Ultimo di una trilogia di vini cosiddetti “Orange” che mi sono trovato ad assaggiare in rapida sequenza. Categoria, quella degli Orange, di cui sono un semiappassionato, nel senso che alcuni mi piacciono molto e altri sinceramente mi sembrano un inno all’approssimazione.
Questo bianco da Trebbiano di Gabriele Buondonno da Castellina in Chianti su idea della figlia Marta è uno dei miei preferiti (qui una precedente nota sul 2015). Non saprei nemmeno se in base ai canoni con cui si definisce un Orange Wine potrebbe essere considerato tale. Comunque lo trovo in carta in uno dei ristoranti più remoti, ma da tenere presente per gli amanti della cucina tradizionale, della Toscana (la Buca di Baldabò a Vico Pancellorum) e non me lo lascio scappare.
Fermenta per 10 giorni sulle bucce e poi affina in legno piegato a vapore per un anno Ambra di lucentezza unica. Ricordi di fico e uva sultanina, narciso, zenzero, mela opal. Preciso e pulitissimo. Secco e incisivo, centrato, con acidità fluida, splendida consistenza e ottimi sviluppo di gusto e persistenza. Già buono, ma vorrei provarlo ancora tra qualche anno.
In abbinamento perfetto con la cucina tradizionale del ristorante, in special modo con le tagliatelle con ragù bianco al coltello.
Bianco alla Marta 2021 – Buondonno
Last of a trilogy of so-called “Orange” wines that I found myself tasting in rapid sequence. Category, that of Orange, of which I am a semi-enthusiast, in the sense that some I like very much and others sincerely seem to me to be a hymn to approximation.
This white Trebbiano by Gabriele Buondonno from Castellina in Chianti based on his daughter Marta’s idea is one of my favorites (here is a previous note on 2015). I don’t even know if, based on the standards by which an Orange Wine is defined, it could be considered as such. However, I find it on the menu in one of the most remote restaurants, but one to keep in mind for lovers of traditional Tuscan cuisine (the Buca di Baldabò in Vico Pancellorum) and I don’t miss it.
It ferments for 10 days on the skins and then ages in steam-bent wood for a year Amber with a unique shine. Memories of fig and sultanas, narcissus, ginger, opal apple. Precise and very clean. Dry and incisive, centered, with fluid acidity, splendid consistency and excellent development of taste and persistence. Already good, but I would like to try it again in a few years.
Perfectly paired with the traditional cuisine of the restaurant, especially with the tagliatelle with white ragout.
Sono ormai più di dieci anni che bevo i vini di Eugenio Rosi, da quando a me e ad alcuni amici fu consigliato dal sommelier dell’Osteria del Pettirosso di Rovereto (https://osteriadelpettirosso.it/) , e in questi anni ho notato una progressione continua. Le volte che mi sono trovato ai banchi d’assaggio ho sperimentate qualità e piacevolezza sempre più evidenti nei vini proposti dalla cantina di Volàno (TN).
Torno a stappare quindi Esegesi di Eugenio Rosi durante una vacanza in Trentino-Alto Adige dopo il 2016 bevuto a Malga Cere. (Link sotto)
Cabernet Sauvignon 80% e Merlot 20%, vino artigianale con invecchiamento di 24 mesi in legni di varia dimensione e cemento.
Scuro e Impenetrabile, estroverso al naso con sentori prevalentemente fruttati, prima la prugna e poi la creme de cassis, la mora, estroverso e intenso, una speziatura fine, ricordi di humus, cacao, eterei/balsamici.
In bocca ha uno sviluppo coerente. Caldo, spaziale, acidità calibrata, centrobocca avvincente e pieno di energia, tannini perentori, ma senza ruvidità, un finale quasi da leggenda dove il frutto a piena maturazione torna e ritorna e in cui si ha il tempo di riflettere sul fatto che forse il vino è un po’ troppo alcolico, ma mentre rifletti il finale non finisce e la persistenza non si può contare in secondi e nessuna riflessione sembra avere più rilevanza.
Vino ottimo. Buona l’accoppiata con la polenta con porcini in rosso, ma si poteva fare meglio.
