Bottiglie, Degustazioni

Saladero 2016/2017 Walter De Battè

Saladero 2016/2017 Walter De Battè

Ci sono vini che ti rapiscono, ti portano via con loro attraversando le terre da cui provengono, riuscendo quasi a fartene vedere le immagini, sentire i profumi e udire i suoni. I vini di Walter De Battè per me sono questo, ed infatti già alcuni anni indietro mi innamorai perdutamente del suo Underwood, che purtroppo oggi non viene più prodotto. Il Saladero, che avete letto bene è prodotto con assemblaggio delle due annate 2016 e 2017 (ad oggi è uscita anche la “seconda annata” 2018/2019), è un vino strepitoso ed emozionante, fuori dagli schemi anche per chi è avvezzo a vini particolari e anticonvenzionali.

Le Cinque Terre

Walter De Battè è un vignaiolo artigiano che coltiva 3.5 ettari nel parco naturale delle Cinque Terre, intorno a Rio Maggiore, con vigne vecchie fino ad 80 anni e pendenze che raggiungono il 70% (per dare un idea dell’eroicità, ha ricostruito 300 mt. di muro a secco con altezza di due metri). Viticoltura e vinificazione assolutamente di impronta non interventista, macerazione sulle bucce per 8 giorni e vinificazione in acciaio alternando vasche aperte e chiuse.

Saladero Walter De Battè

Prodotto in sole 3000 bottiglie, da uve Vermentino e Bosco, con saldo di Marsanne e Roussanne, si presenta in un luminoso vestito giallo d’orato, carico di riflessi ambrati. Al naso sprigiona una complessa energia suadente e vitale di macchia mediterranea, erbe officinali, cera d’api e miele, scorza d’agrume, mineralità calcarea, effluvi iodati. Il sorso è goloso, pieno e dinamico, con un’entrata materica e calda ed una tannicità levigata che avvolge il palato, giocando assieme alle note ossidative. Poi arriva come un’onda di Levante una bellissima spinta di freschezza che pulisce il palato e prepara ad un finale lunghissimo, estremamente sapido, a tratti salato.

È un vino estremamente complesso, cangiante nel calice, e piuttosto sensibile alla temperatura di servizio (che dovrebbe sempre restare fresca ma non troppo fredda per evitare di mortificarlo o viceversa appesantirlo su temperature ambiente). È un “orange wine” atipico, che sfugge alle consuete etichettature, tracciando una strada propria tra sperimentazione e tradizione. Come direbbe Simonetta Lorigliola è un “vino paesaggio”, e restituisce la straordinaria unicità di un territorio come le Cinque Terre, sospeso tra mare, luce, colore, macchia mediterranea e uomini straordinariamente radicati al territorio.

Un vino di carattere

Ho bevuto questo splendido vino insieme ad un amico in un ottimo ristorante a Fiumicino ed ha egregiamente accompagnato un menù a base di pesce piuttosto ricco ed elaborato. Ma se siete fortunati e vi capiterà di berlo, lasciatevene un calice da sorseggiare lentamente da solo, senza se e senza ma. Il prezzo è importante per essere un vino bianco italiano (nonché difficile da reperire) ed onestamente non fatico ad immaginare che qualcuno potrebbe anche rimanerne un pò deluso sulla bilancia del classico rapporto qualità/prezzo. Ma credo che i vini (come le persone) di carattere e personalità, che hanno qualcosa da dire  al di fuori dai consueti binari del comune e dell’ovvio, non possano e non debbano necessariamente essere apprezzati (tanto meno amati) da tutti.

Enonauta/Degustazione di Vino #175 - Saladero 2016/2017 Walter De Battè | È un vino estremamente complesso, cangiante nel calice
Enonauta/Degustazione di Vino #175 - Saladero 2016/2017 Walter De Battè | È un vino estremamente complesso, cangiante nel calice

Saladero 2016/2017 Walter De Battè

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Bottiglie, Degustazioni

Barolo Albe 2013 – G. D. VAJRA

Barolo Albe 2013 – GD VAJRA

Uve provenienti da tre vigneti nel Comune di Barolo, lunga macerazione e 36 mesi in botte per questo Barolo Albe 2013 dell’azienda Vajra
Portando al naso il calice che lo contiene il pensiero torna a un loro nebbiolo che bevvi un paio d’anni fa, e di cui scrissi (qui), e mi pare di scorgere una continuità, quasi una firma.
Ed è l’attacco olfattivo floreale, pervasivo, che inebria. Seguono sentori di fragolina di bosco, rosa, spezie e radici appena accennate, direi anche lavanda, un tratto terragno. Tutto molto preciso, pulito. Il colore è un bel rosso rubino brillante.
Al palato si fanno notare la verve acida e il tannino ancora mordente che ne fanno un vino molto tattile a questo punto della sua evoluzione in bottiglia. Ha buon corpo, giusto calore, penalizzato un poco nel centrobocca, si conferma però un in fase retrolfattiva dove si ribadiscono le anticipazioni avute al momento dell’impugnare il bicchiere, arricchite da una piacevole rievocazione mentolato/balsamica e da un ritorno fruttato freschissimo. Credo potrà esprimersi al meglio tra qualche anno per quanto già godibile. Mi veniva in principio di dirlo austero, ma ci ripenso sul finale di bottiglia perché non è austero affatto, ma solo ancora animato da irruenza giovanile.
Enonauta/Degustazione di Vino #174 - Barolo Albe 2013 - G. D. VAJRA | Giovane Barolo ancora austero da riprovare
Enonauta/Degustazione di Vino #174 - Barolo Albe 2013 - G. D. VAJRA | Giovane Barolo ancora austero da riprovare

