Gli Enonauti celebrano le prime pioggie e l’abbassamento della temperatura stappando subito 4+1 vini rossi. Vini che hanno accompagnato un tipico menù da primo fresco. Pasta al ragù e melanzane alla parmigiana. Più un paio di pizze di rinforzo.
Seguono le note di degustazione figlie di una serata principalmente “ricreativa”.
Chianti Classico Riserva Capannelle 2015
Vino succoso, sanguigno, di buon corpo, rubino fitto, decisamente fedele e preciso con sentori agrumati, di marasca, e pepe bianco. Ha sorso vigoroso a cui nel frattempo la bottiglia sta donando definizione. Energia e orchestrazione degli elementi ottimale. Un sangiovese per cui è giustificabile pensare a un buon futuro.
Chianti Classico San Giusto a Rentennano 2016
I giudizi dei critici che nehanno decretato la scomparsa da ogni scaffale e l’innalzamento del prezzo lo precede. Ma il vino non lo sa e non delude.
È un vino vitale, rubino fitto, dai profumi netti di marasca, frutti scuri, sottobosco, con note ematiche, di cuoio.
Al palato è elettrico, ampio, acidità tesa, è profondo, animato da una forza espressiva e da finezza che mi ricorda un 2010 bevuto più di 10 anni fa. Finale aperto, rinfrescante.
Secondo le indicazioni date da questa bottiglia il vino è pronto adesso. A mio parere tutte quelle bottiglie predate dai cacciatori di “margine” e dagli speculatori sarebbe meglio berle adesso e non rischiare che diventino solo soprammobili mentre stanno nel caveau.
Bricco dell’Uccellone 2019 – Braida
Barbera da esposizione e da soddisfazione. Colore scuro, bella spinta al naso con sentori di viola, mora, pepe, mazzetto aromatico, resina, è saporita, voluminosa, concentrata, molto compatta e precisa, senza sbavature, persistente. Apporto intelligente del legno che più che arricchire aromaticamente sembra più dare forma al sorso.
Quasi pronto. Che per un Taurasi è una gran cosa. Il colore è granato scuro, bouquet ampio e affascinante con reminiscenze di prugna essiccata, tabacco, cenere, scorza di chinotto, carruba, erbe essiccate.
Tocco finissimo, tannino in fligrana, acidità ben distribuita, intensità di gusto e persistenza, finale coerente. Vino che viveva, prima di essere bevuto, in un momento di equilibrio entusiasmante. Bene averla stappata adesso.
Chianti Classico Retromarcia 2019 – Montebernardi
Stappato come “rinforzo” per accompagnare le pizze ordinate anch’esse come “rinforzo” fa ottima figura forte della sua quintessenziale sangiovesitudine, colore rubino con riflessi porpora, vivacità dei profumi di viola, lavanda e anice, frutto vivido, spezie, sorso non impegnativo tutto di giustezza, buon gusto, coerente e con ottimo finale fruttato/speziato.
Ancora a Gaiole in Chianti sulle alture che si affacciano sul Valdarno, anche se dalla cucina di casa, da dove viene questo Chianti Classico 2016. Il segno distintivo dei vini di Saverio Basagni sono, per la mia personale esperienza, la precisione e l’eleganza. Non ne difetta nemmeno questa bottiglia.
Sangiovese, canaiolo e Malvasia rispettivamente per l’85, 10 e 5 %. Lunga macerazione, invecchiamento in legno di varia capacità.
Colore chiaro rubino con bordo granato. Naso balsamico e mentolato, si sentono la visciola, la carruba, la viola. Appena speziato e resinoso, con un fondo di tostatura. Il Sorso è setoso ed equilibrato. Lineare e dinamico, pronto adesso con tannini di grana fine e discreto finale rinfrescante. Una particolarità dei vini dell’annata 2016 della cantina Monterotondo la si individua nel fatto che è il Chianti annata al posto del Riserva, che è quello che più spesso in zona Chianti Classico tende a fare affinamento in legno, a portare più nitidi i segni del passaggio in legno.
Still in Gaiole in Chianti on the hills overlooking the Valdarno, even if from the home kitchen, where this Chianti Classico 2016 comes from. The distinctive sign of Saverio Basagni’s wines are, in my personal experience, precision and elegance . This bottle doesn’t lack either.
