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Serragghia 2018 – Giotto Bini

Serragghia 2018 – Giotto Bini – Terre Siciliane IGP – Zibibbo Secco

L’aspettiva spesso viene tradita dall’attesa. O forse semplicemente l’immaginazione e le parole su di un vino talvolta non trovano corrispondenza nel calice. In questo caso, purtroppo, si tratta di un discostamento grossolano, fallace.

Il vino è uno Zibibbo in purezza vinificato secco, un nome importante, quasi un “mito” nel suo genere. Proveniente dai terreni terrazzati di Pantelleria, su suoli vulcanici e sabbiosi ed esposizione a sud. Macerazione sulle bucce e fermentazione spontanea in anfora a cui seguono, dopo la svinatura, almeno sette mesi di maturazione nei medesimi recipienti. Zero solforosa aggiunta.

Da un paio di anni aspettavo di aprire questa bottiglia e ieri mi sono sentito che era arrivato il momento giusto.

Il colore è un bel giallo paglierino non troppo carico, limpido e pulito. Al naso un grande tripudio di aromi varietali che spaziano dall’albicocca e la pesca disidratate, al dattero, al fico d’india maturo, ad un bel ventaglio di frutta tropicale.

Tutto sembra preludere ad un grande bevuta, ma il sorso non trova una goccia di corrispondenza gusto-olfattiva, poichè putroppo regna sovrana (e tiranna) una acetica impetuosa, la quale cancella ogni altra possibilità di piacevolezza al sorso.

Non parliamo di una leggera volatile (in genere presente maggiormente nell’olfattivo e nel retro-olfattivo) “tipica” di alcuni (e sottolineo alcuni) vini naturali-artigianali (in particolare a zero solforosa aggiunta) a cui sfugge un pò la mano del processo di fermentazione, ma che dopo un pò di areazione svanisce o che nel complesso di un vino armonico, dinamico e ben fatto può anche essere tollerata, se non addirittura gradita da alcuni.

Putroppo in questo caso parliamo di una acidità acetica insostenibile al sorso e generalmente tipica di un problema nella vinificazione.

Può capitare, ma è un peccato, perché oltre alla scarsissima reperibilità (8000 bottiglie) il vino è molto costoso (non cito mai i prezzi, ma in questo caso mi sento di dover sottolineare che si tratta di un vino bianco italiano da 70 euro) e putroppo non credo che avrò il coraggio di concedergli una seconda possibilità.

Peccato anche perché l’abbinamento con un sontuoso fegato di vitello alla veneziana, sarebbe stato potenzialmente un bell’incontro.

Enonauta/Degustazione di Vino #245 - review - Serragghia 2018 - Giotto Bini | vino di difficile lettura, fino alla delusione
Enonauta/Degustazione di Vino #245 - review - Serragghia 2018 - Giotto Bini | vino di difficile lettura, fino alla delusione

Serragghia 2018 – Giotto Bini – Terre Siciliane IGP – Zibibbo Secco

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Enonauta/Degustazione di Vino #244 - review - Vermentino di Sardegna 2021 - Antonella Corda | Vermentino d'impatto e con direzione precisa
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Vermentino di Sardegna 2021 – ANTONELLA CORDA

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

Il Vermentino spesso mi lascia perplesso. Talvolta per la monotonia dei profumi, altre volte per l’impatto tattile un po’ fine a se stesso, altre perché sembra Sauvignon, altre perché sembra non andare da nessuna parte.
Non in questo caso.

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

da Serdiana nel Sud della Sardegna

Sosta di 6 mesi in acciaio sui lieviti.
Il colore è brillante e intenso. Al naso è impattante e nitido con sentori di bosso, menta, susina goccia d’oro, narciso, qualche nota di miele di cardo, sorso di grande personalità che parte caldo e quasi morbido e finisce con un lungo reverbero sapido/minerale, acidità fluente, materia e una stoffa rugosa che sembra aumentarne il potenziale di gusto.

Fare un po’ di pace col Vermentino.