Barolo Albe 2013 – GD VAJRA

Grapes from three vineyards in the municipality of Barolo, long maceration and 36 months in barrel for this Barolo Albe 2013 from the Vajra company
Bringing the glass that contains it to my nose, my thoughts go back to one of their Nebbiolos that I drank a couple of years ago, and about which I wrote (here), and I seem to see a continuity, almost a signature.
And it is the floral, pervasive olfactory attack that inebriates. Followed by hints of wild strawberry, rose, spices and barely mentioned roots, I would also say lavender, an earthy trait. Everything very precise, clean. The color is a beautiful bright ruby ​​red.
On the palate, the acidic verve and the still biting tannin stand out, making it a very tactile wine at this point in its evolution in the bottle. It has good body, the right heat, penalized a little in the mid-mouth, but it confirms a retro-olfactory phase where the anticipations had when holding the glass are reiterated, enriched by a pleasant menthol/balsamic reminiscence and a very fresh fruity return. I believe it will be able to express itself at its best in a few years, although it is already enjoyable. At first I felt like calling it austere, but I think about it again at the end of the bottle because it’s not austere at all, but just still animated by youthful impetuosity.

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Bottiglie, Degustazioni, Mangiare

Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante

Rigaglie e Champagne. La Rigaglia a Pistoia è quasi un Culto. Così come lo Champagne è oggetto di devozione planetaria. Talvolta si incontrano in questo lembo di Toscana e da questo incontro scaturiscono celebrazioni all’insegna della gioia di vivere, dell’amicizia e della condivisione. Una forma di sincretismo enogastronomico dai risultati sorprendenti. 

Per questa serata si era deciso di accostare alle trippe solo lo Champagne, ma alla fine sono saltati fuori alcuni intrusi di ottima qualità. 

Lampredotto / Centopelli / Trippa / Lingua

Il menù prevedeva le seguenti portate:
Lampredotto lesso risaltato in padella/Minestra di Centopelli/Trippa al forno con patate/Lingua bollita con salsa verde

Non perché il cuoco in questo caso fossi io, che non nascondo i fallimenti e gli esperimenti poco felici, ma i piatti erano decisamente ben riusciti. Compresa la trippa al forno con cui mi cimentavo per la prima volta.

Ci siamo bevuti i seguenti vini:
Pouilly Fume 2020 Jean Pabiot
Klabian Malvasia Black Label 2016
Champagne Prisme 2015 Guiborat
Louis Roederer Collection 242
Champagne Brut Platine Maillart
Barbaresco Montestefano 2014 Rivella
Primitivo di Manduria Librante 2018 Luca Attanasio

Nelle serate estremamente ricreative il racconto si fa a memoria andando a ripescare note immateriali vergate su un blocchetto immaginario mentre giustamente ci si gode la compagnia degli amici. Non può che essere dunque approssimativo e sommario.

Pouilly Fume 2020 di Jean Pabiot

è stato aperto per accompagnare le ultime fasi di preparazione e le iniziali di impiattamento. Buono, preciso, sull’agrume, fiori bianchi, appena erbaceo, mela, sorso fresco, ma anche di spessore e persistente. Ottimo rapporto q/p. 

Pouilly Fume 2020 di Jean Pabiot

Prisme 15 di Guiborat – Rigaglie e Champagne

(Chardonnay) ha un perlage tra i più possenti mai sperimentati, spara crema di limoni, tropicalità, crosta di pane, floreale, al palato risulta molto fresco e diretto, verticale e affilato, mi è parso un po’ monolitico e graffiante. 

Enonauta/Degustazione di Vino #167/173 - Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante | Due oggetti di Devozione
Champagne Prisme 15 Guiborat

Louis Roederer Collection 242 – Rigaglie e Champagne

(Pinot nero, meunier e chardonnay con vino di riserva di diverse annate) spicca per eleganza, equilibrio, per la potenza misurata con cui si apre nel bicchiere. Uno champagne la cui genesi è un po’ complicata da spiegare e anche da capire. All’assaggio però lo si può definire immediato. Naso caleidoscopico e espansivo, nocciola, frutta passita, arancia candita, coi minuti mostra una personalità cangiante e vira sullo zenzero, l’uva sultanina. Perlage fino, sorso setoso e ricco con bella persistenza. Dura poco, alla fine lascia un bel sentimento. 

Enonauta/Degustazione di Vino #167/173 - Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante | Due oggetti di Devozione
Louis Roederer Collection 242

Maillart Platine – Rigaglie e Champagne

risulta essere il più “vino” dei tre, di gusto pieno, bolla cremosa, ha consistenza,  ricordi fruttati prima che  di lievito e di pasticceria, di spezie, più secco degli altri, con una bella coda sapida. 

