Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Villa Gemma 2022 – Masciarelli
Montepulciano con 24/36 ore a contatto con le bucce a bassa temperatura e poi sosta sulle fecce fini per tre mesi. Il colore è intenso, bei profumi di mandarino, ciliegia, rose, erbe aromatiche, pesca tabacchiera. Non si risparmia. Caldo, salino e secco, mostra buona struttura e forza di gusto, freschezza giustamente distribuita, larga, e bel finale in coerenza.
L’ho apprezzato per la brillante congiunzione di corpo e agilità di beva, la bella espressività al naso.
Santa Maddalena una delle denominazioni più tipiche del vino altoatesino.
Santa Maddalena una delle denominazioni più tipiche del vino altoatesino.
Bevute le due bottiglie a distanza di un paio di giorni (St. Magdalener Huck am Bach di Kellerei Bozen e il St.Magdalener Classico di Kandlerhof), viene spontaneo fare un confronto.
Entrambe con saldo di Lagrein e passaggio in botte grande.
St. Magdalener Huck am Bach 2022
di Kellerei Bozen
ha veste scura, tendente al violaceo, floreale di viole, ricordi fruttati opulenti di ciliegia, vinoso, pepe bianco e cannella. Sorso dai confini un po’ confusi, caldo in esordio, saporito e rotondo, con acidità moderata e finisce però per esaurire rapidamente la sua verve.
St. Magdalener 2022 Kandlerhof
di Kandlerhof
è invece traslucido vivo, evoca i fiori rossi selvatici come il rododendro, il frutto fresco, ciliegia principalmente, cannella, altre spezie e un accenno di erbe aromatiche. Sorso definito e ben disteso, meno corpo e più forza che oltre a esprimersi bene nel centrobocca, con freschezza e sapidità, termina anche discretamente lungo e speziato.
Due espressioni di Santa Maddalena 2022 a confronto. Huck am Bach di Kellerei Bozen/Santa Maddalen classico di Kandlerhof
St. Magdalener 2022 / two expressions compared
Santa Maddalena is one of the most typical denominations of South Tyrolean wine.
Santa Maddalena is one of the most typical denominations of South Tyrolean wine.
Having drunk the two bottles a couple of days apart (St. Magdalener Huck am Bach by Kellerei Bozen and the St. Magdalener Classico by Kandlerhof), a comparison comes naturally.
Both with Lagrein balance and passage into the big barrel.
St. Magdalener Huck am Bach 2022
from Kellerei Bozen
it has a dark appearance, tending towards purple, floral notes of violets, opulent fruity notes of cherry, vinous, white pepper and cinnamon. A sip with somewhat confused boundaries, warm at the start, tasty and rounded, with moderate acidity and which however ends up quickly running out of verve.
St. Magdalener 2022 Kandlerhof
of Kandlerhof
instead it is translucent and alive, evoking wild red flowers such as rhododendron, fresh fruit, mainly cherry, cinnamon, other spices and a hint of aromatic herbs. Defined and well-relaxed sip, less body and more strength which, in addition to expressing itself well in the mid-mouth, with freshness and flavor, also ends up being fairly long and spicy.
Vignolo: vigna esposta a sud-ovest in Castiglione Falletto. Vinificazione tradizionale, lunga macerazione a cappello semi sommerso, invecchiamento altrettanto lungo in botte grande.
Vino dall’aspetto brillante, di considerevole complessità con reminiscenze eteree e fruttate passando, col tempo, dalla marasca a frutti più scuri. E poi le radici aromatiche, il goudron/asfalto bagnato (la prima volta che lo percepisco davvero nettamente e ho la conferma reale della sua esistenza in quanto percezione potenziale), felce e humus, l’ossigeno lo arricchisce ed emergono sentori di foglia di the, cuoio fresco, tamarindo. Giudicando dal naso lo si direbbe in una fase di ottima espressività.
Al palato potrebbe invece per qualcuno risultare intimidatorio. Perché dal punto di vista gustativo sviluppa molta potenza e un impatto tattile che impegna. Parte caldo, acidità penetrante e sapidità trainanti che innescano una ottima progressione, in piena coerenza e integrità di frutto. Tannini di grana finissima animati da forza indomita che impegnano la bocca. Un buon esempio di salda finezza.
