I vini di Flavio Roddolo, il Ronin del Bricco Appiani, finiscono per essere sempre sorprendenti e questo Nebbiolo non fa eccezione e se confrontato col 2010, ultimo da me bevuto e che era un campione di austerità, risulta essere un vino più caldo e denso e meno rigoroso del solito. Più pronto, anzi pronto adesso.
Colore rosso granato scuro, all’apertura asfalto bagnato, poi marasca sotto spirito, tamarindo, foglia di the, rosmarino e poi la cifra dei vini di Flavio Roddolo ovvero questa nota sanguigno/ferrosa che spesso si riscontra nei suoi vini. Non manca certo di aromi e dà qualche segnale di un iniziale avviamento verso la maturazione.
Sorso piuttosto caldo e ampio, acquisisce potenza espressiva col tempo, ha un filo di pungenza con sensazioni acido/sapide in evidenza, tannini lavorati e dentro il vino, prevalenza di frutto maturo in fase retrolfattiva. A tratti mostra morbidezza. Vino pronto, tendente all’equilibrio, meno Roddoliano del solito. Il tutto orchestrato su registri cupi. Un nebbiolo crepuscolare, di grande personalità.
A chi fortunello ne detenesse delle bottiglie io consiglio l’apertura entro un paio d’anni.
Nebbiolo d’Alba 2011 – Flavio Roddolo
The wines of Flavio Roddolo, the Ronin del Bricco Appiani, always end up being surprising and this Nebbiolo is no exception and if compared with the 2010, the last one I drank and which was a champion of austerity, it turns out to be a warmer and denser wine and less rigorous than usual. Readier, actually ready now.
Dark garnet red colour, wet asphalt at the opening, then morello cherry in spirit, tamarind, tea leaf, rosemary and then the signature of Flavio Roddolo’s wines, that is this sanguine/ferrous note that is often found in his wines. It certainly does not lack aromas and gives some signs of an initial start towards maturation.
Rather warm and broad on the palate, it acquires expressive power over time, has a hint of pungency with evident acid/savory sensations, tannins worked within the wine, prevalence of ripe fruit in the retro-olfactory phase. At times it shows softness. Ready wine, tending towards balance, less Roddolian than usual. All orchestrated in dark registers. A twilight Nebbiolo, with great personality.
For anyone lucky enough to have bottles of it, I recommend opening it within a couple of years.
Il giorno 25 luglio a Pistoia è festa. Si onora il Santo Patrono che è San Jacopo, lo stesso del cammino di Santiago. Tradizione vuole che il pistojese devoto dimostri la sua devozione a tavola dove per il rituale pranzo, o la cena per i meno temerarii, si siede per affrontare un menù tipicamente invernale ad alto rischio di infarto e che dovrebbe prevedere la presenza di un Dae a tavola. Specialmente negli anni roventi come questo 2022. Il menù immarcescibile prevede: Maccheroni con Sugo di Anatra, Anatra in umido, fagiolini serpenti in umido. Vino ovviamente rosso. Gli Enonauti non solo hanno pranzato fuori comune, ma hanno anche scelto un menù di sola carne grigliata. Quattro salsicce, quattro bistecchine di agnello e una lombatina. Un etto di prosciutto per cominciare, qualche foglia di insalata. E quattro bottiglie da assaggiare nell’ombra torrida di un pergolato a Campotizzoro (Pt) 715 mt s.l.m.
Sessanta – Luca Bellani
Pinot Nero. 60 mesi sui lieviti. Dall’Oltrepò Pavese questo Blanc de Noirs Metodo Classico Dosaggio Zero di Luca Bellani.
Bolla impattante che finisce poi per diventare fine e stuzzicante. Colore dorato, sentori di ribes, non c’è pasticceria, c’è invece molto frutto, ci sono le erbe aromatiche, la susina selvatica. Freschezza diffusa e mai urticante, bolla stuzzicante, di gusto pieno, coerente e con bella coda sapida. Col prosciutto semidolce stava bene.
Hellen Orange 2020 – Valentina Passalacqua
Greco bianco 100 percento Fermentazione spontanea e Macerazione in tino aperto. Per me non ci siamo. Colore aranciato, opalescente, aromi di mandarino, radici aromatiche, tutto molto sussurato. Potrebbe ricordare una spuma al ginger. Acidità contratta, qualche tannino, nessuna, o scarsa senza voler infierire, dinamica gustativa, sorso breve e sfuggente. Finale che ricorda l’amaro del Pompelmo. Mah…
Nebbiolo d’Alba 2017 – Az. Agr. Giovanni Prandi
Da Diano d’Alba
Concretissima eleganza e definizione. Color granato, rosa, ribes, carruba, tabacco, sordo fresco, equilibrato, tannino granuloso, di lunga persistenza, rinfrescante. Sorso preciso e coerente.