Enonauta/Degustazione di Vino #167/173 - Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante | Due oggetti di Devozione
Maillart Platine

Malvasia Black Label di Klabian 2016

è un bianco macerato di grande qualità, espressivo e non piallato dalla tecnica di vinificazione, più intenso al palato che profumato, flessuoso, sapido, a tratti opulento. Profumi che ricordano fiori come l’elicriso, erbe aromatiche, albicocca disidratata, il Cappero secco. 

Malvasia Black Label 2016 Klabjan

Barbaresco Montestefano 2014 di Rivella

è un capolavoro che mette insieme rigore e piacevolezza. Anguria, genziana, rosa. Esordio fresco e poi un allungo infinito tutto sul frutto gentile, solo leggermente speziato sul finale, con un tannino fitto e preciso che lascia riemergere l’identità di questo vino nel lunghissimo finale. 

Barbaresco Montestefano 2014 Rivella

Librante 2018 di Luca Attanasio

è un Primitivo di grande sostanza, vino intenso, concentrato, profumato di prugna, mora, spezie dolci, tabacco, che al palato è però definito, senza sbavature, dotato di una freschezza viva che anima questa grande materia e questo alcool non indifferente.

Librante 2018 Luca Attanasio

I bicchieri Zalto che il padrone di casa mette a disposizione degli amici dimostrando fiducia nelle capacità psicofisiche dei presenti, e di questo gliene saremo per sempre grati, arricchiscono la serata. 

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Degustazioni

Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac

Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac

Molto tempo fa, un caro amico mi disse che per spiegare ad una persona poco avvezza al mondo del vino la differenza tra un vino di Bordeaux ed uno della Borgogna si poteva ricorrere all’archetipo della bellezza femminile. I vini della Borgogna potevano essere rappresentati da una donna bellissima, fine, elegante ed ammaliante. Quelli di Bordeaux erano rappresentati da una bellezza femminile molto più fisica, sensuale e seducente (negli anni ’80/’90 avremmo detto sexy, senza paura di offendere nessuno). Come ogni metafora, questa breve storia è ovviamente semplificatoria e riduttiva. Inoltre per par condicio, si potrebbe certamente fare la stessa cosa con l’immaginario maschile.

Complice la presenza, nella città in cui vivo, di uno dei più grandi distributori di Bordeaux europei, ultimamente mi trovo a bere con regolarità Medoc di buon livello, pur non essendone un loro appassionato sfegatato. Bevendo l’ultimo millesimo di Château Lynch-Moussas a Pauillac, ho rammentato la storiella del mio amico, la quale però questa volta appariva ai miei sensi decisamente riduttiva. Infatti questo assemblaggio di Cabernet Sauvignon al 78% e Merlot al 22%, con vinificazione separata di ciascuna parcella e che riposa 24 mesi in barrique (60% nuove), mi sembra poter contenere entrambe le immagini ideali della bellezza femminile (o maschile se si preferisce).

Il colore è un rosso granato molto scuro, ematico. Il naso è decisamente complesso e sprigiona la facile percezione di frutti di bosco come ribes e mirtilli, prugna secca, con al seguito sensazioni di pepe nero, liquirizia, tabacco e pellame. L’attacco al palato è secco e morbido, polposo, seducente. La struttura è importante ed offre una piacevole sensazione di viscosità diffusa, senza però mostrare troppo i muscoli. I Tannini sono già piuttosto morbidi e rotondi, ma la nota più significativa a mio avviso (non sempre facile da trovare nei Bordeaux di medio livello) è rappresentata dalla freschezza che accompagna e mantiene bilanciato il sorso, e sopratutto la straordinaria ed imprevista sapidità, la quale regala un bel finale di leggerezza, pulizia ed equilibrio.

Questo giovane e bel Pauillac, mi ha stupito per la sua capacità di essere molto gustoso, diretto e materico; ma al contempo dinamico, poliforme, equilibrato. A mio avviso la sapidità in questo caso è la chiave di volta che gestisce una perfetta uscita di scena al sorso, e lasciando aperto il sipario al rabbocco del calice.

Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac |  Giovane e gustoso vino di Pauillac

Ultima nota di merito la straordinaria longevità della bottiglia aperta, la quale rimane ottima (e forse migliore) il giorno dopo e quello ancora a seguire. Rapporto qualità prezzo é nella media, per via del blasone territoriale piuttosto elevato.

Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac |  Giovane e gustoso vino di Pauillac
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Gite in Cantina

Una trasferta ai confini del vino

Friuli, una terra di paradossi – friuli enotour

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Il Friuli è una terra fatta di ossimori un po’ come tutte le terre di confine, fatta di persone rudi ma educate, di terre calde e piovose, di vette altissime e di spiagge selvagge. Dieci anni fa ci approdai per gli ultimi due anni di magistrale, un po’ per fuggire dal Granducato, un po’ per sfida personale: approcciarsi ad una cultura e ad una regione differente è sempre difficile.