Un vino emblematico che aggiunge qualcosa all’idea di longevità potenziale. Dell’altra bottiglia in mio possesso credo potranno goderne i miei figli intorno all’anno 2035. Che è un po’ un bene, ma anche un po’ il disincentivo a spendere, il prezzo stesso a dire il vero non economico potrebbe essere disincentivante, per vini che racchiudono il mistero del famoso momento giusto, quello in cui il miracolo della prontezza si compirà, la risultante dell’evoluzione simultanea di più elementi che non sempre va a buon fine. In questo caso le premesse fanno pensare che nel 2035 si potrà, con questo Riserva Vignolo 2009 di Cavallotto, fare una bella esperienza enoica.
Buon abbinamento insieme all’Ossobuco in umido.
Enonauta/Degustazione di Vino #342 – review – Barolo Riserva Vignolo 2009 – Cavallotto | Longevo, potente, molto complesso
Barolo Riserva Vignolo 2009 – Cavallotto
Vignolo: vineyard facing south-west in Castiglione Falletto. Traditional vinification, long semi-submerged cap maceration, equally long aging in large barrels.
A wine with a brilliant appearance, of considerable complexity with ethereal and fruity reminiscences, passing, over time, from morello cherry to darker fruits. And then the aromatic roots, the goudron/wet asphalt (the first time I really perceive it clearly and have real confirmation of its existence as a potential perception), fern and humus, the oxygen enriches it and hints of tea leaf emerge , fresh leather, tamarind. Judging by the nose one would say it is in a phase of excellent expressiveness.
On the palate, however, it could be intimidating for some. Because from a gustatory point of view it develops a lot of power and a tactile impact that engages. Warm start, penetrating acidity and driving flavor that trigger an excellent progression, in full coherence and fruit integrity. Very fine-grained tannins animated by indomitable strength that engage the mouth. A good example of firm finesse.
An emblematic wine that adds something to the idea of potential longevity. I think my children will be able to enjoy the other bottle in my possession around the year 2035. Which is a bit of a good thing, but also a bit of a disincentive to spend, the price itself, to be honest, not cheap could be a disincentive, for wines that contain the mystery of the famous right moment, the one in which the miracle of readiness will be accomplished, the result of the simultaneous evolution of multiple elements that does not always end well. In this case the premises suggest that in 2035 it will be possible, with this Riserva Vignolo 2009 from Cavallotto, to have a beautiful wine experience.
Mersault “Les Tessons” 2018 – Domaine Michel Bouzereau et Fils
Dispiace per l’unica foto disponibile perché un vino epico, che tutti i presenti si ricorderanno a lungo, avrebbe meritato miglior documentazione. Però ero impegnato con la griglia, la zuppa di pesce e l’Ombrina da 3 kg.
Ricevuta in regalo per il mio cinquantesimo, le uniche informazioni che avevo prima dello stappo erano a proposito del passaggio in legno, solo 25% nuovo, e il commento di un amico “Bouzereau è un grande!“. È stato qualche anno in cantina e sentivo che era il momento giusto e non mi sbagliavo.
Assaggiandolo avrei detto fermentazione e affinamento in legno con sosta sulle fecce. Ed è effettivamente uno Chardonnay che matura 18/24 mesi in barrique per tre quarti usate, ma non trovo notizia del vaso di fermentazione e della eventuale sosta sulle fecce.
Colore concentrato, brillantezza esemplare, bouquet limpido con ricordi di cedro, cedro candito, ananas maturo, enotèra/enagra selvatica, e poi le spezie, il fiore di cappero, un filo di balsamicità. Bellissimo al naso. Bellissimo.
Al palato è intenso, spaziale/stratificato, evocativo, con acidità diretta ben fusa dentro la materia che ha stoffa spessa, morbidezze ben calibrate e fusione è davvero la parola chiave per descrivere questa esperienza. La perfetta fusione di una serie di elementi a comporre una “lega” senza difetti, dalla forza espressiva inarginabile e con un finale a dir poco epico dove si rievocano molto frutto, molte spezie.
