Degustazioni

Barolo di Serralunga d’Alba Rivetto/Barolo Mosconi Chiara Boschis – 2018

Barolo 2018 – 2 a confronto | Chiara Boschis/Enrico Rivetto

Capita di stappare in un intervallo di tempo breve due vini che condividono annata e tipologia e viene automatico fare un confronto.

Si trattava del Barolo Mosconi 2018 di E. PIRA & FIGLI | CHIARA BOSCHIS (mga Monforte d’Alba) e del Barolo di Serralunga d’Alba 2018 dell’azienda Rivetto.

Entrambi i vini presentano un tono di colore molto chiaro, per il Barolo Rivetto chiarissimo traslucido. 

Barolo di Serralunga d’Alba 2018 – Rivetto

Uve provenienti dalle vigne di Serra, Manocino e San Bernardo. 25 giorni di macerazione, attitudine biodinamica, 30 mesi in grandi botti di rovere.

Vino di straordinaria chiarezza e luminosità. Precisamente e nettamente rosa e melograno in primo piano, completano il quadro sentori mentolato/balsamici, di erbe aromatiche, radici, appena accennata la scorza di arancio.

Sorso ben bilanciato e piacevole, lineare nell’andamento, ben sapido e intenso al gusto con acidità fusa e tannini di forza misurata. Non una virgola fuori posto e, come già successo con altri omologhi della stessa annata, già godibilissimo. Direi addirittura pronto.

Barolo Mosconi 2018 – E. PIRA & FIGLI | CHIARA BOSCHIS

Due anni in botte piccola più un anno in bottiglia per il Mosconi.

Scorbutico, un po’ lontano dalla finezza assoluta riscontrata in certe bottiglie dell’azienda di Barolo, ultimo il Cannubi 2020 assaggiato a Grandi Langhe 2024 per cui avrei speso tranquillamente un 100/100.

Il Colore è chiaro, non molto espressivo al naso dove dominano le note speziate, eteree e di resina, vagamente vegetali,  lasciando i sentori di frutta in secondo piano.

Anche in bocca lascia un po’ perplessi per certe suggestioni ammezzate e per il sorso contratto, chiuso, dove giocano una parte importante i tannini verdi, la fruttuosità immatura. 

Deludente.

Enonauta/Degustazione di Vino #412/413 - review - Barolo 2018 a confronto | Rivetto Serralunga d'Alba - Mosconi Chiara Boschis

Barolo 2018 – 2 compared | Chiara Boschis/Enrico Rivetto

It happens that in a short space of time you uncork two wines that share a vintage and type and a comparison is automatic.

It was the Barolo Mosconi 2018 by E. PIRA & FIGLI | CHIARA BOSCHIS (mga Monforte d’Alba) and the Barolo di Serralunga d’Alba 2018 from the Rivetto company.

Both wines have a very light color tone, for the Barolo Rivetto very light translucent. 

Barolo di Serralunga d’Alba 2018 – Rivet

Grapes from the Serra, Manocino and San Bernardo vineyards. 25 days of maceration, biodynamic attitude, 30 months in large oak barrels.

Wine of extraordinary clarity and brightness. Precisely and clearly rose and pomegranate in the foreground, the picture is completed by menthol/balsamic hints, aromatic herbs, roots, and just a hint of orange peel.

Well-balanced and pleasant on the palate, linear in progression, well-savory and intense on the palate with melted acidity and tannins of measured strength. Not a comma out of place and, as has already happened with other counterparts of the same vintage, already very enjoyable. I would even say ready.

Barolo Mosconi 2018 – E. PIRA & FIGLI | CHIARA BOSCHIS

Two years in small barrels plus one year in the bottle for the Mosconi.

Grumpy, a little far from the absolute finesse found in certain bottles of the Barolo company, last is the Cannubi 2020 tasted at Grandi Langhe 2024 for which I would have easily spent a 100/100.

The color is light, not very expressive on the nose where the spicy, ethereal and resinous, vaguely vegetal notes dominate, leaving the hints of fruit in the background.

Even in the mouth it leaves a little perplexed by certain suggestions in the middle and by the contracted, closed sip, where the green tannins and the immature fruitiness play an important part. 

Disappointing.

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Grandi Langhe 2024 | Indicazioni ricevute, i migliori assaggi e altri riconoscimenti
Degustazioni, Eventi

Grandi Langhe 2024 | Indicazioni ricevute, i migliori assaggi e altri riconoscimenti

Grandi Langhe 2024 – L’EVENTO

Davvero apprezzabile la formula dell’evento Grandi Langhe a Torino anche nel 2024. Organizzazione, contesto, clima. Sicuramente il più importante tra gli eventi dedicati al vino di Langa organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e il Consorzio di Tutela Roero, con il supporto di Regione Piemonte e il sostegno di Intesa San Paolo.

Grandi Langhe 2024 – INDICAZIONI GENERALI

Le indicazioni generali non mancano. L’annata 2020 per il Barolo sembra felice nella sua misurata vitalità. La 2021 per il Barbaresco felicissima, molto espressiva soprattutto nelle interpretazioni classiche. La 2022 per i Langhe Nebbiolo e i Nebbiolo d’Alba un po’ problematica. 

Dal Roero arrivano a Torino vini di qualità media piuttosto alta, ma soprattutto vini caratterizzati da grande carattere unito a perizia nell’esecuzione.

I migliori | Barolo 2020 a Grandi Langhe 2024

Al Barolo Cannubi 2020 Pira di Chiara Boschis giudicando sull’onda dell’emozione non lesinerei un 100/100.

