Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati
Vino Eccellente nel senso proprio dell’Eccellere tra i simili per qualità, come da definizione Treccani.
Selezione in vigna, vendemmia tardiva, vinificazione in acciaio e a seguire maturazione sulle fecce fino alla primavera successiva. Un altro anno di affinamento in bottiglia.
Vino di colore chiarissimo, quasi diafano (non è stato semplice testimoniarne il colore in foto con la luce artificiale), e dal bel bouquet dove si riconoscono i sentori di pino, di cedro, di pesca bianca e più tenui richiami di vegetale aromatico in un crescendo di intensità senza mai cedere in precisione.
Vino che ha grande forza. Trama spessa, rugosa, freschezza incisiva e un’anima sapido/salina irresistibile che anima il sorso per un tempo molto lungo. Il tutto con una precisione di tratto e un equilibrio non comuni.
Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati
Excellent wine in the true sense of excelling among similar ones in quality, as defined by Treccani. Selection in the vineyard, late harvest, vinification in steel and then maturation on the lees until the following spring. Another year of aging in the bottle.
A wine with a very light color, almost diaphanous (it was not easy to witness the color in photos with artificial light), and a beautiful bouquet where you can recognize the hints of pine, cedar, white peach and more subtle hints of aromatic vegetal in a crescendo of intensity without ever giving up in precision.
A wine that has great strength. Thick, wrinkled texture, incisive freshness and an irresistible savory/saline soul that animates the sip for a very long time. All with an uncommon precision of stroke and balance.
Anteprima l’Altra Toscana – Mi consento di usare uno slogan da campagna elettorale malriuscita solo perché in effetti la manifestazione ha questo nome.
L’ALTRA TOSCANA È POSSIBILE
L’altra toscana
Un’altra Toscana è possibile, anzi c’è. E si raduna al Palazzo degli Affari di Firenze per una anteprima voluminosa. 13 denominazioni presentano le nuove etichette, tra bianchi e rossi svariate centinaia di proposte. Non so perché mi aspettavo di trovare anche il Morellino di Scansano, ma non c’era e ci son rimasto male e poi mi sono rinvenuto ed è riemerso il ricordo, nel tourbillon delle Anteprime Toscane, dell’evento congiunto col Consorzio del Chianti.
Sarà per la prossima volta…
Presenti invece Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.
Una manifestazione che ritengo importante per offrire la giusta visibilità e il giusto riconoscimento a territori dove si lavora da tantissimo tempo, ad esempio Rufina e Carmignano, così come quelli in cui l’impegno è cominciato in tempi più recenti, ma senza difettare di entusiasmo e competenza.
Manifestazione peraltro organizzata molto bene. Spazi luminosi, servizio pronto grazie alla Dinamica Sommelierie messa in scena dall’AIS e ci tengo a precisare, perché non è cosa da poco, che nemmeno una goccia di vino è stata versata sulla mia parte di tavolo. Complimenti!
Passiamo agli assaggi.
Salto i bianchi e decido di concentrarmi sul Sangiovese.
Sangiovese
Chianti Rufina
Parto dal Chianti Rufina con una selezione, assaggiare tutto è impossibile, di bottiglie dell’annata 2021 di Terraelectae il progetto di promozione delle eccellenze assolute del territorio.
Inizio davvero scoppiettante. L’annata probabilmente agevola, ma i campioni da me assaggiati sono, nella loro peculiare interpretazione, quasi tutti di alto livello.
Sono tutti Chianti Rufina Riserva. In ordine di assaggio:
Vigna Colonneto di Villa Travignoli
Mi ricorda per stile e profondità certi Bucerchiale bevuti in passato. Balsamico, terroso, secco e poco indulgente, tannino molto compatto, potrei definirlo anche “divisivo”, ma in senso ovviamente elogiativo.
Vigneto Quona de I Veroni
Bello. Abbondano l’agrume, il frutto rosso, le spezie, fluente, pieno di gusto, equilibrato. Socialdemocratico…
Vigna Poggio Diamante Tenuta Bossi
Lo trovo leggermente sovramaturo in principio, poi si arrichisce con l’arieggiamento e sviluppa ricordi di lavanda. Sorso equilibrato, in finale apre assai, il meno energico di tutti i campioni.
Vigna Montesodi di Frescobaldi
Finezza. Molta finezza e precisione di tratto. Marasca, Mandarino, Mentolato/balsamico, arioso, note di sottobosco appena accennate. Palato tutto in tiro, calibratissimo seppur giovane.
Vigna Montefiesole di Grignano
Eleganza, rigore e fedeltà alla tipologia. Giovane, non propriamente approcciabile da subito.
Vigna Le Rogaie di Colognole
Il più chiaro e tannico. Ricordi delicati di piccoli frutti rossi, dopo la prima fase di chiusura si apre. Vino asciutto nella forma,
Vigneto Erchi di Selvapiana
Vino ampio, dalla fruttuosità mostruosa, speziato, terroso, sanguigno.
Sorso largo, avvolgente. Tannino di carattere, caldo. Appena troppo caldo.
Vigneto Lastricato di Castello del Trebbio
Ricordi di frutto maturo e scorza di arancio, note balsamiche.
Vino molto tattile che cerca la distensione, ma credo ci vorrà un po’.
Vigna alla Stele di Frascole
Il meno aperto sulle prime, ma poi si assesta su una discreta fragranza. Luminoso, con sentori di melograno, erbe aromatiche, la struttura appare minuta, ma non difetta di forza espressiva e profondità.
Sinceramente vorrei portare tutti i nove campioni a casa.
