Biodinamico, lunga macerazione in tini aperti, un anno in barrique. Nessuna filtrazione. Anche se tutti conoscono questo vino due parole di introduzione per non perdere l’allenamento.
Violaceo scuro impenetrabile. Inizialmente monolitico. Col tempo il suo bouquet si libera e offre note di lampone fresco e ribes, sentori erbaceo/vegetali, ginepro e grafite. Bouquet che più passa il tempo e più si affina. Anche dopo molto tempo.
La sua freschezza è sconcertante per quanto è durevole e si riverbera in bocca creando un’onda che dal fondo bocca torna sulla punta della lingua. Tannini non pervengono, il sorso continua nervoso e vigoroso per molto, finale coerente di frutta e spezie. Bene col Pollo al Tegame, eccezionalmente col Panino con Spalla Toscana. A un primo giudizio il rapporto prezzo-felicità del Terrano di Skerk potrebbe non sembrare equo, ma certo non è un vino banale.
In un gemellaggio enoalimentare tosco-giuliano, la Malvasia 2016 di Nicolini trova posto sulla mia tavola accanto a una delle più immutabili, e impermeabili alle “reinterpretazioni” moderne, tra le pietanze della tradizione toscana. La cecìna, o farinata per qualcuno. Cecìna con Crescenza e Torta di Spinaci. Malvasia vinificata tradizionalmente, pochi interventi, acciaio e vetro per l’affinamento. Un pregiudizio, non necessariamente infondato, sulla zona di provenienza (Carso – Muggia) mi spinge ad aspettarmi un vino verticale e scabro. E invece. Giallo dorato. Vagamente opalescente.
Complesso il ventaglio odoroso. Pesca gialla, giuggiola matura, fiori di tiglio, resina di cipresso, erbe aromatiche. Caldo e spesso in ingresso, poi l’elemento acido ben si assesta dentro il sorso succoso e gli conferisce equilibrio e profondità. Sul finale si fa rinfrescante, con piacevole retrogusto di menta selvatica..
La sottozona del Chianti denominata Rùfina, posizionata a nordest di Firenze, è famosa per la longevità dei suoi rossi, ma dà i natali anche questo bianco fatto “come una volta”. Ovvero il Canestrino di Cerreto Libri
Trebbiano e Malvasia (90 e 10) coltivate seguendo il metodo di vinificazione stabilito dalla carta qualità dell’associazione “Renaissance des Appellations“, macerazione sulle bucce di 24/36 ore e lungo affinamento sulle fecce. Cemento.
Non proprio un orange, più un bianco fatto come un tempo.
Il suo colore è quello dell’Ambra lucida. Denso. Profumi misurati non esplosivi, inizialmente miele di trifoglio, poi sentori fruttati di nespola, albicocca disidratata, floreali di narciso.
Rispetto ad altre annate porta in dote un’acidità più contenuta e flessuosa e una componente tannica sottile, risultando al palato più morbido e corposo. Un buon finale con retrogusto di salvia e una sorprendente resistenza nel bicchiere. L’ultimo, abbandonato sulla tavola, il giorno seguente porge al naso ancora note piacevoli ed è integro al sorso.
Si suole dire che i cani finiscono per assomigliare al padrone. Non saprei dire, in un esercizio di analogie, se i vini possano finire per assomigliare ai vignaioli che ne hanno curato la produzione, ma posso dire che a me sembra che questo Barbera fatto dal Signor Flavio Roddolo somigli al Signor Flavio Roddolo. Non per i baffi.
Perché, come chi l’ha fatto, questo Barbera sembra d’acchito di poche parole apparentemente forzate quando invece si va avanti per ore a parlare e si attende il momento buono per andare in cantina a cercare la bottiglia giusta che allontani il tempo dei saluti.
Di colore rubino compatto. Al naso di presenta con discrezione, poi il suo ventaglio comincia a comporsi con sentori di cassis e prugna, spunti fungini e speziati di chiodo di garofano. Sembra animato da una forza oscura, incontrollata, possente. Al palato concentrazione di succo, intensità, freschezza oceanica e morbida che innesca una tensione rara. E non finisce mai. E mette d’accordo una platea variegata.
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On dit que les chiens finissent par ressembler à leur maître. Je ne peux pas dire, dans un exercice d’analogies, si les vins peuvent finir par ressembler aux viticulteurs qui ont pris soin de leur production, mais je peux dire qu’il me semble que cette Barbera faite par M. Flavio Roddolo ressemble à M. Flavio Roddolo. Pas pour la moustache. Parce que, comme ceux qui l’ont fait, cette Barbera semble à première vue quelques mots apparemment forcés quand vous continuez à parler pendant des heures et attendez le bon moment pour aller à la cave pour chercher la bonne bouteille qui enlève le temps de dire au revoir . Couleur rubis compacte. Au nez, il présente avec discrétion, puis son éventail commence à composer avec des notes de cassis et de prune, de clou de girofle fongique et épicé. Il semble animé par une force sombre, incontrôlée et puissante. En bouche concentration de jus, intensité, douceur douce et fraîcheur océanique qui déclenche une tension rare. Et ça ne finit jamais. Et un public varié l’apprécie.
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It is said that dogs end up looking like their master. I cannot say, in an exercise of analogies, if wines can end up resembling the winemakers who took care of their production, but I can say that it seems to me that this Barbera made by Mr. Flavio Roddolo resembles Mr. Flavio Roddolo. Not for the mustache. Because, like those who did it, this Barbera seems at first sight of a few apparently forced words when instead you go on talking for hours and wait for the right moment to go to the cellar to look for the right bottle that takes away the time to say goodbye .
