Bottiglie, Degustazioni

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

Yann Duriex è un giovane vignaiolo che dal 2010 (dopo aver lavorato a lungo presso il mitico Domaine Prieure Roch) si è messo in proprio nella Hautes-Côtes-de-Nuits, inizialmente con soli due ettare e mezzo (oggi nove) e recuperando vecchie vigne di famiglia, oggi affiancate da parcelle in affitto. Negli ultimi anni è diventato un “vigneron-star” a livello mondiale ed i suoi vini, assolutamente di impronta naturale-artigianale, sono ricercatissimi e molto costosi. Ha scelto, in maniera piuttosto coraggiosa, di rinunciare alla denominazione locale e nelle sue etichette (tutte in stile iper-moderno/fumettistico) non compare nessun riferimento enografico alla Borgogna. Questa scelta non è certamente una mancanza di riconoscenza nei confronti di un territorio che conosce profondamente, quanto una scommessa (a quanto pare vinta) sulle proprie capacità e sulla propria personale idea di fare vino.

Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante. Il vino è delizioso e si posiziona due/tre spanne sopra ogni altro altro Aligoté assaggiato fino ad oggi. Il suo colore giallo paglierino archetipico regala al naso intensi e ben definiti sentori agrumati (in particolare limone e bergamotto), fiori bianchi e miele di acacia. Al palato sprigiona sferzante energia, grande freschezza (lontana dalle iper-acidità di molti Aligotè), sapidità e mineralità. È un vino molto gastronomico (ma non un “glou-glou”) e di corpo è abbastanza fine, senza per questo essere privo di personalità e sostanza. Al palato la materia è presente, il fluido e sempre teso, vivo e dotato di una sua profondità ed ampiezza.

Bevendo questo vino ho avuto la sensazione di trovarmi al cospetto di un’altra categoria. Forse di un fuori classe. Si avverte, come spiazzante, un interrogativo rispetto alle possibilità medie del vitigno. Ci si chiede ad un certo punto: “Ma sarà un Aligotè in purezza?” (lo è). È un vino che a me è piaciuto moltissimo, che avevo preso come entry level (tutt’altro che economico), intimorito dai prezzi degli altri suoi vini (Pinot Noir e Chardonnay). Ma da oggi l’ho appuntato sulla lista dei desideri enoici per il 2022.

Enonauta/Degustazione di Vino #185 - LOVE and PIF 2017 - Domaine Recrue des sense | Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante.
Enonauta/Degustazione di Vino #185 - LOVE and PIF 2017 - Domaine Recrue des sense | Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante.

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

Yann Duriex is a young winemaker who since 2010 (after having worked for a long time at the legendary Domaine Prieure Roch) has set up his own business in the Hautes-Côtes-de-Nuits, initially with just two and a half hectares (today nine) and recovering old family vineyards, now flanked by rented plots. In recent years he has become a “star vigneron” on a global level and his wines, absolutely natural-artisan in nature, are highly sought after and very expensive. He chose, rather courageously, to renounce the local denomination and in his labels (all in a hyper-modern/cartoonish style) no enographic reference to Burgundy appears. This choice is certainly not a lack of gratitude towards a territory he knows deeply, but rather a bet (apparently won) on his own abilities and his own personal idea of ​​making wine.

Getting excited with an 11% alcohol Aligotè is really not easy. Yet LOVE and PIF succeeds in a surprising way. The wine is delicious and ranks two/three heads above any other Aligoté tasted to date. Its archetypal straw yellow color gives the nose intense and well-defined citrus scents (in particular lemon and bergamot), white flowers and acacia honey. On the palate it releases lively energy, great freshness (far from the hyper-acidity of many Aligotè), flavor and minerality. It is a very gastronomic wine (but not a “glou-glou”) and is quite fine in body, without being devoid of personality and substance. On the palate the matter is present, the fluid is always tense, alive and equipped with its own depth and breadth.

