcune delle sue bottiglie più vecchie. “Il sangiovese invecchia bene. Se è fatto con cura diventa così…”
Granato limpido, integro. Intensità, pulizia, espressività e un profilo aromatico da grande sangiovese. Si riconoscono la ciliegia e il lampone in piena maturazione accompagnate da note di Mirto e scorza d’arancio e sentori ematici e di cuoio.
Acidità ancora graffiante e succo dolce. Non capita spesso di avere la sensazione di masticare al contempo un lampone dolcissimo e una ciliegia in un Sangiovese imbottigliato 14 anni prima, ma il centrobocca ne è pervaso. Un vino asciutto in quanto a corporatura, ma dotato di grande vigoria e tensione. Il tannino è una carezza prima di un finale letteralmente infinito dove si riverberano il Mirto e la scorza.
Un vino che potrebbe accompagnarsi brillantemente a molteplici preparazioni della cucina tradizionale Toscana, ma che io preferisco pensare con un pecorino maremmano di media/lunga stagionatura per una merenda archetipica all’ombra di un pino marittimo. Con la benedizione della Grande Madre Etrusca che la figura in etichetta sembra poter rappresentare.
A Torregrotta (Me) all’estremo nordorientale dell’isola nasce Funnari di Mimmo Paone.
Nero d’Avola in purezza. 1 anno in barrique di rovere.
Una piacevole ed economica sorpresa il Funnari 2015 di Mimmo Paone. Vivo il colore, tra il granato scuro ed il Rubino. Naso intenso con sentori di frutti scuri a piena maturazione, spezie dolci, caffè in tostatura.
Esordisce estroverso, caldo e corposo. Il sorso però vira velocemente su toni piacevolmente sapidi e tannici che si prolungano abbondantemente e che al Funnari di Paone conferiscono personalità ed equilibrio. Felice e centrata la mano che dosò il legno su questo vino. Che è avvertibile, credo, volendo essere avvertita.
Con la porchetta. Con le melanzane al forno. Con la lasagna.
Meridio è una piccola azienda agricola che conduce le sue vigne secondo metodiche tradizionali e rispettose, posta nel territorio di Chiaramonte Gulfi, a 350metri slm nell’entroterra ragusano.
Per questo Arundo 2014 c’è Alicante in purezza fermentato in acciaio e che poi prosegue affinando per 16 mesi in legno e per ulteriori sei in bottiglia.
Un vino che gode positivamente della tensione interna tra la dolcezza del frutto maturo che è la materia principale del sorso e una spiccata e vivace freschezza. Tra il calore e la morbidezza con cui esordisce in bocca e il lungo finale dove a distendersi in progressione sono l’acidità e un tannino gentile. Molta materia, ma anche molta energia e il risultato è un vino di grande equilibrio e piacevolezza. Con un buon rapporto prezzo/soddisfazione.
[…A wine that positively enjoys the internal tension between the sweetness of the ripe fruit which is the main material of the sip and a marked and lively freshness. Between the warmth and softness with which it begins in the mouth and the long finish where the acidity and gentle tannins stretch out in progression. Much material, but also a lot of energy and the result is a wine of great balance and pleasantness…]
[…Un vin qui apprécie positivement la tension interne entre la douceur du fruit mûr qui est le matériau principal de la gorgée et une fraîcheur marquée et vive. Entre la chaleur et la douceur avec lesquelles il commence en bouche et la longue finale où l’acidité et les tanins doux s’étirent en progression. Beaucoup de matière, mais aussi beaucoup d’énergie et le résultat est un vin d’un grand équilibre et d’une grande douceur…]
Bianco alla Marta dell’azienda Buondonno è un bianco di origine chiantigiana. Ci troviamo nella parte settentrionale del territorio di Castellina in Chianti. Altitudine sui 400 metri. Trebbiano macerato dieci giorni con uve da vecchie viti, quelle che si vedono guardando dalla cantina in direzione sudorientale, un anno di affinamento in tonneau e barrique piegate a vapore. 1300 bottiglie in tutto.
Io non lo definirei orange perché non è arancione e credo che non ci fosse l’intenzione di farne un orange. Lo penso e lo sento come un vino fatto come un tempo e di questo ho avuto la conferma emotiva/esperienziale al momento di immergervi le pesche saturnia a fine pasto come avrebbero fatto mio padre e i miei zii allora che bevevano i loro vini bianchi che erano tutti fatti come una volta perché “era quella volta”. Vini fatti come una volta che, voglio precisare, io non ho mai avuto la possibilità di bere nel tempo in cui erano considerati normali bianchi se non quelle volte in cui gli anziani credevano giusto farne assaggiare un goccio ai più giovani, ma il cui gusto riemerge nella memoria sotto la spinta percettiva di alcuni vini moderni.
Non è estremo, non è opalescente. Non è criptico. È invece color ambra splendente, pulito, intensamente profumato. Di albicocca disidratata, mela golden matura, narciso, noce brasiliana. Il meglio di sé lo dà comunque nel sorso. Che è materico, morbido, ma animato da acidità fluente e da un tannino netto che portano equilibrio e grande bevibilità. Lungo finale fresco con retrogusto di mandorla brasiliana.
Come disse il Signor Buondonno, servendocelo insieme a un formaggio di capra opera della figlia Marta che dà peraltro il nome al vino, col formaggio si abbina perfettamente.
ambre brillant, propre, intensément parfumé. Abricot déshydraté, pomme dorée mûre, narcisse, noix du Brésil. Le meilleur de lui-même le donne encore dans la gorgée. Ce qui est matériel, doux, mais animé par une acidité fluide et un tanin clair qui apporte équilibre et une grande buvabilité. Finale longue et fraîche avec un arrière-goût d’amande brésilienne.
bright amber, clean, intensely scented. Dehydrated apricot, ripe golden apple, narcissus, Brazilian walnut. The best of himself still gives it in the sip. Which is material, soft, but animated by flowing acidity and a clear tannin that bring balance and great drinkability. Long fresh finish with a Brazilian almond aftertaste.