Enonauta/Degustazione di Vino #244 - review - Vermentino di Sardegna 2021 - Antonella Corda | Vermentino d'impatto e con direzione precisa
Enonauta/Degustazione di Vino #244 – review
Enonauta/Degustazione di Vino #244 - review - Vermentino di Sardegna 2021 - Antonella Corda | Vermentino d'impatto e con direzione precisa

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

Vermentino often leaves me perplexed. Sometimes for the monotony of the aromas, other times for the tactile impact which is a bit of an end in itself, other times because it seems like Sauvignon, other times because it doesn’t seem to go anywhere.
Not in this case.

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

from Serdiana in southern Sardinia

6 months rest in steel on the yeasts.
The color is bright and intense. The nose is impactful and clear with hints of boxwood, mint, golden drop plum, narcissus, some notes of thistle honey, a sip of great personality that starts warm and almost soft and ends with a long savory/mineral reverberation, flowing acidity , matter and a wrinkled fabric that seems to increase its flavor potential.

Make some peace with Vermentino.

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La Devozione Gastronomica Pistojese (il santo, l’anatra e il caldo) 

La Devozione Gastronomica Pistojese

(il santo, l’anatra e il caldo)

Il giorno 25 luglio a Pistoia è festa. Si onora il Santo Patrono che è San Jacopo, lo stesso del cammino di Santiago. Tradizione vuole che il pistojese devoto dimostri la sua devozione a tavola dove per il rituale pranzo, o la cena per i meno temerarii, si siede per affrontare un menù tipicamente invernale ad alto rischio di infarto e che dovrebbe prevedere la presenza di un Dae a tavola. Specialmente negli anni roventi come questo 2022.
Il menù immarcescibile prevede:
Maccheroni con Sugo di Anatra, Anatra in umido, fagiolini serpenti in umido. Vino ovviamente rosso.
Gli Enonauti non solo hanno pranzato fuori comune, ma hanno anche scelto un menù di sola carne grigliata. Quattro salsicce, quattro bistecchine di agnello e una lombatina. Un etto di prosciutto per cominciare, qualche foglia di insalata.
E quattro bottiglie da assaggiare nell’ombra torrida di un pergolato a Campotizzoro (Pt) 715 mt s.l.m.

Sessanta – Luca Bellani

Pinot Nero. 60 mesi sui lieviti. Dall’Oltrepò Pavese questo Blanc de Noirs Metodo Classico Dosaggio Zero di Luca Bellani.

Bolla impattante che finisce poi per diventare fine e stuzzicante. Colore dorato, sentori di ribes, non c’è pasticceria, c’è invece molto frutto, ci sono le erbe aromatiche, la susina selvatica.
Freschezza diffusa e mai urticante, bolla stuzzicante, di gusto pieno, coerente e con bella coda sapida.
Col prosciutto semidolce stava bene.

Hellen Orange 2020 – Valentina Passalacqua

Greco bianco 100 percento
Fermentazione spontanea e Macerazione in tino aperto.
Per me non ci siamo.
Colore aranciato, opalescente, aromi di mandarino, radici aromatiche, tutto molto sussurato. Potrebbe ricordare una spuma al ginger.
Acidità contratta, qualche tannino, nessuna, o scarsa senza voler infierire, dinamica gustativa, sorso breve e sfuggente. Finale che ricorda l’amaro del Pompelmo.
Mah…

Nebbiolo d’Alba 2017 – Az. Agr. Giovanni Prandi

Da Diano d’Alba

Concretissima eleganza e definizione.
Color granato, rosa, ribes, carruba, tabacco, sordo fresco, equilibrato, tannino granuloso, di lunga persistenza, rinfrescante. Sorso preciso e coerente.

Montepulciano d’Abruzzo 2018 “Inferi” – Marramiero

Vino spesso, concentrato, con note di affinamento evidenti, a tratti un po’ didascalico, ma non difetta di piacevolezza. Anche a 30 gradi centigradi
Colore scuro, Fruttato dolce, di frutto scuro, speziato, note di vaniglia e tostatura, buona acidità che innerva questa grande massa, la vivifica, tannini amichevoli, non ti asfalta, ma ti impegna. Sorso voluminoso che però non straborda mai. Con le bistecchine di agnello buona accoppiata.

Era caldo, but we lived to tell the tale.