La tradizione culinaria friulana è un enorme paradosso: materie prime semplici, genuine, quasi esclusivamente a km 0, che però diventano piatti saporiti e ricchi, dove in essi si ritrovano il lavoro quotidiano, la familiarità e la ricchezza di questa terra.

Per quanto riguarda il vino, la continua ricerca, la sperimentazione, l’amore verso quei terreni producono alcune tra le migliori bottiglie del nostro Bel Paese.

Una domenica ad Oslavia – friuli enotour

Con il compare Dario Agostini, amante del vino e della fotografia, decidiamo di visitare 2 cantine iconiche, in una domenica di fine ottobre che ci regala un clima più primaverile che autunnale. In mattinata partiamo dal centro di Udine e ci dirigiamo verso Oslavia, frazione di Gorizia che in 2 km di strada raccoglie alcuni tra i più grandi produttori di Ribolla e di vini del Friuli.

Sono tutti lì, uno dietro l’altro, Princic, Castellada, Primosic, Gavner, Radikon, ecc. senza cartelli o insegne che accolgono i visitatori, nascosti tra le pendici vitate che si affacciano a sinistra sull’Italia e a destra sulla Slovenia.

Dai racconti delle visite emergono simpatici aneddoti, che fanno capire quanto sia forte e unita l’Associazione Produttori Ribolla di Oslavia, di quanta competizione (giustamente) ci sia, ma anche di quanta amicizia e rispetto viva fra i vigneron.

La Castellada – friuli enotour

La prima tappa è a La Castellada, dove il gentilissimo Stefano ci accompagna in visita in cantina, per poi farci degustare alcune delle sue più famose bottiglie:

  • Ribolla 2016 (non ancora in commercio)
  • Friulano 2015
  • Bianco de La Castellada 2015
  • Chardonnay 2015
  • Sauvignon 2015
  • Rosso de La Castellada 2015

La Castellada si affaccia su una vallata dove il paesaggio è mozzafiato e dove si vedono le vigne di tanti altri produttori. Stefano ci fa capire quanta ricerca in cantina, quanta cura nella terra e nella vinificazione deve essere attuata per produrre i loro vini straordinari.

Una menzione particolare per il loro Chardonnay, che non assomiglia a nessuno Chardonnay tradizionale: fresco, dinamico, con sentori di frutta bianca e note di lime e pompelmo, un bianco superlativo.

Primosic

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Prima di pranzo, decidiamo di fermarci da Primosic per un acquisto veloce, dove troviamo l’ottimo Silvan intento a dialogare con una simpatica coppia romana.

Con il nostro arrivo scatta un veloce aperitivo con la celebre Ribolla, in versione macerata e non. La ribolla di Primosic è diretta, senza fronzoli, come chi la produce, provare per credere.

Dario Princic

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Alle 15.00 appuntamento da Dario Princic. Saliamo la ripida strada che conduce alla cantina e fuori c’era lui, Dario, intento ad aspettarci, ma con l’aria di chi non ne aveva assolutamente voglia…

“Stamani mio figlio è tornato alle 6:00, la visita ve la faccio io”: così ci saluta il buon vigneron, con aria rude ma allo stesso tempo simpatica. Scendiamo in cantina e subito si avverte un’atmosfera completamente diversa: in una cantina in ordine, pulita, quasi asettica, Dario inizia a raccontarci delle sue continue ricerche per raggiungere il tempo di macerazione perfetta per i suoi vini e ci versa direttamente dalle botti il suo nettare prezioso.

Mentre beviamo parliamo di vini “potabili”, dei suoi vicini vinificatori, di quanta scienza e passione ci sia nel suo lavoro. Ribolla, Sivi Pinot, Merlot e tanti calici che parlano tutti in maniera completamente diversa, come le canzoni di un disco dei Led Zeppelin.

Dario si rivela un ottimo interlocutore, si apre e racconta tanti aneddoti di cui purtroppo non posso scriverne. La sua Ribolla è “da brik”, da bere con piatti elaborati o da gustare da sola, da portarsi dietro, per l’appunto, in un brik e berla per fuggire dai pensieri quotidiani.

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Bruna Flaibani

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

La giornata volge al termine, ma ci rimangono ancora le forze per far visita all’azienda di Bruna Flaibani, che ci accoglie in quel di Cividale alle 17.30 circa. Ci porta subito in vigna e ci parla delle sue viti, dei suoi terreni e di quanto la sperimentazione biodinamica abbia giovato per i suoi vini.

Ci accoglie in casa e ci fa degustare i celebri Friulano, Pinot grigio ramato, Cabernet Franc e l’indimenticabile Schioppettino, un rosso di un’espressività veramente fuori dal comune. Parliamo della sua storia, di quanto sia difficile per lei portare avanti i lavori in vigna e in cantina, ma di quanto la passione per questo lavoro sia superiore ad ogni ostacolo fisico e mentale.

Il tempo trascorso con Bruna è sempre troppo poco: torneremo Bruna, te lo promettiamo, e staremo con te molto di più!