Grandi emozioni sono venute da 

Barolo Parafada 2020 di Palladino

Barolo Marenca 2020 di Pira

Barolo Pianpolvere 2020 di Chionetti

E poi da ricordare anche 

Barolo del Comune di La Morra 2019 di Boglietti

Barolo Sarmassa 2020 di Brezza

Barolo Margheria 2020 di Massolino

Barolo Sottocastello di Novello 2020 di Ca Viola per la sua suadenza.

Barolo 4 Vigne 2019 di Cascina Adelaide da ricordare per il vasto bouquet profumiero.

Fuori Categoria il Barolo Riserva San Bernardo 2016 di Palladino. 

I migliori | Barbaresco 2021

Da ricordare in un quadro di generale validità

Barbaresco Albesani 2021 di Massolino

Barbaresco Cottà 2021 di Sottimano che è un fulgido esempio di precisione 

Barbaresco Rio Sordo 2021 e Barbaresco Pora 2021

ovvero i due presentati da Musso che mostrano uno straordinario equilibrio di forze

Barbaresco Montersino 2021 di Albino Rocca per la sua anima duplice, dura e dolce al tempo stesso.

I migliori | Nebbiolo d’Alba e Langhe Nebbiolo 2022

Non mancano vini dal sorso un po’ sbavato, un po’ pienotti, grassi e alcolici. Spiccano il Nebbiolo di Pira da Serralunga e di Musso da Barbaresco che rispetto agli altri mostrano di aver probabilmente gestito meglio le condizioni climatico ambientali.

I migliori | Barbera e Dolcetto

La Barbera d’Alba Bricco delle Olive 2021 di Palladino è una vera Bomba. 

Barbera d’Asti 2022 di Emilio Vada. Distintiva e possente.

Barbera d’Alba Sup. Marun 2020 di Correggia è espressiva ed equilibrata.

Per il Dolcetto 2020 San Luigi di Chionetti spenderei il termine Archetipico. 

Ca ed Curen porta al banco degli ottimi dolcetti. Il preferito il “Cent’anni anni e più” 2021. 

Il Dolcetto d’Alba 2021 di Enzo Boglietti è secco, preciso, incisivo.

Molto buono anche il Dolcetto d’Alba 2022 dei Fratelli Barale

I migliori | Roero

Per mio gusto i migliori sono risultati:

Alberto Oggero con i suoi Roero Anime 2021 e Roero Le Coste 2021 che per certo concorrono per il riconoscimento del migliore vino di tutta la manifestazione.

Matteo Correggia e i suoi due Roero 2021 e Roero Riserva 2020 La Val dei Preti il cui tratto dominante è l’eleganza.

Stefano Occhetti i cui Roero sviluppano in potenza senza trascurare la propria identità.

Roero Rosso Le Sanche 2021

Roero Rosso Riserva Occhetti 2021

I migliori | Roero Arneis

Assaggiati con piacere diversi esperimenti per portare l’Arneis a un livello di gusti più articolato.

Tra questi:

Roero Arneis 2016 La Val dei Preti – Matteo Correggia

Non è una classifica, ma solo ricordi rimasti più impressi di altri alla fine di due giornate passate in piedi senza ovviamente poter assaggiare tutto.

Fotografie di Dario Agostini

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Venerdì 17, Barolo 2016

Degustazione Barolo 2016 – Un fantastico venerdì 17 in buona compagnia e  con sei Barolo da annata favorevole con abbondanza di vini moderni e piccola rappresentanza di tradizionali. Tre da cru, tre classicamente solo annata.

In ordine di apertura:

Barolo 2016 – Trediberri

Da uve in Berri e Capalot, 24 mesi in botte e grande e bottiglia.

Chiaro, lineare, con spiccati rimandi agrumati, di ribes e rosa, moderatamente speziati e di bitter. Sorso ben definito, si sviluppa intorno all’asse fresco/tannica, in modo piuttosto fluente, ordinato e con ottimo finale dove tornano la scorza di arancio e il bitter.
Manca forse del guizzo che lo renda unico, o più semplicemente particolare, ma è un vino ben fatto, piacevole già adesso. Un vino che riberrei.

Barolo Neirane 2016 – Agostino Bosco

Vigna in Verduno, acciaio e poi prima barrique e tonneau e a seguire botte grande.

Un Barolo dalla forza oscura, imbrigliata, in attesa del momento di essere liberata del tutto. Mi fa pensare per analogia al brano “Electric Funeral” dei Black Sabbath (accostamento ovviamente elogiativo) come il vino precedente ai Whitesnake, o ai Guns and Roses come mi hanno corretto i compagni di tavolo, volendo abusare delle canzoni hardrock come riferimento.
Colore scuro, note predominanti di marasca matura e prugna, muschio, eucalipto, balsamiche e terrose.
Al palato mostra una certa densità, struttura, pienezza, tannini non spigolosi, ma ben presenti. Un vino brulicante di forze che per il momento non hanno ancora trovato equilibrio.
Al momento lo consiglierei solo con piatti di grande struttura.

Barolo Bricco Luciani 2016 – Mauro Molino


Macerazione breve e fermentazione in acciaio  18 mesi in barrique.