Enonauta/Degustazione di Vino #240/243 - review - La Devozione Gastronomica Pistojese | Luca Bellani, Valentina Passalacqua, Marramiero, Prandi
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Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo intenso con aromi netti, diretti di mora, cannella, viola, qualcosa della buccia del chinotto.
Tannino abbastanza fuso, sapore di frutto fresco, sorso giustamente acido, secco, pieno e dai contorni ben definiti.
Benissimo con una Robiola di Alta Langa brevemente stagionata.
 
Tra le fermate più apprezzate di ogni viaggio nelle Langhe. Nella zona di Diano d’Alba tra i migliori.
Enonauta/Degustazione di Vino #239 - review - Dolcetto di Diano d'Alba Sörì Colombè 2020 - Prandi | Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo

 

Enonauta/Degustazione di Vino #239 - review - Dolcetto di Diano d'Alba Sörì Colombè 2020 - Prandi | Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo

 

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Note in Margine a una Cena

Se di una cena restano solo due foto sfocate e il ricordo di una buona compagnia, di un buon tempo e di un buon mangiare allora è andato tutto bene.Le due foto sono quelle dei due vini che tra gli altri messi in tavola mi sono rimasti impressi. Il Barbaresco Rabajà 2015 di Giuseppe Cortese e il Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020,

Barbaresco Rabajà 2015 – Giuseppe Cortese
Non avrà la finezza estrema di certi Barbaresco che hanno la finezza estrema, ma è rigoglioso, florido, concentrato, profumato. D’acchito lo si potrebbe pensare un Barbaresco modernista. Per il colore che è rubino fitto, per il bouqet più orientato al frutto e alle spezie che al floreale. Quindi mirtillo, marasca, pepe, ma non mancano in secondo piano richiami alla rosa, all’arancia tarocco, alle radici aromatiche. Per il sorso pieno, succoso, ampio e di grande equilibrio. È sul finale però che questo Barbaresco Rabaja 2015 pone un sigillo che certifica la sua origine tradizionale. Freschezza vibrante e tannini fitti e che delineano il sorso, finale lungo e aperto e un retrogusto dove al frutto scuro si affiancano ricordi di genziana.
Bella interpretazione.
Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
Le migliori delle bevute sono spesso quelle che saltano fuori dal nulla, dall’ignoranza. È il caso di questa.
Riesling della Mosella. Non si trovano dati precisi in rete se non che la vigna da cui proviene è erta e vecchia. Sul sito aziendale si leggono belle cose, tra le quali spiccano “pagare giustamente i collaboratori” e che il vino deve essere “affordable” anche quando importante.
Suppongo autonomamente che il vino non passi in legno.
E poi ci sono vini che sono buoni in relazione a dei paramentri interpretativi, a delle aspettative, alla quantità di ottimismo circolante nel contesto. Questo era un vino buono di suo. Con la promessa di migliorare.
Vino sontuoso senza effetti speciali. Una linearità progressiva, in accumulo, dove l’acidità è pulsante e la sua dolcezza per niente viscosa. Colore quasi diafano. Profumi di fiori bianchi, cedro, pesca matura, spezie dolci, una pienezza di gusto che aumenta, si spinge in avanti, tensione, un lunghissimo finire pieno di cedro, frutto tropicale, benessere, precisione e definizione.
In abbinamento al foie gras per l’esultanza della tavola.
Il giorno dopo ho cercato una bottiglia senza trovarla e ci sono rimasto male.
 
Enonauta/Degustazione di Vino #237/238 - review - Barbaresco Rabajà 2015 - Giuseppe Cortese/Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
Enonauta/Degustazione di Vino #237/238 - review - Barbaresco Rabajà 2015 - Giuseppe Cortese/Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
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Soave Superiore Ronchetto 2018 – Portinari

Si parla del Soave Superiore Ronchetto 2018 dell’Azienda Agricola Portinari da Brognoligo nei pressi di Monteforte in Alpone, da dove viene questa Garganega vinificata in acciaio. Prezzo poco più di 10 euro. Buono. E con personalità.

Colore vivo intenso e non bianco smunto.
Al naso rivela un animo citrico che poi si arricchisce di sentori di menta selvatica, pera abate, osmanto odoroso e di suggestioni petrose.
Salino/minerale spinto, acidità puntuta che trova un bell’appoggio nella materia, che c’è senza finire nell’opulenza, trova profondità senza così perdersi per un sorso che è dinamico e ricco insieme. E infatti non scivola via e sul finale piazza un bell’allungo con retrogusto agrumato, vegetale/aromatico piacevolissimo.
Bene col risotto alla pescatora, coi bastoncini di pesce e anche a merenda col pecorino abbucciato del Tondini di Pistoia.