While drinking this wine I had the sensation of finding myself in the presence of another category. Maybe someone out of class. There is a surprising question regarding the average possibilities of the vine. At a certain point we ask ourselves: “But will it be a pure Aligotè?” (it is). It is a wine that I liked very much, which I had bought as an entry level (far from cheap), intimidated by the prices of its other wines (Pinot Noir and Chardonnay). But as of today I’ve pinned it on my wine wish list for 2022.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Barolo Sarmassa 2010 – Brezza

Ogni tanto bisogna prendersi il rischio di stappare una di quelle bottiglie, ad esempio il Barolo Sarmassa 2010 di Brezza, cercate e tenute da parte, una di quelle bottiglie su cui abbiamo proiettato aspettative rilevanti e farlo senza un’occasione precisa se non per celebrare la gioia di vivere. Così da dare una misura al vino e alle proprie convinzioni. Ad esempio la mia di cercare di bere il Barolo sempre, o quasi sempre, nella finestra 10/12 anni per cercare di intercettare il liquido nella fase di massima espressività prima dell’inizio della fase discendente.
In questo caso si sarebbe potuto aspettare ancora qualche anno vista l’integrità e le caratteristiche del vino, ma la mia convinzione si rafforza.

Barolo classicista con invecchiamento in botte grande con uve dal cru posto a nord di Barolo verso il confine con La Morra.

Grande finezza espressiva, precisione, eleganza, struttura, previsione di vita futura non calcolabile se conservata al meglio.

Colore granato vivo, complessità e finezza olfattiva. Apre con una nota mentolata che accompagna per tutto il tempo della bevuta, lampone e melograno, floreale residuale, carruba, eucalipto, sentori minimi di cuoio fresco e di spezie. Preciso e intenso anche nel tempo.
In bocca è un crescendo continuo, non è un vino da esposizione che lascia di stucco in ingresso, lascia semmai estasiati in uscita, con quella sua lunga scia balsamico/sapida, con la sua struttura, la sua stoffa, lo scheletro solido di questo vino che promette di essere buono anche in tempo X lontano da noi, il suo bilanciamento, questa progressione di gusto che non finisce, la bevibilità incredibile, ebbe ragione chi ne intravide le potenzialità a suo tempo e peccato per tutte quelle bottiglie imprigionate nelle cantine dei mercanti del nordeuropa.

Il mio consiglio a chi lo dovesse trovare è di prenderne quanto più possibile.

Enonauta/Degustazione di Vino #184 - Barolo Sarmassa 2010 - Brezza | Grande finezza espressiva, precisione, eleganza, struttura, previsione di vita futura non calcolabile se conservata al meglio.
Enonauta/Degustazione di Vino #184 - Barolo Sarmassa 2010 - Brezza | Grande finezza espressiva, precisione, eleganza, struttura, previsione di vita futura non calcolabile se conservata al meglio.
Enonauta/Degustazione di Vino #184 - Barolo Sarmassa 2010 - Brezza | Grande finezza espressiva, precisione, eleganza, struttura, previsione di vita futura non calcolabile se conservata al meglio.

Barolo Sarmassa 2010 – Brezza

Every now and then we have to take the risk of uncorking one of those bottles, for example the Barolo Sarmassa 2010 by Brezza, sought out and kept aside, one of those bottles on which we have projected significant expectations and doing so without a specific occasion other than to celebrate the joy of life. So as to give a measure to the wine and to one’s own beliefs. For example, mine is to try to drink Barolo always, or almost always, in the 10/12 year window to try to intercept the liquid in the phase of maximum expressiveness before the beginning of the descending phase.
In this case we could have waited a few more years given the integrity and characteristics of the wine, but my conviction is strengthened.

Classicist Barolo aged in large barrels with grapes from the cru located north of Barolo towards the border with La Morra.

Great expressive finesse, precision, elegance, structure, prediction of future life that cannot be calculated if preserved in the best possible way.

Bright garnet color, complexity and olfactory finesse. It opens with a minty note that accompanies the entire drinking time, raspberry and pomegranate, residual floral, carob, eucalyptus, minimal hints of fresh leather and spices. Precise and intense even over time.
In the mouth it is a continuous crescendo, it is not a show wine that leaves you stunned on entry, if anything it leaves you enraptured on the way out, with its long balsamic/savory trail, with its structure, its fabric, the solid skeleton of this wine which promises to be good even in time far from us, its balance, this progression of taste that never ends, the incredible drinkability, those who glimpsed its potential at the time were right and it’s a shame for all those bottles imprisoned in the cellars of Northern European merchants.

