Per rimanere nell’ambito delle esperienze enoiche quotidiane di buon prezzo, per quanto sappia che per molti i 10 euro circa che è costato questo vino non lo posizionino tra i vini quotidiani, merita due righe anche questo Valpolicella Classico Iperico di Valentina Cubi.
Corvina 65%, Rondinella 25% e Molinara 10%
Vinificazione e affinamento in acciaio.
Per cosa si fa ricordare questo Valpolicella?
Per l’immediatezza, per la piacevole, concreta e definita semplicità, per la fine speziatura, molto frutto e bella freschezza, senza scivolare via. Anzi. Ha una sua dignitosa presenza.
Incrocio per la prima volta i vini di questa cantina e trovo stimoli per approfondire.
Canestrino 2019 – Fattoria Cerreto Libri | Bianco di Toscana IGT
Un abbinamento ben riuscito merita una foto, anche se venuta malino, e due note di degustazione. A una tradizionale pasta ceci & patate avvicino con successo un vino che dichiaratamente sposa la tradizione. Vino di cui già scrissi canestrino 2015 per quanto riguarda l’annata 2015. È il Canestrino 2019 della Fattoria Cerreto Libri. Azienda operante nella zona del Chianti Rùfina. Trebbiano e Malvasia, macerazione breve e lungo affinamento sulle fecce in cemento (renaissance) . Conferma anche nel 2019 quanto di buono bevuto negli scorsi anni, per cui risulta essere un vino color ambra, con intensi sentori di mela golden, floreali, di miele e zenzero ed erbe aromatiche e che al palato ha spessore, acidità modulata, ottima persistenza, finale ammandorlato e che anno dopo anno sembra guadagnare in precisione di tratto e intensità.
Con la pasta e ceci fu un buon connubio per una sempre ripetibile esperienza quotidiana.
Canestrino 2019 – Fattoria Cerreto Libri | Bianco di Toscana IGT
A successful pairing deserves a photo, even if it turns out badly, and two tasting notes. I successfully combine a traditional chickpea & potato pasta with a wine that openly embraces tradition. Wine about which I already wrote canestrino 2015 regarding the 2015 vintage. It is the Canestrino 2019 of the Fattoria Cerreto Libri. Company operating in the Chianti Rùfina area. Trebbiano and Malvasia, short maceration and long aging on the lees in cement (renaissance). It also confirms in 2019 how good it has been drunk in recent years, so it turns out to be an amber-coloured wine, with intense hints of golden apple, florals, honey and ginger and aromatic herbs and which has depth on the palate, modulated acidity, excellent persistence, almondy finish and which year after year seems to gain in precision of line and intensity.
With pasta and chickpeas it was a good combination for an ever repeatable daily experience.
Cosa succedeva a Bolgheri nel 2013 o anche Ripassare i Classici
Non posso ricordare con esattezza cosa succedeva a Bolgheri nel 2013, ma posso cercare di farmi un’idea del fatto enoico stappando tre bottiglie che nascevano quell’anno in quel territorio.
Io per certo girovagavo per cantine e stazionavo a più riprese a Riotorto con la mia compagna in attesa del mio primogenito. A rivedere le foto il tempo sembrava bello e l’umore alto.
Uno dei tre vini degustati fu definito epocale, tutti rimembrano il clima di quell’anno come il più adatto ad ottenere uve giustamente mature. Torniamo dunque a stappare questi vini un po’ come un ripasso dei grandi classici, come riprendere in mano Dostoevskij o Dante, riguardare Apocalypse Now!, ascoltare un disco dei Pink Floyd.
Una onda lunga e sapida, spiazzante progressione olfattiva e gustativa, dal poco iniziale a una fine complessità duratura, progressione che sembra non finire, ma che finisce quando finisce la bottiglia. Colore rubino scuro, Balsamico, eucalipto, cassis, tannino di seta, acidità carezzevole, persistenza. Si può spendere il termine elegante una volta tanto.
A Bolgheri nel 2013 nascevano belle bottiglie.
What happened in Bolgheri in 2013 or even Reviewing the Classics
I can’t remember exactly what happened in Bolgheri in 2013, but I can try to get an idea of the wine situation by uncorking three bottles that were born that year in that area.