Sangiovese, canaiolo and Malvasia for 85, 10 and 5% respectively. Long maceration, aging in wood of various capacities.
Light ruby color with garnet edge. Balsamic and minty nose, hints of sour cherry, carob and violet. Just spicy and resinous, with a toasted base. The sip is silky and balanced. Linear and dynamic, ready now with fine-grained tannins and a discreet refreshing finish. A peculiarity of the 2016 vintage wines from the Monterotondo winery can be identified in the fact that it is the Chianti vintage instead of the Riserva, which is the one that most often tends to be aged in wood in the Chianti Classico area, which brings clearer signs of the wooden passage.
Chianti Classico 2018 – Fattoria San Giusto a Rentennano
È un giorno da ricordare. Paradossalmente perché è la prima volta che resto deluso, anche se solo parzialmente, da una bottiglia di una delle mie cantine preferite. Che resta tale ovviamente.
Sangiovese e Canaiolo in piccola parte, invecchiamento per 11 mesi tra tonneaux e barriques.
Colore rubino scuro, al naso trovo continuità con quanto bevuto negli anni. Ricordi di frutti di bosco, viola, sottobosco, note ematiche, speziate. Balsamico e apertamente alcolico.
Al palato appare però scisso. Per quanto suggerisca una piena maturazione e offra acidità brillante e un tannino che potrebbe essere definito esatto, per forma e forza, una buona concentrazione, gusto ricco, porta in dote una carica alcolica che non sembra parte integrante del liquido. Più che venire da dentro il vino sembra che l’alcol lo avvolga. Ed è una sensazione che accompagna per tutto il tempo della bottiglia che finisce, ma finisce con un po’ di fatica.
Per questo dispiace ancora di più. Per il potenziale sprecato. Della gradazione alcolica elevata dei vini non si può certo incolpare le aziende che per prime affrontano le difficoltà dovute ai cambiamenti climatici ed è una disavventura in cui capita di imbattersi con frequenza sempre crescente.
San Giusto a Rentennano resta per me sul podio delle aziende del Chianti Classico, ma questa bottiglia lascia interdetti.
Chianti Classico 2018 – Fattoria San Giusto in Rentennano
It’s a day to remember. Paradoxically because it is the first time that I am disappointed, even if only partially, by a bottle from one of my favorite wineries. Which obviously remains so. From Gaiole in Chianti Sangiovese and Canaiolo in small part, aging for 11 months in tonneaux and barriques. Dark ruby colour, on the nose I find continuity with what I have drunk over the years. Memories of berries, violets, undergrowth, blood and spicy notes. Balsamic and openly alcoholic. However, on the palate it appears split. Although it suggests full maturation and offers bright acidity and a tannin that could be defined as exact, in shape and strength, a good concentration, rich taste, it brings with it an alcoholic charge that does not seem to be an integral part of the liquid. Rather than coming from inside the wine, it seems that the alcohol envelops it. And it is a sensation that accompanies the entire time the bottle finishes, but it ends with a bit of effort.
This makes me even more sorry. For wasted potential. The high alcohol content of the wines certainly cannot be blamed on the companies that are the first to face the difficulties caused by climate change and it is a misadventure that we encounter with ever increasing frequency.
San Giusto a Rentennano remains for me on the podium of Chianti Classico companies, but this bottle leaves you speechless.
Sangiovese e un tre percento di Canaiolo. Cemento e acciaio per la fermentazione, 20 mesi in tonneaux e barrique e 6 mesi di bottiglia.
Ripenso a chi mi disse che il meglio il territorio di Gaiole lo dà nelle annate molto calde con vini che lì si arrichiscono in eleganza e precisione. Questo vino è certamente conferma parziale di quella teoria col suo colore rubino scuro, intensi profumi di viola, marasca e arancia sanguinella, note ematiche, di mazzetto aromatico, appena speziato, balsamico. I profumi rievocano frutti turgidi e non stramaturi. Stoffa calda e di spessore, tannino colorato, fresco e fluente e dal finale aperto, arioso, pieno di frutto e spezie. Annata ottima e potente qui declinata al meglio, lontano da certe suggestioni di surmaturazione talvolta evocate dagli omologhi d’annata. Vino di grande qualità che accompagnato a una bella bistecca, nonostante la strumentazione risicata, fece superba compagnia nel pomeriggio di festa.
