Bottiglie, Degustazioni

Soncek 2019 – Zahar

Soncek 2019 – Zahar
Venezia Giulia IGT

È un vero piacere tornare a scrivere di un vino dell’azienda Zahar (dalla Valle del Breg – tra l’altopiano carsico e l’Istria) a distanza di un paio di anni.
Azienda che ebbi la fortuna di visitare e che conobbi alcuni anni fa a Cerea in un contesto in cui i loro vini spiccarono nonostante la compresenza di grandi nomi.
 
Friulano, Malvasia e Vitovska per un vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.
Colore giallo paglierino molto luminoso (sul colore dei vini di Zahar già dissi qualcosa qui)
Si susseguono sentori fruttati di pesca e melone, camomilla e ginestra, ricordi erbacei.
Si caratterizza al palato per il buon corpo, la densità, seppur secco, una risposta quasi rugosa che ne prolunga il gusto, l’equilibrio.
Bene a tavola, molto bene con lo Spaghetto alla Bottarga (in foto).
Enonauta/Degustazione di Vino #162 - review -  Soncek 2019 - Zahar | vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.

 

Enonauta/Degustazione di Vino #162 - review -  Soncek 2019 - Zahar | vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.

 

Enonauta/Degustazione di Vino #162 - review -  Soncek 2019 - Zahar | vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.

 

Soncek 2019 – Zahar
Venezia Giulia IGT

It is a real pleasure to return to writing about a wine from the Zahar company (from the Breg Valley – between the Karst plateau and Istria) after a couple of years.
A company that I was lucky enough to visit and that I met a few years ago in Cerea in a context in which their wines stood out despite the co-presence of big names.

Friulano, Malvasia and Vitovska for a fragrant, precise and intensely flavored wine that confirms Zahar as one of the most approachable and convincing realities among those who work in bio/biodynamic/natural.
Very bright straw yellow color (I already said something about the color of Zahar’s wines here)
Fruity hints of peach and melon, chamomile and broom, herbaceous hints follow one another.
It is characterized on the palate by its good body, density, although dry, an almost wrinkled response which prolongs its taste and balance.
Good at the table, very good with Spaghetto alla Bottarga (in the photo).

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Esegesi 2016 di Eugenio Rosi

Tra le cose che allietano e rendono memorabile la giornata di un appassionato di vini c’è sicuramente l’arrivare alla fine di una faticosa ascesa, figlia in spalla, verso una malga (in questo caso Malga Cere, raggiungibile da una strada forestale, o in alternativa da un sentiero, che si dipanano dalla strada che conduce al Passo Manghen – Trentino) e trovare una selezione di vini interessanti. Tra cui Esegesi 2016 di Eugenio Rosi (Vallagarina IGT)

Lo bevo senza avere ulteriori informazioni oltre quelle di etichetta e confesso di aver pensato a una percentuale di Merlot superiore rispetto a quella che ho poi scoperto esserci realmente in questo vino. In virtù della sua fine espressività, pur rimanendo nel quadro di un vino corposo e caldo.

Cabernet Sauvignon 80 e Merlot 20.

Lieviti indigeni, lunga macerazione in acciaio, legno e cemento. 24 mesi in rovere di diverse dimensioni.

Colore rosso scuro, intenso profumo di mora, resine, cacao, muschio, vagamente etereo, al palato attacca caldo e vellutato, con tannini smussati, sviluppa molto volume, ma non lèsina in freschezza. Finale buono, centrato su frutto scuro e spezie dolci.

Vino confortante, magari un po’ troppo alcolico, che probabilmente trova la sua collocazione ottimale accanto a un piatto di selvaggina.

Enonauta/Degustazione di Vino #161 - review -  Esegesi 2016 - Eugenio Rosi | Vino confortante del bravissimo vignaiolo Eugenio Rosi

Esegesi 2016 di Eugenio Rosi

Among the things that cheer up and make the day of a wine enthusiast memorable there is certainly arriving at the end of a tiring ascent, daughter on the shoulder, towards a mountain hut (in this case Malga Cere, reachable from a forest road, or alternatively from a path, which unravels from the road that leads to Passo Manghen – Trentino) and find a selection of interesting wines. Including Exegesi 2016 by Eugenio Rosi (Vallagarina IGT)

I drink it without having any further information beyond that on the label and I confess that I thought of a higher percentage of Merlot than what I later discovered was actually in this wine. By virtue of its fine expressiveness, while remaining within the framework of a full-bodied and warm wine.