My advice to anyone who finds it is to get as much as possible.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

The Schubert Theorem 2016 – Standish Winery- Barossa Valley

The Schubert Theorem 2016 – Standish Winery– Barossa Valley

La bottiglia si presenta pesantissima e completamente nera (compresa etichetta, controetichetta e ceralacca). Appare solo in controluce l’incisione di una formula matematica ed il nome The Schubert Theorem. Questa presentazione dall’aspetto enigmatico e fascinoso, ha sortito in me un “effetto aspettativa” decisamente elevato. Il quale è stato ampiamente superato, oserei dire surclassato, dall’esperienza sensoriale di questo Syrah in purezza delle Barossa Valley.

Il vino si presenta con un compatto ed assolutamente impenetrabile rosso porpora scuro, inchiostrato e denso. Il naso è un esplosione di complessità ed intensità che è possibile avvertire nitidamente anche a 20 cm dal calice. Piccoli frutti rossi e neri in composta (in particolare mirtillo e mora), pepe nero, radice di liquerizia, tabacco, cioccolato, torrefazione, inchiostro.

In bocca il vino è dirompente. La concentrazione è oltre i livelli massimi sperimentati, viscosa, totalizzante e suadente. Caldo e morbido prende spazio nel palato in maniera inaspettatamente dinamica e fluente. L’alcool è eccezionalmente gestito ed integrato a tannini di velluto, definitissimi, multidimensionali. Non tardano ad arrivare, in soccorso alla dinamica del sorso, una bellissima acidità ed una buona sapidità, che regalano al vino bevibilità e scioltezza, sopratutto in relazione alla tipologia di vino di cui stiamo parlando. Persistenza importante e finale lunghissimo, con un ritorno coerente sul frutto scuro (questa volta fresco) e sulla spezia dolce.

Questo Syrah in purezza (proveniente da uno dei migliori produttori del paese, all’interno della zona più vocata in assoluto) credo sia assolutamente sconosciuto e pressoché introvabile in Italia.

Io l’ho ricevuto in regalo, ed è stata un esperienza entusiasmante. Premetto che non sono un appassionato della tipologia dei vini iper-concetrati e “muscolosi”, né del vitigno (fatta ovvia eccezione dei grandi Syrah del Rodano). Inoltre, prima di questo vino, la mia esperienza con i vini australiani era relegata a qualche bottiglia di basso profilo, facilmente reperibile nella GDO. Questo per dire che una certa dose di preconcetto era presente in me. Ed è stata spazzata via al primo sorso.

La qualità del vino è assolutamente eccezionale, un vino di cui è difficile non infatuarsi quasi in tempo reale e tenerlo a lungo impresso nella memoria sensoriale. Un vino seducente e sensuale, ma mai semplice o monocorde, anzi direi stratificato e vivissimo. Certamente non è un vino quotidiano, né per tipologia e caratteristiche, né tanto meno per il prezzo, decisamente elevato.

È però un esperienza veramente interessante che consiglio a chi abbia passione per il genere o per chi sia decisamente incuriosito dal cimentarsi con un vino Australiano di fascia alta. A mio modesto parere (ma forse anche secondo JS che nel 2020 lo ha posto al 4° gradino della sua classifica dei migliori 100) questo Syrah non sfigurerebbe se confrontato alla cieca con molti blasonati Hermitage del Rodano Settentrionale.

Enonauta/Degustazione di Vino #183 - The Schubert Theorem 2016 - Standish Winery | In bocca il vino è dirompente. La concentrazione è oltre i livelli massimi sperimentati

The Schubert Theorem 2016 – Standish Winery – Barossa Valley

Enonauta/Degustazione di Vino #183 - The Schubert Theorem 2016 - Standish Winery | In bocca il vino è dirompente. La concentrazione è oltre i livelli massimi sperimentati

The Schubert Theorem 2016 – Standish Winery – Barossa Valley

This bottle is very heavy and completely black (including label, back label and sealing wax). Only against the light appears the engraving of a mathematical formula and the name The Schubert Theorem. This presentation, with its enigmatic and fascinating appearance, had a decidedly high “expectation effect” in me. Which was largely surpassed, dare I say outclassed, by the sensorial experience of this pure Syrah from the Barossa Valley.

