Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac
Molto tempo fa, un caro amico mi disse che per spiegare ad una persona poco avvezza al mondo del vino la differenza tra un vino di Bordeaux ed uno della Borgogna si poteva ricorrere all’archetipo della bellezza femminile. I vini della Borgogna potevano essere rappresentati da una donna bellissima, fine, elegante ed ammaliante. Quelli di Bordeaux erano rappresentati da una bellezza femminile molto più fisica, sensuale e seducente (negli anni ’80/’90 avremmo detto sexy, senza paura di offendere nessuno). Come ogni metafora, questa breve storia è ovviamente semplificatoria e riduttiva. Inoltre per par condicio, si potrebbe certamente fare la stessa cosa con l’immaginario maschile.
Complice la presenza, nella città in cui vivo, di uno dei più grandi distributori di Bordeaux europei, ultimamente mi trovo a bere con regolarità Medoc di buon livello, pur non essendone un loro appassionato sfegatato. Bevendo l’ultimo millesimo di Château Lynch-Moussas a Pauillac, ho rammentato la storiella del mio amico, la quale però questa volta appariva ai miei sensi decisamente riduttiva. Infatti questo assemblaggio di Cabernet Sauvignon al 78% e Merlot al 22%, con vinificazione separata di ciascuna parcella e che riposa 24 mesi in barrique (60% nuove), mi sembra poter contenere entrambe le immagini ideali della bellezza femminile (o maschile se si preferisce).
Il colore è un rosso granato molto scuro, ematico. Il naso è decisamente complesso e sprigiona la facile percezione di frutti di bosco come ribes e mirtilli, prugna secca, con al seguito sensazioni di pepe nero, liquirizia, tabacco e pellame. L’attacco al palato è secco e morbido, polposo, seducente. La struttura è importante ed offre una piacevole sensazione di viscosità diffusa, senza però mostrare troppo i muscoli. I Tannini sono già piuttosto morbidi e rotondi, ma la nota più significativa a mio avviso (non sempre facile da trovare nei Bordeaux di medio livello) è rappresentata dalla freschezza che accompagna e mantiene bilanciato il sorso, e sopratutto la straordinaria ed imprevista sapidità, la quale regala un bel finale di leggerezza, pulizia ed equilibrio.
Questo giovane e bel Pauillac, mi ha stupito per la sua capacità di essere molto gustoso, diretto e materico; ma al contempo dinamico, poliforme, equilibrato. A mio avviso la sapidità in questo caso è la chiave di volta che gestisce una perfetta uscita di scena al sorso, e lasciando aperto il sipario al rabbocco del calice.
Ultima nota di merito la straordinaria longevità della bottiglia aperta, la quale rimane ottima (e forse migliore) il giorno dopo e quello ancora a seguire. Rapporto qualità prezzo é nella media, per via del blasone territoriale piuttosto elevato.
Sono nato a Roma nel 1977. Il mio animo nomade mi ha portato a Milano, Perugia e successivamente in Svizzera. Sono pedagogista-educatore, counsellor e sommelier, percorsi intrapresi con impegno, fatica, ma soprattutto passione. Ad oggi vivo a Lugano e lavoro per l’Organizzaione Sociopsichiatrica Cantonale. Amo viaggiare comodamente, leggere prima di addormentarmi, vedere bei film, mangiare bene, ascoltare jazz, ed ovviamente bere buon vino. Quando riesco a fare almeno due di queste cose contemporaneamente, insieme alle persone a me care, mi sento felice.