Cabernet Sauvignon 80 and Merlot 20.

Indigenous yeasts, long maceration in steel, wood and concrete. 24 months in oak of different sizes.

Dark red colour, intense aroma of blackberry, resins, cocoa, musk, vaguely ethereal, warm and velvety on the palate, with smooth tannins, develops a lot of volume, but does not skimp on freshness. Good finish, centered on dark fruit and sweet spices.

A comforting wine, perhaps a little too alcoholic, which probably finds its best place alongside a game dish.

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Pinot Nero 2016 – Dalzocchio

Pinot Nero 2016

Dalzocchio

Vigneti delle Dolomiti IGT

Dalle colline a nordest di Rovereto uno tra i più considerati tra i Pinot Nero italiani bevuto nel più orrendo dei bicchieri, l’unico disponibile sul momento, dimostrazione che si può godere della bontà di un vino in qualunque contenitore. Vino per chi pensa che in Italia si possano fare e bere ottimi pinot nero. Quelli che pensano che non si possa e finiscono sempre nel paragone con la Borgogna fanno meglio a bere solo la Borgogna. Il Pinot Nero 2016 di Elisabetta Dalzocchio.

Questo 2016 rinverdisce il ricordo della prima bottiglia che mi fece interessare all’azienda di Elisabetta Dalzocchio.

Fermentazione con lieviti indigeni in tino aperto a seguire 18 mesi in legno. Chiaro e luminoso il colore, al naso è lineare e nitido, fragolina di bosco, arancia, bitter (ovvero erbe aromatiche), vagamente boisee.

Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza, energia da vendere, fresco e tannico, non lo si può apprezzare al momento per l’equilibrio, ma lo si può apprezzare per la presenza, per l’intensità e la lunghezza, per il sospetto che tra qualche anno, anche se tutte le volte che mi ritrovo a pronunciare queste parole finisco per fare gli scongiuri, potrà dare grandi soddisfazioni a chi ne avrà messa da parte qualche bottiglia.

 

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

 

 

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

 

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

Pinot Nero 2016 – Dalzocchio Vigneti delle Dolomiti IGT

From the hills north-east of Rovereto, one of the most considered Italian Pinot Noirs drunk in the most hideous of glasses, the only one available at the moment, proof that you can enjoy the goodness of a wine in any container. Wine for those who think that excellent pinot noir can be made and drunk in Italy. Those who think it can’t be done and always end up comparing it to Burgundy are better off drinking only Burgundy. Elisabetta Dalzocchio’s Pinot Noir 2016.

This 2016 revives the memory of the first bottle that made me interested in Elisabetta Dalzocchio’s company.

Fermentation with indigenous yeasts in open vats followed by 18 months in wood. The color is clear and bright, the nose is linear and clear, wild strawberry, orange, bitter (i.e. aromatic herbs), vaguely woody.

A wine appreciable in its young exuberance, energy to spare, fresh and tannic, it cannot be appreciated at the moment for its balance, but it can be appreciated for its presence, for its intensity and length, for the suspicion that in a few year, even if every time I find myself saying these words I end up begging, it will be able to give great satisfaction to those who have saved a few bottles.

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

 

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Fiano di Avellino 2015 – Colli di Lapio

Fiano di Avellino 2015

Colli di Lapio di Romano Clelia

Quando compro una bottiglia per me ignota e alla fine sono soddisfatto il piacere è doppio. Al piacere del buon vino si affianca il piacere della scoperta che spesso è viatico verso altre piacevoli scoperte. È successo con il Fiano di Avellino di Colli di Lapio.

Il colore è giallo intenso dalla luminosità rara. All’apertura tappo e bottiglia porgono suggestioni che potrebbero sulle prime far pensare a un Riesling. Al naso è molto intenso con sentori di mela, passiflora, anice, cedro, noce del Brasile, come premesso presenta ricordo di pietra focaia.

Vino secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco, denso al palato, giustamente sapido e persistente.

Ci sono molte cose in questo vino, come in un racconto dove abbondano le subordinate e la narrazione si snoda in molteplici simultanee direzioni, senza mai risultare ridondante od opulento.

Qualita e convenienza.