Montecucco Sangiovese
Dal Chianti Rufina mi sposto, in realtà resto seduto al tavolo, verso il Montecucco Sangiovese. 11 campioni per cercare qualche conferma delle buone sensazioni avute lo scorso anno.
La Fonte 2021 di Tenuta Pianirossi
Bouquet originale con Resina di Pino, spezie, mora di gelso. Sorso morbidino, accomodante, non brilla per dinamicità. Piacevole.
Istrico 2021 di Villa Patrizia
Si sviluppa su toni cupi, terrosi. Fruttato, molto fisico, ha tannini quadrati, certo da rivalutare tra un po’.
Montenero 2020 di Montenero Winery
Colore chiantigianeggiante, molto mentolato, ribes, erbe aromatiche. Asciutto, ben disteso, tannino divertente, ampiamente godibile.
Campinuovi 2020 di Campinuovi
Un po’ acerbo, sia al naso, sia al palato. Ha un impatto molto tattile, ma poi tende a sparire.
Podere Montale 2019 di Podere Montale
Cassis e Pepe. Molto concentrato, voluminoso, ma in bocca alla fine trova una sua definizione.
Tribulo 2019 di Poggio Stenti
Chiarissimo, scorrevole, agile, tende al CLASSICO. Marasca ed essenze orientali.
Lavico 2018 di Amiata Vini del Vulcano
Quasi violetto. Ciliegia, resine, chiodo di garofano. Ha discreta freschezza, semplice il sorso.
Parmoleto 2019 di Parmoleto
Vino interlocutorio, probabilmente in una fase di poca “comunicatività”.
Vigna Allegra Riserva 2019 di La Banditaccia
Floreale, il più floreale dei campioni. Sapido, netto ed austero. Buono.
Viandante 2018 di Tenuta L’Impostino
Ciliegie ed eucalipto più sentori boisee. Pronunciati.
Coerentemente molto frutto, balsamico, caldo con tendenza all’amaro e all’astringenza.
Poggio Lombrone 2018 di Collemassari
Il colore attira, ma poi è burroso e breve.
Suvereto Sangiovese
Ce ne sono tre e li assaggio tutti e tre, ma mi pento.
Buca di Cleonte 2021 di Petricci e Del Pianta
Molto boisee, tannini molto piccanti, il meno Sangiovese di tutti i Sangiovese assaggiati.
Ciparisso 2020 de La Fralluca
Vino un po’ “verde”, ha un bouquet non banale, ma alla fine resta il ricordo della “paralisi facciale”.
Sangiovese 2019 di Gualdo del Re
Maturo e molto speziato, scuro, terroso, ha volume, ma risulta evanescente al gusto.
Val di Cornia Sangiovese – anteprima altra toscana
Uno solo, ma sorprendente.
Montepitti 2022 di Rigoli
Dal colore traslucido, è floreale, ricorda poi il chinotto e le carrube, la fragolina selvatica, fresco e invitante, tannico quanto basta, semplice, diretto, ma non scontato.
Fine primo tempo
Dopo questa carrellata di Sangiovese opto per una sestina di peso correndo il rischio che mi inneschi la voglia di PERONI e/o AGENO (si scherza…)
Chiamo dunque i Supertuscan – anteprima altra toscana
Apice 2021 di Amerighi | Syrah
Ma che bel vino!
Viola di colore, speziato (ovvio), ma anche pieno di frutto fresco. Vino vibrante. Col tempo si arricchisce di ricordi di gladiolo e incenso. La beva è semplice, nobilmente semplice.
Giusto di NOTRI 2022 di Tua Rita | CS80 ME10 CF10
Esplosione di Cassis e Doga del letto a castello. Si può pure pensare che in circa venti anni il legno sarà “integrato”, ma a me, nella migliore delle ipotesi, tra vent’anni il dottore avrà ingiunto di non bere. Nella peggiore sarò morto.
A parte gli scherzi questo non è un vino che si può giudicare adesso. E a mio avviso nemmeno bere. C’è tanto, troppo di tutto.
Ghiaie della Furba 2021 di Capezzana | CS50 ME25 SY25
Vino che ha bisogno di aria. Chiuso al naso, forse non è il suo momento. Ci vuole un po’ per cominciare a sentire del profumo di terra secca e a seguire più tenui rimandi di frutto scuro e spezie. In bocca al momento ha troppa presa. Da riassaggiare.
Quercegobbe 2022 di Petra | Merlot
Cenere, mirtillo, vaniglia.
Rotondo, ma ha una sua bevibilità. Non trascendentale.
Montechiari 2021 di Montechiari | SN ME CS CF
Sarà forse l’annata e il MESCOLONE (affettuosamente), ma sugli altri spicca.
Pepe e frutti di bosco, ma anche sanguigno, resine, arancia.
Il sorso funziona, certo ha volume e non è verticale, ma ha un lungo finale ben concertato.
Oreno 2022 di Tenuta Sette Ponti | CS ME PV
Possente e ruffiano. Vagamente zuccherino, volendo lo si può bere adesso, ad esempio con il Dolceforte, ma probabilmente anche poi.
Credevo di averne abbastanza, ma a quanto pare bere seduti in silenzio aiuta a sputare praticamente tutto, e invece di 6 Peroni chiamo altri 6 vinoni ché c’ho preso gusto.
ALTRI SUPERTUSCAN – anteprima altra toscana
Siepi 2022 di Castello di Fonterutoli | SAN ME
Giovane, ma volendo si può bere. Timido al naso, ma il suo punto forte è il sorso. Sapido e decisamente lungo nonostante una trama tannica fitta. E soprassedendo su quell’alcool un poco brado…
Ripa delle More 2022 di Tenuta Vicchiomaggio SAN CS ME
Vino un po’ verde, con sentori vegetali in primo piano. Non è il suo momento.