The wine presents a compact and absolutely impenetrable dark purple red, inky and dense. The nose is an explosion of complexity and intensity that can be clearly perceived even 20 cm from the glass. Small red and black fruits in compote (especially blueberry and blackberry), black pepper, liquorice root, tobacco, chocolate, roasting, ink.

In the mouth the wine is explosive. The concentration is beyond the maximum levels experienced, viscous, all-encompassing and persuasive. Warm and soft, it takes up space on the palate in an unexpectedly dynamic and flowing way. The alcohol is exceptionally managed and integrated with velvety, very defined, multidimensional tannins. A beautiful acidity and a good flavor are not long in arriving to help the dynamics of the sip, which give the wine drinkability and looseness, especially in relation to the type of wine we are talking about. Important persistence and a very long finish, with a consistent return to the dark fruit (this time fresh) and the sweet spice.

This pure Syrah (coming from one of the best producers in the country, in the most suitable area of ​​all) I believe is absolutely unknown and almost impossible to find in Italy.

I received it as a gift, and it was an exciting experience. Let me start by saying that I am not a fan of the type of hyper-concentrated and “muscular” wines, nor of the grape variety (with the obvious exception of the great Syrahs from the Rhône). Furthermore, before this wine, my experience with Australian wines was relegated to a few low profile bottles, easily available in large-scale retail trade. This is to say that a certain amount of preconception was present in me. And it was blown away at the first sip.

The quality of the wine is absolutely exceptional, a wine with which it is difficult not to become infatuated almost in real time and keep it imprinted in the sensorial memory for a long time. A seductive and sensual wine, but never simple or monotonous, indeed I would say layered and very lively. It is certainly not an everyday wine, neither for its type and characteristics, nor for the decidedly high price.

However it is a truly interesting experience that I recommend to those who have a passion for the genre or to those who are decidedly intrigued by trying their hand at a high-end Australian wine. In my humble opinion (but perhaps also according to JS who in 2020 placed it on the 4th step of its ranking of the best 100) this Syrah would not look out of place if blindly compared with many of the famous Hermitages of the Northern Rhône.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Valpolicella Superiore 2016 – Ferragú

VALPOLICELLA SUPERIORE 2016 – FERRAGÚ – Valpolicella Doc

Più un Amarone che un Valpolicella Superiore a mio avviso. Ma più un Amarone dinamico che un Amarone pachidermico e con effetto moquette sul palato con cui ingaggiare un corpo a corpo letale.
Corvina, Corvinone, Croatina, Oseleta, Rondinella. Leggero appassimento e 24 mesi in barrique di rovere americano.
Rosso scuro, assolutamente impenetrabile. L’idea noumenica dell’impenetrabilità. Molto espressivo a qualche ora dall’apertura con sentori di frutta matura, confettura di more, mirtillo, spezie, tabacco, cenere.
Caldo e di corpo, mai viscoso però. Fluisce anzi, ha dinamica e freschezza, riempie il cavo orale di gusto, con forza di gusto brillante non meramente muscolare, tannino fine e pungente, a tratti sapido. Finisce lungo sul frutto, balsamico.

Testato a cena e nel dopo cena con apprezzamento generale.

A fine bottiglia mi ispira una quartina:

Ferragú Ferragú
Ne vorrei un’altra in più
Ma purtroppo non ce l’ho
Con la voglia rimarrò.

Enonauta/Degustazione di Vino #182 - VALPOLICELLA SUPERIORE 2016 - FERRAGÚ | Più un Amarone che un Valpolicella Superiore a mio avviso. Ma più un Amarone dinamico che un Amarone pachidermico e con effetto moquette sul palato con cui ingaggiare un corpo a corpo letale.
Enonauta/Degustazione di Vino #182 - VALPOLICELLA SUPERIORE 2016 - FERRAGÚ | Più un Amarone che un Valpolicella Superiore a mio avviso. Ma più un Amarone dinamico che un Amarone pachidermico e con effetto moquette sul palato con cui ingaggiare un corpo a corpo letale.
Enonauta/Degustazione di Vino #182 - VALPOLICELLA SUPERIORE 2016 - FERRAGÚ | Più un Amarone che un Valpolicella Superiore a mio avviso. Ma più un Amarone dinamico che un Amarone pachidermico e con effetto moquette sul palato con cui ingaggiare un corpo a corpo letale.