Enonauta/Degustazione di Vino #236 - review - Soave Superiore Ronchetto 2018 - Portinari |  Salino/minerale spinto, acidità puntuta e materia

Soave Superiore Ronchetto 2018 from the Azienda Agricola Portinari

Enonauta/Degustazione di Vino #236 - review - Soave Superiore Ronchetto 2018 - Portinari |  Salino/minerale spinto, acidità puntuta e materia

Enonauta/Degustazione di Vino #236 – review

Soave Superiore Ronchetto 2018 – Azienda Agricola Portinari

We are talking about the Soave Superiore Ronchetto 2018 from the Azienda Agricola Portinari from Brognoligo near Monteforte in Alpone, where this Garganega vinified in steel comes from. Price just over 10 euros. Good. And with personality.

Intense bright color and not dull white.
On the nose it reveals a citric soul which is then enriched with hints of wild mint, abate pear, fragrant osmanthus and petrous suggestions.
Strong salty/mineral, sharp acidity that finds a nice support in the material, which is there without ending up in opulence, finds depth without thus getting lost for a sip that is dynamic and rich at the same time. And in fact it doesn’t slip away and on the finish it has a nice extension with a very pleasant citrus, vegetal/aromatic aftertaste.
Good with risotto alla pescatora, with fish fingers and also as a snack with pecorino abbucciato from Tondini from Pistoia.

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Chianti Classico “Vigna Vaggiolata” 2016 – Monterotondo

Chianti Classico “Vigna Vaggiolata” 2016 – Monterotondo

Ancora a Gaiole in Chianti sulle alture che si affacciano sul Valdarno, anche se dalla cucina di casa, da dove viene questo Chianti Classico 2016. Il segno distintivo dei vini di Saverio Basagni sono, per la mia personale esperienza, la precisione e l’eleganza. Non ne difetta nemmeno questa bottiglia.

Sangiovese, canaiolo e Malvasia rispettivamente per l’85, 10 e 5 %.
Lunga macerazione, invecchiamento in legno di varia capacità.

Colore chiaro rubino con bordo granato. Naso balsamico e mentolato, si sentono la visciola, la carruba, la viola. Appena speziato e resinoso, con un fondo di tostatura.
Il Sorso è setoso ed equilibrato. Lineare e dinamico, pronto adesso con tannini di grana fine e discreto finale rinfrescante.
Una particolarità dei vini dell’annata 2016 della cantina Monterotondo la si individua nel fatto che è il Chianti annata al posto del Riserva, che è quello che più spesso in zona Chianti Classico tende a fare affinamento in legno, a portare più nitidi i segni del passaggio in legno.

Enonauta/Degustazione di Vino #235 - review - Chianti Classico "Vigna Vaggiolata" 2016 - Monterotondo | setoso, equilibrato,Lineare, dinamico
Enonauta/Degustazione di Vino #235 - review - Chianti Classico "Vigna Vaggiolata" 2016 - Monterotondo | setoso, equilibrato,Lineare, dinamico
Enonauta/Degustazione di Vino #235 - review - Chianti Classico "Vigna Vaggiolata" 2016 - Monterotondo | setoso, equilibrato,Lineare, dinamico

Chianti Classico “Vigna Vaggiolata” 2016 – Monterotondo

Still in Gaiole in Chianti on the hills overlooking the Valdarno, even if from the home kitchen, where this Chianti Classico 2016 comes from. The distinctive sign of Saverio Basagni’s wines are, in my personal experience, precision and elegance . This bottle doesn’t lack either.

Sangiovese, canaiolo and Malvasia for 85, 10 and 5% respectively.
Long maceration, aging in wood of various capacities.

Light ruby color with garnet edge. Balsamic and minty nose, hints of sour cherry, carob and violet. Just spicy and resinous, with a toasted base.
The sip is silky and balanced. Linear and dynamic, ready now with fine-grained tannins and a discreet refreshing finish.
A peculiarity of the 2016 vintage wines from the Monterotondo winery can be identified in the fact that it is the Chianti vintage instead of the Riserva, which is the one that most often tends to be aged in wood in the Chianti Classico area, which brings clearer signs of the wooden passage.

