Bottiglie, Degustazioni

La batteria dei Nebbioli

Degustazione di Nebbioli

Degustazione di Nebbioli in Batteria. Al primo rèfolo d’aria fresca s’innesca subito la sete di rossi e ritorna alla mente quel lotto di nebbioli comprati in gruppo alcuni mesi prima e per il cui assaggio era attesa da tempo la fine della gran calura. Ci si ritrova dunque nella tana de “Il Mosto Selvaggio” per approfondire le potenzialità di questo nobile vitigno, qui nella sua interpretazione base, in alcune sue diverse declinazioni.
Raccontare 10 vini a memoria seguendo gli scarni appunti vergati in una serata che ha finito per configurarsi più ricreativa che formativa, nel senso puro del termine, non è facile. Ho deciso quindi di tracciare una descrizione di quelli che mi hanno maggiormente colpito.

I vini in degustazione erano i seguenti:

Langhe Nebbiolo 2018 Elio Sandri / monforte d’alba


Cemento e legno grande per un Nebbiolo che brilla per la nettezza dei profumi floreali, di melograno e ribes rosso, di genziana, per la scorrevolezza del sorso, l’equilibrio e la tensione, la coda sapida e la persistenza. Sembra di scorgere in controluce dentro questo vino un progetto che ha trovato una compiutezza esatta. Vino pronto e convincente.

VERSIO / neive 18


Acciaio, legno grande e di nuovo cemento. Colore quasi di un rosato, sottile, profumo di fragolina, cinnamomo, rosa, luminoso, apparentemente esile e trasparente, ma animato da chiara forza, espressività, definito un vino “risolto”. Piaciuto a tutta la tavola, in effetti stupiva per la serbevolezza e per il fatto di mostrare una memoria viva del frutto da cui provenne. Tutti i commensali hanno dichiarato di poterne bere una bottiglia da soli in venti minuti.

Langhe Nebbiolo 2019 RIVELLA / barbaresco


Lunga macerazione e affinamento in tonneaux per questo nebbiolo di uno dei prìncipi del classicismo piemontese.
La gioventù lo penalizza perché risulta un po’ austero e allora ci si proietta in avanti col pensiero a tra qualche anno. Però c’è la consueta eleganza di Rivella, sentori di ribes rosso, scorza d’arancio, mazzo d’erbe aromatiche/bitter, il sorso è teso, fresco, di buon corpo, il tannino è ruggente. Ripensare alla gentilezza della famiglia Rivella aumenta l’apprezzamento per il vino.

Langhe Nebbiolo Bartolo Mascarello 2018 / barolo


Cemento e botti grandi per nove mesi.
Archetipico e quasi perfetto. Gli ho preferito il Nebbiolo di Sandri in virtù di una più viva dinamica di gusto, ma questo Nebbiolo è eccezionale.
Colore rubino vivo, viola, finissima Speziatura, piccoli frutti rossi, erbe mediche, il sorso è lungo, fresco, col giusto spessore e con un tannino rinfrescante che invoglia alla beva.

Langhe Nebbiolo 2018 Canonica / Barolo


Vino di grande personalità, solo cemento, colore rubino di media intensità, frutti scuri, balsamico, radice, suggestioni fungine (percezione non condivisa), al palato si presenta denso, con grande intensità di gusto, cala anche la carta di un buon equilibrio che in altre annate non avevo riscontrato, persistenza non comune. C’è chi lo ha subito apposto come trofeo in postazione al lavoro.

Langhe Nebbiolo 2017 Agostino Bosco / la morra
Langhe Nebbiolo Trediberri 2019/ la morra
Langhe Nebbiolo Scarzello 2017 / barolo
Nebbiolo d’Alba 2018 Bruna Grimaldi / serralunga
Barbaresco F. Lli Giacosa 2017

Bartolo Mascarello & Friends
Enonauta/Degustazione di Vino #177/181 - La Batteria dei Nebbioli con Sandri, Rivella, Versio, Mascarello, Canonica, Trediberri, Scarzello
Enonauta/Degustazione di Vino #177/181 - La Batteria dei Nebbioli con Sandri, Rivella, Versio, Mascarello, Canonica, Trediberri, Scarzello

Degustazione di Nebbioli – Nebbiolo Tasting

Enonauta/Degustazione di Vino #177/181 - La Batteria dei Nebbioli con Sandri, Rivella, Versio, Mascarello, Canonica, Trediberri, Scarzello
Enonauta/Degustazione di Vino #177/181 - La Batteria dei Nebbioli con Sandri, Rivella, Versio, Mascarello, Canonica, Trediberri, Scarzello

Degustazione di Nebbioli – Nebbiolo Tasting

The first breath of fresh air immediately triggers the thirst for reds and brings to mind that batch of Nebbiolos bought in a group a few months earlier and whose tasting was long overdue until the end of the great heat. We therefore find ourselves in the den of “Il Mosto Selvaggio” to delve deeper into the potential of this noble vine, here in its basic interpretation, in some of its different declinations.
Telling 10 wines from memory following the scant notes written in an evening that ended up being more recreational than educational, in the pure sense of the term, is not easy. I therefore decided to outline a description of those that struck me most.

The wines tasted were as follows:

Langhe Nebbiolo 2018 Elio Sandri / monforte d’alba

Cement and large wood for a Nebbiolo that shines for the clarity of the floral aromas, of pomegranate and red currant, of gentian, for the smoothness of the sip, the balance and tension, the savory aftertaste and persistence. It seems to see against the light inside this wine a project that has found exact completion. Ready and convincing wine.