I certainly wandered around cellars and stopped several times in Riotorto with my partner waiting for my firstborn. Looking back at the photos, the weather seemed nice and the mood was high.
One of the three wines tasted was defined as epochal, all recalling the climate of that year as the most suitable for obtaining properly ripe grapes. So let’s go back to uncorking these wines a bit like a review of the great classics, like picking up Dostoevsky or Dante again, rewatching Apocalypse Now!, listening to a Pink Floyd record.
Three wines for tasting
Piastraia 2013 by Michele Satta
Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese and Syrah in equal parts with aging in new and used barriques.
It confirms itself as always. Beautiful dark ruby color, aromas of dark fruits, but also floral and citrus notes, sweet spices and aromatic herbs.
Lightness, right heat, balance, enveloping acidity, great drinkability.
Paleo 2013 – Le Macchiole Cabernet Franc in barrique
Impenetrable dark red. Impactful. Open, frank and intense on the nose with aromas of violet, myrtle, berries, hints of aromatic herbs.
Also impactful on the palate. Warm, structured, concentrated, rich, with rigorous tannins and a great finish.
Sassicaia 2013 – Tenuta San Guido
A long and savory wave, unsettling olfactory and gustatory progression, from the initial little to a fine and lasting complexity, a progression that seems to never end, but which ends when the bottle ends. Dark ruby colour, balsamic, eucalyptus, cassis, silk tannin, caressing acidity, persistence. We can use the term elegant for once.
Questo Taurasi La Loggia del Cavaliere 2013 della Tenuta Cavalier Pepe avrei dovuto berlo nel 2030 probabilmente. Eppure tra le pieghe della sua austera gioventù, che per mia esperienza spesso si riscontra nei vini ottenuti dall’Aglianico, si è manifestato come un vino espressivo e di cui si intravede un grande potenziale per chi avrà il tempo di aspettare o la possibilità di comprare una bottiglia già matura. Ma la voglia di stappare un Taurasi non è coincisa con la presenza di un Taurasi con qualche anno sulle spalle in cantina, come già successo nel recente passato. (leggi qui)
Lo avrei dovuto stappare nel 2030 probabilmente. Ma tra le pieghe della sua austera gioventù si manifesta come un vino espressivo e di carattere.
5 anni di affinamento tra barrique, acciaio e bottiglia prima di arrivare al cavatappi.
Il colore è tra il rubino e il granato scuro molto vivo, denso, ha blandi aromi floreali, ma intensi richiami di erbe aromatiche come il rosmarino e la lavanda, sentori di prugna (non secca) e cassis, di marasca e spezie e accenni di tostatura e di cenere.
Vino di struttura con trama tannica importante in cui tutto sembra essere nel momento della massima potenza, dal lungo finale coerente e che riesce però a non risultare involuto, come talvolta accade, trovando un punto di risoluzione e di piacevolezza accompagnato alla carne alla brace.
È stato un piacere nell’attesa di ritrovarci nel 2030.
Taurasi La Loggia del Cavaliere 2013 from Tenuta Cavalier Pepe
I should have probably drunk this Taurasi La Loggia del Cavaliere 2013 from Tenuta Cavalier Pepe in 2030. Yet among the folds of its austere youth, which in my experience is often found in wines obtained from Aglianico, it has manifested itself as an expressive wine and of which we can glimpse great potential for those who have the time to wait or the possibility of buying an already mature bottle. But the desire to uncork a Taurasi did not coincide with the presence of a Taurasi with a few years under its belt in the cellar, as has already happened in the recent past. (read here https://wp.me/pavwJ6-iB)
I should have uncorked it in 2030 probably. But among the folds of its austere youth it manifests itself as an expressive wine with character.
5 years of aging in barrique, steel and bottle before arriving at the corkscrew.
The color is between ruby and dark garnet, very bright, dense, has mild floral aromas, but intense hints of aromatic herbs such as rosemary and lavender, hints of plum (not dried) and cassis, morello cherry and spices and hints of toasting and ash.
A structured wine with an important tannic texture in which everything seems to be at its moment of maximum power, with a long coherent finish which however manages not to be convoluted, as sometimes happens, finding a point of resolution and pleasantness accompanied by grilled meat.
