Aglianico con 4 anni di affinamento, 2 tra barrique e botti di rovere, 2 in bottiglia.
Grande spinta unita a finezza espressiva e precisione. Proprio questo sembra essere il tratto essenziale di questo Taurasi. La precisione e la definizione, la linearità dello sviluppo gustativo in un quadro complessivo di piacevolezza e approcciabilità. Il colore è tra il rubino e il Granato scuro, c’è la visciola, la rosa, ci sono le spezie e le erbe in mazzetto, percepibile l’agrumato e il tabacco da sigaro. Sorso molto disteso, con in evidenza il tratto fresco/sapido, tannino assai elegante, lunga persistenza fruttato/speziata.
Se non è il Taurasi che più mi ha emozionato, cosa che in sé non ha gran valenza essendo solo una notazione personale, è certamente il Taurasi più compiuto tra quelli che ho avuto la fortuna di stappare.
un grande Taurasi da una grande azienda
Taurasi Radici 2013 – Mastroberardino
Company that needs no introduction.
Aglianico with 4 years of aging, 2 in barriques and oak barrels, 2 in bottle.
Great drive combined with expressive finesse and precision. Precisely this seems to be the essential trait of this Taurasi. The precision and definition, the linearity of the gustatory development in an overall framework of pleasantness and approachability. The color is between ruby and dark garnet, there is sour cherry, rose, there are spices and herbs in bunches, perceptible citrus and cigar tobacco. Very relaxed sip, with the fresh/savory trait highlighted, very elegant tannin, long fruity/spicy persistence.
If it’s not the Taurasi that moved me the most, which in itself doesn’t have much value as it’s just a personal observation, it’s certainly the most accomplished Taurasi among those I’ve been lucky enough to uncork.
Here a beautiful evening with some bottles of Taurasi/Aglianico that could interest enthusiasts…
Sangiovese e un tre percento di Canaiolo. Cemento e acciaio per la fermentazione, 20 mesi in tonneaux e barrique e 6 mesi di bottiglia.
Ripenso a chi mi disse che il meglio il territorio di Gaiole lo dà nelle annate molto calde con vini che lì si arrichiscono in eleganza e precisione. Questo vino è certamente conferma parziale di quella teoria col suo colore rubino scuro, intensi profumi di viola, marasca e arancia sanguinella, note ematiche, di mazzetto aromatico, appena speziato, balsamico. I profumi rievocano frutti turgidi e non stramaturi. Stoffa calda e di spessore, tannino colorato, fresco e fluente e dal finale aperto, arioso, pieno di frutto e spezie. Annata ottima e potente qui declinata al meglio, lontano da certe suggestioni di surmaturazione talvolta evocate dagli omologhi d’annata. Vino di grande qualità che accompagnato a una bella bistecca, nonostante la strumentazione risicata, fece superba compagnia nel pomeriggio di festa.
Chianti Classico Riserva 2015 “Le Baròncole” – San Giusto a Rentennano
Sangiovese and three percent Canaiolo. Cement and steel for fermentation, 20 months in tonneaux and barrique and 6 months in bottle.
I think back to those who told me that the Gaiole area gives its best in very hot years with wines that are enriched in elegance and precision there. This wine is certainly partial confirmation of that theory with its dark ruby color, intense aromas of violet, morello cherry and blood orange, blood notes, aromatic bouquet, slightly spicy, balsamic. The aromas recall turgid and not overripe fruits. Warm, thick texture, colourful, fresh and flowing tannin and an open, airy finish, full of fruit and spices. An excellent and powerful vintage expressed here at its best, far from certain suggestions of overripeness sometimes evoked by its vintage counterparts. A wine of great quality which, accompanied by a nice steak, despite the limited equipment, made superb company on the festive afternoon.