Chianti Classico Riserva 2015 “Le Baròncole” – San Giusto a Rentennano
Sangiovese and three percent Canaiolo. Cement and steel for fermentation, 20 months in tonneaux and barrique and 6 months in bottle.
I think back to those who told me that the Gaiole area gives its best in very hot years with wines that are enriched in elegance and precision there. This wine is certainly partial confirmation of that theory with its dark ruby color, intense aromas of violet, morello cherry and blood orange, blood notes, aromatic bouquet, slightly spicy, balsamic. The aromas recall turgid and not overripe fruits. Warm, thick texture, colourful, fresh and flowing tannin and an open, airy finish, full of fruit and spices. An excellent and powerful vintage expressed here at its best, far from certain suggestions of overripeness sometimes evoked by its vintage counterparts. A wine of great quality which, accompanied by a nice steak, despite the limited equipment, made superb company on the festive afternoon.
Le vigne dell’azienda Monterotondo sono posizionate oltre i 500mt di altitudine sui rilievi a nordest di Gaiole dai quali già si scorge il Valdarno (leggi qui). Territorio, Annata e la mano di Saverio Basagni di concerto ci consegnano un grande Chianti Classico Riserva. Sangiovese con saldo di Malvasia Nera (combo spesso vincente). Vinificazione in legno e a seguire 36 di invecchiamento in legno di varia misura. Colore rubino vivissimo. A dominare è il frutto, lampone e ribes rosso, ad arricchire il quadro olfattivo note floreali, di carruba ed arancia, erbe aromatiche. Ha ossatura solida, intensità e qualità di gusto non comune, acidità distribuita e tannino raffinato, sorso stratificato e pieno di frutto vivo, con bel finale dove il frutto ritorna ancora. Il tutto declinato con una eleganza e una disinvoltura non comune. Un vino per cui intravedo anche un bellissimo futuro oltre a questo fantastico presente.
The vineyards of the Monterotondo company are located above 500 meters above sea level on the hills north-east of Gaiole from which you can already see Valdarno (read here). Territory, Vintage and the hand of Saverio Basagni in concert deliver us a great Chianti Classico Riserva. Sangiovese with a balance of Malvasia Nera (often a winning combo). Vinification in wood followed by 36 years of aging in wood of various sizes. Very bright ruby colour. The fruit dominates, raspberry and red currant, while floral notes of carob and orange and aromatic herbs enrich the olfactory picture. It has solid structure, uncommon intensity and quality of flavour, distributed acidity and refined tannin, a layered sip full of live fruit, with a beautiful finish where the fruit returns again. All expressed with uncommon elegance and ease. A wine for which I also see a beautiful future in addition to this fantastic present.
Chianti Classico Enotour – Il Giovedì Mattina, l’autunno, il Chianti Classico e la tradizione
Dopo circa due anni dall’ultima volta, a causa delle peripezie pandemiche che ci tennero in casa, si ritorna alla periodica, e un tempo frequente, gita nelle terre del Chianti. È un bel giovedi mattina luminoso d’inizio ottobre e piuttosto freddo. Questa volta si è deciso per la visita a tre aziende di piccole dimensioni che tutte potrebbero rivendicare un approccio tradizionale. Bucciarelli/Antico Podere Casanova a Castellina in Chianti, Monterotondo a Gaiole e Podere Pruneto a Radda.
La cosa bella dell’avventurarsi in quella vasta area di toscana centrale in cui si produce il Chianti Classico, e che nell’immaginario di molti somiglia a un generico chiantishire di dolci colline e tipiche ville toscane restaurate secondi i criteri del pittoresco, è che il paesaggio è invece mutevole e l’architettura rurale toscana resiste all’avanzamento dell’Architettura Toscana Turistica, si incontrano talvolta persone che sembrano planate nel nostro tempo da un altro (tempo).
