Viniveri Assisi 2023
Assaggiare immersi nel paesaggio
Bella questa edizione invernale di Vini Veri Assisi. Vignaioli che si incontrano sempre volentieri, vini che si ribevono altrettanto volentieri, immersi nella splendida cornice appenninica, con vista a 360 gradi, fino ai Monti Sibillini sui quali si scorge la prima neve. Clima festoso, non si vive la compressione corporea vissuta a Piacenza nell’ultima uscita, c’è tempo di scambiare qualche impressione.
Molte conferme, alcune piacevoli sorprese. Qualche delusione.
Viniveri Assisi 2023 – Note positive:
Slavcek che si conferma un vero Drago. Il ricordo gustativo della sua Ribolla Riserva (credo 2016) te lo porti dietro per un bel po’.
Zampaglione da Calitri (AV). Che porta in assaggio due Fiano, il 2019 e il 2020, più preciso il 2019, più sostanzioso il 2020, entrambi molto buoni.
Vodopivec che presenta una terna di Vitovska che, come avrebbe detto il Benigni giovane, ti lasciano indelebile.
Ca dei Zago Il rifermentato 2021 buonissimo, un archetipo della tipologia.
Raina, coi cui vini in passato mi è capitato di non andare d’accordo, che mi sorprende con la sua batteria.
Carlo Noro coi suoi Cesanese sostanziosi ed espressivi.
Clara Marcelli di cui non avevo mai bevuto nessun vino e che adesso vorrei ribere tutti.
Viniveri Assisi 2023 – Note negative:
Senza entrare nello specifico, ho bevuto un paio dei peggiori vini che abbia mai bevuto in vita mia. Ne ho bevuti altri che pur non essendo stati rubricati alla voce “peggiori” non sembravano, volendo essere diplomatici, più che approssimativi.
E così “arrivi tu” (il Souris, il brett, il puzzo di letame, acidità spensierate, etc…) e “la mente torna” allo scritto di Sandro Sangiorgi (La forma e la sostanza, le luci e le ombre) che lo scorso anno, dopo essere stato sottoscritto da Paolo Vodopivec, è diventato manifesto di ViniVeri e a tutto il gran fiorire di interventi e polemiche attorno a quel manifesto, che hanno animato il mondo del vino per qualche tempo. In quel breve scritto si parlava di “abitudine all’imperfezione”, di “lassismo” nel trascurare l’inscindibile relazione tra la forma e la sostanza, la bellezza completa del vino ottenibile solo attraverso le due entità, di un problema diffuso nella percezione e nel riconoscimento della qualità, dell’indulgenza che fa presentare “liquidi imbevibili”.
Nel 2023 il panorama, com’era prevedibile, non è cambiato. Tra un vino buono e un altro apprezzabile s’incontrano ancora il famigerato souris e molta acetica, volatili brade e il puzzo di letame, il cavolo lesso e il cartone bagnato che in un certo storytelling finiscono per essere narrate come espressione del “terroir”, spensieratezza, attitudine da merenda, veracità tradendo una problematica proliferazione di comunicazione strumentale e fuorviante.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.