Bottiglie, Degustazioni, Mangiare

Enonauti in trasferta da Amerigo

Anche nel 2022 siamo dunque riusciti a pranzare da Amerigo a Savigno. Trattoria per cui non si spendono mai abbastanza parole di elogio. Per la cucina, l’accoglienza, la scelta di permettere ai wine lovers di accompagnare le proprie bottiglie alle sempre ottime proposte culinarie.

Avevamo cinque bottiglie.

Champagne Drappier Brut Nature
Châteauneuf du Pape Blanc 2020 – Chateau Mont – Redon
Le Trame Chianti Classico 2009 – Podere Le Boncie
Barolo Cannubi 2012 – Giacomo Fenocchio
Kurni 2013 – Oasi degli Angeli

 

 

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Champagne Drappier Brut Nature

Blanc de noir (pinot nero) , colore dorato, Caramella d’orzo, pera, crosta di pane, lievi sentori di spezie, bergamotto, bolla fine e continua, fresco, suggerisce un che di ossidativo, ha anche spessore, buon finale con retrogusto speziato e di frutto maturo. Buono, adatto ad aprire il pranzo, ma non mi entusiasma.

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Châteauneaf du Pape Blanc 2020 – Chateau Mont – Redon

Blend di vitigni tipici del sud della Francia, no malolattica, sosta sulle fecce.
A un naso un po’ timido fanno da sponda piacevolezza di beva e una convincente forza e tensione gustativa. Il meglio lo dà dunque al palato. Profumi di pesca bianca, fiori di tiglio, cedro, il vino ha acidità eppure ha un tocco vellutato, volume e profondità.
Riceve apprezzamenti non unanimi, ma la bottiglia termina prima che qualcuno riesca a formulare una frase compiuta. Se il “metro” può essere misura e testimonianza in questo caso depone a suo favore. Dello Châteauneaf du Pape Blanc. Forse troppo giovane, chissà che non si trovasse in quella fase di quiescenza di cui si racconta nei libri.
Per me un ottimo vino.
 
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Le Trame Chianti Classico 2009 – Podere Le Boncie

Sangiovese con un po’ di Mammolo, Colorino e Foglia Tonda.
Vino tendenzialmente naturale, se mi si passa il termine.
Qui si apre una grande parentesi.
Avevo già bevuto questa stessa bottiglia forse nel 2016 in compagnia di Rudi che oggi l’ha portata al ristorante come allora la portò a casa mia. È un bel rincontarsi dal momento che della prima conservo ancora il vuoto. Colore granato vivo, chiaro, fraganze di buona intensità che ricordano la Carruba, la lavanda, scorza d’arancio, marasca in confettura, torrefazione, a tratti balsamico, qui siamo al punto esatto in cui provare ad apprezzare un sangiovese d’annata e finire felici. Adesso, non l’anno prossimo. Qui siamo arrivati nel momento giusto.
Sorso fresco ben bilanciato, tannini che sono una filigrana, bocca coerente, densità giusta, aroma di bocca di rara piacevolezza, ottima persistenza tutta sul frutto maturo.
Un vino che riberrei cento volte.
 
 
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Barolo Cannubi 2012 – Giacomo Fenocchio

Avendo avuto la fortuna di essere presente all’acquisto di questa bottiglia l’assaggiai sul momento alla presenza del Signor Fenocchio, poi l’ho riassaggiata a casa, oggi la riassaggio dopo qualche anno e ne posso apprezzare il suo percorso in bottiglia.
Figlio di un’annata, la 2012, ritenuta minore non è nel frattempo diventato figlio di una annata diversa. E per fortuna vorrei aggiungere.
Il tempo ne ha stemperato l’austerità, resta un vino tattile, un po’ scorbutico, ma ha bei profumi di melagrana, ribes, genziana, foglia di the.
Vino di medio corpo, asciutto nelle forme, fresco, comincia a trovare distensione tra le trame dei tannini, che tendono tuttora a chiudere un po’ il sorso. Secondo me tra tre/quattro anni potrà trovare un punto di evoluzione ulteriore anche se ha già innestato un passo che l’assenza di ricordi di surmaturazione fa pensare possa portare decisamente verso una eleganza più spiccata.

 
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Kurni 2013 – Oasi degli Angeli

Lo ricordavo più lezioso. Più smaccatamente dolce. Oggi lo trovo dolce, ma tra le altre cose. Non incontra tutti i palati, io stesso non sono un amante del genere “iperconcentrato”, ma ne conservavo una bottiglia per un’occasione ed eccola stappata sul finire del secondo in questo ottimo pranzo da Amerigo.
Montepulciano 100 percento
Con invecchiamento in barriques.
Impenetrabile rubino scuro, Frutti di bosco, cassis, balsamico, cannella, tabacco, molto preciso e al contempo
Il sorso è voluminoso, caldo, ma senza ingombro. Ha una sua dinamica a bassa intensità, una suo modo di vibrare. Tannino smussato, sensazione generale di avvolgenza, persistenza prolungata.
Finendo la bottiglia si sconfina nel Dolce. E si accompagna abbastanza bene anche con la Zuppa Inglese dopo il Capretto.
Un’idea di vino che personalmente non riesco ad apprezzare fino in fondo, ma è un’idea ben realizzata.
 