Esegesi 2018 – Eugenio Rosi / Vallagarina IGT
I have been drinking Eugenio Rosi’s wines for more than ten years now, ever since it was recommended to me and some friends by the sommelier of the Osteria del Pettirosso in Rovereto (https://osteriadelpettirosso.it/), and in recent years I have noticed a continuous progression. The times I found myself at the tasting tables I experienced increasingly evident quality and pleasantness in the wines offered by the Volàno (TN) winery.
So I’m back to uncorking Eugenio Rosi’s Esegesi during a holiday in Trentino-Alto Adige after the 2016 drink at Malga Cere. (Link below)
Cabernet Sauvignon 80% and Merlot 20%, artisanal wine aged for 24 months in wood of various sizes and cement.
Dark and impenetrable, extroverted on the nose with predominantly fruity scents, first plum and then creme de cassis, blackberry, extroverted and intense, a fine spiciness, hints of humus, cocoa, ethereal/balsamic.
In the mouth it has a coherent development. Warm, spatial, calibrated acidity, gripping mid-mouth full of energy, peremptory tannins, but without roughness, an almost legendary finish where the fully ripe fruit returns and returns and in which one has time to reflect on the fact that perhaps the wine it’s a little too alcoholic, but as you reflect the ending doesn’t end and the persistence can’t be counted in seconds and no reflection seems to have any more relevance.
Excellent wine. The pairing with the polenta with red porcini mushrooms was good, but it could have been done better.
resoconto di due serate con i vini dell’azienda di Prepotto – Le Due Terre Sacrissassi – degustazione
Breve premessa per quanto l’azienda non abbia bisogno di presentazioni.
Le Due Terre è una storica azienda di Prepotto, zona Colli Orientali del Friuli, dal 1984 di Silvana Forte e Flavio Basilicata. Azienda che molto ha fatto, e sta facendo, per la salvaguardia e la diffusione dei vitigni autoctoni e dell’ecosistema dove vengono allevati. I presupposti sono quindi quelli dell’agricoltura biologica, anche se sulle bottiglie non se ne fa menzione
Marna (o Ponca come viene chiamata in terra di confine) e Argilla sono le due terre raffigurate in etichetta e che danno il nome anche all’azienda. La marna nella parte collinare, l’argilla nella parte pianeggiante della terra su cui stanno i vigneti de Le Due Terre)
Tra le esperienze enoiche vissute nell’anno appena passato è necessario raccontare le due serate dedicate all’Azienda LE DUE TERRE di Prepotto, nel Friuli, organizzate tra novembre e dicembre. Due serate per approfondire la conoscenza dei vini di una realtà che io considero una azienda di riferimento, un faro per chi naviga nel mare del vino alla ricerca di vini identitari, realizzati da chi ha contribuito a salvare la grande varietà del patrimonio ampelografico italiano, declinati con maestria e personalità. Questo per me è LE DUE TERRE. La maestria nel gestire la complessità del fare vino e l’impegno nella salvaguardia della ricchezza dell’ecosistema che permette al vino di esistere.
Due serate dunque. La prima con una verticale di Sacrisassi Rosso. La seconda invece una serata ibrida con una miniverticale di Sacrisassi Bianco con l’aggiunta del Pinot Nero 2016 e di due Merlot (2015 e 2016).
Serate utili e piacevoli con questi 12 vini nei quali non è stato possibile, fortunatamente, scorgere tratti di ripetizione seriale e che invece presentavano ognuno caratteri di unicità e nei quali si poteva intuire l’impostazione generale dell’azienda, l’effetto dell’andamento climatico annuale, la ricerca dell’espressività, il grande potenziale dei vini de Le Due Terre anche in senso prospettico. Si poteva altresì ri-concludere che l’azienda di Prepotto va assolutamente considerata tra le migliori cantine italiane.
Prima Serata:
Sacrisassi Rosso in verticale 2012-2017 – Le Due Terre Sacrissassi
Sacrisassi è un vino rosso realizzato con uve Refosco e Schioppettino (40 e 60), realizzato artigianalmente, 22 mesi di affinamento in barrique.
– Sacrisassi Rosso 2017 è vigoroso, ruggente, impenetrabile, dalla spiccata florealità, mora e mirtillo, pepe, sorso in via di definizione, molto tattile, rispetto agli altri ha frutto più grasso, pienezza di gusto, ma meno precisione.
