A Torregrotta (Me) all’estremo nordorientale dell’isola nasce Funnari di Mimmo Paone.
Nero d’Avola in purezza. 1 anno in barrique di rovere.
Una piacevole ed economica sorpresa il Funnari 2015 di Mimmo Paone. Vivo il colore, tra il granato scuro ed il Rubino. Naso intenso con sentori di frutti scuri a piena maturazione, spezie dolci, caffè in tostatura.
Esordisce estroverso, caldo e corposo. Il sorso però vira velocemente su toni piacevolmente sapidi e tannici che si prolungano abbondantemente e che al Funnari di Paone conferiscono personalità ed equilibrio. Felice e centrata la mano che dosò il legno su questo vino. Che è avvertibile, credo, volendo essere avvertita.
Con la porchetta. Con le melanzane al forno. Con la lasagna.
il Chianti Classico Capannelle nasce a Gaiole in Chianti.
Si trovano indicazioni contrastanti sull’uvaggio. Il sito aziendale dice sangiovese 100 percento, in altri luoghi si fa accenno ai classici vitigni complementari del territorio. Nel dubbio mi affido al gusto e dichiaro che secondo me c’è il Canaiolo. Secondo me. Fermentazione in acciaio e affinamento in botte da 16 hl per 18 mesi. 40 quintali per ettaro la resa.
Rubino scuro, cupo.
Rispetto ad altre bottiglie di alte altre annate questo 2012 in questa bottiglia è meno brillante. Ha meno slancio.
Naso sornione. Timidamente floreale, molto frutto scuro e molto maturo, accenni di spezie e col passare del tempo sentori boschivi e qualche sottile fragranza d’erba aromatica.
Acidità vischiosa non particolarmente viva, a dominare il sorso è ancora il frutto maturo. Il tannino è morbido, buon finale con retrogusto speziato.
Ciò che resta è un certo senso di incompiutezza.
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…Dark ruby.
Compared to other bottles of other vintages this 2012 in this bottle is less brilliant. It has less momentum. Sly nose. Timidly floral, very dark and very ripe fruit, hints of spices and over time woody scents and some subtle fragrance of aromatic grass. Viscous acidity not particularly lively, the ripe fruit still dominates the sip. The tannins are soft, with a good finish and a spicy aftertaste.
What remains is a certain sense of incompleteness.
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Rubis foncé. Comparé à d’autres bouteilles d’autres millésimes, cette année 2012 est moins brillante. Il a moins d’élan. Nez sournois. Fruit timidement floral, très sombre et très mûr, notes d’épices et de boisés au fil du temps et un parfum subtil d’herbe aromatique. Acidité visqueuse pas particulièrement vive, le fruit mûr domine toujours la gorgée. Les tanins sont doux, avec une bonne finition et un arrière-goût épicé.
Ce qui reste est un certain sentiment d’inachèvement.
Nebbiolo da vigne da Barolo 15/18 mesi di affinamento in botte grande.
Uno straordinario esempio di equilibrio e compiutezza. Considerato da molti un piccolo barolo, credo sia più giusto definirlo un grande Nebbiolo. Perché questo è. Un vino che rivela ampiamente le possibilità del vitigno da cui deriva, anche quando non affinato per lunghissimo tempo e nelle sue declinazioni base.
Colore tra il rubino e il granato, limpido, trasparente e vivo, come si può vedere in foto. Un vino che manifesta in atto le potenzialità dell’annata. Naso complesso e intenso dove a dominare sono note fruttate di lampone selvatico e ciliegia, floreali di rosa con sentori terragni e di liquirizia, un filo di spezia dolce. Al contempo il sorso brilla per equilibrio, persistenza e bevibilità. Bella acidità e tannini maturi che compongono una trama ben integrata.
Biodinamico, lunga macerazione in tini aperti, un anno in barrique. Nessuna filtrazione. Anche se tutti conoscono questo vino due parole di introduzione per non perdere l’allenamento.
Violaceo scuro impenetrabile. Inizialmente monolitico. Col tempo il suo bouquet si libera e offre note di lampone fresco e ribes, sentori erbaceo/vegetali, ginepro e grafite. Bouquet che più passa il tempo e più si affina. Anche dopo molto tempo.
La sua freschezza è sconcertante per quanto è durevole e si riverbera in bocca creando un’onda che dal fondo bocca torna sulla punta della lingua. Tannini non pervengono, il sorso continua nervoso e vigoroso per molto, finale coerente di frutta e spezie. Bene col Pollo al Tegame, eccezionalmente col Panino con Spalla Toscana. A un primo giudizio il rapporto prezzo-felicità del Terrano di Skerk potrebbe non sembrare equo, ma certo non è un vino banale.