VALPOLICELLA SUPERIORE 2016 – FERRAGÚ – Valpolicella Doc

More of an Amarone than a Valpolicella Superiore in my opinion. But more of a dynamic Amarone than a pachydermal Amarone with a carpet effect on the palate with which to engage in a lethal melee.
Corvina, Corvinone, Croatina, Oseleta, Rondinella. Light drying and 24 months in American oak barriques.
Dark red, absolutely impenetrable. The noumenal idea of ​​impenetrability. Very expressive a few hours after opening with hints of ripe fruit, blackberry jam, blueberry, spices, tobacco, ash.
Warm and full-bodied, but never viscous. Indeed, it flows, it has dynamics and freshness, it fills the oral cavity with flavour, with a brilliant strength of taste that is not merely muscular, fine and pungent tannin, at times savory. It ends long on the fruit, balsamic.

Tested at dinner and after dinner with general appreciation.

At the end of the bottle a quatrain inspires me:

Ferragú Ferragú
Ne vorrei un’altra in più
Ma purtroppo non ce l’ho
Con la voglia rimarrò.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Mason 2015 – Manincor

Mason 2015 – Manincor – Pinot Nero/Caldaro/Alto Adige Doc

Il Mason 2015 di Manincor è una bottiglia che mi riconcilia col Pinot Nero, italiano o transalpino che sia, da cui finisco spesso deluso. Per l’essere costantemente in bilico tra un’apparente scarnezza e una forza espressiva inarginabile. La precisione, la pulizia unite a una complessità non trascurabile di un vino che non appare mai sovracostruito.
Pinot nero, fermentazione con lieviti indigeni, due settimana di macerazione, 16 mesi di barrique (20 percento nuove), sempre a contatto con le fecce.
Vino dalla luminosità rara, aperto, lindo e diretto nel bouquet dove troviamo i frutti rossi come la fragolina di bosco e il lampone, il mazzetto aromatico, la china, lievi sentori di spezie e di affumicato.
Al palato brilla per la lineare e lunga progressione, la freschezza diffusa e l’intensa espressione di gusto, il tannino setoso, un equilibrio e una piacevolezza generale da ricordare. Finisce con un bel ricordo di frutto “vero” e spezie dolci.
Un bel riconciliarsi col Pinot Nero con questo Mason che ricordavo buono e che ritrovo buono.
Enonauta/Degustazione di Vino #181 - Mason 2015 - Manincor | Vino dalla luminosità rara, aperto, lindo e diretto nel bouquet...
Enonauta/Degustazione di Vino #181 - Mason 2015 - Manincor | Vino dalla luminosità rara, aperto, lindo e diretto nel bouquet...

Mason 2015 – Manincor – Pinot Noir/Caldaro/Alto Adige Doc

Manincor’s Mason 2015 is a bottle that reconciles me with Pinot Noir, whether Italian or transalpine, which I often end up disappointed by. For being constantly in the balance between an apparent sparseness and an unstoppable expressive force. Precision, cleanliness combined with a non-negligible complexity of a wine that never appears over-constructed.
Pinot noir, fermentation with indigenous yeasts, two weeks of maceration, 16 months in barrique (20 percent new), always in contact with the lees.
Wine with a rare brightness, open, clean and direct in the bouquet where we find red fruits such as wild strawberry and raspberry, the aromatic bunch, cinchona, light hints of spices and smoke.
On the palate it shines with its linear and long progression, the widespread freshness and the intense expression of taste, the silky tannins, a balance and a general pleasantness to remember. It ends with a nice hint of “real” fruit and sweet spices.
A nice reconciliation with the Pinot Noir with this Mason which I remembered as good and which I find good again.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Okenio 2016 – Terradonnà

Okenio 2016 – Terradonnà
Val di Cornia Doc

I Vini Di Natale 2021 #3 (ancora anche se è già capodanno)
La Sorpresa

Mai visto questa bottiglia in vita mia. Arriva sulla tavola di natale preceduta da una nota sul suo prezzo e dalle lodi di chi la portò. Dunque si genera l’Hype.