Cercatoja 2021 di Buonamico SAN SY CS
Humus, sentori ematici, di agrume e di spezie. Molto ordinato. Anche il sorso è lineare e scorrevole, pur come può essere scorrevole un vino di questo calibro. Finisce molto largo.
Modus Primo 2021 di Ruffino ME SAN CS
Sovramaturo ed etereo, possente e caldo, ma anche un po’ enigmatico nella sua identità così poco delineata. Io non riuscirei a trovargli una collocazione in alcun contesto.
PerPiero 2020 di Tenuta Moraia SAN CS CF
Cassis, spezie dolci, vegetale aromatico. Di forma netta. Secco, con tannini sviluppati, davvero ben definito. In questo caso sarei curioso di riprovare, subito o tra un po’.
Avvoltore 2019 di Morisfarms SAN CS SY
Tra questi Supertoscani e’ quello col bouquet più complesso. Cenere, eucalipto, noce moscata e a seguire il frutto scuro.
Il sorso è un po’ duro, non durissimo e il vino si potrebbe agevolmente bere, al momento nonostante i 6 anni passati dalla vendemmia, ma innesca un bel pensiero su qualcosa che potrebbe succedere.
Su questa speranza generata da Avvoltore chiudo il quaderno e me ne torno pian pianino al treno come si conviene all’omo intelligente che “quando piove porta l’ombrello”.
Versare il vinoDue accessori fondamentali – anteprima altra toscanaSommelier Dinamici – anteprima altra toscana
Da vigna su terreno argillloso nel comune di Montefreddane. “Vinificazione semplice, ma prolungata nel tempo” si può leggere sul sito aziendale. 12 mesi sulle fecce, 12 mesi in bottiglia.
Ne avevo stappata un’altra nei mesi estivi, ma con scarsa soddisfazione principalmente per una prematura ossidazione.
Vino sostanzioso dal colore concentrato e dal bouquet esteso che presenta reminiscenze agrumate di limone tagliato, gelsomino, pesca bianca, mentuccia e marzapane. Le fragranze non mancano e non mancano di brio.
In bocca mostra una certa densità e sviluppa calore, ma non t’invischia perché ha anche una componente acida e salina di tutto rispetto e profondità di gusto.
Rispetto alla prima bottiglia non c’è paragone. Buon bianco forse un po’ troppo strutturato da bere adesso.
Fiano di Avellino 2018 Alimata – Villa Raiano
From vineyard on clayey soil in the municipality of Montefreddane. “Simple winemaking, but prolonged over time” can be read on the company website. 12 months on the lees, 12 months in the bottle.
I had uncorked another one in the summer months, but with little satisfaction mainly due to premature oxidation.
Substantial wine with a concentrated color and an extensive bouquet that presents citrus reminiscences of cut lemon, jasmine, white peach, mint and marzipan. There is no shortage of fragrances and no shortage of panache.
In the mouth it shows a certain density and develops heat, but it doesn’t entangle you because it also has a respectable acid and saline component and depth of taste. Compared to the first bottle there is no comparison. Good white wine perhaps a little too structured to drink now.
Eventi Vino 2025 – Calendario degli Eventi del Vino in Italia ovvero Dove andranno nel 2025 gli Enomaniaci?
Eventi Vino 2025? La scelta non manca ed ecco qui un calendario degli eventi del vino con una selezione delle migliori occasioni italiane. Benvenuti nella nostra guida semicompleta agli eventi del vino in Italia, dove potrete scoprire le più prestigiose manifestazioni enogastronomiche del Bel Paese. Dalle degustazioni alle fiere del settore, vi condurremo alla scoperta delle tradizioni vinicole italiane, offrendovi un’esperienza unica nel mondo del vino. Scoprite con noi i luoghi e le date dei principali eventi, e lasciatevi guidare alla ricerca dei migliori vini e delle eccellenze enogastronomiche italiane. Benvenuti nel meraviglioso mondo del vino italiano!
quasi 500 cantine dalle Langhe, Roero e dal resto del Piemonte, pronte a presentare in anteprima le nuove annate delle DOCG e DOC. Per tutta la durata dell’evento vi sarà una sala degustazione dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le DOCG e DOC del Piemonte.
LA TUSCIA DEL VINO
27 gennaio a Caprarola (VT) presso le Scuderie di Palazzo Farnese
Giovedi 20 febbraio al Palazzo degli Affari di Firenze si potranno degustare le nuove annate di: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.
Il Salone del Vino di Torino è un progetto teso alla valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Piemonte, che vuole portare nel capoluogo cantine storiche, giovani vignaioli, consorzi e associazioni di tutela.
Tornano in degustazione a Milano i vini delle Cantine più premiate dalla critica al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci Via Olona 6 bis 20123 Milano
Lunedì 10 marzo 2025, dalle 9:30 alle 17.30 (ultimo ingresso alle 17), a La Centrale di Nuvola Lavazza in via Ancona 11/ A a Torino, si svolgerà la settima edizione de La Prima dell’Alta Langa
SoloVino torna a Santo Stefano Roero (CN) il 15 marzo 2025 e riunirà circa 30 produttori dall’Italia e dalla Francia, per celebrare la passione per il vino e il profondo legame con il territorio.
22 marzo a Frascati, organizzato da Fisar Roma per valorizzare e promuovere il vino del territorio a partire dal suo prodotto per antonomasia, il Frascati.