VERSIO / neive 18

Steel, large wood and concrete again. Almost rosé colour, subtle, scent of strawberry, cinnamon, pink, bright, apparently thin and transparent, but animated by clear strength, expressiveness, defined as a “resolved” wine. The whole table liked it, and in fact it was surprising for its shelf life and for the fact that it showed a living memory of the fruit from which it came. All the guests declared that they could drink a bottle alone in twenty minutes.

Langhe Nebbiolo 2019 RIVELLA / barbaresco

Long maceration and refinement in tonneaux for this Nebbiolo from one of the princes of Piedmontese classicism.
Youth penalizes it because it appears a bit austere and so we project ourselves forward with the thought of a few years from now. But there is the usual elegance of Rivella, hints of red currant, orange peel, bunch of aromatic herbs/bitters, the sip is tense, fresh, full-bodied, the tannin is roaring. Thinking back to the kindness of the Rivella family increases your appreciation for wine.

Langhe Nebbiolo Bartolo Mascarello 2018 / barolo

Cement and large barrels for nine months.
Archetypal and almost perfect. I preferred Sandri’s Nebbiolo to it due to its livelier flavor dynamics, but this Nebbiolo is exceptional.
Bright ruby ​​colour, purple, very fine spiciness, small red fruits, medicinal herbs, the sip is long, fresh, with the right thickness and with a refreshing tannin that invites you to drink.

Langhe Nebbiolo 2018 Canonica / Barolo

Wine with great personality, only cement, ruby ​​color of medium intensity, dark fruits, balsamic, root, fungal suggestions (perception not shared), on the palate it is dense, with great intensity of taste, it also shows a good balance which in other years I had not found uncommon persistence. There are those who immediately placed it as a trophy on their workstation.

Langhe Nebbiolo 2017 Agostino Bosco / la morra
Langhe Nebbiolo Trediberri 2019/ la morra
Langhe Nebbiolo Scarzello 2017 / barolo
Nebbiolo d’Alba 2018 Bruna Grimaldi / serralunga
Barbaresco F. Lli Giacosa 2017

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Quintessenz Pinot Bianco 2018 – Kellerei Kaltern

Il Quintessenz 2018 di Kellerei Kaltern è un Pinot bianco con fermentazione spontanea in legno da 500 lt e in botte grande e maturazione sulle fecce sempre in legno per 10 mesi. Dalla zona del Lago di Caldaro.

Il colore giallo che vira al verdolino, vitale e diretto al naso con sentori di ginestra, camomilla, mela, lime, appena accennati con l’alzarsi della temperatura del vino, ricordi di cedro candito ed erbacei.
Al palato è secco e fresco, di buona persistenza con finale coerente centrato su frutto/agrume caratterizzato da una certa finezza e precisione di tratto.
Mi sarei aspettato più forza espressiva, più suadente spessore, ma se segui l’abbaglio delle aspettative puoi pensare e interpretare male. Le note sulla vinificazione mi avevano fatto pensare a vino più materico e suadente, ma come ebbe a dire un vero maestro “se in un vino cerchi ciò che non c’è puoi star sicuro che non ce lo trovi…”. Aspettative a parte è un vino piacevole e definito che mi pare abbia il suo punto forte nella compostezza e nella precisione. A tavola non bene con il sushi, meglio con gli gnocchi al sugo di noci.

Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Quintessenz Pinot Bianco 2018 - Kellerei Kaltern | il suo punto forte nella compostezza e nella precisione
Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Quintessenz Pinot Bianco 2018 - Kellerei Kaltern | il suo punto forte nella compostezza e nella precisione
Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Quintessenz Pinot Bianco 2018 - Kellerei Kaltern | il suo punto forte nella compostezza e nella precisione
Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Quintessenz Pinot Bianco 2018 - Kellerei Kaltern | il suo punto forte nella compostezza e nella precisione

Quintessenz Pinot Bianco 2018 – Kellerei Kaltern

The Quintessenz 2018 by Kellerei Kaltern is a Pinot bianco with spontaneous fermentation in 500 lt wood and in large barrels and maturation on the lees, always in wood for 10 months.

The yellow color that turns greenish, vital and direct on the nose with hints of broom, chamomile, apple, lime, barely hinted at as the temperature of the wine rises, memories of candied citron and herbaceous.
On the palate it is dry and fresh, with good persistence with a coherent finish centered on fruit/citrus fruit characterized by a certain finesse and precision of line.
I would have expected more expressive strength, more persuasive depth, but if you follow the delusion of expectations you can think and interpret badly. The notes on winemaking had made me think of a more tactile and persuasive wine, but as a true master said “if you look for what isn’t there in a wine you can be sure you won’t find it there…”. Expectations aside, it is a pleasant and defined wine which seems to me to have its strong point in composure and precision. At the table, not good with sushi, better with gnocchi with walnut sauce.

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Emmanuel Giboulot ed il suo Les Pierres Blanc 2017

Emmanuel Giboulot – Les Pierres Blanc 2017 – Cote de Beaune Aoc

Emmanuel Giboulot ha grandi mani ruvide da lavoratore, con le quali stringe forte le tue (all’epoca si stringevano ancora le mani) quando ti accoglie nella sua cantina a Beaune. Niente reception, sala da degustazione o personale per le visite guidate. Lui ti riceve, ti fa scendere in cantina, ti serve e beve con te gli assaggi dei suoi vini (che sono mezzi calici), ed alla fine ti prepara la cassa con i vini da portare via (perché è sicuro ne porterai via almeno una cassa).