Giuseppe Rinaldi non ha bisogno certamente di presentazioni. I suoi vini lo fanno in maniera autonoma ben prima di essere stappati. Scelgo questa Pasqua 2022 per aprire il suo Nebbiolo 2013 che conservavo in cantina da 5/6 anni rimandando frequentemente la sua apertura, come spesso mi capita per le bottiglie importanti e che custodisco con religiosa aspettativa. (qui due note sul 2016)
Rosso granato brillante con riflessi rubino, sprigiona al naso tutte le caratteristiche che ti aspetti dal nebbiolo nel suo territorio di elezione. Sugli scudi la rosa, una leggera violetta, prugna e ciliegia selvatica e poi un incedere discreto, ma ben presente, di sentori terziari, come pellame e liquirizia, sottobosco, note balsamiche e mentolate.
Il sorso attacca con una sensazione che definire fresca è decisamente riduttivo. La componente acida è proverbiale, attraversa e sorregge il sorso dall’inizio alla fine con una costante spinta propulsiva ed energica. Caldo, ma non eccessivamente (dissimulando un alcolicità elevata, gestita in maniera magistrale), porta in dote tannini di razza che hanno davanti a loro ancora del tempo per raggiungere la piena forma e maturazione. Retrogusto che riporta in superficie il frutto croccante e chiude molto lungo con leggere note speziate e di liquirizia amara.
Corpo atletico e definito come quello di un quattrocentrista olimpico. Fine, elegante e complesso senza risultare complicato, dotato di una beva straordinariamente efficace, gratificante e dissetante. Se qualcuno lo ha in cantina, mi sento di dire che può assecondare la propria eventuale resistenza all’apertura per almeno due-tre anni, forse anche più.
Nebbiolo d’eccezione ed eccellenza, che regala emozione, ma anche spiazzamento, sopratutto per coloro che non sono avvezzi ai modi dei vini del “Citrico”. Parliamo di un vino concepito per essere compagno di un pasto adeguato, e consiglio di farlo se si vuole evitare di sprecare e mal interpretarne le sue caratteristiche e qualità proverbiali. Mi immagino infatti il volto spiazzato di un qualche avventore “parkerizzato”, che sorseggia questo vino alle 18.00 in un wine-Bar, rigorosamente a bocca pulita, come fosse un Cabernet della Napa Valley.
È indubbiamente una grande bevuta, ed il prezzo é proporzionato al blasone, alla scarsa reperibilità e all’ottima annata. Forse non alla portata di tutti, anche dal punto di vista del rapporto aspettative/comprensione/gratificazione. Con il classico agnello pasquale al forno accompagnato da patate è stato un bel matrimonio.
Langhe Nebbiolo 2013 Giuseppe Rinaldi
Giuseppe Rinaldi certainly needs no introduction. His wines do so independently well before being uncorked. I choose this Easter 2022 to open his 2013 Nebbiolo which I have kept in the cellar for 5/6 years, frequently postponing its opening, as often happens to me for important bottles and which I keep with religious expectation.
Brilliant garnet red with ruby reflections, it releases on the nose all the characteristics you expect from Nebbiolo in its chosen territory. On the shields the rose, a light violet, plum and wild cherry and then a discreet but very present progression of tertiary scents, such as leather and liquorice, undergrowth, balsamic and mentholated notes.
The sip starts with a sensation that defining fresh is definitely an understatement. The acid component is proverbial, it crosses and supports the sip from start to finish with a constant propulsive and energetic push. Warm, but not excessively (concealing a high alcohol content, managed in a masterly manner), it brings with it pure tannins that still have time ahead of them to reach full shape and maturation. Aftertaste that brings the crunchy fruit to the surface and closes very long with light spicy and bitter liquorice notes.
Athletic and defined body like that of an Olympic four-centre athlete. Fine, elegant and complex without being complicated, with an extraordinarily effective, rewarding and thirst-quenching drink. If someone has it in their cellar, I would say that they can accommodate their possible resistance to opening it for at least two-three years, perhaps even more.
Exceptional and excellent Nebbiolo, which gives emotion, but also disorientation, especially for those who are not accustomed to the ways of “Citrico” wines. We are talking about a wine designed to be the companion of an adequate meal, and I recommend doing so if you want to avoid wasting and misinterpreting its proverbial characteristics and qualities. In fact, I imagine the disconcerted face of some “Parkerized” customer, sipping this wine at 6pm in a wine bar, strictly with a clean mouth, as if it were a Cabernet from Napa Valley.