Vino da 98 punti minimo per chi gradisce la valutazione in punti. 98 in senso assoluto. In tavola c’erano la zuppa di pesce e un’ombrina alla griglia da 3 kg. Non il migliore degli abbinamenti, sarebbe sicuramente andata meglio con un coniglio, ma valido.
Mersault “Les Tessons” 2018 – Domaine Michel Bouzereau et FilsMersault “Les Tessons” 2018 – Domaine Michel Bouzereau et Filsombrina da 3 kg
Sono ormai più di dieci anni che bevo i vini di Eugenio Rosi, da quando a me e ad alcuni amici fu consigliato dal sommelier dell’Osteria del Pettirosso di Rovereto (https://osteriadelpettirosso.it/) , e in questi anni ho notato una progressione continua. Le volte che mi sono trovato ai banchi d’assaggio ho sperimentate qualità e piacevolezza sempre più evidenti nei vini proposti dalla cantina di Volàno (TN).
Torno a stappare quindi Esegesi di Eugenio Rosi durante una vacanza in Trentino-Alto Adige dopo il 2016 bevuto a Malga Cere. (Link sotto)
Cabernet Sauvignon 80% e Merlot 20%, vino artigianale con invecchiamento di 24 mesi in legni di varia dimensione e cemento.
Scuro e Impenetrabile, estroverso al naso con sentori prevalentemente fruttati, prima la prugna e poi la creme de cassis, la mora, estroverso e intenso, una speziatura fine, ricordi di humus, cacao, eterei/balsamici.
In bocca ha uno sviluppo coerente. Caldo, spaziale, acidità calibrata, centrobocca avvincente e pieno di energia, tannini perentori, ma senza ruvidità, un finale quasi da leggenda dove il frutto a piena maturazione torna e ritorna e in cui si ha il tempo di riflettere sul fatto che forse il vino è un po’ troppo alcolico, ma mentre rifletti il finale non finisce e la persistenza non si può contare in secondi e nessuna riflessione sembra avere più rilevanza.
Vino ottimo. Buona l’accoppiata con la polenta con porcini in rosso, ma si poteva fare meglio.
Esegesi 2018 – Eugenio Rosi / Vallagarina IGT
I have been drinking Eugenio Rosi’s wines for more than ten years now, ever since it was recommended to me and some friends by the sommelier of the Osteria del Pettirosso in Rovereto (https://osteriadelpettirosso.it/), and in recent years I have noticed a continuous progression. The times I found myself at the tasting tables I experienced increasingly evident quality and pleasantness in the wines offered by the Volàno (TN) winery.
So I’m back to uncorking Eugenio Rosi’s Esegesi during a holiday in Trentino-Alto Adige after the 2016 drink at Malga Cere. (Link below)
Cabernet Sauvignon 80% and Merlot 20%, artisanal wine aged for 24 months in wood of various sizes and cement.
Dark and impenetrable, extroverted on the nose with predominantly fruity scents, first plum and then creme de cassis, blackberry, extroverted and intense, a fine spiciness, hints of humus, cocoa, ethereal/balsamic.
In the mouth it has a coherent development. Warm, spatial, calibrated acidity, gripping mid-mouth full of energy, peremptory tannins, but without roughness, an almost legendary finish where the fully ripe fruit returns and returns and in which one has time to reflect on the fact that perhaps the wine it’s a little too alcoholic, but as you reflect the ending doesn’t end and the persistence can’t be counted in seconds and no reflection seems to have any more relevance.
Excellent wine. The pairing with the polenta with red porcini mushrooms was good, but it could have been done better.
Cesanese del Piglio “Torre del Piano” 2020 – Casale della Ioria
Cesanese con affinamento in barrique. Un vino particolare e di carattere che però non mi convince del tutto. Tocca berlo nel bicchiere da acqua perché i bicchieri a nolo offerti dalla casa sono di plastica e sinceramente non si riesce a portarli alla bocca.
Il Colore è scuro, purpureo, vivaci sentori di ciliegia fresca, spezie, resine assortite, humus.