Dopo il Dodòn 2018 stappo anche il Bianco Sandrigo 2018 per approfondire la conoscenza dei vini del signor Denis Montanar da Borgo Dodone (UD).
Sempre uve Friulano/Tocai con breve macerazione e sosta sulle fecce. Solo acciaio.
Lo gradisco come l’altro, ma lo preferisco per un più manifesto equilibrio, per cui pur restando un vino molto diretto ne guadagna in precisione.
Colore intenso, sentori agrumati, meno exotic del Dodòn già stappato, di purea di albicocca, fiori di camomilla ed erbaceo fresco.
Freschezza, intensità di gusto, ma anche una certa precisione di tratto, sempre in relazione al Dodòn, per cui risulta più suadente e meno ostico sul finale.
Una coppia di bottiglie che invogliano a proseguire nell’approfondimento.
Io stappo molte bottiglie, da solo e in compagnia (questo più spesso fino al marzo 2020) con esito altalenante per soddisfazione personale e/o qualità generale del vino. La finalità nascosta e mai dichiarata è arrivare a stappare ogni tanto bottiglie come questa. Brillante, trascinante, potente e al contempo ben definita ed elegante. Terre a Mano 2015 della Fattoria di Bacchereto che non bevevo da alcuni anni, da una serata in un ristorante localmente famoso a Pistoia in cui il sommelier si scordò di portare il vino, il Terre a Mano per l’appunto, in tavola e in cui non sono mai più tornato.
Sangiovese per il 75 percento, 15 di Canaiolo e 10 Cabernet Sauvignon. 26 mesi in tonneaux da 350 litri sulle fecce fini e poi 6 mesi in bottiglia. Rubino molto vivo, integro, compatto. Intenso al naso, molto Sangiovese e Canaiolo, con richiami penetranti di marasca e cassis, lavanda, arancia sanguinella, leggeri sentori ematici e di tabacco.
Strutturato, denso e succoso al palato, acidità diffusa e avvolgente, trasmette un senso di solida disinvoltura. Ha una bella trama tannica, profondità, precisione e durata. Nel lungo finale si percepisce la presenza del Cabernet Sauvignon con ricordi di carruba e frutto sotto spirito. 10 e lode e corro a ricomprarlo.
Terre a Mano 2015 – Carmignano Docg – Fattoria di Bacchereto
I open many bottles, alone and in company (this more often until March 2020) with mixed results in terms of personal satisfaction and/or general quality of the wine. The hidden and never declared aim is to get to uncork bottles like this every now and then. Brilliant, captivating, powerful and at the same time well defined and elegant. Terre a Mano 2015 from Fattoria di Bacchereto which I had not drunk for some years, since an evening in a locally famous restaurant in Pistoia in which the sommelier forgot to bring the wine, Terre a Mano precisely, to the table and in which I never went back.
75 percent Sangiovese, 15 Canaiolo and 10 Cabernet Sauvignon. 26 months in 350 liter tonneaux on the fine lees and then 6 months in the bottle. Very lively, intact, compact ruby. Intense on the nose, very Sangiovese and Canaiolo, with penetrating hints of morello cherry and cassis, lavender, blood orange, light hints of blood and tobacco.
Structured, dense and juicy on the palate, widespread and enveloping acidity, it conveys a sense of solid ease. It has a nice tannic texture, depth, precision and durability. In the long finish you can perceive the presence of Cabernet Sauvignon with hints of carob and fruit preserved in alcohol. 10 and praise and I run to buy it again.
Quando approccio un produttore di cui non ho mai bevuto nulla cerco di lasciare ogni preconcetto e di approssimarmi alla condizione del bevitore neofita. È il caso di Denis Montanar. Da Borc Dodon/Borgo Dodone nel Friuli.
Friulano con macerazione sulle bucce per 24 ore e fermentazione spontanea in acciaio.
Giallo paglierino scuro, torbido, ricorda sulle prime certe birre ipa evocando il mango essiccato, il cedro, fragranze erbacee che ricordano il bitter , floreali, un amico che lo ha degustato insieme a me disse “ci sento il tuo fiore preferito, l’elicriso…”.