– Sacrisassi Rosso 2016 Martino Baldi lo definisce “una grande promessa”. Ed è la giusta definizione per un vino che sembra possedere tutte le caratteristiche di un grande vino, ma da esprimere appieno. In un quadro di piena aderenza alle origini troviamo finezza di tratto, energia sottotraccia, nitore dei profumi, sorso definitissimo e persistente. Già bevuto in passato ci trovo conferme entusiasmanti.
– Sacrisassi Rosso 2015 TAPPO (peccato e imprecazioni). Anche se risalente ad aprile, riporto la nota di una degustazione casalinga dello stesso vino il cui ricordo non può che aumentare il dispiacere per non aver potuto bere questa. (https://www.enonauta.it/2022/04/01/sacrisassi-rosso-2015-le-due-terre/)
– Sacrisassi Rosso 2014 Meno brillantezza e meno energia in un quadro di comunque buona piacevolezza. Più frutto e spezie dolci, meno vigoria e forza espressiva al naso rispetto alle altre annate, lascia soddisfatti per la pienezza del sorso, la qualità dell’aroma di bocca, cede un pò sulla vitalità. L’annata parla.
– Sacrisassi Rosso 2013 Le bottiglie non sono tutte uguali e, anche se hanno speso la loro esistenza nello stesso posto, capita che prendano strade evolutive anche radicalmente differenti. La 2013 mostra un evidente avviamento della parte fruttuosa verso il viale del tramonto. Sentori di frutta in confettura, carruba, caffè, spezie un filo, sorso un po’ smagrito, evanescente, non giudicabile per me che sospetto una prematura ossidazione.
– Sacrisassi Rosso 2012 Risulta la star della serata. Da votazione piena valutato in relazione alla tipologia e alla resa dopo 10 anni dalla vendemmia. Integrità del succo, acidità vibrante, tannino sulla via della risoluzione, sorso gustoso in piena coerenza col naso che è fine e ricco, con sentori di mora matura, pepe nero, viola, rosmarino, cenni di orzo tostato, comunica qualcosa che ha a che fare con l’esattezza, col tempismo felice. Una coda lunga e sapida di frutti scuri.
Seconda Serata:
MiniVerticale di Sacrisassi Bianco più tre Rossi – Le Due Terre Sacrissassi
Mini Verticale di Sacrisassi Bianco (2017, 2016, 2014), due Merlot (2016, 2015) e il Pinot Nero 2016.
Sacrisassi Bianco è ottenuto da uve Friulano e Ribolla (70 e 30), sempre con metodiche artigianali e affinamento in barrique e tonneaux.
– Sacrisassi Bianco 2017 è ricchissimo al naso, di carattere vivace ed estroverso, sentori di salvia, narciso, pesca gialla, vagamente torrefazione, secco e freschissimo, leggerissima volatile, lunghezza impressionante, salivazione a fiumi, ruggente, grintoso, dal profilo olfattivo davvero ricco e possente. È coerentemente molto incalzante e vivo al palato. Sopperisce con l’energia a qualche mancanza in precisione, ma ha messo d’accordo tutti.
– Sacrisassi Bianco 2016 presenta la stessa energia del 2017, ma in un quadro generale di maggiore eleganza e precisione/pulizia, nitore dei profumi. Giallo con tendenza al dorato, naso davvero intrigante con ricordi di sfalcio d’erba medica, nespola, cappero essiccato, dragoncello, appena agrumato. Freschezza pungente dentro una materia stratificata, sorso salino, tonico ed equilibrato, sottilissimo tannino, persistenza.
– Sacrisassi Bianco 2014 Colore più brunito, il naso tradisce un che di ossidativo, smussato, mela tagliata, cedro candito, fieno, miele di castagno, il sorso è smussato, poco dinamico, ha virato verso suggestioni d’invecchiamento.
– Pinot nero 2016 Vino da proiezione in avanti, di spessore, mentolato, lampone, mentolato e speziato, tannino grippante molto bello, acidità larga, avvolgente, non è un pinot nero immaginario, ha anche muscolo e profondità, spazialità, posso immaginarlo tra un paio di lustri, ma sono pure contento di averlo stappato stasera. Ha strappato un plauso a tutti i presenti anche ai più esigenti in materia di “pinot noir”.