Albenga (SV), Ex Chiesa di San Lorenzo, Piazza Rossi – 23 e 24 marzo 2025 Le Prime di Vite In Riviera. Venti cantine del Ponente Ligure presentano le nuove annate (info su www.viteinriviera.it)
Teranum
Al DoubleTree by Hilton di Trieste il 29 marzo. Una giornata dedicata ai rossi del Carso.
Il 31 marzo 2025, presso l’NH Hotel Collection Piazza Carlina di Torino, si terrà l’Anteprima del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, un evento dedicato alla scoperta della nuova annata di un vino che racchiude il fascino e la complessità di un vitigno raro e prezioso.
Calendario Eventi del Vino – aprile 2025 – Festival Vino
5 e 6 aprile per l’evento organizzato da Alois Lageder presso villaggio vinicolo di Magrè, in Alto Adige.
“SUMMA è un evento all’insegna della spensieratezza e della curiosità, dove stress e noia non sono di casa, né per i visitatori né per i produttori di vino. Uno scambio reciproco in un ambiente accogliente dal sapore storico. Allargare i propri orizzonti. Lasciarsi ispirare. Celebrare insieme…”
degustazione itinerante per rivivere la storia dei vini Classici della Valpolicella: il Valpolicella, il Superiore, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone.
Quiliano (SV) – Palazzetto dello Sport – 23 novembre 2025Granaccia e Rossi di Liguria. Panoramica della produzione di vini rossi e rosati da tutta la Liguria con oltre 60 cantine presenti (info su www.viteinriviera.it
Calendario Eventi del Vino – dicembre 2025 – Festival Vino
Seguendo i rumori di fondo, i tic e le tendenze del mercato si rischia di credere all’esistenza di un mondo dorato, un percorso maggiore che si dipana tra cantine inaccessibili dove il vino alla fine non c’è, assegnato con largo anticipo e largamente speculato, e un mondo minore di aziende dedite alla produzione di “vino normale”. Ma si rischia di credere, e bere, male e soprattutto di perdersi qualcosa. Se all’hype, e al necessariamente conseguente conformismo, si preferiscono invece la significatività dell’esperienza e la sua veridicità in relazione alla storia del territorio, la sua cultura e la sua comunità si poggiano le basi per incontri illuminanti e l’opportunità di bere degli ottimi vini dal prezzo sorprendente.
Una breve prolusione, questa, per introdurre il racconto del consueto viaggio autunnale de L’Enonauta nel Piemonte del Vino, questa volta senza cercare il Barolo e il Barbaresco, ma per andare ad approfondire territori e vini meno discussi.
Il Panorama del Monferrato
Siamo partiti da Pistoia col tempo brutto, ma anche più che brutto. In Valdinievole era già diluvio. Più si andava avanti più il tempo peggiorava. In Versilia prima e in Riviera di Levante poi visibilità scarsa, pioggia fitta, traffico vischioso.
Scavalcati gli appennini il panorama cambia, ma non le condizioni metereologiche. Fino ad Asti dove c’è un primo miglioramento. All’arrivo a Castagnole delle Lanze il cielo si apre e la vista sul Monferrato si spalanca.
Gianni Doglia – CASTAGNOLE DELLE LANZE/Monferrato
Quella della famiglia Doglia è un’azienda moderna con un solido passato e un’attenzione evidente per la qualità e l’espressività. Si trova a Castagnole delle Lanze, ultimo metro di Monferrato prima dell’inizio delle Langhe con una postazione d’assaggio panoramica esterna, anche quella interna peraltro, davvero suggestiva.
Nell’ambito della nuova denominazione NIZZA è tra le aziende che alla prova dell’assaggio mostrano di aver scelto una strada meno marcatamente “moderna” proponendo vini espressivi e calibrati dove nessuno dei fattori che concorrono alla creazione di un buon vino sembrano prevalicare gli altri. Vini che definirei contemporanei, che soddisfano la crescente richiesta di bevibilità e scorrevolezza.
Inciso: LA CRITICA ENOICA
Piccolo inciso: dal momento che la critica contemporanea prescrive per i vini d’oggi asciuttezza, sottrazione, bevibilità, questo moderno che possiamo trovare in molti vini della Denominazione Nizza Docg è già stato dichiarato fuori tempo e fuori corso, ma questa critica io comincio a trovarla quanto meno bipolare dopo i decenni d’amore incondizionato per i vini densi, alcolici e lignei.
I vini di Gianni Doglia
Dai primi risultati di critica ottenuti con il Moscato, nel cui panorama è considerato un vero top player, l’azienda ha poi raggiunto qualitativamente lo stesso livello anche con i tipici vitigni rossi del Monferrato ovvero la Barbera e il sorprendente Grignolino. La visita è ben condotta da Silvia, già incontrata precedentemente a un evento di Partesa, che si dimostra competente, appassionata e coinvolgente. Ci propone un assaggio esaustivo delle proposte aziendali accompagnato da uno spuntino e ci rende edotti sul fritto misto alla piemontese di cui ignoravamo l’esistenza.
Non ci stupisce il fatto che i vini siano tutti di ottimo livello perché sapevamo a cosa andavamo incontro. La batteria delle Barbere ovviamente in primo piano. Dalla fresca e avvincente Bosco Donne, al profondo e strutturato Nizza Viti Vecchie, passando per la Barbera Superiore Genio che, a mio modesto parere, è una delle Barbere più riuscite e centrate nel panorama attuale. Sorprende il Grignolino quasi metafisico per l’essenzialità, il tratto deciso e i profumi netti.
Se la qualità dei vini già la conoscevamo adesso sappiamo che anche l’ospitalità non è da meno. Prezzi ragionevoli per una qualità media come già detto decisamente alta. Per chi poi si occupa di ristorazione/vendita direi che la distribuzione ottima non sia un fattore da sottovalutare.
