Caiarossa / Riparbella – un supertuscan accessibile
Premessa: Qualche anno fa ricordo che un amico e compagno di bevute sosteneva che l’aggettivo elegante non fosse appropriato al fine della descrizione di un vino perché sostanzialmente non significa niente. Sono sempre stato d’accordo in linea di massima. Eppure per questo Caiarossa 2016 non riesco a non usarlo. Perché questo bel mischione in stile Rodano, non si legga il termine “mischione” in senso denigratorio ché è solo un modo ironico e toscano di tradurre la parola inglese blend il cui significato è miscela, è evidentemente elegante. Non si può apprezzarne l’espressività varietale, ma si può in indubbiamente apprezzarne il lavoro di taglio e composizione, come per un abito sartoriale, e dunque la sua eleganza. E il fatto di essere un Supertuscan accessibile.
Caiarossa 2016 dell’omonima azienda di Riparbella nella zona di Montescudaio (PI).
Un bel mischione fatto con Cabernet Franc 42%, Merlot 25%, Syrah 15%, Cabernet Sauvignon 6%, Petit Verdot 6%, Sangiovese 5%, Alicante 1%.
Dove mischione sta per blend, termine gergale toscano usato qui non in senso denigratorio. D’altra parte se alla proprietà straniera piacque la terra toscana credo potrà apprezzare anche l’idioma che quella terra ha generato e con cui si parla tuttora.
Fermentazioni separate, l’affinamento avviene in legno di varie dimensioni e nuovo per il 30 percento, la filosofia è quella biodinamica.
Vino di colore fitto, vivido, con ventaglio olfattivo piuttosto ricco. Predomina il frutto scuro maturo come il cassis, accompagnato da note balsamiche, speziate, un quid di resina e di alloro fresco frantumato.
Il sorso è una ottima congiunzione di immediatezza, eleganza, vitalità. Vellutato senza essere macchinoso, tocco sapido, acidità e tannini che sviluppano azione da dentro il vino in un quadro complessivo di precisa piacevolezza. Finale coerente e prolungato. Da bere adesso senza pensieri.
La bottiglia si presenta pesantissima e completamente nera (compresa etichetta, controetichetta e ceralacca). Appare solo in controluce l’incisione di una formula matematica ed il nome The Schubert Theorem. Questa presentazione dall’aspetto enigmatico e fascinoso, ha sortito in me un “effetto aspettativa” decisamente elevato. Il quale è stato ampiamente superato, oserei dire surclassato, dall’esperienza sensoriale di questo Syrah in purezza delle Barossa Valley.
Il vino si presenta con un compatto ed assolutamente impenetrabile rosso porpora scuro, inchiostrato e denso. Il naso è un esplosione di complessità ed intensità che è possibile avvertire nitidamente anche a 20 cm dal calice. Piccoli frutti rossi e neri in composta (in particolare mirtillo e mora), pepe nero, radice di liquerizia, tabacco, cioccolato, torrefazione, inchiostro.
In bocca il vino è dirompente. La concentrazione è oltre i livelli massimi sperimentati, viscosa, totalizzante e suadente. Caldo e morbido prende spazio nel palato in maniera inaspettatamente dinamica e fluente. L’alcool è eccezionalmente gestito ed integrato a tannini di velluto, definitissimi, multidimensionali. Non tardano ad arrivare, in soccorso alla dinamica del sorso, una bellissima acidità ed una buona sapidità, che regalano al vino bevibilità e scioltezza, sopratutto in relazione alla tipologia di vino di cui stiamo parlando. Persistenza importante e finale lunghissimo, con un ritorno coerente sul frutto scuro (questa volta fresco) e sulla spezia dolce.
Questo Syrah in purezza (proveniente da uno dei migliori produttori del paese, all’interno della zona più vocata in assoluto) credo sia assolutamente sconosciuto e pressoché introvabile in Italia.
Io l’ho ricevuto in regalo, ed è stata un esperienza entusiasmante. Premetto che non sono un appassionato della tipologia dei vini iper-concetrati e “muscolosi”, né del vitigno (fatta ovvia eccezione dei grandi Syrah del Rodano). Inoltre, prima di questo vino, la mia esperienza con i vini australiani era relegata a qualche bottiglia di basso profilo, facilmente reperibile nella GDO. Questo per dire che una certa dose di preconcetto era presente in me. Ed è stata spazzata via al primo sorso.
La qualità del vino è assolutamente eccezionale, un vino di cui è difficile non infatuarsi quasi in tempo reale e tenerlo a lungo impresso nella memoria sensoriale. Un vino seducente e sensuale, ma mai semplice o monocorde, anzi direi stratificato e vivissimo. Certamente non è un vino quotidiano, né per tipologia e caratteristiche, né tanto meno per il prezzo, decisamente elevato.
È però un esperienza veramente interessante che consiglio a chi abbia passione per il genere o per chi sia decisamente incuriosito dal cimentarsi con un vino Australiano di fascia alta. A mio modesto parere (ma forse anche secondo JS che nel 2020 lo ha posto al 4° gradino della sua classifica dei migliori 100) questo Syrah non sfigurerebbe se confrontato alla cieca con molti blasonati Hermitage del Rodano Settentrionale.