Il meno complesso dei sei. Che può essere al contempo un pregio oppure un disincentivo in relazione a cosa cerca il bevitore.
Colore rubino scuro, ricordi di resine, vaniglia, prugna e ciliegia, cenere spenta e note di tostato. Porta ben chiari i segni dell’elevamento in legno.
Sorso agevole, di medio corpo, il più vellutato dei sei con un centrobocca ricco, torna molto frutto, sembra aver già raggiunto un buon punto di equilibrio con tannini ingentiliti e acidità ben diffusa.

Barolo Gattera 2016 – Mauro Veglio


Vigna a La Morra. Prima acciaio e poi 24 mesi in barrique per il 30% nuove.

Un vino che spicca per precisione ed equilibrio. Per quanto non possa considerare questo genere di Barolo tra quelli del cuore trovo in questo vino chiarezza di intenti e ottima esecuzione.
Colore di media intensità, bouquet bello con suggestioni che spaziano dalla ciliegia e dall’arancia al chiodo di garofano, dal mentolo alla vaniglia, con ricordi di erbe aromatiche e di viola.
Vino misurato al palato che ha uno sviluppo gustativo per cui spenderei il controverso termine elegante. Una bella progressione, generale levigatezza e buon corpo in un quadro di vitalità e tonicità. Vino quasi risolto, con bel finale sapido e rinfrescante.


Barolo 2016 – F.lli Barale


Da vigneti situati nel comune di Barolo: Coste di Rose, Preda e Monrobiolo. 3 anni in botti di rovere dai 15 ai 30 hl.

Con questo vino fanno festa gli amanti del Barolo tradizionale. Si innesca all’istante quella zona del cerebro sensibile alle stimolazioni del Barolo un po’ austero, un pochino rustico, ma anche gentile con la sua fruttuosità delicata.
Traslucido granata, profumatissimo, rose e arancia navel, melograno, timo, genziana. Non complessissimo però netto e intenso.
Vino dalla freschezza appuntita, asciutto nella forma, con tannini di carattere e una qualità di gusto eccellente e molto persistente per un effetto generale rinfrancante.

Barolo 2016 – Giacomo Grimaldi


Dalle vigne Terlo in Barolo e Sottocastello di Novello.
8/10 giorni di macerazione a temperatura controllata in acciaio.
Fermentazione malolattica in barrique. Affinamento per 12 mesi in barrique francesi (25% nuove), e 12 mesi in botte grande, blend in acciaio per 8 mesi. 

Barolo d’impatto, penalizzato forse dall’essere l’ultima bottiglia degustata, ma è apparso un vino poco dinamico. Colore scuro, un corredo aromatico orchestrato su registri cupi, non molto vivaci, dove a predominare sono i rimandi all’elevazione in legno come la vaniglia, le essenze orientali, il tabacco e con le fragranze fruttate di prugna e floreali in secondo piano.
Ingresso con calore e densità, tocco vellutato, finale su frutto-spezie, un po’ monolitico, non molto dinamico come premesso.

Che ci dice questa serata?
Che l’annata 2016, questa è una conferma, ci ha consegnato mediamente ottimi vini. Ci dice anche che in compagnia si beve meglio e si vive bene e che la faziosità è quasi sempre un limite e che il buono, si parla in questo caso di stili di vinificazione, sta nel moderno e nel classico. Basta saper accorgersene.

Panoramica Barolo 2016

Barolo 2016 Trediberri - Barolo Neirane A. Bosco
Barolo 2016 Trediberri – Barolo Neirane A. Bosco
Fratelli Barale
F.lli Barale
Enonauta/Degustazione di Vino #374/379 - review - Degustazione Barolo 2016 | Mauro Veglio, Trediberri, Barale, Grimaldi, Molino, Bosco
Barolo Bricco Luciani M. Molino – Barolo Gattera M. Veglio

Enonauta/Degustazione di Vino #374/379 - review - Degustazione Barolo 2016 | Mauro Veglio, Trediberri, Barale, Grimaldi, Molino, Bosco
Barolo 2016 G. Grimaldi

Enonauta/Degustazione di Vino #374/379 - review - Degustazione Barolo 2016 | Mauro Veglio, Trediberri, Barale, Grimaldi, Molino, Bosco
Enonauta/Degustazione di Vino #374/379 - review - Degustazione Barolo 2016 | Mauro Veglio, Trediberri, Barale, Grimaldi, Molino, Bosco
Enonauta/Degustazione di Vino #374/379 - review - Degustazione Barolo 2016 | Mauro Veglio, Trediberri, Barale, Grimaldi, Molino, Bosco

Degustazione Barolo 2016 – Barolo Tasting 2016

Barolo Tasting 2016 – A fantastic Friday 17th in good company and with six Barolos from a favorable vintage with an abundance of modern wines and a small representation of traditional ones. Three from cru, three classically single vintage.

What does this evening tell us?
This is a confirmation that the 2016 vintage gave us excellent wines on average. It also tells us that in company we drink better and live well and that bias is almost always a limit and that the good, in this case we are talking about winemaking styles, lies in the modern and the classic. You just need to know how to notice it.

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Barolo Rocchettevini 2015 – Eraldo Viberti

Barolo Rocchettevini 2015 – Eraldo Viberti

Sostanza, molta sostanza, e precisione per questo Barolo di Eraldo Viberti da La Morra.
Colore di media concentrazione molto luminoso, con ricordi di scorza di arancia, eucalipto, marasca, erbe medicinali, spezie un accenno, cosi come i sentori resinoso/tostati sono appena percepibili. Il tutto con grande generosità e pulizia.
Sorso altrettanto generoso, caldo, voluminoso, caratterizzato da spiccata piacevolezza di beva, scorrevolezza, integrità, misurata acidità e tannini ben scolpiti.
Buono da bersi adesso, ma anche in prospettiva 2028.
Altra bella interpretazione dell’annata 2015 (qui un altro esempio) per l’azienda di La Morra. Annata che è sì buona, ma non esente da rischi sulla distanza.