Alberto Oggero – Canale/Roero
Dopo il pranzo ci dirigiamo verso Canale nel Roero dove si trova l’azienda agricola di Alberto Oggero. Emergente, ma già abbastanza emerso, vignaiolo artigiano del Roero, vero testimone del territorio con i suoi vini e con l’impegno in SoloRoero (https://www.soloroero.it/) insieme ai colleghi/amici di Valfaccenda e Cascina Fornace con cui spiegano al mondo le ragioni del Roero concentrandosi solo sui vitigni autoctoni che maggiormente lo rappresentano, Nebbiolo e Arneis.
Ci accolgono all’arrivo Alberto e Taxi. Taxi vigila, Alberto ci racconta la storia della sua passione e ci fa assaggiare i suoi vini.
Alberto Oggero ha ereditato la passione per la vigna e le vigne stesse dal nonno Sandro. Nel 2010 ha rifondato l’azienda e ha cominciato a produrre e vendere i suoi vini. Gli ettari vitati sono circa 4 divisi in più parcelle con terreni composti da sabbia e argilla in proporzioni diverse. L’attitudine è quella del vino naturale, quindi lieviti indigeni, vinificazione classica, inerbimento.
Ciò che contraddistingue i suoi vini è l’evidente fedeltà al vitigno, alle potenzialità del territorio e l’equilibrio. Per i rossi si va dalla dinamica espressività del Sandro, ai due Roero 2022 – Le Coste e Anime, il primo più fine e scorrevole il secondo più corposo, che confermano quanto avvertito in più occasioni di assaggio, ovvero un costante miglioramento generale dei vini del Roero a base Nebbiolo, così come testimoniano la buona mano di chi li ha prodotti.
Per i bianchi si evince invece una visione dell’Arneis radicalmente diversa da quella che s’incontra solitamente. I due Arneis proposti sono entrambi ragionevolmente macerati, Roero Bianco e Valle dei Lunghi, profumati, materici e sapidi, affinati rispettivamente in legno e cemento, che non somigliano affatto agli Arneis delicati da pre-cena.
I vini assaggiati in questa occasione sono effettivamente lo specchio di quanto affermato da Alberto durante la visita. Che è giusto affermare la propria identità, stilistica e territoriale, senza fare la corsa a somigliare ad altri modelli già affermati.
Alberto Oggero, oltre che un bravissimo vignaiolo, dimostra di essere anche un ospite generoso e partecipe e si passa così del buon tempo e si comprano un po’ di bottiglie.
Azienda Agricola Giovanni Prandi – Diano d’Alba
Che dire. L’azienda condotta da Alessandro Prandi è probabilmente quella che ho visitato più volte da quando cominciai a percorrere le strade del Piemonte in cerca di vino. Conosciuta per caso sfogliando una guida, è diventata poi una tappa fissa delle enozingarate in Langa. Ho degustato e acquistato negli anni con tutti i membri della famiglia Prandi, c’ho portato tutti gli amici che a loro volta sono diventati tutti grandi estimatori dei loro vini e con gli amici negli anni abbiamo riportato a casa un considerevole numero di cartoni di vino. Tutto ovviamente finito in tempi rapidi.
E c’è un motivo. La semplicità e la gentilezza della famiglia Prandi, ma soprattutto il vino. Il Dolcetto in primis
La famiglia Prandi ha una proposta contenuta in etichette, contenuta anche nei prezzi, che però esprimono evidenti valori qualitativi e di solidità.
L’azienda si trova lungo la strada che da Diano d’Alba porta Grinzane Cavour. Fondata negli anni 20 prende la forma attuale quando Giovanni Prandi, nipote del fondatore, entra in azienda. Alessandro, che adesso la conduce, è il suo figlio maggiore. Vengono prodotte circa 20000 bottiglie l’anno di impronta classica con i tradizionali vitigni Piemontesi. Dolcetto ( nella versione Langhe e Diano Docg), Barbera, Nebbiolo e Arneis.
Il Dolcetto, che a Diano d’Alba come a Dogliani ha meritato una denominazione, trova a mio avviso nelle interpretazioni di Alessandro Prandi uno dei suoi vertici espressivi. Strutturato, sempre ben definito nel sorso, con profumi autentici, di carattere, mai sgarbato o approssimativo. Ed è anche longevo il Dolcetto di Prandi. Lo posso affermare perché ne ho avuto la riprova empirica.
Negli anni ho sviluppato una preferenza personale per il Sorì Colombè che trovo più asciutto e delineato, ma ci sarà sicuramente chi preferisce il più corposo Sorì Cristina.
I due Dolcetto in questione fermentano in cemento per poi affinare in acciaio per 6 mesi e in bottiglia per altri 6.
Straordinari i Dolcetti 2021 che ebbi la possibilità di assaggiare a Grandi Langhe, ma che non feci in tempo ad acquistare in azienda e il 2016 che invece ho avuto la fortuna di poter stappare nuovamente la settimana scorsa con enorme soddisfazione.
Da non sottovalutare il Nebbiolo d’Alba, economico e sempre tosto, filologico e anch’esso capace di esprimersi bene anche sulla distanza.
Fermenta in cemento e poi invecchia per 12 mesi in barrique esauste.
Stavolta solo un breve pit-stop per assaggiare qualcosa e per comprare qualche cartone, ma non mancherà occasione per una nuova visita con un racconto più dettagliato.