In un gemellaggio enoalimentare tosco-giuliano, la Malvasia 2016 di Nicolini trova posto sulla mia tavola accanto a una delle più immutabili, e impermeabili alle “reinterpretazioni” moderne, tra le pietanze della tradizione toscana. La cecìna, o farinata per qualcuno. Cecìna con Crescenza e Torta di Spinaci. Malvasia vinificata tradizionalmente, pochi interventi, acciaio e vetro per l’affinamento. Un pregiudizio, non necessariamente infondato, sulla zona di provenienza (Carso – Muggia) mi spinge ad aspettarmi un vino verticale e scabro. E invece. Giallo dorato. Vagamente opalescente.
Complesso il ventaglio odoroso. Pesca gialla, giuggiola matura, fiori di tiglio, resina di cipresso, erbe aromatiche. Caldo e spesso in ingresso, poi l’elemento acido ben si assesta dentro il sorso succoso e gli conferisce equilibrio e profondità. Sul finale si fa rinfrescante, con piacevole retrogusto di menta selvatica..
La sottozona del Chianti denominata Rùfina, posizionata a nordest di Firenze, è famosa per la longevità dei suoi rossi, ma dà i natali anche questo bianco fatto “come una volta”. Ovvero il Canestrino di Cerreto Libri
Trebbiano e Malvasia (90 e 10) coltivate seguendo il metodo di vinificazione stabilito dalla carta qualità dell’associazione “Renaissance des Appellations“, macerazione sulle bucce di 24/36 ore e lungo affinamento sulle fecce. Cemento.
Non proprio un orange, più un bianco fatto come un tempo.
Il suo colore è quello dell’Ambra lucida. Denso. Profumi misurati non esplosivi, inizialmente miele di trifoglio, poi sentori fruttati di nespola, albicocca disidratata, floreali di narciso.
Rispetto ad altre annate porta in dote un’acidità più contenuta e flessuosa e una componente tannica sottile, risultando al palato più morbido e corposo. Un buon finale con retrogusto di salvia e una sorprendente resistenza nel bicchiere. L’ultimo, abbandonato sulla tavola, il giorno seguente porge al naso ancora note piacevoli ed è integro al sorso.
Si suole dire che i cani finiscono per assomigliare al padrone. Non saprei dire, in un esercizio di analogie, se i vini possano finire per assomigliare ai vignaioli che ne hanno curato la produzione, ma posso dire che a me sembra che questo Barbera fatto dal Signor Flavio Roddolo somigli al Signor Flavio Roddolo. Non per i baffi.
Perché, come chi l’ha fatto, questo Barbera sembra d’acchito di poche parole apparentemente forzate quando invece si va avanti per ore a parlare e si attende il momento buono per andare in cantina a cercare la bottiglia giusta che allontani il tempo dei saluti.
Di colore rubino compatto. Al naso di presenta con discrezione, poi il suo ventaglio comincia a comporsi con sentori di cassis e prugna, spunti fungini e speziati di chiodo di garofano. Sembra animato da una forza oscura, incontrollata, possente. Al palato concentrazione di succo, intensità, freschezza oceanica e morbida che innesca una tensione rara. E non finisce mai. E mette d’accordo una platea variegata.
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On dit que les chiens finissent par ressembler à leur maître. Je ne peux pas dire, dans un exercice d’analogies, si les vins peuvent finir par ressembler aux viticulteurs qui ont pris soin de leur production, mais je peux dire qu’il me semble que cette Barbera faite par M. Flavio Roddolo ressemble à M. Flavio Roddolo. Pas pour la moustache. Parce que, comme ceux qui l’ont fait, cette Barbera semble à première vue quelques mots apparemment forcés quand vous continuez à parler pendant des heures et attendez le bon moment pour aller à la cave pour chercher la bonne bouteille qui enlève le temps de dire au revoir . Couleur rubis compacte. Au nez, il présente avec discrétion, puis son éventail commence à composer avec des notes de cassis et de prune, de clou de girofle fongique et épicé. Il semble animé par une force sombre, incontrôlée et puissante. En bouche concentration de jus, intensité, douceur douce et fraîcheur océanique qui déclenche une tension rare. Et ça ne finit jamais. Et un public varié l’apprécie.
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It is said that dogs end up looking like their master. I cannot say, in an exercise of analogies, if wines can end up resembling the winemakers who took care of their production, but I can say that it seems to me that this Barbera made by Mr. Flavio Roddolo resembles Mr. Flavio Roddolo. Not for the mustache. Because, like those who did it, this Barbera seems at first sight of a few apparently forced words when instead you go on talking for hours and wait for the right moment to go to the cellar to look for the right bottle that takes away the time to say goodbye .