Giboulot è noto soprattutto per essere un pioniere della viticoltura biologica e biodinamica in Borgogna (fa anche parte dell’associazione Renaissance des Appellation/Return to Terroir fondata nel 2001 dall’iconico vigneron Nicolas Joly). Anche la sua vinificazione è assolutamente di impronta non interventista, rientrando a pieno nello spettro dell’artigianalità/naturalità. Molti lo conoscono anche a causa delle accuse nel 2014, decadute dopo il ricorso, che gli sono state rivolte per aver rifiutato un ordine del governo di utilizzare pesticidi.

Ho visitato la cantina di questo impressionante uomo e vignaiolo nell’aprile del 2019, durante una viaggio in Borgogna. La foto delle bottiglie per gli assaggi fornisce un minimo esempio della dimensione “spartana”, in presa diretta dell’assaggio. L’ambiente rispecchia a pieno la personalità di Giboulot e del suo lavoro: essenziale, senza sovrastrutture, schietto e diretto. Anche i suoi vini hanno queste caratteristiche, alle quali bisogna aggiungere però una dose irrinunciabile di profonda eleganza.

Les Pierres Blanc 2017 è uno Chardonnay al 100% su terreno vulcanico di argille bianche e viti di 40 anni e fa parte della piccola e piuttosto rara appellazione Côte de Beaune (da non confondere con Côte de Beaune Village). Giallo paglierino chiaro con leggeri riflessi verdolini, al naso è molto sottile e delicato, con netta prevalenza di agrumi (limone e lime su tutti), fiori bianchi ed erbe selvatiche appena accennati. In bocca ha un attacco secco e dritto come pochi, una mineralità infinita (sembra proprio che nel calice ci siano dei sassi bianchi), buona persistenza e profondità. Il sorso continua tesissimo, con una bellissima acidità sferzante e una sapidità persistente (che manterranno vivo questo vino ancora per molto tempo), svuotando il calice in maniera prematura. Ha un corpo forse lievemente esile e non possiede una enorme complessità aromatica; alla cieca potrebbe facilmente essere scambiato con uno Chardonnay che non abbia visto legno. Ma questo è lo stile del Domaine, tutto incentrato sulla verticalità, la croccantezza del frutto, la tensione dinamica del sorso e la digeribilità dei vini.

Apprezzo molto i vini di Giboulot, il suo lavoro, la sua posizione intransigente e partigiana. Senza dubbio questo è il suo vino che preferisco e che a mio avviso maggiormente lo rappresenta. Se amate gli Chardonnay (anche di Borgogna) molto espressivi, potenti, profumatissimi, magari con note burrose e boisè, lasciate a scaffale Les Pierres Blanc (se lo trovate), non fa proprio per voi. Se invece amate e non solamente apprezzate (visto il prezzo non propriamente economico per un lieu-dit) questa tipologia di vini allora è un vino da bere assolutamente.

Enonauta/Degustazione di Vino #175 - Emmanuel Giboulot ed il suo Les Pierres Blanc 2017 | Chardonnay di grande finezza
Enonauta/Degustazione di Vino #175 - Emmanuel Giboulot ed il suo Les Pierres Blanc 2017 | Chardonnay di grande finezza

Emmanuel Giboulot – Les Pierres Blanc 2017 – Cote de Beaune Aoc

Enonauta/Degustazione di Vino #175 - Emmanuel Giboulot ed il suo Les Pierres Blanc 2017 | Chardonnay di grande finezza

Emmanuel Giboulot – Les Pierres Blanc 2017 – Cote de Beaune Aoc

Emmanuel Giboulot has large, rough worker’s hands, with which he shakes yours tightly (they still shook hands at the time) when he welcomes you into his cellar in Beaune. No reception, tasting room or tour staff. He receives you, takes you down to the cellar, serves you and drinks samples of his wines with you (which are half glasses), and at the end he prepares the case with the wines to take away (because he is sure you will take away at least one earnings).

Giboulot is best known for being a pioneer of organic and biodynamic viticulture in Burgundy (he is also part of the Renaissance des Appellation/Return to Terroir association founded in 2001 by the iconic vigneron Nicolas Joly). Its winemaking is also absolutely non-interventionist, fully falling within the spectrum of craftsmanship/naturalness. Many also know him because of the charges against him in 2014, which were dropped after an appeal, for refusing a government order to use pesticides.

I visited the cellar of this impressive man and winemaker in April 2019, during a trip to Burgundy. The photo of the tasting bottles provides a minimal example of the “spartan” dimension, directly from the tasting. The environment fully reflects the personality of Giboulot and his work: essential, without superstructures, frank and direct. Its wines also have these characteristics, to which we must however add an indispensable dose of profound elegance.

Les Pierres Blanc 2017 is a 100% Chardonnay on volcanic soil of white clay and 40-year-old vines and is part of the small and rather rare appellation Côte de Beaune (not to be confused with Côte de Beaune Village). Light straw yellow with light greenish reflections, the nose is very subtle and delicate, with a clear prevalence of citrus fruits (lemon and lime above all), white flowers and barely noticeable wild herbs. In the mouth it has a dry and straight attack like few others, an infinite minerality (it really seems as if there are white stones in the glass), good persistence and depth. The sip continues very tense, with a beautiful lashing acidity and a persistent flavor (which will keep this wine alive for a long time to come), emptying the glass prematurely. It has a perhaps slightly thin body and does not possess enormous aromatic complexity; in the blind it could easily be mistaken for a Chardonnay that has seen no wood. But this is the style of the Domaine, all focused on verticality, the crunchiness of the fruit, the dynamic tension of the sip and the digestibility of the wines.