Enonauta/Degustazione di Vino #372 - review - Barolo Rocchettevini 2015 - Eraldo Viberti | Sostanza, molta sostanza, e precisione per questo Barolo di Eraldo Viberti

Barolo Rocchettevini 2015 – Eraldo Viberti

Substance, a lot of substance, and precision for this Barolo by Eraldo Viberti from La Morra.
Very bright medium concentration colour, with hints of orange peel, eucalyptus, morello cherry, medicinal herbs, a hint of spices, just as the resinous/toasted hints are barely perceptible. All with great generosity and cleanliness.
Equally generous sip, warm, voluminous, characterized by a marked drinking pleasure, smoothness, integrity, measured acidity and well-sculpted tannins.
Good to drink now, but also in 2028.
Another beautiful interpretation of the 2015 vintage (here is another example) for the La Morra company. A good year, yes, but not without risks over distance.

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Tre Grandi Barolo – Principiano/Sandrone/Fenocchio

Tre Grandi Barolo – Principiano/Sandrone/Fenocchio

In occasione di una riunione enogastronomica che mancava da un po’ di tempo si decide per un menu di varie portate di carne, Lingua bollita con salsa verde, Trippa in bianco con fagioli e salsiccia, Coniglio al forno con patate e Roastbeef all’aceto balsamico, e tre bottiglie di Barolo. Sicuramente tre dei migliori Barolo in circolazione a un prezzo, se non proprio economico, perlomeno accessibile. Ognuno con una sua precisa, netta identità.

Barolo Boscareto 2016 – Ferdinando Principiano

36 mesi in botti da 30 hl.

Vino Raggiante, luminoso granato chiaro, traslucido, molta energia, ma non solo energia. Ho avuto la fortuna di poter stappare 2008 e 2009 in rapida sequenza non molto tempo fa e mi sono reso conto di cosa può diventare questo vino. 

Profumi di arancia navel e melograno, foglia di the, rosmarino, con una nettezza davvero impressiva.

Il sorso è esplosivo, incalzante, austerità declinata in modo approcciabile per cui è un Barolo altamente godibile già nel 2023. Fluisce, scalda, tannini appena rustici, ha ottima dinamica di gusto, spazialità senza impacci ed è già ben definito. 

Enonauta/Degustazione di Vino #367/369 - review - Tre Grandi Baroli - Principiano/Sandrone/Fenocchio | Una tripletta di giovani Barolo
Barolo Boscareto 2016 – Ferdinando Principiano

Barolo Bussia Riserva 90 dì – Giacomo Fenocchio

Monforte d’Alba. Per me il 90 dì di Giacomo Fenocchio rappresenta l’emblema del Barolo tradizionale. 4 anni in botte grande, 90 giorni di macerazione. Ebbi l’occasione di assaggiare il 2011 direttamente dalla botte di invecchiamento e fu un colpo di fulmine.

Si può dire che è giovane e che si sarebbe potuto bere tra trent’anni, ma per me e i miei compagni di tavolo trent’anni sembrano una scommessa troppo rischiosa.

Rubino chiaro, naso progressivo. Marasca, rosa, note balsamiche e di chinotto, genziana. Fedelissimo. 

Al palato è risoluto, potente, in questo momento assai compatto, tetragono, uno sviluppo gustativo fatto di piccoli passi. Tannini robusti, molto scheletro, si intravedono come premesso delle potenzialità infinite per un futuro anche remoto, ma per l’intanto con il Roastbeef all’aceto balsamico si fecero buona compagnia.

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Barolo Bussia Riserva 90 dì 2015 – Giacomo Fenocchio

Barolo Le Vigne 2015 – Sandrone

Barolo Le Vigne 2015 – Sandrone

Con uve dai vigneti Baudana a Serralunga d’Alba, Villero a Castiglione Falletto, Vignane a Barolo e Merli a Novello è un Barolo che va dichiaratamente e con successo a cercare la misura e l’equilibrio.

Elevazione in rovere francese da 500 litri e 18 mesi di affinamento in bottiglia.

Mette insieme la classicità dell’assemblaggio con un’idea più contemporanea del Barolo.

Di colore più intenso, con predominanti reminiscenze fruttate di corbezzolo e ribes rosso e di spezie dolci, floreale elegante, echi di bosco, cipria, eucalipto. Finezza manifesta.

Vellutato e sapido, ben orchestrato, certamente il più pronto dei tre, eppure nella sua amichevole disposizione mantiene una costante tensione, una forza trascinante senza spigoli e nemmeno cercando di proposito e con animo ostile si riuscirebbe a individuare un punto debole a questo Barolo.

Enonauta/Degustazione di Vino #367/369 - review - Tre Grandi Baroli - Principiano/Sandrone/Fenocchio | Una tripletta di giovani Barolo

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Tre Grandi Barolo – Principiano, Fenocchio, Sandri

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BAROLO RISERVA VIGNOLO 2009 – Cavallotto

Barolo Riserva Vignolo 2009 – Cavallotto

Vignolo: vigna esposta a sud-ovest in Castiglione Falletto. Vinificazione tradizionale, lunga macerazione a cappello semi sommerso, invecchiamento altrettanto lungo in botte grande.