Nei 24 km circa di itinerario tra Castellina in Chianti e Gaiole si passa dal panorama vasto e profondo che si gode da La Piazza dove è sita l’azienda Antico Podere Casanova di Bucciarelli, alla verdità impressionante e ai boschi che circondano i vigneti di Monterotondo e da cui in lontananza è possibile scorgere il Valdarno, alla impareggiabile bellezza e alla tranquillità di Volpaia nel comune di Radda, dove invece si trova il Podere Pruneto, in un contesto che a tratti può addirittura apparire montano. E poi la tradizione di cui si parla che è una tradizione dinamica e che permette di produrre i vini succosi e pieni energia di Bucciarelli, quelli eleganti e precisi di Monterotondo e quelli asciutti e scabri di Podere Pruneto.
Ma soprattutto ci sono il Sangiovese e i suoi interpreti. Ci sarebbe di che venire in pellegrinaggio tutti i giorni. Si comincia dal Signor Bucciarelli che a mezza mattina ci accoglie per una degustazione fiume, una specie di stress test per il pellegrino del vino. Ne usciamo bene, ma guardinghi per il prosieguo della giornata. Ricorda certi altri Ronin del vino che ho incontrato in passato per il suo non somigliare a nessun ritratto di vigneron preconfezionato e fa vini identitari, pieni di sostanza ed energia. Si discorre di Sangiovese, tradizione, motociclette e Merlot nascosti. Una bellissima mattina.
Ci spostiamo dopo il pranzo frugale verso Gaiole. Lungo la statale che porta in Valdarno, ricca di boschi, di una verdità a tratti impressionante paesaggio più intimo e a tratti montano, dove si trova l’azienda Monterotondo di Saverio Basagni. Vignaiolo assolutamente consapevole della qualità del proprio lavoro e che offre con giusto orgoglio i suoi vini agli ospiti.
Si chiacchiera nella saletta degli assaggi dei suoi vini, di alcuni degli argomenti più dibattuti nella comunità del vino come la biodinamica, il vino naturale, si assaggiano gli ottimi 2016 annata e riserva, la profumatissima malvasia, si conferma l’ottima impressione avuta all’ultima Collection praticabile quando fui indirizzato verso il banco d’assaggio di Monterotondo da Diego Finocchi de L’Erta di Radda.
A pomeriggio inoltrato terminiamo la giornata da Riccardo Lanza e suo figlio Massimiliano del Podere Pruneto che si trova lungo la via che porta al borgo di Volpaia in un contesto di rara bellezza. Ci raccontano del loro modo di lavorare nel rispetto della terra e delle piante, del poco intervento in cantina dove si fanno fermentazioni spontanee e si usano cemento e botti grandi per l’affinamento per periodi che variano tra i 24 e i 48 mesi. Si assaggia il Chianti Classico 2018 che è ottenuto da uve Sangiovese senza quella minima parte di Merlot che veniva usata precedentemente. Un vino essenziale, ossuto, che però è pieno di forza nervosa e ci fa tornare a casa col gusto del Sangiovese in mente e la piacevole consapevolezza che per i suoi amatori ci sono ancora molti luoghi dove recarsi sicuri.
After about two years since the last time, due to the pandemic vicissitudes that kept us at home, we return to the periodic, and once frequent, trip to the Chianti lands. It’s a beautiful, bright Thursday morning in early October and quite cold. This time it was decided to visit three small companies that could all claim a traditional approach. Bucciarelli/Antico Podere Casanova in Castellina in Chianti, Monterotondo in Gaiole and Podere Pruneto in Radda.
The beautiful thing about venturing into that vast area of central Tuscany where Chianti Classico is produced, and which in the imagination of many resembles a generic Chiantishire of rolling hills and typical Tuscan villas restored according to picturesque criteria, is that the instead the landscape is changeable and Tuscan rural architecture resists the advancement of Tuscan Tourist Architecture, we sometimes meet people who seem to have glided into our time from another (time).