Vino spesso, concentrato, con note di affinamento evidenti, a tratti un po’ didascalico, ma non difetta di piacevolezza. Anche a 30 gradi centigradi Colore scuro, Fruttato dolce, di frutto scuro, speziato, note di vaniglia e tostatura, buona acidità che innerva questa grande massa, la vivifica, tannini amichevoli, non ti asfalta, ma ti impegna. Sorso voluminoso che però non straborda mai. Con le bistecchine di agnello buona accoppiata.
Degustazione di Nebbioli in Batteria. Al primo rèfolo d’aria fresca s’innesca subito la sete di rossi e ritorna alla mente quel lotto di nebbioli comprati in gruppo alcuni mesi prima e per il cui assaggio era attesa da tempo la fine della gran calura. Ci si ritrova dunque nella tana de “Il Mosto Selvaggio” per approfondire le potenzialità di questo nobile vitigno, qui nella sua interpretazione base, in alcune sue diverse declinazioni. Raccontare 10 vini a memoria seguendo gli scarni appunti vergati in una serata che ha finito per configurarsi più ricreativa che formativa, nel senso puro del termine, non è facile. Ho deciso quindi di tracciare una descrizione di quelli che mi hanno maggiormente colpito.
Cemento e legno grande per un Nebbiolo che brilla per la nettezza dei profumi floreali, di melograno e ribes rosso, di genziana, per la scorrevolezza del sorso, l’equilibrio e la tensione, la coda sapida e la persistenza. Sembra di scorgere in controluce dentro questo vino un progetto che ha trovato una compiutezza esatta. Vino pronto e convincente.
VERSIO / neive 18
Acciaio, legno grande e di nuovo cemento. Colore quasi di un rosato, sottile, profumo di fragolina, cinnamomo, rosa, luminoso, apparentemente esile e trasparente, ma animato da chiara forza, espressività, definito un vino “risolto”. Piaciuto a tutta la tavola, in effetti stupiva per la serbevolezza e per il fatto di mostrare una memoria viva del frutto da cui provenne. Tutti i commensali hanno dichiarato di poterne bere una bottiglia da soli in venti minuti.
Langhe Nebbiolo 2019 RIVELLA / barbaresco
Lunga macerazione e affinamento in tonneaux per questo nebbiolo di uno dei prìncipi del classicismo piemontese. La gioventù lo penalizza perché risulta un po’ austero e allora ci si proietta in avanti col pensiero a tra qualche anno. Però c’è la consueta eleganza di Rivella, sentori di ribes rosso, scorza d’arancio, mazzo d’erbe aromatiche/bitter, il sorso è teso, fresco, di buon corpo, il tannino è ruggente. Ripensare alla gentilezza della famiglia Rivella aumenta l’apprezzamento per il vino.
Langhe Nebbiolo Bartolo Mascarello 2018 / barolo
Cemento e botti grandi per nove mesi. Archetipico e quasi perfetto. Gli ho preferito il Nebbiolo di Sandri in virtù di una più viva dinamica di gusto, ma questo Nebbiolo è eccezionale. Colore rubino vivo, viola, finissima Speziatura, piccoli frutti rossi, erbe mediche, il sorso è lungo, fresco, col giusto spessore e con un tannino rinfrescante che invoglia alla beva.
Langhe Nebbiolo 2018 Canonica / Barolo
Vino di grande personalità, solo cemento, colore rubino di media intensità, frutti scuri, balsamico, radice, suggestioni fungine (percezione non condivisa), al palato si presenta denso, con grande intensità di gusto, cala anche la carta di un buon equilibrio che in altre annate non avevo riscontrato, persistenza non comune. C’è chi lo ha subito apposto come trofeo in postazione al lavoro.
The first breath of fresh air immediately triggers the thirst for reds and brings to mind that batch of Nebbiolos bought in a group a few months earlier and whose tasting was long overdue until the end of the great heat. We therefore find ourselves in the den of “Il Mosto Selvaggio” to delve deeper into the potential of this noble vine, here in its basic interpretation, in some of its different declinations. Telling 10 wines from memory following the scant notes written in an evening that ended up being more recreational than educational, in the pure sense of the term, is not easy. I therefore decided to outline a description of those that struck me most.