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Chianti Classico 2018 – San Giusto a Rentennano

Chianti Classico 2018 – Fattoria San Giusto a Rentennano

È un giorno da ricordare. Paradossalmente perché è la prima volta che resto deluso, anche se solo parzialmente, da una bottiglia di una delle mie cantine preferite. Che resta tale ovviamente.
Sangiovese e Canaiolo in piccola parte, invecchiamento per 11 mesi tra tonneaux e barriques.
Colore rubino scuro, al naso trovo continuità con quanto bevuto negli anni. Ricordi di frutti di bosco, viola, sottobosco, note ematiche, speziate. Balsamico e apertamente alcolico.
Al palato appare però scisso. Per quanto suggerisca una piena maturazione e offra acidità brillante e un tannino che potrebbe essere definito esatto, per forma e forza, una buona concentrazione, gusto ricco, porta in dote una carica alcolica che non sembra parte integrante del liquido. Più che venire da dentro il vino sembra che l’alcol lo avvolga. Ed è una sensazione che accompagna per tutto il tempo della bottiglia che finisce, ma finisce con un po’ di fatica.
 
Per questo dispiace ancora di più. Per il potenziale sprecato. Della gradazione alcolica elevata dei vini non si può certo incolpare le aziende che per prime affrontano le difficoltà dovute ai cambiamenti climatici ed è una disavventura in cui capita di imbattersi con frequenza sempre crescente.
 
San Giusto a Rentennano resta per me sul podio delle aziende del Chianti Classico, ma questa bottiglia lascia interdetti.
Enonauta/Degustazione di Vino #234 - review - Chianti Classico 2020 - Fattoria San Giusto a Rentennano | Chianti Classicissimo da Gaiole

 

Enonauta/Degustazione di Vino #234 - review - Chianti Classico 2020 - Fattoria San Giusto a Rentennano | Chianti Classicissimo da Gaiole

Chianti Classico 2018 – Fattoria San Giusto in Rentennano

It’s a day to remember. Paradoxically because it is the first time that I am disappointed, even if only partially, by a bottle from one of my favorite wineries. Which obviously remains so.
From Gaiole in Chianti
Sangiovese and Canaiolo in small part, aging for 11 months in tonneaux and barriques.
Dark ruby colour, on the nose I find continuity with what I have drunk over the years. Memories of berries, violets, undergrowth, blood and spicy notes. Balsamic and openly alcoholic.
However, on the palate it appears split. Although it suggests full maturation and offers bright acidity and a tannin that could be defined as exact, in shape and strength, a good concentration, rich taste, it brings with it an alcoholic charge that does not seem to be an integral part of the liquid. Rather than coming from inside the wine, it seems that the alcohol envelops it. And it is a sensation that accompanies the entire time the bottle finishes, but it ends with a bit of effort.

This makes me even more sorry. For wasted potential. The high alcohol content of the wines certainly cannot be blamed on the companies that are the first to face the difficulties caused by climate change and it is a misadventure that we encounter with ever increasing frequency.

San Giusto a Rentennano remains for me on the podium of Chianti Classico companies, but this bottle leaves you speechless.

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Lugana Camp8 2019 – Cobue

Lugana Camp8 2019 – Cobue

Giorno Domenica 3 luglio 2022. Altissima temperatura. Il refrigerio appare impossibile, il suo pensiero assume i contorni di un miraggio, le fattezze di qualcosa di perduto irrimediabilmente. L’unica via è la fuga nel bosco con la borsa frigo.

Ed e lì nel bosco della Macchia Antonini (PT) che stappiamo questo Lugana dell’Azienda Cobue di Pozzolengo (BS) accompagnandolo mirabilmente a un piatto freddo con tonno, uovo sodo, maionese e pomodoro costoluto.

Le foto fatte in casa sono di un’altra occasione, ma il vino è lo stesso.

Da uve Turbiana selezionate e  provenienti da un singolo vigneto in Pozzolengo. Affinamento in acciaio e sosta sui lieviti per 6 mesi.