In the approximately 24 km of itinerary between Castellina in Chianti and Gaiole you pass from the vast and profound panorama that can be enjoyed from La Piazza where the Antico Podere Casanova di Bucciarelli company is located, to the impressive greenery and woods that surround the vineyards of Monterotondo and from which it is possible to see the Valdarno in the distance, to the incomparable beauty and tranquility of Volpaia in the municipality of Radda, where Podere Pruneto is located, in a context that at times can even appear mountainous. And then the tradition we are talking about which is a dynamic tradition and which allows us to produce the juicy and energetic wines of Bucciarelli, the elegant and precise ones of Monterotondo and the dry and rough ones of Podere Pruneto.
But above all there are Sangiovese and its interpreters. There would be something to come on pilgrimage every day. We start with Mr Bucciarelli who welcomes us at mid-morning for a river tasting, a sort of stress test for the wine pilgrim. We come out of it well, but cautious for the rest of the day. He recalls certain other Ronin del vino that I have met in the past in that he does not resemble any pre-packaged portrait of a vigneron and he makes wines with an identity, full of substance and energy. We talk about Sangiovese, tradition, motorcycles and hidden Merlot. A beautiful morning.
After the frugal lunch we move towards Gaiole. Along the state road that leads to Valdarno, rich in woods, with an at times impressive greenness, a more intimate and at times mountainous landscape, where Saverio Basagni’s Monterotondo company is located. Winemaker absolutely aware of the quality of his work and who offers his wines to guests with the right pride.
We chat in the tasting room of its wines, about some of the most debated topics in the wine community such as biodynamics, natural wine, we taste the excellent 2016 vintage and reserve, the very fragrant Malvasia, we confirm the excellent impression we had at the last practicable Collection when I was directed towards the Monterotondo tasting counter by Diego Finocchi of L’Erta di Radda.
In the late afternoon we end the day with Riccardo Lanza and his son Massimiliano of Podere Pruneto which is located along the road that leads to the village of Volpaia in a context of rare beauty. They tell us about their way of working with respect for the land and plants, of the little intervention in the cellar where spontaneous fermentations take place and cement and large barrels are used for aging for periods that vary between 24 and 48 months. We taste the Chianti Classico 2018 which is obtained from Sangiovese grapes without the minimal part of Merlot that was previously used. An essential, bony wine, which however is full of nervous strength and makes us return home with the taste of Sangiovese in mind and the pleasant awareness that for its lovers there are still many safe places to go.
Chianti Classico Enotour from Castellina in Chianti to Gaiole passing from Radda. Photos Dario Agostini/Simone Molinaroli
Sangiovese 96% e il resto Merlot, fermentazione separata in acciaio e poi barrique non nuove.
Stappato domenica con la bistecca alla fiorentina e finito nei giorni successivi proprio mentre mi è capitato di leggere una affermazione perentoria, ma decisamente discutibile: “l’abbinamento chianti e bistecca è quasi sempre sbagliato.”
Io mi sento di dire che l’abbinamento Chianti Classico/Bistecca alla Fiorentina è quasi sempre giusto se il taglio e la cottura della carne sono quelli tipici e se il vino ha il vigore e la tipicità che ha, ad esempio, il vino in questione.
Interpretazione gagliarda del Chianti Classico questo Ama 2016 fresco e asciutto, incisivo, vitale.
Rosso rubino chiaro con sentori intensi di viola, ciliegia e lampone, buccia d’arancia, qualche reminiscenza di erbe aromatiche.
Al palato è diretto, di corpo snello, ma sviluppa una bella tensione, allungo fresco, ha un tannino setoso e finale sul frutto.
Un Sangiovese che parla da Sangiovese e che potrebbe essere definito anche un Chianti Classico didattico.
Con la bistecca, al solito, un abbinamento riuscito. Mettici il pomeriggio di sole in terrazzo e siamo al top.
Chianti Classico 2016 Ama – Castello di Ama
In Gaiole in Chianti
96% Sangiovese and the rest Merlot, separate fermentation in steel and then not new barriques.
Uncorked on Sunday with the Florentine steak and finished in the following days just as I happened to read a peremptory but decidedly questionable statement: “the combination of Chianti and steak is almost always wrong.”
I would like to say that the Chianti Classico/Fiorentina steak pairing is almost always right if the cut and cooking of the meat are typical and if the wine has the vigor and typicality that, for example, the wine in question has. .
A vigorous interpretation of Chianti Classico, this 2016 amazes fresh and dry, incisive, vital.