Cement and large wood for a Nebbiolo that shines for the clarity of the floral aromas, of pomegranate and red currant, of gentian, for the smoothness of the sip, the balance and tension, the savory aftertaste and persistence. It seems to see against the light inside this wine a project that has found exact completion. Ready and convincing wine.
VERSIO / neive 18
Steel, large wood and concrete again. Almost rosé colour, subtle, scent of strawberry, cinnamon, pink, bright, apparently thin and transparent, but animated by clear strength, expressiveness, defined as a “resolved” wine. The whole table liked it, and in fact it was surprising for its shelf life and for the fact that it showed a living memory of the fruit from which it came. All the guests declared that they could drink a bottle alone in twenty minutes.
Langhe Nebbiolo 2019 RIVELLA / barbaresco
Long maceration and refinement in tonneaux for this Nebbiolo from one of the princes of Piedmontese classicism. Youth penalizes it because it appears a bit austere and so we project ourselves forward with the thought of a few years from now. But there is the usual elegance of Rivella, hints of red currant, orange peel, bunch of aromatic herbs/bitters, the sip is tense, fresh, full-bodied, the tannin is roaring. Thinking back to the kindness of the Rivella family increases your appreciation for wine.
Langhe Nebbiolo Bartolo Mascarello 2018 / barolo
Cement and large barrels for nine months. Archetypal and almost perfect. I preferred Sandri’s Nebbiolo to it due to its livelier flavor dynamics, but this Nebbiolo is exceptional. Bright ruby colour, purple, very fine spiciness, small red fruits, medicinal herbs, the sip is long, fresh, with the right thickness and with a refreshing tannin that invites you to drink.
Langhe Nebbiolo 2018 Canonica / Barolo
Wine with great personality, only cement, ruby color of medium intensity, dark fruits, balsamic, root, fungal suggestions (perception not shared), on the palate it is dense, with great intensity of taste, it also shows a good balance which in other years I had not found uncommon persistence. There are those who immediately placed it as a trophy on their workstation.
Tra gli enoappassionati è idea diffusa, tra le altre, che il rotofermentatore e la barrique usate insieme per vinificare il Nebbiolo siano strumenti del Dimonio per svilire l’anima e travisare l’identità di questo nobilissimo vitigno piemontese, ma questa del Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 di Claudio Alario da Diano d’Alba è la bottiglia che, se mai ce ne fosse bisogno, smentisce in pieno l’idea risultandone all’assaggio una brillantissima interpretazione.
Dicevamo per l’appunto: vinificazione in rotofermentatore e affinamento per 20 mesi in Barrique (metà nuove, metà di secondo passaggio). Definizione, intensità, piacevolezza le parole chiave per descrivere questo vino. Il colore è concentrato, vivo, lo confronto col 2015 bevuto l’anno scorso e al contrario di quello, che risultò inizialmente molto chiuso, è estroverso, dinamico e si rivela prontamente con richiami fruttati di ribes rosso e melograno, di rosa seguiti da note di cacao, e radice aromatica e vaghi ricordi d’agrume e spezie.
In bocca ha buon corpo, acidità smagliante e cremosa, trama tannica importante e nobile con finale intenso. Sostanzioso, pronto, gratificante, mi aspetto di trovarlo tra altri 10 anni a dire la sua.
Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 – Claudio Alario
Nebbiolo d’Alba Doc
Among wine enthusiasts there is a widespread idea, among others, that the rotary fermenter and the barrique used together to vinify Nebbiolo are tools of the Devil to debase the soul and misrepresent the identity of this most noble Piedmontese grape variety, but this of Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 by Claudio Alario from Diano d’Alba is the bottle that, if ever it were needed, completely denies the idea, resulting in a brilliant interpretation when tasted.
We were precisely saying: vinification in a rotary fermenter and aging for 20 months in barriques (half new, half second passage). Definition, intensity, pleasantness are the key words to describe this wine. The color is concentrated, lively, I compare it with the 2015 drunk last year and unlike that, which was initially very closed, it is extrovert, dynamic and promptly reveals itself with fruity hints of red currant and pomegranate, of rose followed by notes of cocoa, and aromatic root and vague memories of citrus and spices.
In the mouth it has good body, dazzling and creamy acidity, an important and noble tannic texture with an intense finish. Substantial, ready, rewarding, I expect to find him in another 10 years to have his say.
La quintessenza dell’Austerità. È questo il Nebbiolo d’Alba 2010 del Signor Flavio Roddolo da Monforte d’Alba. Esattamente dal Bricco Appiani.
Nebbiolo e vecchie barrique. Lunga maturazione prima di essere messo in vendita e poi eccolo.