Cabernet Sauvignon coltivato a Suvereto, lunga macerazione, malolattica e seguente invecchiamento in barriques per 14 mesi, poi affinamento in bottiglia 30 mesi.
In effetti è un bel vino. Un cabernet sauvignon sostanzioso, denso, che a differenza di molti suoi omologhi italiani bevuti nel recente passato non porta in dote sentori vegetali marcati e un sorso talvolta disunito.
Qui ci sono profumi di frutta scura, cassis e mirtillo, a maturazione piena, tabacco e cacao, chiodo di garofano, a tratti terragno, e sono profumi intensi, non è un vino che che indugia nel proporsi al bevitore.
Il sorso è caldo e voluminoso, di buon gusto, intenso, forse difetta un po’ in acidità e per questo mi vien di pensare che non sia il caso di aspettare tanto per stapparlo, anzi credo proprio che il momento giusto per questo 2016 sia adesso che anche il tannino appare ben maturo. Resto piacevolmente impressionato seppure non sia un bevitore di “vinoni”. Principalmente per la sensazione di aver bevuto un vino ottenuto da uve mature e che in questa densità ci sia anche una buona definizione.
Se valga o meno il suo prezzo non saprei dirlo anche perché i prezzi ormai sono spesso inspiegabili e di conseguenza invalutabili.

Enonauta/Degustazione di Vino #180 - Okenio 2016 - Terradonnà | densità e definizione in questo Cabernet da Suvereto

Okenio 2016 – Terradonnà
Val di Cornia Doc

Christmas Wines 2021 #3 (still even if it’s already New Year’s Eve)
The surprise

Never seen this bottle in my life. It arrives on the Christmas table preceded by a note on its price and the praise of the person who brought it. Therefore Hype is generated.

Cabernet Sauvignon grown in Suvereto, long maceration, malolactic and following aging in barriques for 14 months, then refinement in bottle for 30 months.
It’s actually a nice wine. A substantial, dense cabernet sauvignon, which unlike many of its Italian counterparts drunk in the recent past does not bring marked vegetal hints and a sometimes disjointed sip.
Here there are aromas of dark fruit, cassis and blueberry, when fully ripe, tobacco and cocoa, clove, at times earthy, and they are intense aromas, it is not a wine that lingers in presenting itself to the drinker.
The sip is warm and voluminous, with good taste, intense, perhaps lacking a little in acidity and for this reason I think that there is no need to wait so long to uncork it, in fact I really believe that the right time for this 2016 is now that the tannin also appears well ripe. I am pleasantly impressed even though I am not a “wine” drinker. Mainly for the sensation of having drunk a wine made from ripe grapes and that in this density there is also a good definition.
I couldn’t say whether it’s worth its price or not, also because the prices are now often inexplicable and consequently invaluable.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Chianti Classico Riserva 2016 “vigna seretina” – Monterotondo

Chianti Classico Riserva 2016 “Vigna Seretina” – MonterotondoGaiole in Chianti

I vini di Natale 2021 #2

Le vigne dell’azienda Monterotondo sono posizionate oltre i 500mt di altitudine sui rilievi a nordest di Gaiole dai quali già si scorge il Valdarno (leggi qui).
Territorio, Annata e la mano di Saverio Basagni di concerto ci consegnano un grande Chianti Classico Riserva.
Sangiovese con saldo di Malvasia Nera (combo spesso vincente). Vinificazione in legno e a seguire 36 di invecchiamento in legno di varia misura.
Colore rubino vivissimo. A dominare è il frutto, lampone e ribes rosso, ad arricchire il quadro olfattivo note floreali, di carruba ed arancia, erbe aromatiche.
Ha ossatura solida, intensità e qualità di gusto non comune, acidità distribuita e tannino raffinato, sorso stratificato e pieno di frutto vivo, con bel finale dove il frutto ritorna ancora.
Il tutto declinato con una eleganza e una disinvoltura non comune.
Un vino per cui intravedo anche un bellissimo futuro oltre a questo fantastico presente.