In bocca è frontale, diretto, con una lunga scia sapida, persistente, bevibilissimo, ma non difetta in materia. Sul finale risulta un po’ rustico, ed è il motivo per cui non lo consiglierei a tutti i bevitori, certo non agli amanti del bianco carta e dell’acidità metallica, per via di certe imprecisioni in fase retrolfattiva che potrebbero far storcere il naso, ma che a mio avviso nell’economia gustativa complessiva di questo vino si possono perdonare.
Dodòn 2018 – Venezia Giulia IGT – Denis Montanar
When I approach a producer I have never drank anything from, I try to leave all preconceptions behind and approach the condition of the novice drinker. This is the case of Denis Montanar. From Borc Dodon/Borgo Dodone in Friuli.
Friulano with maceration on the skins for 24 hours and spontaneous fermentation in steel.
Dark straw yellow, cloudy, at first it recalls certain IPA beers evoking dried mango, cedar, herbaceous fragrances reminiscent of bitter, floral, a friend who tasted it with me said “I can smell your favorite flower, helichrysum …”.
In the mouth it is frontal, direct, with a long savory trail, persistent, very drinkable, but not lacking in this respect. On the finish it is a bit rustic, and this is the reason why I would not recommend it to all drinkers, certainly not to lovers of paper white and metallic acidity, due to certain inaccuracies in the aftertaste phase that could make one turn up their noses, but which in my opinion can be forgiven in the overall gustatory economy of this wine.
Tra gli enoappassionati è idea diffusa, tra le altre, che il rotofermentatore e la barrique usate insieme per vinificare il Nebbiolo siano strumenti del Dimonio per svilire l’anima e travisare l’identità di questo nobilissimo vitigno piemontese, ma questa del Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 di Claudio Alario da Diano d’Alba è la bottiglia che, se mai ce ne fosse bisogno, smentisce in pieno l’idea risultandone all’assaggio una brillantissima interpretazione.
Dicevamo per l’appunto: vinificazione in rotofermentatore e affinamento per 20 mesi in Barrique (metà nuove, metà di secondo passaggio). Definizione, intensità, piacevolezza le parole chiave per descrivere questo vino. Il colore è concentrato, vivo, lo confronto col 2015 bevuto l’anno scorso e al contrario di quello, che risultò inizialmente molto chiuso, è estroverso, dinamico e si rivela prontamente con richiami fruttati di ribes rosso e melograno, di rosa seguiti da note di cacao, e radice aromatica e vaghi ricordi d’agrume e spezie.
In bocca ha buon corpo, acidità smagliante e cremosa, trama tannica importante e nobile con finale intenso. Sostanzioso, pronto, gratificante, mi aspetto di trovarlo tra altri 10 anni a dire la sua.
Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 – Claudio Alario
Nebbiolo d’Alba Doc
Among wine enthusiasts there is a widespread idea, among others, that the rotary fermenter and the barrique used together to vinify Nebbiolo are tools of the Devil to debase the soul and misrepresent the identity of this most noble Piedmontese grape variety, but this of Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 by Claudio Alario from Diano d’Alba is the bottle that, if ever it were needed, completely denies the idea, resulting in a brilliant interpretation when tasted.
We were precisely saying: vinification in a rotary fermenter and aging for 20 months in barriques (half new, half second passage). Definition, intensity, pleasantness are the key words to describe this wine. The color is concentrated, lively, I compare it with the 2015 drunk last year and unlike that, which was initially very closed, it is extrovert, dynamic and promptly reveals itself with fruity hints of red currant and pomegranate, of rose followed by notes of cocoa, and aromatic root and vague memories of citrus and spices.
In the mouth it has good body, dazzling and creamy acidity, an important and noble tannic texture with an intense finish. Substantial, ready, rewarding, I expect to find him in another 10 years to have his say.
Una sola bottiglia di Riesling Pierre Frick da Pfaffenheim (Alsazia) e un vagone di Sushi per un divertente capodanno a due e approccio per la prima volta questo monumento del vino organico con risultati entusiasmanti. Per il vino e per l’ottimo abbinamento.