Un Nebbiolo che ha la tempra e la finezza (e anche il prezzo per essere giusti) di un Barolo. Granato scuro, austero fino quasi a farsi definire arcigno, con profumi intensi molto centrati sulle radici aromatiche, sulle erbe medicamentose, con echi di rosa disidratata, ribes nero e ritorni eterei.
Il sorso è assertivo e caldo nel centrobocca, asciutto e senza compromessi, animato da una acidità diffusa, da un tannino tetragono, ma assolutamente maturo. Colpiscono l’intensità e la finezza dell’aroma di bocca e il nebbiolo del Signor Flavio Roddolo finisce coerente e lungo rievocando su tutto la genziana.
Vino di valore assoluto per cui non si può che immaginare un radioso futuro. Dentro un’altra bottiglia però…
Nebbiolo d’Alba 2010 – Flavio Roddolo
The quintessence of Austerity. This is the Nebbiolo d’Alba 2010 by Mr. Flavio Roddolo from Monforte d’Alba. Exactly from Bricco Appiani.
Nebbiolo and old barriques. Long maturation before being put on sale and then here it is.
A Nebbiolo that has the temper and finesse (and also the price to be fair) of a Barolo. Dark garnet, austere almost to the point of being defined as grim, with intense aromas very centered on aromatic roots, medicinal herbs, with echoes of dehydrated rose, blackcurrant and ethereal returns.
The sip is assertive and warm in the center of the mouth, dry and uncompromising, animated by a widespread acidity, by tetragonal tannins, but absolutely ripe. The intensity and finesse of the mouthfeel are striking and Mr. Flavio Roddolo’s Nebbiolo ends coherently and long, recalling the gentian above all.
A wine of absolute value for which one can only imagine a bright future. Inside another bottle though…
Fa piacere stappare le Grandi Bottiglie, grandi sulla carta o dentro la bottiglia, ma dà altresi piacere stappare quelle piccole (solo nel prezzo) grandi bottiglie che riverberano sapori e ricordi con cui abbiamo edificato la nostra personale mappa con cui cerchiamo di orientarci nel quotidiano navigare nel pelago vinoso. Come, ad esempio, questo Nebbiolo d’Alba 2015 del Signor Prandi di Diano d’Alba.
L’azienda agricola Prandi si trova a Diano d’Alba, località famosa per il Dolcetto e per essere il primo comune italiano a dotarsi di un sistema di zonazione che ha mappato tutti i cru, in loco chiamati Sörì, ovvero “luogo solatio”, dotandosi di un dispositivo di valorizzazione del territorio che sembra essere ancora all’avanguardia.
Quando mi trovo in Piemonte non ometto mai di passare a trovare il Signor Alessandro Prandi, sempre accogliente e gentile, che ne possiede due. Il Sörì Cristina e il Sörì Colombé.
Da uve raccolte in questi appezzamenti nasce questo Nebbiolo d’Alba.
Cemento e poi barriques che il Signor Prandi chiama contenitori.
La veste è color granato trasparente. Vino franco e possente con bei profumi di viola, cassis, liquirizia, caffè macinato. L’attacco è caldo e tannico. Incute timore il tannino compatto, fitto, che non dà tregua.
Ma ha anche una materia fresca e piena di sapore che gli permette un buon allungo centrato sulle erbe officinali.
Nebbiolo d’Alba 2015 – Prandi
A great little bottle from Diano d’Alba – Nebbiolo Prandi
It is a pleasure to uncork the Big Bottles, large on the paper or inside the bottle, but it is also a pleasure to uncork those small (only in price) large bottles that reverberate flavors and memories with which we have built our personal map with which we try to orient ourselves in our daily navigation in the vinous pelago. Like, for example, this Nebbiolo d’Alba 2015 by Mr. Prandi from Diano d’Alba.
The Prandi agricultural company is located in Diano d’Alba, a place famous for Dolcetto and for being the first Italian municipality to adopt a zoning system that mapped all the crus, locally called Sörì, or “sunny place”, by equipping itself with a device for valorising the territory which still seems to be at the forefront.
When I’m in Piedmont I never fail to visit Mr. Alessandro Prandi, always welcoming and kind, who owns two. The Sörì Cristina and the Sörì Colombé.
This Nebbiolo d’Alba is born from grapes harvested in these plots.
Cement and then barriques which Mr. Prandi calls containers.
The robe is transparent garnet colour. Frank and powerful wine with beautiful aromas of violet, cassis, liquorice, ground coffee. The attack is warm and tannic. The compact, dense tannins that give no respite are frightening.
But it also has a fresh substance full of flavor which allows it a good extension centered on medicinal herbs.