 
 
Enonauta/Degustazione di Vino #222/226 - review - alla Trattoria Amerigo con Drappier, Le Trame, Cannubi Fenocchio, Kurni
Enonauta/Degustazione di Vino #222/226 - review - alla Trattoria Amerigo con Drappier, Le Trame, Cannubi Fenocchio, Kurni
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Cinque 2018 – Le Boncie

Il Cinque di Le Boncie (spesso chiamato Podere Le Boncie), è il vino di entrata dell’azienda di Giovanna Morganti. Cinque, come i vitigni che compongono questo vino (Sangiovese in gran prevalenza, poi Ciliegiolo, Mammolo, Fogliatonda e Colorino). Se Elisabetta Foradori è considerata la signora del Teroldego, Giovanna Morganti può essere considerata, senza esagerare, la signora del Chianti, inteso come territorio e non come referenza DOCG. La sua rinuncia (per il suo vino di punta il “Le Trame”) alla DOCG a favore dell’IGT venne da tutti additata come follia, eresia. Fu in parte gesto di protesta per la bocciatura di un suo vino da parte della commissione del Chianti Classico. Ma anche un atto di libertà ai fini di poter continuare a lavorare in totale autonomia espressiva, producendo vini che rappresentassero il territorio e la proria idea di viticoltura, senza necessariamente preoccuparsi di ogni singolo aspetto di rigido disciplinare.

La sua azienda, di circa quattro ettari, è interamente condotta in regime biologico-biodinamico e la vinificazione è assolutamente di carattere non interventista, artigianale-naturale. I terreni sono di limo e argilla (con alta concentrazione di calcare). Vigneti ad alberello, alta densità, vinificazione tradizionale con fermentazioni spontanee con lieviti indigeni svolte in piccoli tini aperti, senza controllo delle temperature e con macerazioni non eccessivamente lunghe.

Il Cinque appare in tutta la sua energia già dal colore rosso rubino veramente brillante, luminoso e traslucente. Sentori di piccoli frutti rossi, ciliegia, mammola, scorza di arancia e qualche leggera speziatura dolce al naso. Al palato è secco, morbido, caldo e con tannini arrotondati. La Buona acidità, e la discreta mineralità, unite ad una buona gestione dell’alcool, ne fanno un vino dal sorso equilibrato, teso, dinamico e vitale. Forse non possiede una precisione chirurgica, ma regala espressività, coerenza organica, buona finezza ed un grande servizio al pasto.

Questo vino di Le Boncie, almeno in questo assaggio ed in questa annata, è un eccellente esempio di come si possa lavorare in maniera veramente naturale (per usare un termine speso abusato, tal volta anche in maniera impropria), senza perdere di vista il territorio, il vitigno, ma sopratutto il cliente-consumatore il quale non necessariamente deve essere ammaliato dall’aura mitica di un produttore, finendo in ultimo di perdere di vista il calice e quel che lo riempie.

Il rapporto qualità-prezzo-soddisfazione a mio avviso è molto alto e rimarrà certamente tra quei vini che mi ripropongo di bere nuovamente.

Enonauta/Degustazione di Vino #184 - Cinque 2018 - Podere Le Boncie | Giovanna Morganti col suo autoctonissimo 5
Enonauta/Degustazione di Vino #184 - Cinque 2018 - Podere Le Boncie | Giovanna Morganti col suo autoctonissimo 5
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Le Trame 2011 – Podere Le Boncie

Le Trame 2011 – Podere Le Boncie

Per la prima volta Igt da Castelnuovo Berardenga, l’idea che propone Giovanna Morganti dal vino chiantigiano.

Sangiovese, colorino, mammolo, foglia tonda
Fermentazione in tino aperto
Conduzione biodinamica. Viti ad alberello

Il colore è rubino scuro, il vino è denso.

Naso timido che offre note di ciliegia toscana chiamata anche Bella di Pistoia, consistente speziatura e rimandi terragni, ferrosi.

L’attacco è caldo, la componente alcolica non si nasconde, in bocca c’è molto frutto, frutto fresco che si riverbera a lungo, a tratti sembra di scorgere della dolcezza per quanto concentrato. Materia e alcool rischiano di soffocare questo vino, ma c’è freschezza che in allungo riesce ad uscire e il tannino è un ricamo, quasi tono su tono.

Ne conservavo un ricordo un po’ diverso, meno massiccio, ma meglio così, non si finisce mai di sperimentare la mutevolezza della materia viva.

Un vino toscano a base sangiovese ampiamente atipico, la rinuncia alla denominazione qualcosa doveva significare.

Enonauta/Degustazione di Vino #058 - wine review - Le Trame 2011 - Podere Le Boncie | Un Sangiovese radicalmente diverso
Enonauta/Degustazione di Vino #058 - wine review - Le Trame 2011 - Podere Le Boncie | Un Sangiovese radicalmente diverso
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