Nicholas Altare – Dogliani
La prima cosa la disponibilità. Nicholas ci perdona un ritardo, non colossale ma pur sempre un ritardo, e ci accoglie nel tardo pomeriggio, col tempo che si è nel frattempo rifatto brutto.
L’azienda si trova a Dogliani in Borgo Valdiberti nella sottozona San Luigi che è a nord del paese in direzione Monforte d’Alba. L’altitudine è sui 400 metri circa.
Nicholas è un giovane vignaiolo pieno di entusiasmo e non si fatica a intravedere in lui la passione e la voglia di raccontarsi e di far conoscere il suo lavoro.
La storia è quella di altri giovani e promettenti Vignaioli. Una famiglia in cui le vigne e il vino c’erano già, ma in cui il vino veniva ceduto ad altri produttori, poi un giovane decide di mettersi alla prova e nascono così un nuovo progetto e delle nuove etichette.
Il suo Mèntore, dopo un’esperienza lavorativa nella sua ben conosciuta azienda, è Ferdinando Principiano che lo sprona a dare forma al suo sogno ed è così che nel 2015 nasce la prima bottiglia di Dolcetto. Con Principiano condivide l’impostazione grafica delle etichette, ma anche la ricerca di vini il più possibile salubri, fedeli, artigianali. In cantina le fermentazioni sono con lieviti indigeni in cemento. Il Dogliani effettua in cemento anche l’affinamento, mentre invece Barbera e Nebbiolo effettuano un passaggio in legno.
Mettendosi al tavolo d’assaggio la prima cosa che risalta è che Nicholas Altare è certamente un vignaiolo contemporaneo. Nei suoi tre vini, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo è evidente in egual modo l’attenzione alla bevibilità, potrei dire anche alla leggiadria, unità alla forza espressiva. Nicholas ci propone in assaggio Dolcetto e Nebbiolo 2021 e Barbera 2022 ed è unanime l’apprezzamento per questi vini snelli, a tratti scabri, che hanno però il grandissimo pregio della forza unita alla tipicità. Nel Dogliani di Altare, credo di non fare torto a nessuna delle parti in causa, sento echi dell’ultimo Dolcetto di Ferdinando Principiano assaggiato in cantina lo scorso anno e in seguito a casa. Dolcetto di rara precisione. Il Dogliani 2021 di Nicholas Altare è netto, definito, micidiale.
Questi primi 10 anni di storia del progetto di Nicholas Altare sembrano proprio un bel viatico verso, vista anche la sua giovane età, un lungo futuro di successi.
La parola che più di ogni altra può spiegare il nostro incontro col Signor Mario Boschis è “chiarezza”. Fin dal primo contatto telefonico in cui specifica che la visita è finalizzata alla vendita. Apprezzo questa notazione che mi permette di specificare che non siamo turisti in cerca di un aperitivo gratuito e preciso così che siamo “enonauti” e ci fa piacere conoscere i vignaioli, ma che siamo anche “bevitori” che sperano di poter comprare del vino. La stessa chiarezza con cui il Signor Boschis ci parla del suo fare vino, del presente delle Langhe di cui non apprezza le derive ipercommerciali che stravolgono a suo dire, io condivido appieno, necessariamente anche le scelte di stile, i prezzi, l’espianto di una varietà nobilissima come il Dolcetto, difficile certamente da coltivare e vinificare, con meno appeal del Barolo, ma che può dare grandi soddisfazioni a chi lo sa cercare (e poi bere) e a chi abbia la maestria giusta per addomesticarlo.
L’azienda Francesco Boschis si trova a Dogliani. Sottozona Pianezzo a est dell’abitato. Fino a 550 metri slm, terreni ripidi, clima più fresco, vini decisamente asciutti e nervosi. Non siamo lontani dall’Alta Langa, Eldorado prossimo venturo del vino italiano.
Memori di quanto di buono assaggiato nel recente passato (qui) siamo giunti in azienda alla ricerca del Dogliani/Dolcetto di cui tutti presso l’Enonauta sono grandi sostenitori. E l’abbiamo trovato andando ben oltre le nostre aspettative. In primis perché i Dogliani proposti in degustazione/vendita sono tra i migliori che io abbia mai assaggiato. L’annata è la stessa per tutti quelli proposti. La 2021. Dogliani Pianezzo, Vigna del Prey, Sorì San Martino, Vigna del Ciliegio, in un crescendo di struttura, accomunati dal tratto sicuro, dalla finezza, dalla potenza ben declinata. In seconda battuta dal fatto di aver trovato tra le proposte anche ottime espressioni della Barbera, una Freisa gioiello chiamata Nei Sorì che ci ricorda dell’antica parentela della Freisa col Nebbiolo.
Credo che in questo caso la dedizione dell’uomo/coltivatore/custode alla terra, al vitigno e alle loro potenzialità raggiunga esiti davvero mirabili e ci dà una conferma ulteriore dell’esistenza, sotto o accanto allo scaffale dei vini famosi, di un vastissimo giacimento di grandi vini dal prezzo equo che, seppure non abbiano il potere fascinatorio di un vino semplicemente costoso o di un bene di posizionamento, portano gioia e piacere al bevitore ben informato.
Perché è sicuramente meglio un Dolcetto ben fatto di un Barolo approssimativo.
Slow Wine Fair 2025: un evento imperdibile per gli amanti del vino sostenibile
Una delegazione de L’Enonauta è pronta a raggiungere Bologna per la quarta edizione della Slow Wine Fair, la fiera internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto, che si terrà a BolognaFiere dal 23 al 25 febbraio 2025. L’evento rappresenta un appuntamento imperdibile per appassionati, professionisti del settore e produttori vinicoli che condividono l’impegno per un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
La Slow Wine Fair si distingue per la sua attenzione alla qualità e alla sostenibilità dei vini presentati, selezionati secondo i principi di Slow Food, l’associazione internazionale che promuove un’alimentazione buona, pulita e giusta. La fiera offre un’occasione unica per degustare vini di alta qualità, conoscere da vicino i produttori e scoprire le ultime tendenze del settore.