Compact ruby color. Initially discrete, then hints of cassis and plum, fungal and spicy cloves. It seems animated by a dark, uncontrolled, powerful force. On the palate concentration of juice, intensity, soft and oceanic freshness that triggers a rare tension. And it never ends. And a variegated audience appreciated it.
Siamo a Sant’Antonio in Bosco nel comune di San Dorligo della Valle, sulle alture a sud est di Trieste vicino al confine con la Slovenia. Pochi ettari di vigna e ulivi, una cantina di dimensioni familiari, vini espressivi e di carattere. E dove la famiglia Zahar produce la sua Malvasia. L’incontro con i vini talvolta è casuale, ma la benedizione di un incontro quasi sempre è frutto della concomitanza di più elementi. La compagnia, il clima, l’umore, la bottiglia sbagliata o la bottiglia memorabile.
Da Zahar, era l’aprile 2018, concomitarono una serie di fattori agevolanti l’innamoramento. Tanto da non essere capaci di scattare alcuna foto che rendesse giustizia al tempo passato in cantina e in compagnia di Tania Stefani. Troppo impegnati ad assaggiare la batteria di vini proposti in degustazione. Per questa Malvasia, se non ricordo male, tre giorni di macerazione sulle bucce e un passaggio in legno. Ed è un vino che sembra intrattenere un rapporto speciale con la luce, che rende cangiante e vividissimo il suo colore giallo. Denso nel bevante. Bello e peculiare al naso dove si affacciano sentori floreali di elicriso e ginestra, miele di cardo, erba cipollina, origano, nespola, resina di cipresso, il ricordo di una camminata su prati insolati in un tardo mattino di giugno.
Al palato offre una consistenza da vino rosso, coriacea e ruvida acidità, succo materico, coerente nelle sensazioni gustative, un accenno tannico nel lungo finale e quello che ne risulta è un vino avvincente e amichevole che stringe sodalizi entusiasmanti con le creazioni culinarie. Testato con soddisfazione insieme alla tagliata di pollo con crema di ceci e con il tonno alla griglia con fagioli rossi.
Turpino di Querciabella viene fatto con le Uve dalle vigne aziendali in Maremma.
Blend di Cabernet Franc (40), Merlot (20) e Syrah (40). Biodinamico Steineriano in vigna. Fermentazione con lieviti indigeni. Affinamento in barrique nuove per il 20%
Consistente granato scuro. Turpino 2010 è un vino che si distingue per la sua elegante forza. Potente e dinamico al naso, dispiega un ventaglio aromatico complesso in cui risaltano i sentori di prugna e mora e accenni di tabacco dolce, spezie, di grafite e incenso.
{Nez puissant et dynamique, il déploie une gamme aromatique complexe dans laquelle se détachent les arômes de prune et de mûre et des notes de tabac doux, d’épices, de graphite et d’encens.}
(Powerful and dynamic on the nose, it unfolds a complex aromatic range in which the scents of plum and blackberry and hints of sweet tobacco, spices, graphite and incense stand out.)
Attacco caldo, aromatico e non di petto, acidità vellutata e viva, tannino rifinito e setoso.
Piacevole ritorno di frutti di bosco nel centro bocca e lungo finale dove si riverbera la freschezza.
A volergli trovare per forza un punto debole si potrebbe dire che un po’ di corpo, di volume in più avrebbe forse giovato, ma resta la sensazione di aver bevuto un ottimo vino che è ulteriore conferma della vocazione di Querciabella per vini eleganti e puliti.
Uve nebbiolo da giovani vigne site in diversi comuni per questo Langhe Nebbiolo Vajra.
Affinamento in vasche d’acciaio con un minimo apporto di legni neutri prima dell’imbottigliamento.
Azienda sita in Barolo.
Non ho bevuto tutti i nebbioli del mondo, ma non ne ho nemmeno bevuti pochi. Probabilmente il Nebbiolo, in tutte le sue declinazioni, è il vitigno che ho incontrato più volte nel mio cammino e da che mi ricordi credo che questo Nebbiolo 2016 di Vajra sia il più floreale che abbia mai annusato/bevuto.
La veste è rubino chiaro, trasparente e vivo. Come premesso è un vino floreale, talmente floreale da risultare inebriante, come stare in un prato fiorito in piena primavera. Poi fragolina, cassis e ricordi dell’incenso che arde nel turibolo.
Il nitore, la levità, la fragranza e la raffinata semplicità dei profumi che compongono il ventaglio odoroso di questo Nebbiolo mi fanno pensare alla composta brillantezza di certe canzoni di Nick Drake.
Al palato si conferma. Acidità setosa e tesa, succo fresco, tannino gentile e un buon finale di frutta fresca per un sorso più che piacevole. Convincente. Per fedeltà alla tipologia e valori espressi.