– Merlot 2016 Vino caratterizzato da eleganza e persuasività. Colore impenetrabile, è forse il primo Merlot friulano, impressione condivisa con altri presenti, che non ha quell’impronta di Merlot Friulano che ti fa pensare al merlot friulano. E con questo non intendo dire che non apprezzo il merlot friulano, ma solo che questa bottiglia sembra fare gara a parte. Colore rubino scuro, rievoca il frutto scuro, il chiodo di garofano, il tabacco, cenni vegetali aromatici. Freschezza fasciante, vino molto disteso, dal tocco setoso, pieno il gusto, tannini ben lavorati, bel finale tutto di giustezza.
– Merlot 2015 Vino carnoso, ferroso, ematico, c’è chi lo ha apprezzato di più e chi meno, ma certamente si apprezza la sua diversità, la sua unicità. Colore molto scuro, molto frutto, viola, carne cruda tagliata, note quasi ferroso/ematiche, cacao, cassis, sorso decisamente più concentrato del 2016, a tratti viscoso, pieno, succoso, caldo. A tavola potrebbe dare grandi soddisfazioni con piatti anche elaborati di cacciagione.
Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor
Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – De Moor è uno chablis elaborato dal Domaine De Moor con uve di altri vignaioli nel villaggio chiamato Courgis vicino al comune di Chablis (Borgogna). L’ispirazione di base è quella naturale. Il vitigno è lo Chardonnay. Pressatura, fermentazione spontanea in legno usato e affinamento nello stesso per 12 mesi.
Premessa: finita la bottiglia ne avrei aperta subito un’altra.
Uno Chablis profumato e di colore giallo pieno e luminoso, con ricordi di lime, mela opal, frutti esotici, note petroso/minerali, reminiscenze di noce pecan, erbe aromatiche e floreali. Arioso, intenso, percussivo. Acidità netta, rinfrancante, dentro un sorso che rivela maturità, fruttuosità, a tratti morbidezza, profondità, tenuta. In una tensione/alternanza continua tra queste due anime. Persistenza memorabile.
Come premesso ne avrei bevute due di fila.
Dispiace per l’impronta di calcare sul bicchiere che comunque, se pure peggiora l’immagine, non inficia il valore assoluto del liquido nel bicchiere.
Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – De Moor
is a chablis elaborated by Domaine De Moor with grapes from other winemakers in the village called Courgis near the municipality of Chablis (Burgundy). The basic inspiration is natural. The grape variety is Chardonnay. Pressing, spontaneous fermentation in used wood and aging in the same for 12 months.
Premise: once I finished the bottle I would immediately open another one.
Enonauta/Wine Tasting #260 – review – Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor | Airy, intense, percussive Alice and Olivier De Moor A fragrant Chablis with a full and bright yellow colour, with hints of lime, opal apple, exotic fruits, petrous/mineral notes, reminiscences of pecan nut, aromatic and floral herbs. Airy, intense, percussive. Clear, refreshing acidity, in a sip that reveals maturity, fruitiness, at times softness, depth, stability. In a continuous tension/alternation between these two souls. Memorable persistence.
Enonauta/Wine Tasting #260 – review – Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor | Airy, intense, percussive Alice and Olivier De Moor As mentioned, I would have drunk two in a row.
I am sorry about the limescale mark on the glass which, although it worsens the image, does not affect the absolute value of the liquid in the glass.
Dopo il Dodòn 2018 stappo anche il Bianco Sandrigo 2018 per approfondire la conoscenza dei vini del signor Denis Montanar da Borgo Dodone (UD).
Sempre uve Friulano/Tocai con breve macerazione e sosta sulle fecce. Solo acciaio.
Lo gradisco come l’altro, ma lo preferisco per un più manifesto equilibrio, per cui pur restando un vino molto diretto ne guadagna in precisione.
Colore intenso, sentori agrumati, meno exotic del Dodòn già stappato, di purea di albicocca, fiori di camomilla ed erbaceo fresco.
Freschezza, intensità di gusto, ma anche una certa precisione di tratto, sempre in relazione al Dodòn, per cui risulta più suadente e meno ostico sul finale.
Una coppia di bottiglie che invogliano a proseguire nell’approfondimento.