I really appreciate Giboulot’s wines, his work, his uncompromising and partisan position. Without a doubt this is my favorite wine of his and which in my opinion best represents him. If you love very expressive, powerful, very fragrant Chardonnays (including Burgundy ones), perhaps with buttery and woody notes, leave Les Pierres Blanc on the shelf (if you can find it), it’s not really for you. If, however, you love and not just appreciate (given the not exactly cheap price for a lieu-dit) this type of wine then it is a wine to absolutely drink.

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Degustazione Grandi Vini – La cinquina memorabile

Tignanello 2016 – Antinori – Degustazione Grandi Vini

Cepparello 2013 – Isole e Olena – La cinquina memorabile

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari – Degustazione Grandi Vini

Turriga 1997 – Argiolas

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

La scorsa sera ho avuto la fortuna di poter degustare con una giusta, ottima e competente compagnia di bevitori una cinquina di bottiglie che tutte insieme difficilmente si riescono a radunare sullo stesso tavolo. Degustazione di Grandi Vini, una cinquina memorabile. E abbiamo avuto la fortuna rara di trovare bottiglie d’annata ben conservate, ancora vivo il ricordo della magnum di Capodistato 2008 bevuta pochi mesi fa e che era invece andata, che hanno espresso valori apprezzabili.

A memoria, aiutato dai valenti Riccardo Viganò e Martino Baldi, provo a raccontare i cinque vini della serata.

Tignanello 2016 – Antinori

Una conferma. Tonica e brillante giovinezza che lascia intravedere un bel futuro, vino poco piacione e poco pavone, non quel campione da esposizione che molti si aspetterebbero, piace come ogni volta per il rigore espressivo, la tensione, la pienezza del sorso, la vitalità, i profumi netti, vivi.

Cepparello 2013 – Isole e Olena

Stenta assai all’apertura, appare contratto, poco dinamico, ridotto, ma piazza un allungo entusiasmante tutto freschezza ed energia, persistenza, lavanda, ribes rosso e scorza d’agrume che lascia di stucco i commensali che vanno a cercare l’ultimo sorso senza più trovarlo. Un Sangiovese eccellentissimo.

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari

Gli anni lo hanno assottigliato, ma ne hanno anche evidenziato una certa compita eleganza. Colore integro, granato chiaro, il bouquet ha rimandi fruttati di ribes rosso e mora di gelso, cipria, echi balsamici e di liquirizia su un fondo di muschio/felce, il tannino è una filigrana preziosa, ha ancora una buona tensione acida, persistenza, ancora sapido sul finale. Siamo arrivati, secondo il parere condiviso di tutti i convitati, appena prima di una fase discendente inevitabile per ogni vino.

Turriga 1997 – Argiolas

Complessità e forza, ampiezza e durata da record, profumi penetranti di frutta sotto spirito, origano, mirto, l’idea stessa della macchia mediterranea, chicco di caffè. Il colore è tra il granato scuro e il rubino.
Al palato perde forse in volume, ma la forza è intatta, la trama tannica è fitta e ha ancora mordente, la persistenza è epica.

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

Colore granato, al pari degli altri senza opacità, Vino da terroir perfetto, esile di corpo, acidità stellare per un 1985 e tannino farinoso, porge sentori di prugna essiccata, ricordi terragni ed ematici, vagamente etereo.
Il sorso non ha più molto spessore, ma ci porta comunque a Montalcino con la sua vena fresca e una sua intensa maturità fruttata.

Enonauta/Degustazione di Vino #170/174 Turriga, Tignanello, Il Pareto, Cepparello, Valdicava | La Cinquina Memorabile

Degustazione Grandi Vini – La cinquina memorabile

Tignanello 2016 – Antinori – Degustazione Grandi Vini

Cepparello 2013 – Isole e Olena – La cinquina memorabile

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari – Degustazione Grandi Vini

Turriga 1997 – Argiolas

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

Last evening I was lucky enough to be able to taste, with the right, excellent and competent company of drinkers, five bottles that are difficult to gather together on the same table. Tasting of Great Wines, a memorable five. And we had the rare fortune of finding well-preserved vintage bottles, still alive with the memory of the 2008 Capodistato magnum drunk a few months ago and which was instead gone, which expressed appreciable values.

From memory, aided by the talented Riccardo Viganò and Martino Baldi, I try to describe the five wines of the evening.

Tignanello 2016 – Antinori

A confirmation. Toned and brilliant youth that gives a glimpse of a beautiful future, a wine with little appeal and little peacock, not that exhibition sample that many would expect, it pleases as every time for the expressive rigor, the tension, the fullness of the sip, the vitality, the aromas clean, alive.

Cepparello 2013 – Isole e Olena

It struggles a lot at the opening, it appears contracted, not very dynamic, reduced, but it delivers an exciting finish full of freshness and energy, persistence, lavender, red currants and citrus peel which leaves diners stunned who go looking for the last sip without more find it. A very excellent Sangiovese.