It is undoubtedly a great drink, and the price is proportionate to the coat of arms, the limited availability and the excellent vintage. Perhaps not within everyone’s reach, even from the point of view of the expectations/understanding/gratification relationship. With the classic baked Easter lamb accompanied by potatoes it was a beautiful marriage.
Grandi Eccellenze Riunite. Sono tornato a Terre di Toscana dopo i due anni problematici di cui tutti sappiamo. Il 5 marzo 2020 fu un giorno metereologicamente orribile, pioggia incessante, a tratti violenta, arrivai all’Una Hotel di lido di Camaiore zuppo nonostante avessi percorso solo 200 metri a piedi. All’uscita la notizia del lockdown incombente a vanificare l’entusiasmo per la grande varietà di grandi vini appena assaggiati.
Ci accoglie invece quest’anno un sole splendente, l’aria asciutta e la luce ristoratrice come a sancire climaticamente il ritorno glorioso del winelover sulla strada dei banchi d’assaggio. Decidiamo dunque di coprire la distanza tra la stazione di Viareggio e l’Una Hotel a piedi. Per consumare preventivamente le calorie in eccesso che avremmo assunto nel prosieguo della giornata.
Ritroviamo la stessa ottima organizzazione a cura de L’Acquabuona, un ambiente adeguato, la giusta scelta di fornire una stanza con offerte gastronomiche di buona qualità, insomma si sta bene all’Una Hotel e Terre di Toscana offre una concentrazione di eccellenze unica per gli amanti del vino toscano nelle sue varie declinazioni.
Molte conferme, alcune sorprese, poche delusioni quest’anno.
Questi che seguono i miei preferiti in questa edizione 2022:
Brunello di Montalcino Ugolaia 2016 di Lisini e il Brunello Riserva 2016 di Pietroso sono a mio avviso l’esempio di ciò che uno si può aspettare nel bicchiere nella migliore di tutte le ipotesi. Due grandissime espressioni del territorio e della viticoltura ilcinese.
La coppia di punta di Fontodi per l’annata 2018, Flaccianello della Pieve e Vigna del Sorbo. Scalpitante, pieno di energia il secondo, più posato il primo, più carnoso, entrambi ottimi vini.
Podere Le Ripi Brunello di Montalcino Riserva 2016 e Rosso di Montalcino 2018. Due vini dalla estrema vitalità.
Marroneto che riesce anche nel 2017, a presentare due proposte di grande eleganza.
San Giusto a Rentennano con Percarlo 2018 fa una proposta di grande intensità e precisione.
Grattamacco superiore 2018 e Caiarossa 2018 per chi ama la Toscana del vino declinata in modo più internazionale sembrano al momento due vini con ottime prospttive.
Federico Staderini con Cuna anche in questo 2018 propone due pinot nero, annata e riserva, inebrianti nei profumi, espressivi e nervosi e dall’ossuta esaustività.
Probabilmente dimentico qualcuno, ma queste sono le etichette che più nitidamente sono rimaste impresse nel ricordo.
Arrivederci a Terre d’Italia e complimenti all’organizzazione.
Viene da Faenza in Romagna questa Albana con prolungata macerazione, scarsi interventi e un approccio antico come suggerisce il nome stesso del vino.