The Schubert Theorem 2016 – Standish Winery – Barossa Valley
The Schubert Theorem 2016 – Standish Winery – Barossa Valley
This bottle is very heavy and completely black (including label, back label and sealing wax). Only against the light appears the engraving of a mathematical formula and the name The Schubert Theorem. This presentation, with its enigmatic and fascinating appearance, had a decidedly high “expectation effect” in me. Which was largely surpassed, dare I say outclassed, by the sensorial experience of this pure Syrah from the Barossa Valley.
The wine presents a compact and absolutely impenetrable dark purple red, inky and dense. The nose is an explosion of complexity and intensity that can be clearly perceived even 20 cm from the glass. Small red and black fruits in compote (especially blueberry and blackberry), black pepper, liquorice root, tobacco, chocolate, roasting, ink.
In the mouth the wine is explosive. The concentration is beyond the maximum levels experienced, viscous, all-encompassing and persuasive. Warm and soft, it takes up space on the palate in an unexpectedly dynamic and flowing way. The alcohol is exceptionally managed and integrated with velvety, very defined, multidimensional tannins. A beautiful acidity and a good flavor are not long in arriving to help the dynamics of the sip, which give the wine drinkability and looseness, especially in relation to the type of wine we are talking about. Important persistence and a very long finish, with a consistent return to the dark fruit (this time fresh) and the sweet spice.
This pure Syrah (coming from one of the best producers in the country, in the most suitable area of all) I believe is absolutely unknown and almost impossible to find in Italy.
I received it as a gift, and it was an exciting experience. Let me start by saying that I am not a fan of the type of hyper-concentrated and “muscular” wines, nor of the grape variety (with the obvious exception of the great Syrahs from the Rhône). Furthermore, before this wine, my experience with Australian wines was relegated to a few low profile bottles, easily available in large-scale retail trade. This is to say that a certain amount of preconception was present in me. And it was blown away at the first sip.
The quality of the wine is absolutely exceptional, a wine with which it is difficult not to become infatuated almost in real time and keep it imprinted in the sensorial memory for a long time. A seductive and sensual wine, but never simple or monotonous, indeed I would say layered and very lively. It is certainly not an everyday wine, neither for its type and characteristics, nor for the decidedly high price.
However it is a truly interesting experience that I recommend to those who have a passion for the genre or to those who are decidedly intrigued by trying their hand at a high-end Australian wine. In my humble opinion (but perhaps also according to JS who in 2020 placed it on the 4th step of its ranking of the best 100) this Syrah would not look out of place if blindly compared with many of the famous Hermitages of the Northern Rhône.
Sono nato a Roma nel 1977. Il mio animo nomade mi ha portato a Milano, Perugia e successivamente in Svizzera. Sono pedagogista-educatore, counsellor e sommelier, percorsi intrapresi con impegno, fatica, ma soprattutto passione. Ad oggi vivo a Lugano e lavoro per l’Organizzaione Sociopsichiatrica Cantonale. Amo viaggiare comodamente, leggere prima di addormentarmi, vedere bei film, mangiare bene, ascoltare jazz, ed ovviamente bere buon vino. Quando riesco a fare almeno due di queste cose contemporaneamente, insieme alle persone a me care, mi sento felice.
Una scarpinata in campagna si trasforma in un pranzo condiviso con un connubio tra i più classici della tradizione toscana. Chianti Classico di Isole e Olena e salsicce coi fagioli. In questo caso nella versione in Vasocottura.
Sangiovese, canaiolo e syrah (82-15-3) con affinamento in legno di varie dimensioni.
Rubino con riflessi purpurei, ha una bella spinta al naso con profumi di marasca e more, lavanda, viola, e ricordi terragni.
Fresco, diretto, di buon corpo al palato e di media persistenza, si fa ricordare per la misura e l’equilibrio, per il ritorno fruttato in bocca, ma anche per il rapporto qualità prezzo tra i meno vantaggiosi tra i suoi omologhi. Risulta tra i più cari tra i Chianti Classico d’annata, ma non mi suggerisce in questo frangente valori indiscutibili e peculiari che ne siano spiegazione. Il che non significa che non sia buono, ma solo che il costo pare un po’ elevato.
A hike in the countryside turns into a shared lunch with a combination of the most classic of the Tuscan tradition. Classic Chianti and sausages with beans. In this case in the jar cooking version.
Sangiovese, canaiolo and syrah (82-15-3) with aging in wood of various sizes.
Ruby with purple reflections, it has a nice push on the nose with aromas of morello cherries and blackberries, lavender, violets, and earthy memories.
Fresh, direct, with a good body on the palate and medium persistence, it is remembered for its measure and balance, for the fruity return in the mouth, but also for the quality-price ratio among the least advantageous among its counterparts. It is among the most expensive among the vintage Chianti Classicos, but in this situation it does not suggest indisputable and peculiar values that could explain it. Which doesn’t mean it’s not good, just that the cost seems a bit high.