 
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco

Fiano di Avellino 2015 – Colli di Lapio by Romano Clelia


When I buy a bottle that is unknown to me and in the end I am satisfied, the pleasure is double. The pleasure of good wine is accompanied by the pleasure of discovery which is often a viaticum towards other pleasant discoveries. It happened with the Fiano di Avellino from Colli di Lapio.

The color is intense yellow with a rare brightness. Upon opening the cap and bottle they offer suggestions that might at first make you think of a Riesling. On the nose it is very intense with hints of apple, passion flower, anise, cedar, Brazil nut and, as mentioned, has a hint of flint.

Dry and soft wine, with good structure, coherent and rich, dense on the palate, rightly savory and persistent.

There are many things in this wine, as in a story where subordinates abound and the narrative unfolds in multiple simultaneous directions, without ever appearing redundant or opulent.

Quality and convenience.

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Pastourelle 2009 Pauillac – Châteaux Clerc Milon

Da qualche tempo ho rivalutato le mezzette, cominciando ad acquistarne qualcuna, in particolare Borgogna e Bordeaux. Le mezze bottiglie, troppo spesso bistrattate, trovo invece siano un modo intelligente per poter assaggiare più vini (sopratutto se costosi) e contenere la spesa. Oggi ho aperto con piacere questo Pastourelle 2009 (Cabernet Sauvignon 50%, Merlot 36%, Cabernet Franc 11%, Petit Verdot 2%, Carmenére 1%), secondo vino dello Châteaux Clerc Milon. Siamo nel cuore di Pauillac, poco distanti da Château Lafite Rothschild. Nel 1970, intuendone le potenzialità, fu proprio il Barone più famoso del mondo enoico, ad acquistare i 16 ettari della tenuta, divenuti nel frattempo 40.

Il colore è un rosso rubino carico, impenetrabile, con bellissimi riflessi cremisi. Naso molto complesso, intenso e persistente di viola, sottobosco, funghi, tartufo nero, spinta balsamica e finale mentolato.

Al palato attacca piuttosto morbido e consistente, con evidente intensità estrattiva la quale viene bilanciata da una buona freschezza ed un tannino estremamente levigato ed elegante. Chiude con un finale sulla liquirizia, stranamente un pò corto.

Personalmente ho apprezzato questa bottiglia più di molti altri secondi vini (ma anche alcuni primi) di Châteaux più blasonati.

Non è semplicissimo trovarlo, ma se vi capita di scovarlo ad un prezzo onesto (come nel mio caso) è decisamente un ottimo affare per assaporare un Pauillac 2009 senza svenarsi.

Enonauta/Degustazione di Vino #158 - review -  Pastourelle 2009 Pauillac - Châteaux Clerc Milon | Siamo nel cuore di Pauillac, poco distanti da Château Lafite Rothschild
Enonauta/Degustazione di Vino #158 - review -  Pastourelle 2009 Pauillac - Châteaux Clerc Milon | Siamo nel cuore di Pauillac, poco distanti da Château Lafite Rothschild

Pastourelle 2009 Pauillac – Châteaux Clerc Milon

For some time now I have re-evaluated mezzettes, starting to buy some, in particular Burgundy and Bordeaux. Half bottles, too often mistreated, I find instead to be an intelligent way to be able to taste more wines (especially if they are expensive) and reduce spending. Today I was pleased to open this Pastourelle 2009 (Cabernet Sauvignon 50%, Merlot 36%, Cabernet Franc 11%, Petit Verdot 2%, Carmenére 1%), second wine from Châteaux Clerc Milon. We are in the heart of Pauillac, not far from Château Lafite Rothschild. In 1970, sensing its potential, it was the most famous Baron in the wine world who purchased the 16 hectares of the estate, which in the meantime had become 40.

The color is a deep, impenetrable ruby ​​red with beautiful crimson reflections. Very complex, intense and persistent nose of violet, undergrowth, mushrooms, black truffle, balsamic push and mentholated finish.

The attack is rather soft and consistent on the palate, with evident extractive intensity which is balanced by good freshness and extremely smooth and elegant tannins. It closes with a liquorice finish, strangely a little short.

Personally I appreciated this bottle more than many other second wines (but also some first ones) from more famous Châteaux.