Vino che ho apprezzato in un confronto contestuale coi suoi omologhi macerati di ogni latitudine, ma anche in sé per la disinvolta chiarezza con cui si manifesta come un vino “diverso”. Anche se più calzante sarebbe forse l’aggettivo peculiare. Color ambra chiara, impatto tattile da rosso, si concordava con un compagno d’assaggio sul fatto che bendati sarebbe possibile interpretarlo come tale, profumi tra i più disparati, frutta secca, erba medica, fieno, miele di cardo, albicocca, resina di cipresso, nessun elemento sovrastante, che talvolta finisce per marcare i vini di questo tipo, ed è certo complesso e singolare. Vino sapido e tannico, acidità contenuta, materico, di gusto pieno, a tratti sembra di scorgere una leggera dolcezza. Molto persistente e di grande bevibilita. A tavola insieme al tacchino con le verdure ottima accoppiata, ma riesco ad immaginarlo abbinato ad un gran numero di pietanze. Non lo consiglierei a tutti i bevitori, ma lo porterei senza dubbio su un desco popolato di palati curiosi e ricche pietanze.
Arcaica 2020 – Paolo Francesconi
This Albana comes from Faenza in Romagna with prolonged maceration, limited interventions and an ancient approach as the name of the wine itself suggests.
A wine that I appreciated in a contextual comparison with its macerated counterparts from all over the world, but also in itself for the casual clarity with which it manifests itself as a “different” wine. Although perhaps the adjective peculiar would be more fitting. Light amber colour, tactile impact of red, we agreed with a tasting companion that blindfolded it would be possible to interpret it as such, the most disparate aromas, dried fruit, alfalfa, hay, thistle honey, apricot, cypress resin , no overlying element, which sometimes ends up marking wines of this type, and is certainly complex and singular. Savory and tannic wine, moderate acidity, textural, full flavour, at times it seems to detect a light sweetness. Very persistent and highly drinkable. At the table together with turkey and vegetables, an excellent pairing, but I can imagine it combined with a large number of dishes. I wouldn’t recommend it to all drinkers, but I would undoubtedly bring it to a table full of curious palates and rich dishes.
Sacrisassi Rosso 2015 – Le Due Terre – Colli Orientali del Friuli DOC
Da Prepotto nei Colli Orientali del Friuli viene questo vino iconico. 50% schioppettino 50% refosco con elevazione in barrique.
Quando ho deciso di cominciare a raccontare i vini che stappo mi sono dato due regole guida: non nutrire timori reverenziali e non coltivare aspettative legate all’entusiasmo cercando di essere il più possibile fedele alla percezione. Da i vini de Le Due Terre finisco però per aspettarmi sempre qualcosa di peculiare e fino a questo momento in cui scrivo sempre senza delusioni.
Impenetrabile rosso a tratti purpureo. Esuberante naso con aroma di viola, cassis, bagna di mirtillo, note sanguigne e di sottobosco e una proverbiale speziatura. Trascinante al palato, multidimensionale, di freschezza oceanica e tannini ben integrati, succoso e profondo, dal sorso ben delineato e disteso. Struttura e bevibilità ben sintonizzate.
Da bere adesso e da riprovare ancora.
Sacrisassi Rosso 2015 – Le Due Terre – Colli Orientali del Friuli DOC
Sacrisassi Rosso 2015 – Le Due Terre – Colli Orientali del Friuli DOC
This iconic wine comes from Prepotto in the Colli Orientali del Friuli. 50% schioppettino 50% refosco with elevation in barrique.
When I decided to start talking about the wines I uncork, I gave myself two guiding rules: not to harbor awe and not to cultivate expectations linked to enthusiasm, trying to be as faithful as possible to perception. However, I always end up expecting something peculiar from the wines of Le Due Terre and up to this moment I always write without disappointment.
Impenetrable red with purple highlights. Exuberant nose with aroma of violet, cassis, blueberry syrup, sanguine and undergrowth notes and a proverbial spiciness. Captivating on the palate, multidimensional, with oceanic freshness and well-integrated tannins, juicy and deep, with a well-defined and relaxed sip. Well-tuned structure and drinkability.
Per onorare il superbo spezzatino in umido con patate e piselli cucinato da mia madre ho stappato un Taurasi del Cav. Pepe.
Opera Mia 2013
Aglianico con 4 anni di affinamento tra barrique, cemento e bottiglia.
Bere il Taurasi per me è sempre come fare una conversazione con un amico un po’ burbero che d’acchito è monosillabico, ma che col tempo si coinvolge in argomentazioni ben costruite ed esaustive.