Da Cortona il Syrah di Stefano Amerighi. Da viti coltivate in regime biodinamico. Cemento e legno per l’affinamento. In questa annata 2015 è un vino di grande generosità e potenza.
Rubino impenetrabile con qualche riflesso purpureo. Al naso è d’impatto. Con intensi sentori di frutta scura, spezie, ginepro e un vago ricordo di caffè appena tostato. Al palato è d’impatto allo stesso modo, perché porta in dote una grande concentrazione, struttura, corpo e un succo quasi dolce. Si bilancia il sorso grazie a una bella freschezza e a una considerevole struttura tannica.
Con l’agnello al forno fu una grande storia d’amore.
Bevuto alcuni mesi fa la grande potenza lo faceva apparire un po’ impacciato, poco dinamico. Adesso sembra avviato verso un futuro radioso.
Il Syrah di Michele Satta nasce a Castagneto Carducci Syrah in purezza Raccolta a completa maturazione Fermentazione spontanea in tino con follature manuali Affinamento per 18 mesi in barrique per un terzo nuove
Ho avuto la fortuna di poter visitare l’azienda di Michele Satta molte volte e dunque a casa mia giacciono, in attesa di essere stappate, svariate bottiglie di diverse annate. Può capitare, come in questo caso, che due bottiglie dello stesso vino, ma di due annate diverse, vengano aperte in un tempo abbastanza breve da poter fare un raffronto a memoria senza consultare ipotetici appunti di degustazione.
Per la gioia del palato questo Syrah di Michele Satta conferma tutte le buone sensazioni ricevute dal 2010, ma rivelando una personalità ben diversa. E abbiamo così la confortante conferma di trovarci davanti a vini non banali e non seriali che ci raccontano la mano che li fece e la stagione che contribuì a formare il loro carattere.
Ha il colore dell’amarena matura, fitto, praticamente impenetrabile. Al naso porge un bel ventaglio di sentori che spaziano dal frutto nero maturo alla foglia di mirto, dalla spezia dolce al tabacco, a tratti fanno capolino le scorzette d’arancio ricoperte e una leggerissima note boisee. Lo si potrebbe definire complesso e fine.
Rispetto al suo predecessore del 2010 che, dotato di più corpo e concentrazione, sviluppava in senso orizzontale – a delta, per un’esperienza gustativa più muscolare, qui siamo al cospetto di un vino più snello, a tratti sapido, dal gusto più definito, caratterizzato da succo più fresco e, a mio parere del momento, più equilibrato e godibile. Tannino ben inserito e buon finale dove spiccano le note aromatiche.
Turpino di Querciabella viene fatto con le Uve dalle vigne aziendali in Maremma.
Blend di Cabernet Franc (40), Merlot (20) e Syrah (40). Biodinamico Steineriano in vigna. Fermentazione con lieviti indigeni. Affinamento in barrique nuove per il 20%
Consistente granato scuro. Turpino 2010 è un vino che si distingue per la sua elegante forza. Potente e dinamico al naso, dispiega un ventaglio aromatico complesso in cui risaltano i sentori di prugna e mora e accenni di tabacco dolce, spezie, di grafite e incenso.
{Nez puissant et dynamique, il déploie une gamme aromatique complexe dans laquelle se détachent les arômes de prune et de mûre et des notes de tabac doux, d’épices, de graphite et d’encens.}
(Powerful and dynamic on the nose, it unfolds a complex aromatic range in which the scents of plum and blackberry and hints of sweet tobacco, spices, graphite and incense stand out.)
Attacco caldo, aromatico e non di petto, acidità vellutata e viva, tannino rifinito e setoso.
Piacevole ritorno di frutti di bosco nel centro bocca e lungo finale dove si riverbera la freschezza.
A volergli trovare per forza un punto debole si potrebbe dire che un po’ di corpo, di volume in più avrebbe forse giovato, ma resta la sensazione di aver bevuto un ottimo vino che è ulteriore conferma della vocazione di Querciabella per vini eleganti e puliti.
Per questo Piastraia Bolgheri DocMichele Satta unisce il succo d’un quartetto di vitigni. Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese e Syrah in parti uguali.
20 giorni di troncoconico a vitigni separati e poi 18/24 mesi di barriques per un quinto nuove.
Il vino che ne risulta è un campione di misurata potenza dalla veste di un bel rubino profondo, compatto, vivido.
Al naso è esuberante, complesso, ricco ed evoluto. Piccoli accenni floreali di viola, ma a dominare è il frutto a piena maturazione. Cassis, ribes nero, prugna essiccata, sentori di spezie dolci, di scorza d’arancia e cedro, note di tabacco. Il frutto ritorna nitidamente al palato e il sorso ha spessore e volume, freschezza viva e soffice e tannini smussati che animano il lungo finale dove torna anche la materia fruttata.
Un vino, questo Piastraia 2010, che si esprime adesso a un livello di gusto alto, puntando sull’equilibrio dei molti elementi di cui è composto, senza mai dare l’impressione di volerne tradire didascalicamente la presenza.