It’s not easy to find it, but if you happen to find it at a fair price (as in my case) it’s definitely an excellent deal to enjoy a 2009 Pauillac without breaking the bank.

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Etna Rosso 2019 – Pietradolce

Ci sono vini che regalano grande soddisfazione a prezzi contenuti. Qui ci troviamo davanti a uno di questi vini. L’Etna Rosso 2019 di Pietradolce.

Nerello Mascalese coltivato sul versante nord della Montagna. 18 giorni di macerazione e tre mesi in legno.

Questo vino dà l’impressione di essere stato pensato e poi realizzato in modo consequenzialmente felice. In relazione alla tipologia e al prezzo potrebbe anche risultare entusiasmante. Ricorda a tratti un rosato per la poca intensità del colore che è rosso vivissimo, vira sul viola talvolta nel bicchiere, sembra giovane e in effetti lo è, ha profumi di lampone e viola, qualche appena percepibile nota di tostatura, spezie delicate. Levità e precisione.

Piacevole e ben fatto, ha ancora bei legami col frutto da cui discende, che a tratti sembra di masticare, molto vitale, tirato, asciutto, con un tannino di considerevole forza seppure evoluto. Un vino giovane e con un carattere ben definito. Non capita spesso.

Mi ricorda a tratti, senza paragone alcuno e solo per la suggestione generale, certi Chianti Classico di Lamole. Andrebbe bene anche se a qualcuno un certo chianti classico di Lamole ricordasse questo Etna Rosso.

Enonauta/Degustazione di Vino #157 - review -  Etna Rosso 2019
Pietradolce | molto vitale, tirato, asciutto, dà l'impressione di essere stato pensato e poi realizzato in modo consequenzialmente felice
Enonauta/Degustazione di Vino #157 - review -  Etna Rosso 2019
Pietradolce | molto vitale, tirato, asciutto, dà l'impressione di essere stato pensato e poi realizzato in modo consequenzialmente felice
Enonauta/Degustazione di Vino #157 - review -  Etna Rosso 2019
 Pietradolce | molto vitale, tirato, asciutto, dà l'impressione di essere stato pensato e poi realizzato in modo consequenzialmente felice

Etna Rosso 2019 – Pietradolce

There are wines that offer great satisfaction at reasonable prices. Here we find ourselves in front of one of these wines. Etna Rosso 2019 by Pietradolce.

Nerello Mascalese grown on the northern side of the mountain. 18 days of maceration and three months in wood.

This wine gives the impression of having been conceived and then created in a consequentially happy way. Depending on the type and price it could also be exciting. At times it recalls a rosé due to the lack of intensity of the color which is very bright red, it sometimes turns purple in the glass, it seems young and in fact it is, it has aromas of raspberry and violet, some barely perceptible notes of toasting, delicate spices. Lightness and precision.

Pleasant and well made, it still has good links with the fruit from which it comes, which at times feels like chewing, very vital, tight, dry, with a tannin of considerable strength albeit evolved. A young wine with a well-defined character. It doesn’t happen often.

It reminds me at times, without any comparison and only for the general suggestion, of certain Chianti Classicos from Lamole. It would also be fine if a certain classic Chianti from Lamole reminded someone of this Etna Rosso.

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Quattro In Trasferta Con Quattro Bottiglie (da AMERIGO a Savigno)

Pranzo da Amerigo a Savigno con Tignanello 2016, Turriga 2015, Agrapart les 7 crus, Macon Verze 2018 – Domaine Leflaive

Talvolta sono dubbioso sul raccontare giornate in cui si stappano quelle bottiglie che polarizzano il pubblico dei bevitori tra entusiasti e polemici acritici. In questo caso si aggiunge anche il tema del BYOB o del diritto di tappo che sempre desta pareri contrastanti.

Andò che partimmo in quattro da Pistoia con quattro bottiglie alla volta della Trattoria da Amerigo in quel di Savigno. Locale fuori dal tempo e dalle traiettorie turistiche dove si sperimenta ogni volta un riuscito connubio di tradizione, tecnica culinaria, amore per il territorio.