Colore rubino fitto. Al naso complessità e con sentori di rosa e marasca, agrume, mentolato/balsamico pronunciato e prolungato, incenso e cacao.
Vino ancora giovane anche se non interlocutorio come talvolta capita con il giovane Aglianico. Tannino robusto, ma il vino ha bella consistenza e freschezza, frutto vivo e gusto pieno, definizione apprezzabile e un buon finale dinamico dove il frutto e le spezie vengono rievocate in coerenza.
Secondo me si avvia verso una piena espressività che raggiungerà forse dopo quel paio d’anni in più che avrei voluto aspettare. Ma anche di più senza problemi.
Uno stappo sorprendente è spesso uno stappo che comincia senza aspettative. Non certo per la qualità presunta, ma per l’ignoranza in merito a ciò che si va a stappare. Colmare una lacuna e bere un buon vino insieme è un piacere doppio. È il caso di questo Soave Superiore di una cantina a me sconosciuta fino all’altra sera. Azienda Agostino Vicentini da Colognola ai Colli (VR).
Da uva Garganega ben matura e solo acciaio.
Vino luminoso, espressivo, profumato e di grande presenza gustativa. Colore concentrato, sa di crema di limone, fiori di acacia, pesca bianca, ricordi iodati, appena speziato ed erbaceo. Al palato risulta caldo e di spessore, a tratti opulento, ma dall’incedere elegante grazie all’acidità diffusa, alla sapida verve, alla lunga coda che rievoca l’agrume e il frutto ben maturo. È uno di quei vini che risultano piacevoli all’istante e che si confermano anche a un paio di giorni dall’apertura. A tratti emozionante, trascinante. Persuasivo. Nel caso specifico anche dopo l’acquisto e l’apertura di una seconda bottiglia a distanza di una settimana.
A surprising break is often one that begins without expectations. Certainly not for the presumed quality, but for the ignorance regarding what is being uncorked. Filling a gap and drinking a good wine together is a double pleasure. This is the case of this Soave Superiore from a winery unknown to me until the other evening. Agostino Vicentini company from Colognola ai Colli (VR).
From well-ripe Garganega grapes and only steel.
Bright, expressive, fragrant wine with great tasting presence. Concentrated color, it tastes of lemon cream, acacia flowers, white peach, iodized memories, slightly spicy and herbaceous. On the palate it is warm and thick, at times opulent, but with an elegant pace thanks to the widespread acidity, the savory verve, the long tail that recalls citrus and well-ripe fruit. It is one of those wines that are instantly pleasant and are confirmed even a couple of days after opening. At times exciting, enthralling. Persuasive. In this specific case even after the purchase and opening of a second bottle a week later.
Flaibani è una piccola azienda di Cividale del Friuli che produce vini identitari abbracciando i principi della biodinamica e che può contare come propulsore sull’entusiasmo, non è poca cosa, di Bruna Flaibani. Tra i vini proposti c’è il Pinot Grigio Ramato.
Ed è ramato. Senza dubbio alcuno. Il colore tende proprio a quello della cipolla ramata, meno orange di quanto appaia in foto e di quanto ricordavo dell’ultima bottiglia bevuta in cantina (forse 2016) e luminoso esattamente come in foto. Gli elementi che ne compongono il ricordo però si ritrovano tutti in questo 2018, ma potenziati e più definiti. Equilibrio, pienezza di gusto, finezza, lunghezza. Profuma di buono e con precisione con richiami floreali e di Mandarino, pesca tabacchiera, note di bitter e spezie, ribes. Al palato è setoso, preciso, definito, con una lunga e piacevole uscita sapida che in coerenza col naso ripropone l’agrume e le erbe aromatiche. Complimenti a Bruna Flaibani e alla sua famiglia per questa bottiglia.
Pinot Grigio 2018 – Flaibani – Colli Orientali del Friuli DOP
Flaibani is a small company from Cividale del Friuli that produces distinctive wines by embracing the principles of biodynamics and which can count on the enthusiasm, which is no small thing, of Bruna Flaibani as a driving force. Among the wines offered is Pinot Grigio Ramato.