Enonauta/Degustazione di Vino #179 - Chianti Classico Riserva 2016 "Vigna Seretina" - Monterotondo | Territorio, Annata e la mano di Saverio Basagni
Enonauta/Degustazione di Vino #179 - Chianti Classico Riserva 2016 "Vigna Seretina" - Monterotondo | Territorio, Annata e la mano di Saverio Basagni

Chianti Classico Riserva 2016 “Vigna Seretina” – Monterotondo – Gaiole in Chianti

Christmas wines 2021 #2

The vineyards of the Monterotondo company are located above 500 meters above sea level on the hills north-east of Gaiole from which you can already see Valdarno (read here).
Territory, Vintage and the hand of Saverio Basagni in concert deliver us a great Chianti Classico Riserva.
Sangiovese with a balance of Malvasia Nera (often a winning combo). Vinification in wood followed by 36 years of aging in wood of various sizes.
Very bright ruby ​​colour. The fruit dominates, raspberry and red currant, while floral notes of carob and orange and aromatic herbs enrich the olfactory picture.
It has solid structure, uncommon intensity and quality of flavour, distributed acidity and refined tannin, a layered sip full of live fruit, with a beautiful finish where the fruit returns again.
All expressed with uncommon elegance and ease.
A wine for which I also see a beautiful future in addition to this fantastic present.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Trebbiano Castello di Semivicoli 2018 – Masciarelli

Trebbiano d’Abruzzo Castello di Semivicoli 2018 – Masciarelli

i vini del natale 2021 #1

Grande Delusione. Principalmente per la resa gustativa in relazione al prezzo. Per la scarsa personalità. Lo ristapperò come sempre ristappo i vini deludenti per capire se era il vino o se era la percezione anche se questo assaggio, a questo prezzo, non invoglia.
Solo acciaio per questo Trebbiano di Masciarelli. Il colore è vivo giallo, profumi di fiori bianchi come l’anemone di campo, il gelsomino, citrino, mela granny Smith , vagamente petroso. Non brillantissimo.
Sorso molto fresco, quasi acidulo, ma poco fluente. Si perde nel centrobocca, diventa evanescente dopo il primo impatto fisico e non riprende nel finale che è un po’ moscio dal punto di vista gustativo dove si impongono prettamente note vegetali. Freddo risulta metallico, una sciabola acida. Leggermente meglio a temperatura quasi ambiente, ma senza nessun guizzo.
Enonauta/Degustazione di Vino #178 - Trebbiano d'Abruzzo Castello di Semivicoli 2018 - Masciarelli | Affilato e vegetale

 

Enonauta/Degustazione di Vino #178 - Trebbiano d'Abruzzo Castello di Semivicoli 2018 - Masciarelli | Affilato e vegetale

 

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Morgon 2018 – Domaine des Terre Doreés

Sono reduce da ottime bevute durante i giorni di Natale, ma nulla che mi abbia emozionato veramente o fatto scattare la voglia di raccontarne. Mi sovviene invece il ricordo di un Morgon, Morgon 2018 del Domaine des Terre Doreés, bevuto alcune settimane fa e di cui avevo appuntato nella memoria alcune note.

Jean-Paul Brun è una figura importante all’interno del panorama del Beaujolais, tra i primi a rifiutare l’utilizzo massiccio dei lieviti selezionati (in particolare il popolare “71B” responsabile degli aromi di banana e caramella molto presente nei vini industriali di questa regione) e ad impostare un lavoro di lotta ragionata in vigna e di limitato intervento in cantina. Diraspatura completa, fermentazione tradizionale (leggera macerazione a freddo, seguita da una macerazione di 10-12 giorni). Vinificazione parte di acciaio, parte in botte a seconda delle annate e minima solforosa limitata all’imbottigliamento.

Gamay in purezza per questo vino “live” (nel senso musicale del termine), vivace e generoso. Frutti di bosco croccanti al naso, ma anche spezie e sottobosco che ne arricchiscono un bouquet olfattivo piuttosto esplosivo e persistente. Al palato dà il suo meglio, regalando un sorso succoso ed estremamente coerente al naso. La concentrazione significativa non appesantisce mai, ma anzi diviene spinta corroborante, che offre sponde morbide e bilanciate ad una discreta acidità ed a tannini di intensità moderata e ben levigati. Finale bello lungo con ritorni di liquerizia e frutta rossa.