Vino dall’aspetto brillante, di considerevole complessità con reminiscenze eteree e fruttate passando, col tempo, dalla marasca a frutti più scuri. E poi le radici aromatiche, il goudron/asfalto bagnato (la prima volta che lo percepisco davvero nettamente e ho la conferma reale della sua esistenza in quanto percezione potenziale), felce e humus, l’ossigeno lo arricchisce ed emergono sentori di foglia di the, cuoio fresco, tamarindo. Giudicando dal naso lo si direbbe in una fase di ottima espressività.

Al palato potrebbe invece per qualcuno risultare intimidatorio. Perché dal punto di vista gustativo sviluppa molta potenza e un impatto tattile che impegna. Parte caldo, acidità penetrante e sapidità trainanti che innescano una ottima progressione, in piena coerenza e integrità di frutto. Tannini di grana finissima animati da forza indomita che impegnano la bocca.
Un buon esempio di salda finezza.

Un vino emblematico che aggiunge qualcosa all’idea di longevità potenziale. Dell’altra bottiglia in mio possesso credo potranno goderne i miei figli intorno all’anno 2035. Che è un po’ un bene, ma anche un po’ il disincentivo a spendere, il prezzo stesso a dire il vero non economico potrebbe essere disincentivante, per vini che racchiudono il mistero del famoso momento giusto, quello in cui il miracolo della prontezza si compirà, la risultante dell’evoluzione simultanea di più elementi che non sempre va a buon fine.
In questo caso le premesse fanno pensare che nel 2035 si potrà, con questo Riserva Vignolo 2009 di Cavallotto, fare una bella esperienza enoica.

Buon abbinamento insieme all’Ossobuco in umido.

Enonauta/Degustazione di Vino #342 - review - Barolo Riserva Vignolo 2009 - Cavallotto | Longevo, potente, molto complesso

Enonauta/Degustazione di Vino #342 – review – Barolo Riserva Vignolo 2009 – Cavallotto | Longevo, potente, molto complesso

Enonauta/Degustazione di Vino #342 - review - Barolo Riserva Vignolo 2009 - Cavallotto | Longevo, potente, molto complesso

Barolo Riserva Vignolo 2009 – Cavallotto

Vignolo: vineyard facing south-west in Castiglione Falletto. Traditional vinification, long semi-submerged cap maceration, equally long aging in large barrels.

A wine with a brilliant appearance, of considerable complexity with ethereal and fruity reminiscences, passing, over time, from morello cherry to darker fruits. And then the aromatic roots, the goudron/wet asphalt (the first time I really perceive it clearly and have real confirmation of its existence as a potential perception), fern and humus, the oxygen enriches it and hints of tea leaf emerge , fresh leather, tamarind. Judging by the nose one would say it is in a phase of excellent expressiveness.

On the palate, however, it could be intimidating for some. Because from a gustatory point of view it develops a lot of power and a tactile impact that engages. Warm start, penetrating acidity and driving flavor that trigger an excellent progression, in full coherence and fruit integrity. Very fine-grained tannins animated by indomitable strength that engage the mouth.
A good example of firm finesse.

An emblematic wine that adds something to the idea of ​​potential longevity. I think my children will be able to enjoy the other bottle in my possession around the year 2035. Which is a bit of a good thing, but also a bit of a disincentive to spend, the price itself, to be honest, not cheap could be a disincentive, for wines that contain the mystery of the famous right moment, the one in which the miracle of readiness will be accomplished, the result of the simultaneous evolution of multiple elements that does not always end well.
In this case the premises suggest that in 2035 it will be possible, with this Riserva Vignolo 2009 from Cavallotto, to have a beautiful wine experience.

Good pairing with stewed ossobuco.

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Barolo 2018 – Massolino

Barolo 2018 – Massolino

Vino sottile, incisivo, denso di aspetti positivi, unico Barolo aziendale prodotto nel 2018, ma non saprei dire se questo ha nettamente inciso sulla qualità del vino perché devo dire che il Barolo di Massolino (non cru) prodotto nelle altre annate e assaggiato in passato (ad esempio) , anche senza le uve dei cru aziendali, l’ho sempre trovato ottimo. Forse questo 2018 risulta meno austero e più immediato. Questo sì.
Colore molto chiaro, traslucido, largamente profumato, di anguria, rose rosse, note balsamiche e di cuoio, ma anche ricordi di cannella.
Al palato risulta caldo, brillante, succoso, si potrebbe parlare di immanenza del frutto, ben delineato, con tannini di buona presenza, ma non tetragoni.
Provato più volte, da solo e in compagnia, ogni volta consenso unanime.
L’annata sarà stata difficile, ma questo che ci consegna Massolino è un ottimo vino.

Enonauta/Degustazione di Vino #325 - review - Barolo 2018 - Massolino | Vino sottile, incisivo, denso di aspetti positivi
Enonauta/Degustazione di Vino #325 - review - Barolo 2018 - Massolino | Vino sottile, incisivo, denso di aspetti positivi
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Barolo/Barbaresco 2015 – una indagine amichevole

Barolo Barbaresco 2015 – una indagine amichevole


Barolo Sorano – Claudio Alario

Barolo – Domenico Clerico

Barolo – Ferdinando Principiano

Barolo – Cascina Fontana

Barbaresco – Francesco Versio

Barbaresco Autinbej – Ca del Baio


Reduci da una serata dedicata al Brunello di Montalcino dalla quale siamo usciti delusi e con una quantità anomala di sensazioni negative, e che non so nemmeno se raccontare, ci sediamo a tavola con entuasiasmo rinnovato per fare una piccola escursione nell’annata 2015 in Langa con 4 Barolo e 2 Barbaresco e ne ricaviamo ottime indicazioni sull’annata e per quanto riguarda i vini già degustati in precedenza anche interessanti informazioni sulla loro evoluzione.
I vini appaiono tutti, pur nella loro talvolta radicale differenza, approcciabili. Sembra che l’annata abbia contribuito a creare vini meno complessi e più immediatamente interpretabili e dal considerevole tenore alcolico ben integrato.