Abbiamo inziato con:

Champagne Brut Agrapart & Fils Les 7 Crus sbocc. 2020

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Scolastico in senso buono. Lineare, sembra avere più a che fare col vino che con la dosatura, al naso e al palato, e per questo a me piaciuto assai.
Brillantissimo giallo, bolla finissima e duratura, ha struttura, acidità flessuosa, sentori di mela, nespola, ananas, ricordi di erbe mediche e spezie, cedro appena accennato, così come appena accenati sono i rimandi al lievito. Al palato mostra una buona struttura, equilibrio, intensità di gusto, sapidità e ottima persistenza.
L’Azienda Agrapart non poteva inventare viatico migliore ai propri Champagne.

Mâcon Verzé 2018 – Domaine Leflaive

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Delude un po’. Monocorde, citrino, verticale, viene da pensare ciò che non ho mai piacere di pensare ovvero che magari qualcuno nel 2040 lo troverà godibile, ma intanto?
Intanto ha una acidità che non passa inosservata, come un raggio laser verde nel cielo di notte, nessun difetto, abbozza qualche timido tentativo di allargare il ventaglio olfattivo, ma in realtà non si va oltre il citrino, la mela selvatica, in bocca è secco e fresco, ma tende un po’ a defilarsi. Nelle lumache in realtà aveva trovato ottime compagne di viaggio verso lo stomaco, ma su quattro persone al tavolo nessuno si mostrò entusiasta. Nemmeno il gentilissimo cameriere tirato in causa a dire la sua.

Tignanello 2016 – Antinori – Pranzo da Amerigo a Savigno

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Per me Tignanello in una delle sue migliori annate. Nonché una delle migliori bottiglie di vino toscano che abbia avuto la fortuna di stappare. Al momento e in prospettiva. Finezza ed energia, Molto sangiovese, arancio tarocco, lavanda, marasca, qualche ricordo speziato.
Ingresso ad effetto, volume, profondità, è un vino ancor giovane dall’acidità distribuita, ma su tutto al momento svetta un tannino elettrico, dalla trama fitta, nobile. Il finale è sul frutto maturo e le spezie, ma non è un finale per quanto dura. Lunga vita davanti a questo vino. Per tanti sembrerà impossibile, ma è un vino che racconta bene la Toscana più di tanti altri vini per descrivere i quali si abusa del termine “territorialità”.

Turriga 2015 – Argiolas – Pranzo da Amerigo a Savigno

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Vino di grande energia, possente, grande dotazione di tutto. Colore rubino scuro, ciliege sotto spirito, mora, erbe aromatiche, remiscenze di cuoio e di affumicati. Il sorso è molto caldo, da meditazione lo preferirei all’Amarone per una sua più spiccata freschezza. Vino di grande impatto, intenso, corposo, si rasenta il corpo a corpo, con tannini ben maturati. Il finale è coerente e tornano la frutta sotto spirito, il mirto. Col coscio di daino affumicato fu amore.

Colgo l’occasione di ringraziare tutto lo staff della Trattoria da Amerigo di Savigno (BO) che ci ha accolti con le nostre bottiglie e ci ha offerto un saggio di grande cucina, gentilezza e di professionalità non comuni.

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Granato 2013 – Elisabetta Foradori

Teroldego? No, grazie. È quello che ho risposto di frequente di fronte alle carte dei vini trentini. Troppo grosso, potente, esplosivo, saporito e profumato. Spesso alterato dal legno, molto alcolico e sospinto sempre più verso dimensioni muscolari e orizzontali. Il Granato 2013 di Elisabetta Foradori, non a caso soprannominata la regina del Teroldego, è tutta un’altra cosa. Soli quattro ettari suddivisi per tre parcelle, terreno alluvionale ghiaioso-ciottoloso, fermentazione in grandi tini aperti, poi 15 mesi di botte. Regime rigorosamente biodinamico dalla metà degli anni ’80.

Il colore è un rosso rubino scurissimo e impenetrabile. Naso abbastanza intenso e molto complesso che approccia in apertura i frutti a bacca rossa maturi, amarena sotto spirito, spezie, cuoio giovane e una folata di balsamico-mentolato finale.

Il grandissimo equilibrio che contraddistingue questo vino, si fa sentire al primo sorso. L’attacco è morbido, fluido, freschissimo ed il finale, non molto lungo, è minerale e sapido. Tannino sottilissimo e levigato, l’alcolicità piuttosto bassa per il vitigno (12.5%) trattiene forse un pò le redini del suo potenziale di espressione nel finale.