And it’s copper. Without a doubt. The color tends towards that of the coppery onion, less orange than it appears in the photo and than I remembered from the last bottle drunk in the cellar (perhaps 2016) and bright exactly as in the photo. The elements that make up the memory, however, are all found in this 2018, but strengthened and more defined. Balance, fullness of flavour, finesse, length. It smells good and precise with floral and mandarin notes, snuffbox peach, notes of bitter and spices, currants. On the palate it is silky, precise, defined, with a long and pleasant savory finish which in coherence with the nose features citrus and aromatic herbs. Congratulations to Bruna Flaibani and her family for this bottle.
Raramente scelgo di acquistare Champagne di grandi maison, al di fuori di sporadici e misurati incontri con i “mostri sacri” delle bollicine dunque Questo ChampagneLaurent-Perrier Brut Millésimé 2008 di Laurent Perrier è stata quindi un ancor più rara eccezione nel panorama delle mie abituali scelte effervescenti. La rivelazione non è stata tanto il fatto che il vino fosse buono (in realtà è buonissimo), quanto che esso potesse competere con champagne di prezzo e categoria decisamente più elevati.
Pinot Noir e Chardonnay in parti uguali per questa annata di rara eccellenza, una delle migliore degli ultimi cinquanta anni, forse anche più.
Giallo paglierino brillante, perlage finissimo, ricco e di grande persistenza. Al naso esprime un carattere solido e seduttivo, molto complesso, con elementi minerali e gessosi, agrumi e fiori bianchi. Il contatto con la bocca è di seta, le bollicine sembrano carezzare letteralmente il cavo orale, senza mai eccedere nè ritrarsi. Grande vivacità, persistenza e profondità, le quali ritornano con coerenza sul frutto maturo (in particolare limone e scorza di arancio), con un’acidità vivace e ponderata. Finale di grande spessore, che regala una bellissma lunghezza minerale e salina.
Champagne eccellente, di categoria superiore, che ha nelle corde dell’equilibrio, dell’armonia e della finezza i suoi migliori pregi, senza però risultare mai banale o scontato. Come detto è un vino che a mio avviso, almeno in questa eccezionale annata, può competere con “cugini” di livello superiore, e per questo non ho dubbi nel dire che rappresenta un buon rapporto qualità prezzo all’interno della propria tipologia.
Vino da grande pasto, che non teme il confronto con pietanze anche elaborate. Le prospettive di evoluzione sono ancora decisamente interessanti.
Champagne Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008
I rarely choose to buy Champagne from great maisons, outside of sporadic and measured encounters with the “sacred monsters” of bubbles, therefore this Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008 Champagne by Laurent Perrier was therefore an even rarer exception in the panorama of my usual ones. effervescent choices. The revelation was not so much that the wine was good (in reality it is very good), but rather that it could compete with champagnes of a decidedly higher price and category.
Pinot Noir and Chardonnay in equal parts for this vintage of rare excellence, one of the best of the last fifty years, perhaps even more.
Brilliant straw yellow, very fine, rich and persistent perlage. On the nose it expresses a solid and seductive character, very complex, with mineral and chalky elements, citrus fruits and white flowers. The contact with the mouth is silky, the bubbles seem to literally caress the oral cavity, without ever exceeding or retreating. Great liveliness, persistence and depth, which return coherently on the ripe fruit (in particular lemon and orange peel), with a lively and considered acidity. Very thick finish, which gives a beautiful mineral and saline length.
Excellent champagne, of a superior category, which has its best qualities in its balance, harmony and finesse, without however ever appearing banal or predictable. As mentioned, it is a wine that in my opinion, at least in this exceptional vintage, can compete with higher level “cousins”, and for this reason I have no doubts in saying that it represents a good quality/price ratio within its typology.
A wine for a great meal, which does not fear comparison with even elaborate dishes. The evolution prospects are still decidedly interesting.