Light ruby red with intense hints of violet, cherry and raspberry, orange peel, some reminiscences of aromatic herbs.
On the palate it is direct, with a slim body, but develops a nice tension, a fresh finish, it has a silky and final tannin on the fruit.
A Sangiovese that speaks from Sangiovese and which could also be defined as an educational Chianti Classico.
With the steak, as usual, a successful combination. Add a sunny afternoon on the terrace and we’re at the top.
una serata in compagnia di due famosi vini di Gaiole
Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle & Ama Chianti Classico 2018 – Castello di Ama
Prendo in prestito il titolo di una delle più famose tra le canzoni di Billy Joel, New York State of Mind, per raccontare una serata in compagnia di due belle espressioni di Sangiovese provenienti dalla stessa area geografica. Gaiole in Chianti.
“Some folks like to get away Take a holiday from the neighborhood Hop a flight to Miami Beach or to Hollywood But I’m takin’ a Greyhound on the Hudson River line I’m in a New York state of mind”
Così recita l’inizio della canzone. E così come si decide di risalire il fiume Hudson col Greyhound per riaffermare la propria identità, parafrasando il testo io posso affermare che, mentre alcuni prendono l’aereo dell’esotismo enoico, io e i miei compagni di bevuta, da toscani amanti del nostro vino, prendiamo la corriera del Sangiovese che ci porta in una zona di conforto assoluto, di certezze incrollabili, di sapori unici legati a una tradizione antica.
Ama Chianti Classico 2018
Sangiovese con saldo di Merlot con affinamento in barrique (non nuove)
Fresco. Intenso. Immediato.
Tra il rubino e il purpureo con intensi sentori floreali di viola, mora e frutti scuri, piccoli cenni speziati e terragni. Attacco caldo e voluminoso, succoso. Emergono in allungo una buona vena fresco/sapida, un tannino delicato e nel finale al frutto scuro si aggiunge un piacevole retrogusto di erbe aromatiche.
Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle
Sangiovese in purezza. Acciaio e poi grandi tini di rovere per 10 mesi.
È sanguigno, vigoroso, diretto. Rubino pieno con profumi di marasca e spezie, arancia sanguinella, sentori ematici. Tra i Chianti Classico Riserva che bevuto negli ultimi anni appare come tra i più rigorosi, fedeli e meglio riusciti.
Il sorso è pieno, ma come premesso è vigoroso, fresco, equilibrato, nitido in fase retrolfattiva dove si rievocano l’agrume e la marasca, con un tannino preciso e maturo. Buono da subito.
Non sbagliava quello che disse che a Gaiole nelle annate che altrove danno vini molto potenti vengono vini mediamente più eleganti. In riferimento al Riserva 2015 di Capannelle.
Gaiole in Chianti State of Mind
Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle
Ama Chianti Classico 2018 – Castello di Ama
I borrow the title of one of Billy Joel’s most famous songs, New York State of Mind, to describe an evening in the company of two beautiful expressions of Sangiovese from the same geographical area. Gaiole in Chianti.
“Some folks like to get away Take a holiday from the neighborhood Hop a flight to Miami Beach or to Hollywood But I’m takin’ a Greyhound on the Hudson River line I’m in a New York state of mind”
So goes the beginning of the song. And just as one decides to travel up the Hudson River with the Greyhound to reaffirm one’s identity, paraphrasing the text I can say that, while some take the plane of wine exoticism, my drinking companions and I, as Tuscan lovers of our wine , we take the Sangiovese bus that takes us to an area of absolute comfort, of unshakable certainties, of unique flavors linked to an ancient tradition.
Ama Chianti Classico 2018
Sangiovese with Merlot balance with aging in barriques (not new)
Fresh. Intense. Immediate.
Between ruby and purple with intense floral hints of violet, blackberry and dark fruits, small spicy and earthy hints. Warm and voluminous, juicy attack. A good fresh/savory vein, delicate tannins emerge in the long run and a pleasant aftertaste of aromatic herbs is added to the dark fruit in the finish.
Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle
Pure Sangiovese. Steel and then large oak vats for 10 months.