Palato secco, di medio corpo, sviluppa una discreta forza gustativa, ma ha carica tannica non indifferente, rustica ed asciugante che ne limita l’espressività e lascia un po’ delusi sul finale.
Vorrei riprovarlo tra 5 anni per vedere cosa succederà quando, e se, il vino avrà metabolizzato quelli che a me sono sembrati segni troppo evidenti del passaggio in legno e il carattere proprio del vino potrà forse esprimersi appieno.
Brunello di Montalcino “Cielo d’Ulisse” 2015 – Podere Le Ripi
Questo Brunello di Montalcino 2015 del Podere Le Ripi è un esempio di quanto splendidi risultati si possano ottenere dal Sangiovese con l’impegno, l’ispirazione e la “vocazione” . Fa inoltre dimenticare la delusione per l’omologo 2016 aperto un paio di mesi addietro e che era palesemente difettato.
36 mesi di invecchiamento in botti di rovere e 12 mesi in bottiglia.
Luminoso e chiaro il colore, incisivo, netto e ricco al naso con ricordi di arancia tarocco, lampone, lavanda, una finissima speziatura, note balsamiche e ematiche. Si distanzia radicalmente da certe interpretazioni bolse e inespressive che talvolta càpita di trovare nel bicchiere. Al palato si conferma vino di spiccata espressività, rigore e fedeltà alla tipologia. Acidità tonica, tannino fermo e nobile, lunga progressione, vino asciutto nella forma cui non manca però la forza di gusto. Finale molto arioso.
Brunello di Montalcino “Cielo d’Ulisse” 2015 – Podere Le Ripi
This Brunello di Montalcino 2015 from Podere Le Ripi is an example of how splendid results can be obtained from Sangiovese with commitment, inspiration and “vocation”. It also makes us forget the disappointment of the 2016 counterpart opened a couple of months ago and which was clearly defective.
36 months of aging in oak barrels and 12 months in the bottle.
The color is bright and clear, incisive, clean and rich on the nose with hints of tarot orange, raspberry, lavender, a very fine spiciness, balsamic and blood notes. It radically distances itself from certain dull and inexpressive interpretations that sometimes happen to be found in the glass. On the palate it confirms itself as a wine of marked expressiveness, rigor and fidelity to the typology. Tonic acidity, firm and noble tannin, long progression, dry wine in form which however does not lack the strength of taste. Very airy finish.
Sangiovese con saldo variabile di Malvasia Nera. Vinificazione in acciaio, 24/30 mesi di invecchiamento in barrique nuove e usate, 12 mesi di affinamento in bottiglia.
I Sodi di San Niccolò è una di quelle bottiglie che, ormai un po’ di anni addietro, hanno contribuito ad innescare la mia passione per il vino.
Nel portare il calice alla bocca pare di scorgere qualche riflesso porpora nel liquido brillante, al naso è vitale e con precisione porge ricordi di ciliegia e di mirto, speziatura delicata, agrume fresco, balsamicità accennata, essenze varie. Vino dalla lunga progressione con acidità modulata e larga, di medio corpo e buona forza di gusto, colpiscono la trama del tannino, la sua maturità, la forma netta del sorso che si slancia in un allungo finale davvero intenso, l’azione composta e incessante di questo vino che risulta molto buono ed espressivo anche e soprattutto alla distanza.
Il prezzo è diventato negli anni un po’ caro, ma la soddisfazione perlomeno c’è. Ognuno dà il valore che vuole alla soddisfazione.
Uno dei primi autentici Supertuscan…
I Sodi di San Niccolò 2018 – Castellare di Castellina
Sangiovese with a variable balance of Malvasia Nera. Vinification in steel, 24/30 months of aging in new and used barriques, 12 months of refinement in bottle.
I Sodi di San Niccolò is one of those bottles that, a few years ago, contributed to triggering my passion for wine.
When bringing the glass to your mouth you seem to see some purple reflections in the brilliant liquid, on the nose it is vital and with precision offers memories of cherry and myrtle, delicate spiciness, fresh citrus, hinted balsamicity, various essences. Wine with a long progression with modulated and broad acidity, medium body and good strength of taste, striking the texture of the tannin, its maturity, the clear shape of the sip which launches into a truly intense final extension, the composed and incessant action of this wine which is very good and expressive even and above all at a distance.