Vino immediato, diretto, mai banale. Ma sopratutto buono, molto buono. Ha bisogno di aria e con le ore migliora sempre più, aprendosi e distendendosi in ogni direzione a supporto di una bevibilità eccellente. Evolve e migliora così tanto con il passare delle ore, che il giorno successivo all’apertura e ancora più buono. Questo Morgon ha ribaltato la frettoloso e molto parziale valutazione che negli anni mi ero fatto del Gamay che, se interpretato al meglio e cresciuto nel terroir autoctono, può veramente regalare bellissimi vini. Rapporto qualità prezzo decisamente alto e possibilità di spaziare con gli abbinamenti culinari veramente ampia.

Enonauta/Degustazione di Vino #177 - Morgon 2018 - Domaine des Terre Doreés | Gamay in purezza per questo vino "live" (nel senso musicale del termine), vivace e generoso
Morgon 2018 – Domaine des Terre Doreés
Enonauta/Degustazione di Vino #177 - Morgon 2018 - Domaine des Terre Doreés | Gamay in purezza per questo vino "live" (nel senso musicale del termine), vivace e generoso
Morgon 2018 – Domaine des Terre Doreés
Standard
Bottiglie, Degustazioni

Nipozzano 2018 – Frescobaldi

Nipozzano 2018 – Frescobaldi

Chianti Rufina Riserva DOCG

Un vino, il Nipozzano di Frescobaldi, che in Toscana fa parte dell’educazione al gusto di molti, vuoi per il rapporto qualità prezzo, vuoi per la diffusione capillare, e che ribevo volentieri dopo alcuni anni spinto dalla promozione di un supermercato. Lo ritrovo esattamente come l’ultima volta. Sorprendentemente buono in relazione al costo (in questo caso decisamente basso).
Se uno si aspetta l’espressività assoluta magari non la trova. Però ci può trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà. Che non è poco. Che anzi è assai.
Sangiovese con saldo di vitigni complementari. Malvasia nera sicuramente, merlot e cabernet sauvignon forse. Vinificazione in acciaio e poi Barrique.
Il colore è rubino scuro, ha sentori di prugna e viola, di arancia matura e marasca, misurate note di tostatura e di incenso, ematiche, di foglia bagnata.
Il sorso è caldo e pieno in ingresso, ha buon volume e centrobocca gratificante, l’acidità è avvolgente, tannini ben rifiniti che lasciano spazio a un bel finale fedele sul frutto maturo. Persistente.

L’essere più venduto, sicuramente molto venduto, al supermercato che in enoteca lo penalizza un po’ tra gli appassionati snob, ma il pregiudizio nuoce talvolta più a chi ne è portatore che a chi ne è oggetto.

Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Nipozzano 2018 - Frescobaldiè | ci puoi trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà.
Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Nipozzano 2018 - Frescobaldiè | ci puoi trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà.
Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Nipozzano 2018 - Frescobaldi | ci puoi trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà.

Nipozzano 2018 – Frescobaldi

Chianti Rufina Riserva DOCG

A wine, Frescobaldi’s Nipozzano, which in Tuscany is part of the taste education of many, both for its quality-price ratio and for its widespread distribution, and which I gladly drink after a few years driven by the promotion of a supermarket. I find it exactly like the last time. Surprisingly good in relation to the cost (in this case decidedly low).
If you expect absolute expressiveness, maybe you won’t find it. But you can find solidity, great drinking pleasure, precision, fidelity. Which is no small thing. Which is actually a lot.
Sangiovese with a balance of complementary vines. Malvasia nera definitely, merlot and cabernet sauvignon perhaps. Vinification in steel and then Barrique.
The color is dark ruby, it has hints of plum and violet, ripe orange and morello cherry, measured notes of toasting and incense, blood and wet leaves.
The sip is warm and full on entry, has good volume and a rewarding mid-mouth, the acidity is enveloping, well-refined tannins that leave room for a nice, faithful finish on the ripe fruit. Persistent.

Being more sold, certainly much sold, in the supermarket than in the wine shop penalizes it a bit among snobbish enthusiasts, but prejudice sometimes harms those who bear it more than those who are the object of it.

Standard