Esco di casa dopo cena per fare una camminata e raggiungo un paio di amici stappatori per fare un saluto veloce. Mi offrono un bicchiere di questa Malvasia di Primosic da Oslavia e resto contento.
Malvasia Istriana vinificata in acciaio. Giallo brillante su toni scuri, profumi intensi di susina gialla, narciso, erbe selvatiche, si presenta molto bene. In bocca è salino, suadente, equilibrato, dire che si beve bene è un eufemismo. Finisce come comincia con l’aggiunta di un retrogusto agrumato e ricomincia.
È un piacere berlo ed è un piacere raccontarlo. È il Bianco della Castellada. Vendemmia 2011. A Oslavia dove ci sono la Ponca e il vento.
Pinot grigio 50%, Chardonnay 30% e Sauvignon 20%. Per lo chardonnay e il sauvignon quattro giorni di macerazione. 12 mesi di barrique e 24 mesi ulteriori in bottiglia.
Giallo dorato e consistente. Sprigiona una lunga sequenza di aromi come l’uva sultanina e la pesca percoca matura, sentori erbaceo/vegetali e floreali come il Tiglio in fiore e la camomilla, la nocciola e accenni di spezie e di resina come se accanto a te stessero potando un albero. Notevole. Ma è all’assaggio che dimostra tutta la sua stoffa e le sue potenzialità attuali e presumibilmente in divenire. Ha spessore, succo e forza. Le sensazioni si stratificano. Didatticamente lo si potrebbe usare per spiegare empiricamente il significato di “vino tridimensionale”. Frutto maturo, miele, ritorni aromatici nel centrobocca. La freschezza e una percepibile struttura tannica gli danno una profondità eccezionale e il suo è un grandissimo finale che vorresti rallentare per prolungare indefinitamente l’esperienza gustativa, come vorresti che la bottiglia fosse di nuovo piena, almeno a metà, anche un terzo basterebbe.
Mi sono impegnato per accompagnarlo degnamente in cucina e allora sono venuti fuori il pollo in padella coi germogli di soia e la gallinella al cartoccio cotta a vapore con cipolla fresca di Certaldo. Bene col pesce, benissimo col pollo.