Credits

Tutte le foto di Friuli Enotour sono state scattate da Dario Agostini (https://www.flickr.com/photos/133362519@N02https://www.instagram.com/darioago84/)

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Bottiglie, Degustazioni

Chianti Classico 2018 – Podere Pruneto

Chianti Classico 2018 – Podere Pruneto Volpaia – Radda in Chianti

Ecco un vino che ho trovato entusiasmante. Per il fatto di essere un Sangiovese di carattere, per il fatto di essere un vino in cui con pochi tratti precisi, semplici, ben delineati, si compone un quadro complessivo di piacevolezza, definizione, tipicità. Si tratta del Chianti Classico, davvero classico, 2018 di Podere Pruneto da Volpaia (Radda in Chianti). Sangiovese, non c’è più la piccola percentuale di Merlot che andava a completare questo vino nel recente passato, coltivato in uno dei più vocati tra i luoghi vocati alla coltivazione del Sangiovese. Vinificato in cemento e poi invecchiato in botte grande, declinato in essenzialità, come ebbi brevemente occasione di raccontare qui, ma anche un vino ricco di profumi e dotato di intensità di gusto. Il colore è chiaro e splendente, il profilo olfattivo è tra i più fedeli, ricchi ed espressivi tra gli omologhi assaggiati nell’ultimo anno. C’è una marasca persuasiva, il ribes rosso, la viola, l’arancia sanguinella, ricordi di lavanda e altre erbe/radici, un tenue tratto ematico. Il sorso è animato da freschezza diffusa, di corpo asciutto, c’è molta energia e la bocca si riempie di frutto gentile e giustamente maturo, il tannino è rinfrescante, finale ancora sul frutto e di apprezzabile lunghezza.

Da non trascurare il prezzo e la bellezza dell’etichetta che, pur non aggiungendo e togliendo niente alla qualità del vino, io trovo unica e con la particolarità di aver anticipato l’introduzione delle UGA ponendo in evidenza la parola RADDA.

Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2018 - Podere Pruneto |  Sangiovese di Carattere da Volpaia/Radda in Chianti
Chianti Classico / Podere Pruneto
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2018 - Podere Pruneto |  Sangiovese di Carattere da Volpaia/Radda in Chianti
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2018 - Podere Pruneto |  Sangiovese di Carattere da Volpaia/Radda in Chianti
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - La Famiglia Lanza
La Famiglia Lanza di Podere Pruneto
Podere Pruneto / Radda in Chianti
Podere Pruneto / Radda in Chianti

Chianti Classico 2018 – Podere Pruneto Volpaia – Radda in Chianti

Here is a wine that I found exciting. For the fact of being a Sangiovese with character, for the fact of being a wine in which with a few precise, simple, well-defined traits, an overall picture of pleasantness, definition and typicality is composed. This is the truly classic Chianti Classico 2018 from Podere Pruneto da Volpaia (Radda in Chianti). Sangiovese, there is no longer the small percentage of Merlot that completed this wine in the recent past, grown in one of the most suitable places for the cultivation of Sangiovese. Vinified in concrete and then aged in large barrels, expressed in essentiality, as I briefly had the opportunity to tell here, but also a wine rich in aromas and with an intensity of taste. The color is clear and bright, the olfactory profile is among the most faithful, rich and expressive of the counterparts tasted in the last year. There is a persuasive morello cherry, red currant, violet, blood orange, memories of lavender and other herbs/roots, a faint hint of blood. The sip is animated by widespread freshness, dry body, there is a lot of energy and the mouth is filled with gentle and properly ripe fruit, the tannin is refreshing, still on the fruit finish and of appreciable length.

Not to be overlooked is the price and the beauty of the label which, while not adding or subtracting anything from the quality of the wine, I find unique and with the particularity of having anticipated the introduction of the UGA by highlighting the word RADDA.

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Fiano di Avellino 2018 – Guido Marsella

Fiano di Avellino 2018 – Guido Marsella

Ho stappato svariate bottiglie di Fiano negli ultimi mesi, sempre per scopi educativi s’intende, e alla fine è diventato il mio bianco preferito del 2021. Come nella serata documentata.

Una Serata a base di Fiano
Una Serata a base di Fiano

Quest’ultima bottiglia di Guido Marsella mi ha definitivamente convinto e si e distinta dalle altre che ho stappato per una più spiccata freschezza, una acidità più fluente e un equilibrio più marcato. Vinificazione e affinamento sulle fecce  in acciaio. A Summonte (AV). Il colore è giallo intenso brillante. Fragranze floreali di narciso, melone bianco, pesca, appena citrino, ricordi di pietra bagnata. Al palato è ricco, intenso, di spessore, eppure risulta anche mobile, dinamico, incisivo, in virtù di una acidità diffusa, ma mai preponderante. Un bel finale che riporta al frutto e allo zafferano. Vino che alla fine dell’ultimo bicchiere proietta il pensiero sulla prossima bottiglia stappata tra 4/5 anni. Da non sottovalutare l’ottimo rapporto soddisfazione/prezzo.