It is sanguine, vigorous, direct. Full ruby with aromas of morello cherry and spices, blood orange, blood scents. Among the Chianti Classico Riservas that have been drunk in recent years, it appears to be among the most rigorous, faithful and most successful.
The sip is full, but as mentioned it is vigorous, fresh, balanced, clear in the aftertaste phase where citrus and morello cherries are evoked, with precise and ripe tannins. Good straight away.
He wasn’t wrong when he said that in Gaiole in the years that elsewhere produce very powerful wines, on average more elegant wines are produced. In reference to the 2015 Capannelle Reserve.
Le Baròncole 2009 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano
Il Chianti Classico Riserva Le Baròncole 2009 della Fattoria San Giusto a Rentennano da Gaiole in Chianti. Sangiovese 97% e Canaiolo 3%. La scheda tecnica disponibile sul sito aziendale parla di “maturazione per 18 mesi in botti da 10-7-5-3 hl più fusti di rovere francese da 2,25 hl”.
Caldo, solido, espressivo e invernale.
Color granato intenso vivissimo (come in foto). Al naso risulta espressivo con sentori di prugna, scorza di arancia, terriccio bagnato, tabacco e un piacevole ricordo di foglia di the. Lo si direbbe entrato in una prima fase di evoluzione terziaria.
Come premesso è caldo e strutturato in ingresso, con acidità dinamica ed avvolgente e una struttura tannica ben presente e in via di smussamento. Vino pieno di gusto, coerente e integro nel finale che allunga il dato empirico per cui posso affermare di non aver mai bevuto una bottiglia della Fattoria San Giusto a Rentennano che fosse meno che entusiasmante.
Invernale perché adatto ad accompagnarsi con piatti tradizionali della cucina toscana, ma non solo, che trovano collocazione sulla tavola preferibilmente nei mesi invernali.
Cacciagione, umidi, carne stagionata.
Le Baròncole 2009 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano
The Chianti Classico Riserva Le Baròncole 2009 from Fattoria San Giusto in Rentennano from Gaiole in Chianti. Sangiovese 97% and Canaiolo 3%. The technical data sheet available on the company website speaks of “maturation for 18 months in 10-7-5-3 hl barrels plus 2.25 hl French oak barrels”.
Warm, solid, expressive and wintry.
Very vivid intense garnet color (as in the photo). On the nose it is expressive with hints of plum, orange peel, wet soil, tobacco and a pleasant hint of tea leaf. It appears that it has entered a first phase of tertiary evolution.
As mentioned, it is warm and structured on entry, with dynamic and enveloping acidity and a tannic structure that is well present and in the process of being smoothed out. A wine full of flavour, coherent and integral in the finish which extends the empirical data so I can say that I have never drunk a bottle from Fattoria San Giusto in Rentennano that was less than exciting.
Wintery because it is suitable to accompany traditional dishes of Tuscan cuisine, but not only, which are placed on the table preferably in the winter months.
Sangiovese con saldo di Canaiolo Cemento poi invecchiamento in botti di media grandezza e sosta in bottiglia.
Con l’avanzo di Peposo del pranzo della domenica stappo per il pranzo del lunedì questo Chianti Classico 2015 di Gaiole per ripassare le ragioni della giustezza dell’abbinamento per tradizione.
Un vino in cui sono racchiusi i motivi per cui il Sangiovese del Chianti ha così molti amanti, ma anche tanti detrattori.
Credo sia per la sua tempra, per la vigoria della sua componente acida che in vini come questo non lasciano spazio a compromessi. Più che un vino che ammalia è un vino che ridesta, che scuote, vivifica, un vino corroborante. Chi cerca l’accomodante in questa bottiglia non lo trova.
Rubino vivo di media intensità, ha un afflato floreale che è una presentazione perfetta. Poi seguono sentori di marasca, lavanda, mirto e sottobosco. Pulito e penetrante. Vino di buon corpo con tannini maturi. Il centrobocca ha volume, l’acidità è omogenea, duratura e sferzante. Lunga coda gustativa balsamica.
Rispetto ad altri 2015 che l’annata ha reso un po’ troppo muscolosi, il clima di Gaiole ne ha fatto un Chianti Classico quasi perfetto. Quello che l’amante del Chianti Classico spera di stappare.