In ordine di apertura:

Barbaresco Autinbej Ca del Baio

Barbaresco classico con uve provenienti da diversi vigneti e che io definirei un giusto compromesso tra la potenza e la finezza. Dal primo assaggio (https://wp.me/pavwJ6-aP) risulta meno assertivo e decisamente più lineare ed equilibrato. Mantiene l’identità con la sua scorta di sentori che spaziano dal lampone alle erbe aromatiche, passando per la rosa e le spezie.

Resta un vino dal vigoroso impatto, ma c’è già più spazio di gusto, più grazia tattile.

Il Barolo di Domenico Clerico, già assaggiato, dà segni evidenti di apertura. Se in precedenti occasioni era risultato chiuso pare adesso avviato verso una fase di più brillante espressività. Barolo moderno, di colore più scuro degli altri, con sentori di marasca matura, essenze orientali, resine fresche, spezie dolci, sorso setoso, coerente, ben calibrato, senza particolari asperità.

Il Barbaresco di Francesco Versio brilla per la finezza esemplare, la pulizia e la nitidezza dei richiami, la precisione e la definizione del sorso, ha colore chiarissimo in un quadro di fragranza di piccoli frutti rossi, cannella, arancia navel, finale arioso e rinfrescante. Ci si può leggere chiarezza d’intenti ben realizzati in questo vino che è immediato, ma assai ben concertato.

Il Barolo di Serralunga d’Alba di Ferdinando Principiano ha energia straripante, è appena rustico, fresco assai, molto floreale, sanguigno, note di ciliegia e balsamiche, al palato risulta diretto, godibile, a tratti entusiasmante, tannini di grana fine che lasciano spazio alla dolcezza del frutto.

Cascina Fontana è animato da una forza oscura, ancora imbrigliata, ricorda certe bottiglie del cav. Accomasso. Il più tannico e austero del gruppo, ma a me è sembrato un grande vino in attesa di dare il meglio. Per la complessità e la ricchezza del bouquet, dove si trovano reminiscenze di rosa, marasca, carne cruda, humus, genziana, per il suo scheletro e la profondità di gusto. Non esiterei a scommettere su una cassa da conservare in cantina.

Il Barolo Sorano di Claudio Alario mostra un po’ i muscoli. Il più concentrato e denso del gruppo che potrebbe far storcere il naso ai fanatici dl Barolo Classico. Io l’ho invece apprezzato molto nella sua ottima intepretazione moderna. Un bel ventaglio di aromi (prugna matura, chiodo di garofano, mentolato/balsamico, vaniglia, viola), sorso stratificato che sviluppa una buona dinamica, tannini non domati che tracciano un bel profilo, lungo finale balsamico/fruttato.

Barolo Barbaresco 2015

Barolo Sorano - Claudio AlarioBarolo - Domenico Clerico
Barolo - Ferdinando Principiano
Barolo - Cascina Fontana
Barbaresco - Francesco Versio
Barbaresco Autinbej - Ca del Baio
Barolo Barbaresco 2015 – una indagine amichevole
Barolo Barbaresco 2015 – una indagine amichevole
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Bottiglie, Degustazioni

Barolo Lazzairasco 2006 – Guido Porro

Barolo Lazzairasco 2006 – Guido Porro

Ciò che un tempo fu probabilmente un vino potente e austero è oggi un vino ottimamente evoluto, caratterizzato da determinata gentilezza. E potrebbe essere portato ad esempio delle potenzialità di un vino adatto all’invecchiamento. Il Lazzairasco di Guido Porro da Serralunga, fuoriclasse indiscusso del Nebbiolo, è un Barolo fortemente tradizionale. A 17 anni dalla vendemmia è un vino di colore chiaro luminoso che si dispiega con estrema precisione al palato e nitore al naso dove prevalgono i ricordi fruttati di Melograno maturo, agrumati di scorza di chinotto, e poi sentori di timo, genziana, cuoio, the nero, a tratti etereo.
Vino potente, caldo, il cui filo conduttore sono l’integrità e la qualità del ritorno fruttato nel centrobocca, il suo prolungarsi lineare, definito ed equilibrato, con un tannino adesso disegnato e giusta freschezza, senza flessioni. In coda tornano anche l’agrume e le radici aromatiche.

Vino che avrebbe ancora del tempo a sua disposizione, ma adesso forse al culmine della sua evoluzione positiva.