Il Riesling 2015 di Pierre Frick (come da info reperibili sul sito aziendale https://www.pierrefrick.com/cuvees/degustation/Cuvees-en-elevage-classique/Cuvees-de-Creation/Riesling-2015-Pur-Vin-sans-sulfite-ajoute-93.html) si ottiene dopo lunga fermentazione e sosta sulle fecce fini e seguente elevazione in vecchie botti e poi in bottiglia senza aggiunta di solfiti.
Il colore è un giallo intenso quasi dorato. Inizialmente chiuso, chiusissimo sotto il suo tappo a corona, questo vino mi porta a spendere il termine “caleidoscopico” per come si compone col tempo il suo corredo olfattivo. Dopo l’iniziale e continuo ricordo di resina di pino si sommano senza sosta sentori floreali di tarassaco, di frutta tropicale come il mango, il cedro e vaghe reminiscenze affumicate e petrose.
In bocca ha grande carattere, freschezza citrina accompagnata a densità, a intensità di gusto, lunghezza, alla capacità di restare sulla lingua e risalire il cavo orale. Ottimo il finale sempre centrato su note di resina e a cui si aggiunge un ricordo di purea di albicocca. Da segnalare l’ultimo bicchiere rimasto sul tavolo che il giorno dopo continuava tranquillamente la sua evoluzione incurante del tempo e dell’ossigeno.
Riesling 2015 – Pierre Frick
A single bottle of Pierre Frick Riesling from Pfaffenheim (Alsace) and a wagon of Sushi for a fun New Year’s Eve for two and I approach this monument of organic wine for the first time with exciting results. For the wine and the excellent pairing.
Pierre Frick’s Riesling 2015 (as per the information available on the company website https://www.pierrefrick.com/cuvees/degustation/Cuvees-en-elevage-classique/Cuvees-de-Creation/Riesling-2015-Pur-Vin- sans-sulfite-ajoute-93.html) is obtained after long fermentation and rest on the fine lees and subsequent elevation in old barrels and then in the bottle without the addition of sulphites.
The color is an intense, almost golden yellow. Initially closed, very closed under its crown cap, this wine leads me to use the term “kaleidoscopic” for how its olfactory composition is composed over time. After the initial and continuous memory of pine resin, floral hints of dandelion, tropical fruit such as mango, cedar and vague smoky and petrous reminiscences continuously add up.
In the mouth it has great character, citrus freshness accompanied by density, intensity of taste, length, the ability to remain on the tongue and move up the oral cavity. The finish is excellent, always centered on notes of resin and to which is added a hint of apricot puree. Of note is the last glass left on the table which continued its evolution the following day, regardless of time and oxygen.
Viene da Prepotto questo Refosco dal Peduncolo Rosso di Ronchi di Cialla. Colli Orientali del Friuli Doc sottozona Cialla.
Acciaio, sosta prolungata sulle fecce fini e ulteriore affinamento in bottiglia.
Se ti resta impresso è per la non consueta congiunzione di due elementi. La compatta semplicità e la definizione.
Il colore è intenso tra il rubino e il purpureo. Al naso offre sentori di more e ribes nero, di spezie, reminiscenze di rabarbaro. Il sorso è pieno, lineare, equilibrato, ricco, con tannino smussato e buon finale coerente.
Buono e buono è il rapporto prezzo/soddisfazione.
Dopo aver tanto sentito parlare di Ronchi di Cialla finalmente stappo una bottiglia di persona e concludo che a breve ne stapperò un’altra.
Refosco Ronchi di Cialla 2017
This Refosco dal Peduncolo Rosso from Ronchi di Cialla comes from Prepotto. Colli Orientali del Friuli Doc sub-area Cialla.
Steel, prolonged rest on the fine lees and further refinement in the bottle.
If it sticks in your mind it’s because of the unusual conjunction of two elements. The compact simplicity and definition.
The color is intense between ruby and purple. On the nose it offers hints of blackberries and blackcurrants, spices, reminiscences of rhubarb. The sip is full, linear, balanced, rich, with smooth tannins and a good, coherent finish.
The price/satisfaction ratio is good and good.
After hearing so much about Ronchi di Cialla I finally uncorked a bottle myself and concluded that I will uncork another soon.