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari

The years have thinned it, but they have also highlighted a certain refined elegance. Intense color, light garnet, the bouquet has fruity references of red currant and mulberry, powder, balsamic and liquorice echoes on a moss/fern background, the tannin is a precious filigree, it still has a good acid tension, persistence, still tasty on the finish. We arrived, in the shared opinion of all the guests, just before an inevitable downward phase for every wine.

Turriga 1997 – Argiolas

Complexity and strength, record breadth and duration, penetrating aromas of fruit in alcohol, oregano, myrtle, the very idea of ​​the Mediterranean scrub, coffee bean. The color is between dark garnet and ruby.
On the palate it perhaps loses volume, but the strength is intact, the tannic texture is dense and still has bite, the persistence is epic.

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

Garnet in color, like the others without opacity, wine from perfect terroir, thin in body, stellar acidity for a 1985 and floury tannins, offers hints of dried plum, earthy and blood-like memories, vaguely ethereal.
The sip no longer has much depth, but it still takes us to Montalcino with its fresh streak and its intense fruity maturity.

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Murru 2017 – I Garagisti di Sorgono

Entrando per caso nell’enoteca “Vineria Rossetti” a Ponte Tresa (VA) mi si è svelato un microcosmo piacevolissimo ma fino ad allora sconosciuto. Il simpatico e super-competente sommelier Paolo Parrinello mi ha consigliato questa bottiglia, Murru 2017 dei Garagisti di Sorgono.

Il vitigno è una Monica di Sardegna in purezza allevata ad alberello su suoli di disfacimento granitico bianco. Vigne vecchie e vecchissime (una parcella di 70 anni e le altre due quasi tutte con piante centenarie), rese molto basse (35/40 q/ha), fermentazione e affinamento in acciaio e lavoro di impronta artigianale.

Il vino è di un bel rosso rubino intenso ma non troppo cupo, al naso piuttosto espressivo e complesso con sentori di frutta rossa abbastanza matura, amarena sotto spirito, viola, rimandi balsamici e di spezie amare.

Ma è al palato che il Murru rivela tutto il suo carattere, giocando le migliori carte del mazzo. Attacco morbido, secco e caldo, tannini piuttosto sferici e distesi. La freschezza è presente e ben integrata anche da una sottile e viva spinta minerale, la quale conferisce un’ottima bevibilità. Il sorso è persistente ed il finale è piuttosto lungo e lievemente sapido.

Erano forse 10 anni che non bevevo una Monica di Sardegna e grazie a questa bella bottiglia ho riscoperto un vitigno molto interessante. Mi sovviene la sensazione che questa Monica di Sardegna possa essere raccontata come una di “terra di mezza” tra un bel Cannonau e un Pinot Nero ben fatto. Ovvero corpo, calore, struttura ed energia mitigati e trasformati dalla leggiadria la mineralità e la grande eleganza. Il Murru 2017 è un vino rosso veramente completo e versatile, il quale difficilmente vi stancherà durante il pasto.

Il prezzo è decisamente onesto e questo eleva il rapporto qualità/prezzo su vette molto alte.

Bravi Garagisti di Sorgono. Per chi fosse interessato questi tre ragazzi producono, sempre nel cuore della Sardegna, altri tre vini per un totale di circa 6000 bottiglie all’anno.

L’unica nota negativa è la ovvia difficoltà di reperibilità. Ma questo fa parte del gioco!

Enonauta/Degustazione di Vino #169 - Murru 2017 - Garagisti di Sorgono | Monica di Sardegna. L'essenza della territorialità
Enonauta/Degustazione di Vino #169 - Murru 2017 - Garagisti di Sorgono | Monica di Sardegna. L'essenza della territorialità

Murru 2017 – I Garagisti di Sorgono

Entering by chance the “Vineria Rossetti” wine shop in Ponte Tresa (VA) a very pleasant but until then unknown microcosm was revealed to me. The friendly and super-competent sommelier Paolo Parrinello recommended this bottle to me, Murru 2017 from Garagisti di Sorgono.

The vine is a pure Monica di Sardegna grown as a sapling on white granite weathering soils. Old and very old vineyards (one plot is 70 years old and the other two are almost all with centenary plants), very low yields (35/40 q/ha), fermentation and aging in steel and artisanal work.

The wine is a beautiful, intense but not too dark ruby ​​red, with a rather expressive and complex nose with hints of fairly ripe red fruit, black cherry in spirit, violet, balsamic references and bitter spices.

But it is on the palate that Murru reveals all its character, playing the best cards in the deck. Soft, dry and warm attack, rather spherical and relaxed tannins. The freshness is present and well integrated by a subtle and lively mineral boost, which gives excellent drinkability. The sip is persistent and the finish is rather long and slightly savory.

It was perhaps 10 years since I drank a Monica di Sardegna and thanks to this beautiful bottle I rediscovered a very interesting grape variety. I have the feeling that this Monica di Sardegna can be described as a “middle ground” between a nice Cannonau and a well-made Pinot Noir. That is, body, warmth, structure and energy mitigated and transformed by graceful minerality and great elegance. Murru 2017 is a truly complete and versatile red wine, which will hardly tire you during the meal.

The price is decidedly honest and this raises the quality/price ratio to very high peaks.

Well done Garagisti from Sorgono. For those interested, these three guys produce, again in the heart of Sardinia, three other wines for a total of around 6000 bottles per year.

The only negative note is the obvious difficulty of availability. But this is part of the game!