Enonauta/Degustazione di Vino #318 - review - Barolo Lazzairasco 2006 - Guido Porro | Ciò che un tempo fu probabilmente un vino potente e austero è oggi un vino ottimamente evoluto, caratterizzato da determinata gentilezza
Enonauta/Degustazione di Vino #318 - review - Barolo Lazzairasco 2006 - Guido Porro | Ciò che un tempo fu probabilmente un vino potente e austero è oggi un vino ottimamente evoluto, caratterizzato da determinata gentilezza

Barolo Lazzairasco 2006 – Guido Porro

What was once probably a powerful and austere wine is today an excellently evolved wine, characterized by determined kindness. And it could be given as an example of the potential of a wine suitable for aging. Guido Porro da Serralunga’s Lazzairasco, the undisputed champion of Nebbiolo, is a highly traditional Barolo. 17 years after the harvest, it is a wine with a bright light color that unfolds with extreme precision on the palate and clarity on the nose where the fruity notes of ripe pomegranate, citrus notes of chinotto peel, and then hints of thyme, gentian, leather, tea prevail. black, at times ethereal.
Powerful, warm wine, whose common thread is the integrity and quality of the fruity return in the mid-mouth, its linear, defined and balanced extension, with a well-defined tannin and the right freshness, without inflections. Citrus fruits and aromatic roots also return at the end.

A wine that still has some time at its disposal, but now perhaps at the peak of its positive evolution.

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Gite in Cantina, Luoghi del Vino

Langhe: itinerario nella tradizione e nella passione

Langhe: itinerario nella tradizione e nella passione

“Un sentiero è sempre un sentiero anche nella nebbia” questo afferma il Signor Geiser protagonista del racconto L’uomo dell’Olocene di Max Frisch. E cosa più della tradizione è un sentiero che rimane tale anche nella nebbia?

Ed è così che ci avviamo verso il Piemonte, con l’intenzione di incontrare alcuni interpreti della tradizione vinicola di Langa.

Novembre è il mese dell’estate indiana. In certe annate, quando si è fortunati, ci sono giornate che non ci sono in nessun altro momento dell’anno. Inoltre i lavori della vendemmia sono finiti, l’aroma dell’uva in fermentazione pervade le strade e gli ambienti delle cantine e il Cavalier Accomasso mette le sue bottiglie a disposizione dei pochi fortunati che riescono ad arrivare in tempo.

Il viaggio fino a Savona si fa in autostrada poi decidiamo per la ex Statale 661 che da da Montezemolo, passando per Murazzano, arriva a Dogliani. La statale è la soluzione ideale per chi abbia il tempo e la voglia di immergersi nel paesaggio, nella sua varietà prima della monocoltura duffusa, godersi il tempo del viaggio con la possibilità di osservare l’arco delle Alpi, dal Col di Tenda fino al Monte Bianco, da un punto privilegiato. Nel nostro caso c’era la nebbia. Quindi il paesaggio sarà parte del prossimo viaggio e lo racconteremo un’altra volta…

Giorno 1

Cap. 1

Az. Agr. Brezza

Da diversi anni mi proponevo di visitare questa storica azienda di Barolo. Il 2022 è stato l’anno giusto. L’azienda è nell’abitato di Barolo e si completa con un Ristorante e l’Albergo. 20.5 gli ettari vitati tra Barolo, Monforte, Novello e Diano d’Alba. Nayla, francese che si occupa di vino italiano, ci accoglie mostrando curiosità, disponibilità, gentilezza e competenza.

Nayla con la carta del Barolo da Brezza

Nayla con la carta del Barolo da Brezza

I Baroli 2018 che ci presenta in assaggio, Barolo, Barolo Castellero, Barolo Cannubi, Barolo Sarmassa brillano tutti per l’esattezza del tratto congiunta a una austerità tipica che nella 2018 pare stemperata a vantaggio di una accessibilità più spiccata, di un carattere luminoso. Il Barolo Cannubi 2017 porta invece un’impronta tannica molto più marcata.

Da non trascurare il resto della produzione composta di ottime interpretazioni dei vitigni tradizionali delle Langhe. Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. Sottolineando la versatile precisione del Nebbiolo Santa Rosalia 2020.

Az. Agr. Brezza

Az. Agr. Brezza

Az. Agr. Brezza

Az. Agr. Brezza

Chi ben comincia è a metà dell’opera.Dopo una sosta per il pranzo ci avviamo verso il nostro secondo appuntamento.

Cap. 2

Ferdinando Principiano

Ferdinando Principiano è un vignaiolo dalla storia particolare. Parte con i Barolo Boys, di cui conserva un cimelio in azienda, e arriva come vignaiolo tradizionalista, ma soprattutto rispettoso dell’ecosistema, tenuto in considerazione anche dai grandi Classicisti delle Langhe.

L’azienda è a Monforte d’Alba.

La proposta è larga e tutta di livello. Si va dall’Alta Langa ai due Baroli di punta, Boscareto e Ravera, passando per il sorprendente Dolcetto 2021 che mi è sembrata una delle migliori interpretazioni provate recentemente, la Freisa (ovvero la cugina del Nebbiolo), per finire con un Boscareto 2009 stappato per testarne le qualità alla prova del tempo.

La nostra visita la ricorderemo anche per la particolarità di aver avuto come occasionali compagni di tavolo un gruppo di francesi che parlavano correntemente e volentieri in inglese.

Ferdinando Principiano

Ferdinando Principiano

Cap. 3

Il Cav. Lorenzo Accomasso

Andare a trovare il Cavalier Accomasso senza parlare col Cavaliere è una situazione un po’ strana per chi ha avuto la fortuna di condividere con lui del tempo nella stanza degli assaggi al piano terra della sua casa di La Morra.