Compact ruby color. Initially discrete, then hints of cassis and plum, fungal and spicy cloves. It seems animated by a dark, uncontrolled, powerful force. On the palate concentration of juice, intensity, soft and oceanic freshness that triggers a rare tension. And it never ends. And a variegated audience appreciated it.
Lugana Superiore Ca’ Lojera – Sirmione Turbiana Fermentazione in legno e affinamento in botti da 25 hl per 24 mesi
Chi scrive non nasconde la sua predilezione per la Turbiana e i vini che se ne ricavano (Lugana Doc), vini che furono tra quelli con cui, un po’ per caso e un po’ per gusto, cominciò a incamminarsi sul sentiero dello stappo critico e/o consapevole.
Ma non c’è cedimento ai sentimenti nel dire che questa bottiglia è una di quelle che ricorderò e che contribuiranno a estendere la mia personale idea di qualità e piacevolezza in rapporto al vino.
Giallo intenso e brillante. Mostra struttura già nel calice. Generoso fin dall’apertura, elargisce profumi quantitativamente e qualitativamente di rilievo. Narciso, frutta gialla matura, zafferano, note petrose/gessose, ma anche qualche ricordo di erbe aromatiche come la maggiorana. Stratificato il sorso che caldo e cremoso in princìpio, sfodera una bella accelerazione e guadagna in profondità ed equilibrio grazie alla sua grande verve sapida.
Sul finale riesco a intravedere l’identità che questa bottiglia potrebbe sviluppare tra qualche anno e decido di procurarmene subito un’altra. At the end I can see the identity that this bottle could develop in a few years and I decide to get another one right away. À la fin, je peux voir l’identité que cette bouteille pourrait développer dans quelques années et je décide d’en acheter une autre immédiatement.
In ottima compagnia col Rombo cotto a vapore con patate e indivia al forno.
Aluigi Le Cinciole – Panzano in Chianti 100% Sangiovese Biologico/biodinamico Cemento, elevazione in legno, ancora cemento.
Rosso rubino fitto.
Inizialmente sembra involuto, incastrato dentro sentori legnosi, ma col tempo si distende in un piacevole, seppur compìto, e tipico bouquet composto da molto mirtillo, note terragne e di incenso su ricordi di giaggiolo e scorza d’arancia. Al palato risulta di medio corpo per un sorso animato da freschezza e succo gentili e struttura tannica nobile e sottile. Buon finale dove in fase retrolfattiva tornano le note di frutto scuro e di spezie. Un vino che merita un pensiero alla volta dopo.
Si accompagnò con successo alla Lombatina di Manzo alla griglia.
Risale al 2012 la mia visita all’azienda di Bruno Nada. Eppure conservo intatto nella memoria il ricordo dell’accoglienza ricevuta, della sua generosità nel raccontarsi e nel raccontare la storia della sua famiglia e della disciplina necessaria alla vita dell’agricoltore. E ricordo molto bene i vini bevuti quel giorno. Resta ad oggi una delle esperienze più formative ed entusiasmanti nel mio percorso enoico.
Questa è una delle ultime bottiglie di quella trasferta, sopravvissuta a due traslochi e a una alluvione.
100% Nebbiolo (Lampia e Michet) 24 mesi di botte 6 mesi di bottiglia Treiso
Granato fitto e vivo il colore. Sornione d’acchìto, palesa con le ore un ricco bouquet.
Rosa essiccata, lampone e frutti di bosco maturi, si avvertono note di radice aromatica come rabarbaro e liquirizia, tabacco, qualche accenno boschivo. Attacco gustativo fresco, l’acidità si impone e imprime al sorso una accelerazione emozionante. Segue grande intensità di frutto, materia e succo vibranti, una trama tannica integra e ben integrata. Sapidità sottotraccia che si allunga sul finale dove torna coerentemente la radice. ___
L’assaggio ci parla di una bottiglia che può essere considerata vicina al vertice positivo della sua evoluzione. Che porta in dote al contempo grande dinamica gustativa ed equilibrio. Potenza verticale e grazia.
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The glass told us of a bottle that can be considered close to the positive point of its evolution. Which brings at the same time great gustatory dynamics and balance. Vertical power and grace.
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Le goût nous parle d’une bouteille qui peut être considérée comme proche du point positif de son évolution. Ce qui apporte à la fois une grande dynamique gustative et un bon équilibre. Puissance verticale et la grâce.
Sangiovese, Malvasia e Cabernet Franc per questo Montescudaio Rosso della Fattoria di Sorbaiano, azienda per i cui vini l’Enonauta ammette di avere un debole. Vinificazione in acciaio e a seguire malolattica e affinamento in barrique per un periodo tra i 12 e i 18 mesi. L’accostamento Sangiovese/Malvasia Nera si conferma, qui come nell’areale del Chianti Classico, come uno dei più convincenti e tiene testa agli omologhi corregionali più quotati. Si presenta di un bel rubino fitto. Il naso è maturo, intenso di frutti rossi maturi, scorza di arancio, una sottile nuance ematica, liquirizia. L’attacco è di sostanza. Ha volume morbido e caldo in cui s’innestano una acidità grintosa e un tannino integrato e smussato. Coda gustativa di frutto maturo e coerentemente di scorze d’agrume che tornano insieme a una punta amaricante di china. Vino di calibrata forza ed espressività che promette di dare il meglio ancora tra qualche anno.
Trovò nelle Tagliatelle all’uovo al Ragù di Lepre un piatto ideale a farne risaltare le caratteristiche.