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Pietraincatenata 2016 – Luigi Maffini

Pietraincatenata 2016 – Luigi Maffini – Fiano – Cilento Doc

“Ricordati di prendere più spesso in considerazione il Fiano”. Questo mi dico da un po’ di tempo dopo alcune esperienze dall’esito entusiasmante. Ricordarsene come nella serata documentata dalla foto sottostante.

Il tappo mi tende una trappola, ma ne veniamo fuori. Il colore è giallo scuro luminoso, porge al naso un bouquet che si può definire complesso senza remore. Pietra focaia, susina goccia d’oro, nespola, fiori dal profumo intenso come l’elicriso, Resina di Cipresso. In un contesto di grande precisione.

Il sorso ha durata, densità, buon equilibrio, tornano le sensazioni legate al frutto maturo, acidità avvolgente, un vino che sembra fatto per non esaurirsi mai.

In abbinamento a uno sformato di patate prima, ma soprattutto a un Tonno del Chianti (in foto) poi, a tavola fece grandissima figura.

Enonauta/Degustazione di Vino #168 - Pietraincatenata 2016 - Luigi Maffini | "Ricordati di prendere più spesso in considerazione il Fiano"

Pietraincatenata 2016 – Luigi Maffini – Fiano – Cilento Doc

“Remember to consider Fiano more often.” I’ve been telling myself this for some time after some experiences with exciting results. The cork sets a trap for me, but we get out of it. The color is bright dark yellow, it offers the nose a bouquet that can be defined as complex without hesitation. Flint, golden drop plum, medlar, intensely scented flowers such as helichrysum, cypress resin. In a context of great precision.

The sip has duration, density, good balance, the sensations linked to ripe fruit return, enveloping acidity, a wine that seems made to never run out.

Paired first with a potato flan, but above all with a Chianti tuna (pictured) then, it made a great impression at the table.

Enonauta/Degustazione di Vino #168 - Pietraincatenata 2016 - Luigi Maffini | "Ricordati di prendere più spesso in considerazione il Fiano"
Enonauta/Degustazione di Vino #168 - Pietraincatenata 2016 - Luigi Maffini | "Ricordati di prendere più spesso in considerazione il Fiano"
Enonauta/Degustazione di Vino #168 - Pietraincatenata 2016 - Luigi Maffini | "Ricordati di prendere più spesso in considerazione il Fiano"
Enonauta/Degustazione di Vino #168 - Pietraincatenata 2016 - Luigi Maffini | "Ricordati di prendere più spesso in considerazione il Fiano"
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Chianti Classico 2018 – Vallone Di Cecione

Chianti Classico 2018 – Vallone Di Cecione (Panzano in Chianti)

Ovvero territorio, tradizione, personalità riconoscibilità. E, cosa non da poco, un buon bere a un prezzo invitante.

Bevo i vini di Vallone di Cecione da alcuni anni e noto un netto, costante miglioramento, una precisione e una incisività sempre più evidenti. Conduzione in regime biologico, vigne in uno dei luoghi più simbolici del vino chiantigiano, ovvero la Conca d’Oro di Panzano in Chianti.
Sangiovese con saldo di Canaiolo, 20 giorni di fermentazione, alcuni mesi sulle fecce, 8 mesi in botte grande.

Rubino scuro vivace, ricco il bouquet con sentori di marasca e frutti di bosco, viola, leggere reminiscenze di spezie, balsamiche, di muschio.
Al palato dà il meglio. Attacco caldo, centrobocca molto gratificante, di buon corpo, trova una lunga distensione grazie a una considerevole freschezza, a una persistenza aromatica rilevante. Tannini di buona forza e buona maturità, vino che in soddisfazione vale più del suo costo. E anche in prospettiva.
Complimenti a Francesco Anichini.

Enonauta/Degustazione di Vino #167 - Chianti Classico 2018 - Vallone Di Cecione | territorio, tradizione, personalità riconoscibilità
Enonauta/Degustazione di Vino #167 - Chianti Classico 2018 - Vallone Di Cecione | territorio, tradizione, personalità riconoscibilità

Chianti Classico 2018 – Vallone Di Cecione (Panzano in Chianti)

That is, territory, tradition, recognizable personality. And, no small feat, good drinks at an attractive price.

I have been drinking Vallone di Cecione wines for some years and I notice a clear, constant improvement, an increasingly evident precision and incisiveness. Organic management, vineyards in one of the most symbolic places of Chianti wine, namely the Conca d’Oro of Panzano in Chianti.
Sangiovese with balance of Canaiolo, 20 days of fermentation, a few months on the lees, 8 months in large barrels.

Lively dark ruby, rich bouquet with hints of morello cherry and berries, violet, light reminiscences of spices, balsamic, musk.
On the palate it gives its best. Warm attack, very gratifying mid-mouth, good body, finds a long relaxation thanks to considerable freshness and significant aromatic persistence. Tannins of good strength and good maturity, a wine that is more satisfying than its cost. And also in perspective.
Congratulations to Francesco Anichini.