Enonauta/Degustazione di Vino #164 - Fiano di Avellino 2018 - Guido Marsella |  Spessore, vitalità, grandi prospettive davanti.
FIANO 2018 Guido Marsella
Enonauta/Degustazione di Vino #164 - Fiano di Avellino 2018 - Guido Marsella |  Spessore, vitalità, grandi prospettive davanti.
Fiano 2018 Guido Marsella

Fiano di Avellino 2018 – Guido Marsella

I have uncorked several bottles of Fiano in the last few months, always for educational purposes of course, and in the end it has become my favorite white of 2021. This last bottle of Guido Marsella has definitely convinced me and has stood out from the others I have uncorked for a more marked freshness, a more flowing acidity and a more marked balance. Vinification and aging on the lees in steel. In Summonte (AV). The color is bright intense yellow. Floral fragrances of narcissus, white melon, peach, slightly citrine, memories of wet stone. On the palate it is rich, intense, thick, yet it is also mobile, dynamic, incisive, by virtue of a widespread, but never predominant, acidity. A nice finish that brings back the fruit and saffron. A wine that at the end of the last glass projects the thought onto the next bottle uncorked in 4/5 years. The excellent satisfaction/price ratio should not be underestimated.

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Grignolino Bricco del Bosco 2020 – Accornero

Grignolino Bricco del Bosco 2020
Accornero
Grignolino del Monferrato Casalese doc

Tra i vini che raccontano della possibilità di bere bene a dispetto del prezzo e di un vitigno d’origine ingiustamente poco considerato, anche se esistono alcuni porti sicuri e Accornero è certo uno di questi, c’è questo Grignolino Bricco del Bosco 2020 dell’azienda Accornero di Vignale Monferrato. Che si può definire tra le aziende più in vista tra quelle che bene operano nella promozione del territorio e dei suoi , talvolta ingiustamente bistrattati, vitigni.
 
Un vino lineare a cui non manca niente, caratterizzato da compatta e precisa semplicità.
Rubino molto chiaro, nitido e preciso al naso con sentori floreali, di frutto di bosco, lievemente speziato. 
Al palato è secco, snello, ben definito, con agile  freschezza, intensità di gusto, tannini di buona fattura, per una bevuta che è si facile, ma non evanescente. Nel finale sul frutto si rievocano anche le erbe mediche. 
Da tutto pasto con pietanze di terra.

Enonauta/Degustazione di Vino #163 - Grignolino Bricco del Bosco 2020 - Accornero  | Un vino lineare a cui non manca niente, caratterizzato da compatta e precisa semplicità
Enonauta/Degustazione di Vino #163 - Grignolino Bricco del Bosco 2020 - Accornero  | Un vino lineare a cui non manca niente, caratterizzato da compatta e precisa semplicità
Enonauta/Degustazione di Vino #163 - Grignolino Bricco del Bosco 2020 - Accornero  | Un vino lineare a cui non manca niente, caratterizzato da compatta e precisa semplicità

Grignolino Bricco del Bosco 2020
Accornero
Grignolino del Monferrato Casalese doc

Among the wines that tell of the possibility of drinking well despite the price and of an unjustly little considered grape variety of origin, even if there are some safe havens and Accornero is certainly one of these, there is this Grignolino Bricco del Bosco 2020 from Accornero company of Vignale Monferrato. Which can be defined as one of the most prominent companies among those that work well in promoting the territory and its, sometimes unfairly mistreated, vines.

A linear wine that lacks nothing, characterized by compact and precise simplicity.
Very light ruby, clear and precise on the nose with floral and berry scents, slightly spicy.
On the palate it is dry, slim, well defined, with agile freshness, intensity of taste, well-made tannins, for a drink that is easy, but not evanescent. In the finish, the fruit also evokes medical herbs.
For any meal with earthy dishes.

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Châteaux Siran 2016 – Margaux

CHÂTEAU SIRAN 2016 – MARGAUX

Domenica ore 15.00: apro una mezzetta di Bordeaux (con un pò di pane e salame) perché fuori piove, sono annoiato e non c’è nemmeno il campionato a lenire il torpore. Si tratta di Château Siran, storico produttore situato nella parte più a sud della denominazione Margaux. L’azienda dispone di 88 ettari di terreno di cui solo 25 pienamente vitati (dal 2020 il 10% è in regime biologico) con certificazione di attenzione alla biodiversità e vigne di una età media di 30 anni. L’attuale consulente enologo è Hubert De Bouard di Château Angelus, dopo essere passati tra i tanti nomi anche per il guru dell’enologia francese “interventista”, Michel Rolland (1995-2004).

La 2016 è stata una grandissima annata, benedetta dalla pioggia di settembre che pone fine allo stress idrico dovuto ad una estate molto arida. Blend al 46% Merlot, 40% Cabernet Sauvignon, 13% Petit Verdot and 1% Cabernet Franc (spicca la presenza relativamente alta di Petit Verdot). Fermentazione in acciaio e malolattica in barrique (di cui il 35% nuove), dove rimane per 12 mesi.

Il vino si presenta nel calice con un rosso rubino carico e quasi impenetrabile ma con un’unghia lucente e vivivissima. Naso complesso, dove prevalgono cassis e prugna, pepe nero, sottobosco, poi cuoio, un accenno di vaniglia bourbon e note boisé non troppo marcate. L’assaggio è morbido in entrata, secco, caldo e avvolgente. L’acidità è spiccata e vibrante ma non esasperata, i tannini sono vivaci ma non acerbi, anzi già ben integrati, così come l’alcool che non prevarica minimanente. Il sorso è pieno, corposo, persistente, e con un centrobocca decisamente gratificante. Finale molto lungo e piacevolmente amaricante.