È importante sottolineare che l’edizione 2025 della Slow Wine Fair si concentrerà su un tema cruciale per il futuro del settore vinicolo: la sostenibilità lungo tutta la filiera.
Dopo aver esplorato temi come la crisi climatica e la fertilità del suolo nelle edizioni precedenti, quest’anno l’attenzione si sposterà sull’impatto ambientale del vino a 360 gradi, dalla vigna alla bottiglia.
Cosa significa questo?
Packaging: si discuterà dell’importanza di ridurre l’impronta ecologica degli imballaggi, privilegiando materiali riciclabili e leggeri.
Logistica: verranno analizzate le diverse modalità di trasporto e stoccaggio del vino, con l’obiettivo di minimizzare le emissioni di CO2.
Certificazioni: un focus sulle certificazioni vinicole, per aiutare i consumatori a riconoscere i vini prodotti in modo sostenibile.
La Slow Wine Fair 2025 sarà quindi un’occasione unica per produttori, esperti e appassionati per confrontarsi su queste tematiche, condividere buone pratiche e trovare soluzioni innovative per un futuro del vino più sostenibile.
Roero Riserva 2020 La Val dei Preti – Matteo Correggia
Roero Riserva di una delle migliori aziende del Roero ottenuto ovviamente dal Nebbiolo coltivato sulla vigna da cui il nome, vigna prevalentemente sabbiosa.
Macerazione di quindici giorni e a seguire invecchiamento per 15 mesi in botti da 30 hl e legni piccoli usati.
Nel bicchiere c’è un vino molto luminoso, granato di media fittezza, con fini ricordi prevalentemente fruttati come il corbezzolo e la prugna e di contorno la foglia thè nero, l’eucalipto e più tenui sentori speziati e di humus. Non è un campione di esplosività, ma si apre con costanza fino ad essere un vino fragrante.
Il sorso risulta avvincente. Calibrato in ingresso, sviluppa calore, spessore, sapidità in crescendo, agevolato nell’allungo dall’acidità che è copiosa e diffusa così come dal tannino maturo di grana molto fine. Finisce aperto, lungo, godibile, equilibrato.
La ragione della sua riuscita a mio avviso sta in questo misurato crescendo.
Costo 24 euro in enoteca. Giusto.
Roero Riserva 2020 La Val dei Preti – Matteo Correggia
Roero Riserva from one of the best companies in Roero obviously obtained from Nebbiolo grown on the vineyard from which it gets its name, a predominantly sandy vineyard.
Maceration for fifteen days and then aging for 15 months in 30 hl barrels and small used woods.
In the glass there is a very bright wine, medium-density garnet, with fine predominantly fruity memories such as strawberry tree and plum and on the side black tea leaf, eucalyptus and more subtle spicy and humus hints. It is not a champion of explosiveness, but it opens up consistently until it becomes a fragrant wine.
The sip is compelling. Calibrated at the entrance, it develops heat, thickness, flavor in crescendo, aided in the extension by the acidity that is copious and widespread as well as by the mature tannin of very fine grain. It ends open, long, enjoyable, balanced.
The reason for its success in my opinion is in this measured crescendo.
A Montepulciano giocano di anticipo sulle altre ANTEPRIME TOSCANE e il 3 di febbraio sono già alla Fortezza a presentare le nuove annate, ma soprattutto la prima uscita delle prime bottiglie del progetto “Le Pievi”.
Mi chiedeva Riccardo Viganò girando tra i tavoli “c’era bisogno di questa cosa?”. Io personalmente non so se ne fosse stato avvertito il bisogno, ma quel che comprendo della scelta è invitare produttori e consumatori a focalizzare sulle forze generatrici del prodotto di Montepulciano. Il vitigno e la terra con le sue peculiarità. Rivendicando così l’unicità del prodotto e l’irripetibile congiunzione di forze che lo rende possibile. Questo lo comprendo.
Il prezzo d’uscita, come per i Gran Selezione del Chianti Classico, mi lascia perplesso. Decidere che un nome, più che una reale concomitanza di fattori, debba costare 90 euro in una fase di forte contrazione delle vendite e sapendo che non sono diffusissimi i luoghi dove tutti quei fattori alla fine “concomitano” realmente non mi convince.
Detto questo gli assaggi confermano e anzi amplificano le buone sensazioni ricevute nel recente passato.
Anteprima Nobile Montepulciano 2025 – gli assaggi
Ogni singola bottiglia de Le Pievi è risultata molto buona in prospettiva, l’annata certo ha reso più agevole l’esordio, e anche in atto. Un disciplinare così rigoroso ha probabilmente contribuito a far si che i vini tendano a somigliarsi molto, ma c’è da dire che, perlomeno per quanto riguarda i campioni da noi assaggiati, è un somigliarsi nella qualità.
(RV)
Ero assolutamente astemio di Nobile di Montepulciano prima dell’evento. Ho cercato quindi di informarmi sulla denominazione partendo dal disciplinare. La cosa che più mi straniva era la presenza dei vitigni complementari, internazionali inclusi, fino al 30% del totale. Non ho mai capito se sia dovuto a ciò che chiede il mercato o se sia per produrre un prodotto apprezzabile anche in zone in cui il Sangiovese non sia diciamo al Top.