Non poter ascoltare la sua voce quasi plurale raccontare di tutto con generosità e con risparmio del vino, a momenti solo in modo tangenziale, come se fosse un corollario del ben più importante esistere. Comprensibile da parte di una persona per cui il lavoro di vigna fu per moltissimi anni principalmente fatica. Piacevole fatica, ma fatica. Prima che acquistare una vigna, come lo stesso Cavaliere sostiene, fosse diventata una questione per Fondi Internazionali e multinazionali del lusso e non c’era da vantarsi di fare il contadino.

La quercia nel vigneto, i funerali di Bartolo Mascarello con le bandiere rosse, le automobili, la pallapugno, l’Internazionale (la squadra di calcio), l’autoironia sul mancato uso delle barrique, la barbera e il formaggio coi vermi in vigna d’estate, ma tutto questo è materiale per un altro racconto ben più vasto.

Eppure la Signora Simona che all’oggi si occupa di gestire le visite e le vendite per Lorenzo Accomasso non si risparmia e ci accoglie con grande gentilezza e generosità.

I Baroli 2015 sono ottimi, in perfetto stile Accomasso, ma forse il millesimo li ha resi più immediati. Rocchette ha il sapore particolare di ciò che non si assaggerà mai più dal momento che il vigneto sarà espiantato. Ci sono anche il Dolcetto rustico annata 2020 e la Barbera 2018 che definirei un vero ordigno dall’alto potenziale. Pur non avendo parlato col Cavaliere se ne sentiva la presenza.

Enonauti da Lorenzo Accomasso

Enonauti da Lorenzo Accomasso

Ultimo Rocchette

Ultimo Rocchette

Lorenzo Accomasso

Lorenzo Accomasso

Il vino della felicità ovvero il Barbera 2011 del Cavalier Lorenzo Accomasso

Il vino della felicità ovvero il Barbera del Cavalier Lorenzo Accomasso

Finisce la prima giornata. Si raggiunge l’alloggio e si va a cena.

Giorno 2

Cap. 4

Teobaldo Rivella

Teobaldo Rivella ha un’azienda che porta il nome del padre Serafino. Un’azienda piccola, circa 12000 bottiglie in totale, che poggia sulla sommità di una delle migliori vigne di Langa. Montestefano. Per chi scrive si tratta della terza volta dal Signor Teobaldo Rivella, un uomo dalla proverbiale gentilezza e cordialità, che condivide con Lorenzo Accomasso il piacere nel definirsi un classicista e come il Cavaliere tradisce una certa disposizione per il parlare più volentieri di sport, nel suo caso il ciclismo, che di vino. Ma di vino evidentemente se ne intende e basta assaggiare il suo Langhe Nebbiolo e il Barbaresco Montestefano per averne subitanea contezza. Una cantina semplice, pulitissima e suggestiva che giustamente il Signor Rivella mostra con malcelato orgoglio.

I vini di Rivella sono austeri e precisi, rigorosi, tradizionali e rispettosi della propria origine. In parte somigliano al loro artefice. Resta il rimpianto per il Dolcetto che non viene più prodotto e del quale non ci resta che tenere il più a lungo possibile vivo il ricordo dell’ultima bottiglia stappata.

Barbaresco Montestefano - Rivella

Barbaresco Montestefano – Rivella

Serafino Rivella

Serafino Rivella

Il muro di bottiglie da Teobaldo Rivella

Il muro di bottiglie da Teobaldo Rivella

Cap. 5

Renato Fenocchio

Alla fine di una due giorni impegnativa andiamo a visitare l’azienda di Renato Fenocchio e Milva a Neive.

Milva ci chiede all’arrivo quanto tempo abbiamo a disposizione e capiamo il senso della domanda a fine visita. Una esperienza immersiva nella loro epopea familiare, nel loro modo di intendere la vita e il vino, nel loro vino, in una sala degustazioni stratificata che sembra ed è lo scenario perfetto per un pomeriggio di assaggi.

Conduce Milva con grande energia, generosità e simpatia. Non si risparmia nel racconto di come un anelito di indipendenza si sia trasformato con fatica nella splendida realtà che è oggi la loro azienda. Non ci si risparmia in assaggi e chi scrive trova conferma eclatante della qualità sperimentata in passati assaggi e diventa evidente il motivo per cui il nome di questa azienda, seppure non sia nei discorsi di tutti, si trova puntualmente nelle parole di molti credibili bevitori e raccontatori di vini. A un certo punto ci raggiunge anche Renato Fenocchio che impegnato coi lavori di cantina e ci si dilunga allegramente in chiacchiere, ma soprattutto in assaggi.

Espressività, concretezza e anche una politica dei prezzi apprezzabile. Sono i vini che io mi sentirei di consigliare senza timore di sbagliare e sono le persone che consiglierei di incontrare.

Renato Fenocchio a Neive

Renato Fenocchio a Neive

Su tutti Barbaresco Rombone 2018 che è un bell’esempio, quasi emblematico, di come un giovane Barbaresco riesca ad essere piacevole e approcciabile nella sua gioventù pur se di ispirazione classica.

Il Ritorno

Inebriati di vino si riprende la strada. Il maestro Alessio Chiappelli si occupa di selezionare la musica dal sedile posteriore fino allo Zenith che si raggiunge, a un punto del viaggio che non saprei indicare con certezza, forse Massarosa, quando si ascolta STARLESS dei King Crimson a un volume sconsiderato deliberando che la Barbera 2018 di Lorenzo Accomasso e Starless hanno qualcosa che le accomuna. Ovvero la forza inarginabile non lineare governata con maestria da mani sapienti.

©Simone Molinaroli per L’Enonauta

Marzo 2023

Visioni di Langa

Visioni di Langa – Novembre 2022

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