Vino concreto e al tempo stesso fine.
Colore intenso. Profumi che vanno dal fiore della passiflora e del sambuco al cedro, alla papaya, ricordi speziati e vegetali.

Vino dall’acidità fasciante, di buon corpo, caldo, stratificato, a tratti salino. Gusto pieno e buon finale centrato sull’agrume e il frutto tropical.

Enonauta/Degustazione di Vino #233 - review - Lugana Camp8 2019 - Cobue | Vino concreto e al tempo stesso fine
Enonauta/Degustazione di Vino #233 - review - Lugana Camp8 2019 - Cobue | Vino concreto e al tempo stesso fine

Enonauta/Degustazione di Vino #233 – review – Lugana Camp8 2019 – Cobue | Vino concreto e al tempo stesso fine

Lugana Camp8 2019 – Cobue

Day Sunday 3 July 2022. Very high temperature. Refreshment seems impossible, the thought of him takes on the contours of a mirage, the features of something irremediably lost. The only way is to escape into the woods with the cooler.

And it is there in the Macchia Antonini woods (PT) that we uncork this Lugana from the Cobue company of Pozzolengo (BS), admirably accompanying it with a cold dish with tuna, hard-boiled egg, mayonnaise and ribbed tomato.

The homemade photos are from another occasion, but the wine is the same.

From selected Turbiana grapes coming from a single vineyard in Pozzolengo. Refinement in steel and rest on the yeasts for 6 months.

A concrete and at the same time fine wine.
Intense color. Perfumes ranging from passion flower and elderberry to cedar, papaya, spicy and vegetal memories.

Wine with enveloping acidity, good body, warm, stratified, at times saline. Full flavor and good finish centered on citrus and tropical fruit.

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Perlagioia 2020 – Ancarani

Perlagioia 2020 – Ancarani
Ravenna Bianco IGT
Da Faenza – Romagna

Albana e altri vitigni autoctoni della Romagna (Trebbiano e Famoso seguendo indicazioni ufficiose e non il sito dell’azienda).
Breve sosta in pressa, tre mesi sui lieviti, due mesi in bottiglia.
Colore giallo scuro brillante, vino piuttosto diretto, apparentemente semplice, disimpegnato. Ma non è approssimativo, per un disimpegno buttato lì alla bell’e meglio. È un disimpegno di qualità.
Mette insieme sentori di pesca, ginestra, la nespola, zafferano, qualche suggestione ossidativa. Non è complesso però è schietto.
In bocca è secco, cede un po’ in acidità, ma offre assai in salinità e gusto/materia, un filo di tannini per una bevuta che dà sicuramente il meglio a tavola.
Nel finale si rievocano il miele di acacia, la frutta a pasta gialla.
Non trascendentale, ma è un vino che può trovare una sua giusta e riuscita collocazione agilmente.

Enonauta/Degustazione di Vino #232 - review - Perlagioia 2020 - Ancarani | vino che può trovare una sua giusta collocazione agilmente

Albana e altri vitigni autoctoni della Romagna (Trebbiano e Famoso seguendo indicazioni ufficiose e non il sito dell’azienda).

Enonauta/Degustazione di Vino #232 - review - Perlagioia 2020 - Ancarani | vino che può trovare una sua giusta collocazione agilmente
Enonauta/Degustazione di Vino #232 - review - Perlagioia 2020 - Ancarani | vino che può trovare una sua giusta collocazione agilmente

Perlagioia Ancarani 2020

Ravenna Bianco IGT
From Faenza – Romagna

Albana and other native Romagna vines (Trebbiano and Famoso following unofficial indications and not the company website).
Brief rest in the press, three months on the lees, two months in the bottle.
Brilliant dark yellow colour, rather direct, apparently simple, disengaged wine. But it is not approximate, for a disengagement thrown in at random. It’s a quality disengagement.
It brings together hints of peach, broom, medlar, saffron, some oxidative suggestions. It’s not complex but it’s straightforward.
In the mouth it is dry, it yields a little in acidity, but offers a lot in salinity and taste/matter, a thread of tannins for a drink that certainly gives its best at the table.
The finish evokes acacia honey and yellow-fleshed fruit.
Not transcendental, but it is a wine that can easily find its right and successful place.

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