Barolo Brunate 2020 – Giuseppe Rinaldi
È successo alla Trattoria da Amerigo di Savigno, grazie ad Alberto Bettini (qui un racconto di Martino Baldi) che ci ha servito questa bottiglia insieme ai sempre ottimi piatti del suo locale. Nel mio caso la bottiglia è arrivata insieme al Germano Reale in due cotture con cui in effetti si combinò bene.
Che dire?
Un giovanissimo Brunate 2020, ma è sempre e comunque meglio bere giovane che non bere, emblema della classicità e, ahimè/ahinoi, della speculazione (non in questo caso). Mga di La Morra.
Un colore bellissimo e traslucido, praticamente una dichiarazione d’intenti. Finissimi e continui richiami alle viole, al tamarindo, al bergamotto, ma soprattutto note di frutto delicato, a metà tra la ciliegia e il melograno. Completano il quadro meno spiccate note di spezie, balsamiche e di erbe aromatiche.
Al palato è rigoroso, ma non così austero come ci si potrebbe aspettare. L’ingresso è discreto, in evidenza subito il cuore di frutto delicato che innesca un lungo reverbero, l’acidità è diffusa, sorso agile, snello, pieno di questo sapore di frutto fresco che perdura e tannini possenti che ti ricordano dove ci si trova, ma senza chiudere. Finisce lungo, molto lungo, tra il melograno, l’eucalipto e il chinotto.
È un gioco divertente immaginarsi tra 15 anni con la stessa bottiglia. Ma non avendo certezza di cosa ci riserva l’avvenire è un gioco ancora più divertente berlo nel presente.
Barolo Brunate 2020 – Giuseppe Rinaldi
It happened at Trattoria da Amerigo in Savigno, thanks to Alberto Bettini (qui a story by Martino Baldi) who served us this bottle together with the always excellent dishes of his restaurant. In my case the bottle arrived together with the Mallard in two cooking sessions with which it actually combined well.
What can I say?
A very young Brunate 2020, but it is always better to drink young than not, an emblem of classicism and, alas, of speculation (not in this case). Mga of La Morra.
A beautiful, translucent color, practically a declaration of intent. Very fine and continuous references to violets, tamarind, bergamot, but above all notes of delicate fruit, halfway between cherry and pomegranate. Less strong notes of spices, balsamics and aromatic herbs complete the picture.
On the palate it is rigorous, but not as austere as one might expect. The entrance is discreet, immediately highlighting the delicate fruit heart that triggers a long reverberation, the acidity is widespread, agile, slim sip, full of this fresh fruit flavor that lasts and powerful tannins that remind you where you are , but without closing. It ends long, very long, between pomegranate, eucalyptus and chinotto.
It’s a fun game to imagine yourself 15 years from now with the same bottle. But not being certain of what the future holds for us makes it an even more fun game to drink it in the present.
L’Enonauta è un navigatore.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.