Per chi non ha mai bevuto un Margaux, e vuole togliersi lo sfizio, questo Siran 2016 potrebbe essere un bel trampolino di lancio nel vasto e complesso mondo del Medoc. Annata eccellente, bevuta in una fase “adolescenziale” che definirei comunque serena e con un raggiante futuro. È un vino elegante e molto equilibrato, anche immedito se si vuole, di facile e buona beva. Non ha certamente la complessità aromatica, l’estrema eleganza, la potenza e la dinamica continuamente cangiante dei grandissimi Bordeaux di Margaux (o Pauillac), per i quali bisogna essere però disposti a pagare cifre ben più ingenti del vino di cui si racconta.

È un vino che ricomprerei senza indugio: piccola bottiglia-piccolo prezzo-grande piacere. Ed ha anche smesso di piovere.

Enonauta/Degustazione di Vino #162 - CHÂTEAU SIRAN 2016 - MARGAUX  | Bordeaux valido di prezzo accessibile
Enonauta/Degustazione di Vino #162 - CHÂTEAU SIRAN 2016 - MARGAUX  | Bordeaux valido di prezzo accessibile
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Gite in Cantina

Il Giovedì Mattina, l’autunno, il Chianti Classico e la tradizione

Chianti Classico Enotour – Il Giovedì Mattina, l’autunno, il Chianti Classico e la tradizione

Dopo circa due anni dall’ultima volta, a causa delle peripezie pandemiche che ci tennero in casa, si ritorna alla periodica, e un tempo frequente, gita nelle terre del Chianti. È un bel giovedi mattina luminoso d’inizio ottobre e piuttosto freddo. Questa volta si è deciso per la visita a tre aziende di piccole dimensioni che tutte potrebbero rivendicare un approccio tradizionale. Bucciarelli/Antico Podere Casanova a Castellina in Chianti, Monterotondo a Gaiole e Podere Pruneto a Radda.

La cosa bella dell’avventurarsi in quella vasta area di toscana centrale in cui si produce il Chianti Classico, e che nell’immaginario di molti somiglia a un generico chiantishire di dolci colline e tipiche ville toscane restaurate secondi i criteri del pittoresco, è che il paesaggio è invece mutevole e l’architettura rurale toscana resiste all’avanzamento dell’Architettura Toscana Turistica, si incontrano talvolta persone che sembrano planate nel nostro tempo da un altro (tempo).

Nei 24 km circa di itinerario tra Castellina in Chianti e Gaiole si passa dal panorama vasto e profondo che si gode da La Piazza dove è sita l’azienda Antico Podere Casanova di Bucciarelli, alla verdità impressionante e ai boschi che circondano i vigneti di Monterotondo e da cui in lontananza è possibile scorgere il Valdarno, alla impareggiabile bellezza e alla tranquillità di Volpaia nel comune di Radda, dove invece si trova il Podere Pruneto, in un contesto che a tratti può addirittura apparire montano. E poi la tradizione di cui si parla che è una tradizione dinamica e che permette di produrre i vini succosi e pieni energia di Bucciarelli, quelli eleganti e precisi di Monterotondo e quelli asciutti e scabri di Podere Pruneto.

Ma soprattutto ci sono il Sangiovese e i suoi interpreti. Ci sarebbe di che venire in pellegrinaggio tutti i giorni. Si comincia dal Signor Bucciarelli che a mezza mattina ci accoglie per una degustazione fiume, una specie di stress test per il pellegrino del vino. Ne usciamo bene, ma guardinghi per il prosieguo della giornata. Ricorda certi altri Ronin del vino che ho incontrato in passato per il suo non somigliare a nessun ritratto di vigneron preconfezionato e fa vini identitari, pieni di sostanza ed energia. Si discorre di Sangiovese, tradizione, motociclette e Merlot nascosti. Una bellissima mattina.

Ci spostiamo dopo il pranzo frugale verso Gaiole. Lungo la statale che porta in Valdarno, ricca di boschi, di una verdità a tratti impressionante paesaggio più intimo e a tratti montano, dove si trova l’azienda Monterotondo di Saverio Basagni. Vignaiolo assolutamente consapevole della qualità del proprio lavoro e che offre con giusto orgoglio i suoi vini agli ospiti.

Si chiacchiera nella saletta degli assaggi dei suoi vini, di alcuni degli argomenti più dibattuti nella comunità del vino come la biodinamica, il vino naturale, si assaggiano gli ottimi 2016 annata e riserva, la profumatissima malvasia, si conferma l’ottima impressione avuta all’ultima Collection praticabile quando fui indirizzato verso il banco d’assaggio di Monterotondo da Diego Finocchi de L’Erta di Radda.