Il Granato 2013 è un vino pronto, buonissimo e dotato di grande bevibilità (anche se potrebbe restare in cantina ancora per diverso tempo). Alla cieca è un vino che metterebbe in difficoltà moltissime persone. Il colore ricorda infatti un bellissimo Bordeaux, mentre al palato la sua leggiadria, eleganza e l’equilibrio (quasi) perfetto, ricorda un Borgogna con non troppi anni sulle spalle.

Elisabetta Foradori è una donna molto elegante, colta e determinata. La sua azienda, che ho visitato nel 2017, è molto bella, accogliente e racconta di vini artigianali allo stato puro, storie di persone, terra e vite.

L’unico neo di questo vino, a mio avviso, è il prezzo. La fascia di collocamento é troppo alta almeno di una categoria e questo fattore potrebbe giocare brutti scherzi a livello di aspettative. Per questo non posso dire che il rapporto qualità prezzo sia una delle sue migliori prerogative.

Da provare con carré di agnello, funghi e patate al forno.

Enonauta/Degustazione di Vino #152 - review -  Granato 2013 - Elisabetta Foradori | Un simbolo della viticoltura trentina e biodinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #152 - review -  Granato 2013 - Elisabetta Foradori | Un simbolo della viticoltura trentina e biodinamica

Granato 2013 – Elisabetta Foradori

Teroldego? No thank you. This is what I have frequently answered when faced with Trentino wine lists. Too big, powerful, explosive, tasty and fragrant. Often altered by wood, very alcoholic and increasingly pushed towards muscular and horizontal dimensions. The Granato 2013 by Elisabetta Foradori, not surprisingly nicknamed the queen of Teroldego, is something else entirely. Only four hectares divided into three parcels, gravelly-pebbly alluvial soil, fermentation in large open vats, then 15 months in barrel. Strictly biodynamic regime since the mid-1980s.

The color is a very dark and impenetrable ruby ​​red. Quite intense and very complex nose which approaches ripe red berries in the opening, black cherry in alcohol, spices, young leather and a final gust of balsamic-menthol.

The great balance that distinguishes this wine is felt at the first sip. The attack is soft, fluid, very fresh and the finish, not very long, is mineral and savory. Very thin and smooth tannin, the rather low alcohol content for the grape variety (12.5%) perhaps holds back the reins of its potential for expression a little in the finish.

The 2013 Granato is a ready-made wine, very good and highly drinkable (even if it could remain in the cellar for some time yet). Blindly it is a wine that would put many people in difficulty. The color is in fact reminiscent of a beautiful Bordeaux, while on the palate its gracefulness, elegance and (almost) perfect balance are reminiscent of a Burgundy with not too many years behind it.

Elisabetta Foradori is a very elegant, cultured and determined woman. His company, which I visited in 2017, is very beautiful, welcoming and tells of pure artisanal wines, stories of people, land and lives.

The only flaw about this wine, in my opinion, is the price. The placement range is too high by at least one category and this factor could play tricks on expectations. For this reason I cannot say that the quality/price ratio is one of its best prerogatives.

Try it with rack of lamb, mushrooms and baked potatoes.

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Collio Bianco 2018 “Vigne” – Zuani

Collio Bianco 2018 “Vigne” – Zuani – Collio Doc

Collio Bianco Zuani da Vigne a San Floriano del Collio, territorio del quale è un interprete classico, senza estremismi.

Fhriulano, Chardonnay, Pinot Grigio e Sauvignon in parti uguali, solo acciaio.

Vino che si fa notare principalmente per la precisione e la buona struttura che ci raccontano di un ottimo interprete di un territorio dove convivono in armonia internazionali e autoctoni.

Ginestra, Salvia, passion fruit, albicocca, leggermente agrumato, profumi intensi, continui, puliti. L’ingresso è caldo, spesso e confortante. Poi una progressione che mostra una bella anima sapida, una freschezza che avvolge, pienezza di gusto, un lungo finale centrato sul frutto.

Appagante, equilibrato, ben eseguito.

Da tenere a mente se trovato in carta al ristorante per essere certi di evitare roulette russe con vini dall’esito gustativo incerto e che potrebbero farci pentire della scelta e della spesa.

Che in questo caso è a vantaggio del consumatore.