Durante l’anteprima ho avuto un piacevole l’incontro con la vicepresidente del consorzio, la signora Susanna Crociani, titolare dell’omonima azienda. Mi ha spiegato nel dettaglio il disciplinare che porta al prodotto Pieve. Oltre alla zonazione storico-pedologica, all’età minima delle vigne, all’aumentata quantita di sangiovese sul totale e al maggiore tempo di affinamento si è deciso di andare oltre. Tramite analisi chimiche dei fenoli volatili si è così in grado di garantire prodotti privi da difetti come brett o altro, una ulteriore garanzia per il consumatore sceglierà “Pieve”.
Bere in “anteprima” non è un lavoro facile e non mi sento ancora in grado di giudicare alcunché. Devo dire che mi aspettavo prodotti molto carichi e con tannini ingestibili invece tutto l’opposto. Ovviamente stiamo bevendo Sangiovese quindi ci sono acidità e grip, ma quello che mi è rimasto piacevolmente impresso è lo slancio di questi vini verso l’alto e non verso la pienezza/potenza. Le cantine assaggiate che più mi hanno lasciato colpito sono La Bèrne, Tiberini, Crociani con un ’19 super, DeRicci con il 19 Rupe del sasso, Il Molinaccio e Tenuta di Gracciano della Seta.
Appuntamento imperdibile (Vini Migranti) per noi Enonauti Toscani. Si è svolta presso i locali della Manifattura Tabacchi di Firenze ed era la quinta edizione di questo festival. La manifestazione punta a non essere solo un mero mercato del vino ma a creare nuove connessioni tra produttori e utenti, raccontando e spargendo semi di diversità, storie di integrazione e di sostenibilità. Il prodotto vino visto come messaggero di una cultura del saper fare e del saper stare insieme. Oltre novanta produttori si sono trovati vicini permettendoci così di passare da un Assirtiko di Creta a un Merlot bordolese. Dalla Sicilia al Trentino passando ovviamente per tanta Toscana. Dopo tante parole passiamo ai fatti liquidi. In ordine di degustazione ho assaggiato:
ASSAGGI VINI MIGRANTI 2025
1 – Champagne Legretes et fils
2 – Clotilde Legrand Loira
3 – Domaine de Cocagne Loira
4/5 – Damien Guadagnolo dalla Jura
6 – Barnanacoli da Salina
7 – Francesca Castaldi Alto Piemonte
8 – Tikal Narural Argentina
9 – Mersel dal Libano
10 – Salvetta Alto Adige
11 – Jure Stekar e Vigna Leban dalla Slovenia
12 – Chateau Fourton La Garenne da Entre deux meres Bordeaux
13 – Paterianaki da Creta
14 – Volcanalia Veneto
15 – La Ricolla Genova
16 – Marta Valpiani Romagna
17 – Le due Terre dal Friuli
18 – Iuli e Crealto dal Piemonte
Questa mia selezione era chiaramente ideata per non bere la solita Toscana cercando di assaggiare tutto l’estero alla ricerca di novità. I vini che più mi hanno colpito in senso buono sono stati sicuramente quelli di Bordeaux. Di impatto e potenza ma eleganti, con un prezzo fiera da 20 euro imbattibile. Dal produttore di Jura ho trovato il Trousseau molto intrigante ma solo quello… Di Iuli e Crealto il Baratuciat, sarà perché fa figo come nome da usare e scrivere, ma di sicuro lo riberrei volentieri. La Nosiola di Salvetta con qualche anno sulle spalle è un ottimo prodotto come il loro Vino Santo. Come dicevo prima ho escluso tanti amici/produttori ma come si fa a bere tutto??? Sarà capitato a tutti di dirsi: “oggi solo novità” e poi trovarsi ovviamente davanti a Cuna o Amerighi. Invece sguardo ben dritto sull’agenda con i produttori da provare e via verso il domani!
Nota a margine per il capitolo orange wine, o macerati che dir si voglia: Stekar, specialmente con la linea Filip, veramente di carattere e poi Volcanalia con il Patapum e il Battibaleno due macerati a base garganega che sicuramente finiranno su happyorange.wine
A presto cari Enonauti. Ci vedremo presto a Montepulciano per l’anteprima.
Comprai questa bottiglia a Fornovo (Vini di Vignaioli) dopo che l’assaggio al banco di Rocco di Carpeneto mi lasciò una buona impressione.
È un dolcetto dell’alto Monferrato Ovadese, senza denominazione. Attitudine fortemente artigianale quindi lieviti “selvaggi”, come si può leggere sul sito, lunga macerazione e invecchiamento in legni esausti per 15 mesi.
Vino che attraversa più fasi dopo l’apertura. La prima, appena dopo l’apertura, non proprio rassicurante e dominata dal sentore di smalto/acetone. Non sono solito arrendermi e lascio la bottiglia da parte per tornare.
La seconda, più rincuorante, riporta alla giornata di Fornovo con un Dolcetto dal colore scuro e con ricordi floreali, di frutto nero e spezie ben amalgamati e dal sorso rustico, ruvido, pieno, energico.
Purtroppo la terza fase porta con sé un prepotente ritorno del Brett in fase retrolfattiva a caratterizzare l’esperienza negativamente. Negativamente per me che scrivo, ma sicuramente non per altri. Per me gli elementi di narrazione aventi a che fare col modus operandi, la naturalità et similia purtroppo non riescono a depotenziare l’impatto di certe caratteristiche sul giudizio finale sulla qualità di un vino.
Chi invece le tenesse in considerazione, e condideri magari il Brett una “coloritura”, potrà apprezzare questo vino anche grandemente.