The price has become a little expensive over the years, but at least the satisfaction is there. Everyone gives the value they want to satisfaction.
18 mesi in barrique, affinamento in bottiglia. Non è un vino facile. È un vino-bosco, ci si addentra in vaste zone di silenzio, d’ombra, la luce appare all’improvviso dall’alto filtrando come tra fitti rami, il suono ci raggiunge massivo come se tutto ciò che di vivo lo abiti si rivelasse all’unisono. Terza bottiglia e ultima delle mie tre. Mostra nettamente evoluzione positiva dalla prima esperienza in cui il vino sembrava molto più chiuso e contratto. Resta un vino a tratti enigmatico, che sembra celare un nucleo d’energia sotto una superficie apparentemente placida. Colore chiaro, luminoso. Profumi Bacche di Goji, fragole selvatiche, reminiscenze di vermouth e bitter, sostanzialmente di erbe aromatiche, muschio, resina di cipresso, spezie. Vitale. In bocca è fresco e sapido, buona intensità gustativa e tannini rifiniti. Sorso ben delineato che finisce ottimamente rievocando la prugna, le spezie, un che di balsamico.
18 months in barrique, refinement in bottle. It is not an easy wine. It is a forest-wine, we enter vast areas of silence, of shadow, the light suddenly appears from above filtering as if through thick branches, the sound reaches us massively as if everything living in it were revealing itself in unison. Third bottle and last of my three. It clearly shows a positive evolution from the first experience in which the wine seemed much more closed and contracted. It remains a wine that is at times enigmatic, which seems to hide a nucleus of energy beneath an apparently placid surface. Light color, bright. Scents Goji berries, wild strawberries, reminiscences of vermouth and bitters, essentially of aromatic herbs, musk, cypress resin, spices. Vital. In the mouth it is fresh and tasty, good flavor intensity and refined tannins. Well-defined sip that finishes excellently recalling the plum, the spices, a hint of balsamic.
Ero solito bere il loro Vermentino base con l’etichetta colorata che una collega era solita portarmi perché frequentatrice dell’azienda. Sempre trovato buono e l’ho consigliato più volte sempre con sicurezza. Stappo per la prima volta questo altro Vermentino di fascia superiore e resto molto contento.
Vermentino che sosta sui lieviti e poi affina in legno. Non sauvignoneggia per niente, non si esaurisce in un lampo metallico, non lascia perplessi, non è mellifluo. Ha invece un bellissimo colore concentrato, un ventaglio aromatico composito che ricorda gli agrumi, il frutto tropicale, il fiore del tiglio, la menta selvatica.
Al palato è stratificato e ricco, a tratti potente, con acidità avvolgente, ben modulata, stoffa ruvida, tangibile, ottimo ritorno fruttato tra il mango e la susina goccia d’oro nel lungo finale.
Un vino buonissimo che consiglio vivamente a chi come me non riesce ad apprezzare il Vermentino in certe sue numerose declinazioni.
Poggio Paterno Vermentino 2021 – Az. Agr. Il Monticello – Colli di Luni Doc Vermentino
I used to drink their basic Vermentino with the colored label that a colleague used to bring me because she frequented the company. Always found it good and I have recommended it several times always with confidence. I uncork this other top-of-the-range Vermentino for the first time and I am very happy.
Vermentino rests on the yeasts and then ages in wood. It doesn’t sauvignon at all, it doesn’t run out in a metallic flash, it doesn’t leave you perplexed, it’s not mellifluous. Instead, it has a beautiful concentrated color, a composite aromatic range reminiscent of citrus fruits, tropical fruit, linden flower, wild mint.
On the palate it is layered and rich, at times powerful, with enveloping, well-modulated acidity, rough, tangible texture, excellent fruity return between the mango and the golden drop plum in the long finish.
A very good wine that I highly recommend to those like me who are unable to appreciate Vermentino in some of its many variations.