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Bottiglie, Degustazioni

Brunello di Montalcino 2013 Casa Raia

Brunello di Montalcino 2013 – CASA RAIA

Casa Raia è una piccola e giovane azienda fondata nel 2006. Lavora in regime biodinamico, con particolare ricerca e attenzione all’ecosistema della vigna e del territorio circostante. Situata a 375 mt. sul livello del mare, si estende per quattro ettari e mezzo (circa 8000 bottiglie), di cui solamente uno dedicato al Brunello (meno di 2000 bottiglie). La fermentazione è spontanea con lieviti indigeni, nessuna filtrazione o chiarificazione. La vinificazione, come l’invecchiamento, avvengono in botti di rovere francese. Minima dose di solforosa aggiunta all’imbottigliamento, per un totale di circa 30 mg. al litro per questo Brunello di Montalcino 2013.

Il colore è rosso rubino carico con bei riflessi granato; al naso c’è frutta rossa ben matura, ciliegia, amarena, prugna. Poi violetta, cuoio fresco, note boisé e un accenno speziato. In bocca l’attacco è dritto e verticale, determinato dalla grande spinta acida che lo contraddistingue. Lo sviluppo prosegue armonico, la presa di volume nel palato concede un po’ di morbidezza (mai troppa), struttura e consistenza. Il tannino è ancora un po’ scalpitante e l’alcol (15°) è gestito in maniera eccellente, regalando grandissima bevibilità. Buona la vena minerale e sapida con finale balsamico non troppo lungo.

A me questo vino piace molto, l’avevo assagiato al Raw Wine di Berlino (2018) e ad una degustazione di vini naturali a Lugano (2017), e questa bottiglia ha confermato quanto di buono avevo percepito. È certamente ancora molto giovane e non potrà che beneficiare di miglioramenti nei prossimi anni, smussando quelle leggere asperità che oggi è possibile riconoscere. Siamo di fronte ad un Brunello decisamente poco tondo e confortante, quanto piuttosto verticale, cesellato nella struttura e nella forma snella ed elegante.

Questo Brunello di Montalcino 2013 di Casa Raia è un eccellente esempio di grande vino atto ad accompagnare il pasto e ad integrarsi con esso, aumentando il proprio valore boccone dopo boccone. Se si cerca un Brunello quasi da meditazione non è questa la bottiglia giusta. Io ne ho ancora una bottiglia e la lascerò riposare in cantina almeno due-tre anni, ma se avrò la pazienza di aspettarne cinque sarà solamente meglio. Il prezzo è piuttosto impegnativo, a mio parere leggermente troppo alto (se si prendono come prezzi di riferimento quelli del sito del produttore) ed il rapporto qualità prezzo ne risente un pò. Io l’ho pagato meno e sono quindi decisamente soddisfatto della bevuta.

Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Brunello di Montalcino 2013 Casa Raia | verticale, cesellato nella struttura e nella forma snella
Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Brunello di Montalcino 2013 Casa Raia | verticale, cesellato nella struttura e nella forma snella

Brunello di Montalcino 2013 – CASA RAIA

Casa Raia is a small and young company founded in 2006. It works in a biodynamic regime, with particular research and attention to the ecosystem of the vineyard and the surrounding area. Located at 375 m. above sea level, it extends for four and a half hectares (around 8000 bottles), of which only one is dedicated to Brunello (less than 2000 bottles). Fermentation is spontaneous with indigenous yeasts, no filtration or clarification. The vinification, like the aging, takes place in French oak barrels. Minimum dose of sulfur added at bottling, for a total of approximately 30 mg. per liter for this Brunello di Montalcino 2013.

The color is deep ruby ​​red with beautiful garnet reflections; on the nose there is well-ripe red fruit, cherry, black cherry, plum. Then violet, fresh leather, woody notes and a hint of spice. In the mouth the attack is straight and vertical, determined by the great acid boost that distinguishes it. The development continues harmoniously, the volume on the palate allows a little softness (never too much), structure and consistency. The tannin is still a bit lively and the alcohol (15°) is managed excellently, making it very drinkable. Good mineral and savory vein with not too long balsamic finish.

I really like this wine, I had tasted it at the Raw Wine in Berlin (2018) and at a tasting of natural wines in Lugano (2017), and this bottle confirmed the good things I had perceived. It is certainly still very young and will only benefit from improvements in the coming years, smoothing out those slight roughnesses that can be recognized today. We are faced with a Brunello that is decidedly not round and comforting, but rather vertical, chiseled in structure and in a slender and elegant shape.

This Brunello di Montalcino 2013 by Casa Raia is an excellent example of a great wine capable of accompanying the meal and integrating with it, increasing its value bite after bite. If you are looking for a Brunello that is almost meditative, this is not the right bottle. I still have a bottle and I will let it rest in the cellar for at least two-three years, but if I have the patience to wait five it will only be better. The price is quite demanding, in my opinion slightly too high (if you take those of the manufacturer’s website as reference prices) and the quality/price ratio suffers a little. I paid less for it and am therefore definitely satisfied with the drink.