Enonauta/Degustazione di Vino #151 - review -  Collio Bianco 2018 "Vigne" - Zuani | la precisione e la buona struttura che ci raccontano di un ottimo interprete di un territorio dove convivono in armonia internazionali e autoctoni...
Enonauta/Degustazione di Vino #151 - review -  Collio Bianco 2018 "Vigne" - Zuani | la precisione e la buona struttura che ci raccontano di un ottimo interprete di un territorio dove convivono in armonia internazionali e autoctoni...

Collio Bianco 2018 “Vigne” – Zuani – Collio Doc

Collio Bianco Zuani from Vigne in San Floriano del Collio, territory of which he is a classic interpreter, without extremism.

Fhriulano, Chardonnay, Pinot Grigio and Sauvignon in equal parts, only steel.

A wine that stands out mainly for its precision and good structure which tell us of an excellent interpreter of a territory where international and indigenous coexist in harmony.

Broom, sage, passion fruit, apricot, slightly citrusy, intense, continuous, clean aromas. The entrance is warm, thick and comforting. Then a progression that shows a beautiful savory soul, an enveloping freshness, fullness of taste, a long finish centered on the fruit.

Satisfying, balanced, well executed.

To keep in mind if found on the menu at the restaurant to be sure to avoid Russian roulette with wines with an uncertain tasting outcome and which could make us regret the choice and the expense.

Which in this case is to the benefit of the consumer.

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MÜLLER-CATOIR – Riesling Haardter Herzog Auslese 2009

MÜLLER-CATOIR – Riesling Haardter Herzog Auslese 2009 – Storica azienda che si stende lungo la valle del Reno (Palatinato) per circa 20 ettari, con viti di 30-35 anni, in prevalenza di Riesling. Vendemmia manuale estremamente tardiva, fermentazioni in acciaio, lieviti selezionati e nessuna chiarificazione né filtrazione.

Ho avuto la fortuna di bere questo vino per la terza volta negli ultimi due mesi, e posso dire che mi piace. Mi piace molto. Questo Riesling 2009 del “lieu dit” Herzog (non me ne vogliano i tedeschi se non uso il termine germanico “lage“) appare già in tutta la sua forza con uno splendente giallo oro nel calice.

Al naso è intenso e complesso. Subito tanta frutta gialla matura, frutta esotica, albicocca sciroppata, miele di acacia, poi sfumature minerali.

L’attacco in bocca è morbido e vellutato, dolce e carezzevole. Un attimo dopo si sprigiona la forza del Riesling renano nel suo terroir, ed arriva, inconfondibile, una carica di freschezza, mineralità e sapidità che rende il sorso infinitamente più dinamico, complesso ed equilibrato. Siamo di fronte ad un espressione veramente significativa di cosa voglia dire Riesling renano nelle sue forme più importanti. Di quanto questo vitigno e questo magico vino bianco di soli 9% di alcool possano raccontare. E’ un vino estremamente equilibrato, elegante e che, a dispetto dell’elevato residuo zuccherino, non stanca mai. Infatti il bicchiere è sempre vuoto, e la bottiglia finisce molto rapidamente.

Chi è abituato a bere riesling della Mosella troverà che manca quasi completamente, nel bouquet aromatico, la caratteristica nota di idrocarburo. Ma i territori sono differenti ed il vino, in forma strepitosa, è un adulto che vede in alto sulla collina la sua maturità, ma ancora non così vicina (ha davanti come minimo altri 10 anni di espressione al meglio di sè).

Non è molto facile reperire Riesling renani (Mosella, Palatinato, Nahe) con qualche anno sulle spalle (in questo caso già 12). Farlo a prezzi accessibili e onesti è quasi impossibile. Anche da questo punto di vista, se riuscirete a scovarlo, il vino ne esce veramente vincitore.

Relegare questo vino al dolce è un peccato (e forse un errore), io gli preferisco vicino una bella selezione di formaggi stagionati ed erborinati e un crostino con burro e salmone affumicato. Ma come ogni vino molto buono, balla bene anche da solo.

Enonauta/Degustazione di Vino #150 - review -  MÜLLER-CATOIR - Riesling Haardter Herzog Auslese 2009 | si sprigiona la forza del Riesling renano nel suo terroir
Enonauta/Degustazione di Vino #150 - review -  MÜLLER-CATOIR - Riesling Haardter Herzog Auslese 2009 | si sprigiona la forza del Riesling renano nel suo terroir
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