A pomeriggio inoltrato terminiamo la giornata da Riccardo Lanza e suo figlio Massimiliano del Podere Pruneto che si trova lungo la via che porta al borgo di Volpaia in un contesto di rara bellezza. Ci raccontano del loro modo di lavorare nel rispetto della terra e delle piante, del poco intervento in cantina dove si fanno fermentazioni spontanee e si usano cemento e botti grandi per l’affinamento per periodi che variano tra i 24 e i 48 mesi. Si assaggia il Chianti Classico 2018 che è ottenuto da uve Sangiovese senza quella minima parte di Merlot che veniva usata precedentemente. Un vino essenziale, ossuto, che però è pieno di forza nervosa e ci fa tornare a casa col gusto del Sangiovese in mente e la piacevole consapevolezza che per i suoi amatori ci sono ancora molti luoghi dove recarsi sicuri.

Chianti Classico Enotour

 
fotografie di Dario Agostini e Simone Molinaroli
Massimo Bucciarelli / Antico Podere Casanova - alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto

Enotour #002 - Da Castellina a Gaiole passando per Radda in Chianti alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto
Enotour #002 - Da Castellina a Gaiole passando per Radda in Chianti alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto
Saverio Basagni di Monterotondo -  alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto

Enotour #002 - Da Castellina a Gaiole passando per Radda in Chianti alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto
Enotour #002 - Da Castellina a Gaiole passando per Radda in Chianti alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto
Enonauti tra le vigne alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto
Riccardo e Massimiliano Lanza del Podere Pruneto - alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto

Enotour #002 - Da Castellina a Gaiole passando per Radda in Chianti alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto
Enotour #002 - Da Castellina a Gaiole passando per Radda in Chianti alla ricerca della tradizione. Bucciarelli - Monterotondo - Pruneto

Chianti Classico Enotour – Thursday Morning, autumn, Chianti Classico and tradition

After about two years since the last time, due to the pandemic vicissitudes that kept us at home, we return to the periodic, and once frequent, trip to the Chianti lands. It’s a beautiful, bright Thursday morning in early October and quite cold. This time it was decided to visit three small companies that could all claim a traditional approach. Bucciarelli/Antico Podere Casanova in Castellina in Chianti, Monterotondo in Gaiole and Podere Pruneto in Radda.

The beautiful thing about venturing into that vast area of ​​central Tuscany where Chianti Classico is produced, and which in the imagination of many resembles a generic Chiantishire of rolling hills and typical Tuscan villas restored according to picturesque criteria, is that the instead the landscape is changeable and Tuscan rural architecture resists the advancement of Tuscan Tourist Architecture, we sometimes meet people who seem to have glided into our time from another (time).

In the approximately 24 km of itinerary between Castellina in Chianti and Gaiole you pass from the vast and profound panorama that can be enjoyed from La Piazza where the Antico Podere Casanova di Bucciarelli company is located, to the impressive greenery and woods that surround the vineyards of Monterotondo and from which it is possible to see the Valdarno in the distance, to the incomparable beauty and tranquility of Volpaia in the municipality of Radda, where Podere Pruneto is located, in a context that at times can even appear mountainous. And then the tradition we are talking about which is a dynamic tradition and which allows us to produce the juicy and energetic wines of Bucciarelli, the elegant and precise ones of Monterotondo and the dry and rough ones of Podere Pruneto.

But above all there are Sangiovese and its interpreters. There would be something to come on pilgrimage every day. We start with Mr Bucciarelli who welcomes us at mid-morning for a river tasting, a sort of stress test for the wine pilgrim. We come out of it well, but cautious for the rest of the day. He recalls certain other Ronin del vino that I have met in the past in that he does not resemble any pre-packaged portrait of a vigneron and he makes wines with an identity, full of substance and energy. We talk about Sangiovese, tradition, motorcycles and hidden Merlot. A beautiful morning.

After the frugal lunch we move towards Gaiole. Along the state road that leads to Valdarno, rich in woods, with an at times impressive greenness, a more intimate and at times mountainous landscape, where Saverio Basagni’s Monterotondo company is located. Winemaker absolutely aware of the quality of his work and who offers his wines to guests with the right pride.

We chat in the tasting room of its wines, about some of the most debated topics in the wine community such as biodynamics, natural wine, we taste the excellent 2016 vintage and reserve, the very fragrant Malvasia, we confirm the excellent impression we had at the last practicable Collection when I was directed towards the Monterotondo tasting counter by Diego Finocchi of L’Erta di Radda.

In the late afternoon we end the day with Riccardo Lanza and his son Massimiliano of Podere Pruneto which is located along the road that leads to the village of Volpaia in a context of rare beauty. They tell us about their way of working with respect for the land and plants, of the little intervention in the cellar where spontaneous fermentations take place and cement and large barrels are used for aging for periods that vary between 24 and 48 months. We taste the Chianti Classico 2018 which is obtained from Sangiovese grapes without the minimal part of Merlot that was previously used. An essential, bony wine, which however is full of nervous strength and makes us return home with the taste of Sangiovese in mind and the pleasant awareness that for its lovers there are still many safe places to go.

Chianti Classico Enotour from Castellina in Chianti to Gaiole passing from Radda. Photos Dario Agostini/Simone Molinaroli

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