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Chianti Classico 2016 “Al Limite” – San Leonino

Premetto che il Chianti Classico 2016 “Al Limite” di San Leonino da Castellina in Chianti  non è sicuramente il miglior Chianti Classico che ho bevuto nella mia vita, ma ne ho pagati di più molti che erano meno entusiasmanti di questo e financo meno “territoriali”, tanto per utilizzare un termine abusato, anzi spesso proprio straziato.
Sangiovese 100 per cento, in acciaio e poi 18 mesi tra cemento e botti da 30 hl.
Colore rubino vivo, di media concentrazione. Al naso è giustamente intenso con profumi fedeli al vitigno di viola, marasca, lampone, ricordi di arancia, qualche ricordo speziato. Secco, schietto di carattere, molto fresco al palato, l’acidità è copiosa e affilata, fa da sponda un coerente e gentile ritorno del frutto, persistente in modo apprezzabile.
Viene un po’ penalizzato sul finale da un tannino un po’ rigido, ma il giudizio generale e più che positivo.
Rapporto qualità prezzo indiscutibilmente vantaggioso.
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2016 "Al Limite" - San Leonino | Sangiovese di Castellina fedele e dal buon prezzo

 

Chianti Classico 2016 “Al Limite” di San Leonino da Castellina in Chianti

Let me start by saying that the Chianti Classico 2016 “Al Limite” from San Leonino da Castellina in Chianti is certainly not the best Chianti Classico that I have drunk in my life, but I have paid more for many that were less exciting than this one and even less “territorial” , just to use an overused, indeed often downright mangled, term.
100 percent Sangiovese, in steel and then 18 months in cement and 30 hl barrels.
Bright ruby ​​colour, of medium concentration. The nose is rightly intense with aromas faithful to the vine of violet, morello cherry, raspberry, hints of orange, some spicy notes. Dry, straightforward in character, very fresh on the palate, the acidity is abundant and sharp, supported by a coherent and gentle return of the fruit, persistent in an appreciable way.
It is a little penalized on the finish by a slightly stiff tannin, but the overall opinion is more than positive.
Unquestionably advantageous value for money.

 
 
 
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Champagne André Beaufort Brut Reserve e Pinot Noir Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 Domaine du Lycée Viticole

– Champagne André Beaufort Brut Reserve

– Pinot Noir Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 Domaine du Lycée Viticole

Pochi giorni fa a Verona ho cenato presso L’Antica Bottega del Vino. Mentre mi rinfrancavo con gli ottimi piatti della tradizionale cucina veneta, essendo solo, ho scelto di bere al calice. Chiacchierando con il competente ed accogliente sommelier ho optato per lo Champagne di André Beaufort Brut Reserve Ambonnay (che non bevevo da qualche tempo) e successivamente un Pinot Noir di Borgogna, precisamente l’Haute Côte de Beaune Domaine Lycée Viticole 2018 (conosciuto, ma non bevuto in precedenza). Innanzi tutto grandi complimenti per il coraggio di tenere (o aprire su richiesta) vini del genere, poiché é sempre più difficile (con le dovute eccezioni del caso) trovare al calice vini di un certo calibro e fuori dalle principali rotte commerciali o modaiole.

Lo Champagne di Beaufort si presenta con un bel colore giallo paglierino brillante. Al naso è molto delicato e non troppo espressivo, con accenni di fiori bianchi, polpa di agrumi e lievitazione. Buon perlage, piuttosto fine, presente e persistente. Al palato è spiazzante. Attacca morbidissimo, cremoso, riempie la bocca con una dolcezza che si percepisce non derivante semplicemente da dosaggi zuccherini elevati, come accade purtroppo ormai in moltissimi champagne (Beaufort utilizza infatti solo lieviti indigeni e zuccheri naturali come il mosto d’uva o il succo d’uva concentrato sia per il tirare che per il dosage). Al contempo è fresco e vivo grazie alla bella acidità e ad una sapidità sferzante che ripulisce il palato e giocando da contraltare al bilanciamento della spiccata morbidezza. Grande persistenza e chiusura con una piacevole e leggera nota ossidativa.

I vini di André Beaufort (tra i pionieri del naturale/biodinamico/biologico nella Champagne) non sono per tutti e non sono certamente accademici. Ma ben vengano anche bollicine come queste che escono dagli schemi tradizionali ingessati da un eccessivo lavoro di cantina e dosaggi che uccidono il vino e la sua possibilità di espressione. Per esperienza con Beaufort si rischia di bere una grandissima bottiglia (sopratutto vecchi millesimi o vecchie sboccature) ma talvolta anche una bottiglia piuttosto squilibrata. La frase “ogni bottiglia è diversa” è estremamente calzante. L’importante è sapere cosa si cerca da una bottiglia di vino, visto anche che i prezzi non sono propriamente economici.

Il Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 della scuola vitivinicola di Beaune è invece un Pinot Noir a dire poco didattico. Tipico rosso rubino un pò scarico e trasparente. Al naso piccoli frutti rossi croccanti, prugna, ciliegia, viola, accenni speziati. Al palato é secco e fresco, con un pregevole bilanciamento tra morbidezza e verticalità. Bella acidità e mineralità, tannini delicatissimi e vellutati, corpo snello ma presente. Chiude il sorso piuttosto lungo, con un bel sentore di radice di liquirizia. Molto elegante, equilibrato e di ottima beva. È un vino buonissimo da bere ora, senza aspettare troppo per non perderne la fragranza. Tutto quello che ci si potrebbe aspettare da un giovane Pinot Noir di Borgogna prodotto da un Lycée Viticole. È certamente un base, non molto complesso e giovane, ma stiamo parlando di Côte d’Or ad un rapporto qualità-prezzo impressionante. Andate a vedere il prezzo sul sito del produttore (diverso sarà se lo troverete online o a scaffale in qualche enoteca) ed a quel punto, dopo averlo assaggiato, vi sembrerà un piccolo miracolo che si trasforma in vino quotidiano.

Enonauta/Degustazione di Vino #163/164 - review -  Champagne André Beaufort Brut Reserve & Pinot Noir Haute-Côte de Beaune 2018 Lycée Viticole
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