I luoghi del vino in Italia e nel Mondo
Una piccola raccolta di collegamenti a essenziali contributi e racconti di viaggi, enotour e visite a manifestazioni tematiche attraverso i quali approfondire la propria conoscenza dei territori, i luoghi simbolici per produzione vitivinicola mondiale, e della loro influenza nel processo di creazione del vino. Tradizione stratificata e condivisa, clima, territorio. Per capire meglio il significato di vocazione e di terroir.
ALTO ADIGE
- Appiano sulla Strada del Vino (Bolzano – Alto Adige)
- Lago di Caldaro (Bolzano – Alto Adige)
- Santa Maddalena
BASILICATA
CALABRIA
CAMPANIA
- Irpinia/Taurasi (Avellino Campania)
EMILIA ROMAGNA
FVG
- Carso (Trieste – Friuli Venezia Giulia – Italia)
- Collio (Gorizia – Friuli Venezia Giulia – Italia)
- Oslavia (Gorizia – FVG)
- Prepotto (Colli Orientali del Friuli – Italia)
LAZIO
LIGURIA
LOMBARDIA
Marche
- Matelica (Macerata – Marche)
- Castelli di Jesi (Ancona – Marche)
Molise
Piemonte
- Alto Piemonte
- Barbaresco – (Cuneo – Piemonte)
- Carema (Torino – Piemonte)
- Dogliani (Cuneo – Piemonte)
- Gattinara (Vercelli – Piemonte)
- Ghemme (Novara – Piemonte)
- Nizza Monferrato (Asti – Piemonte – Italia)
- Langhe (Cuneo – Piemonte – Italia)
- Langhe – 2 (Cuneo – Piemonte – Italia)
- Monferrato (AT/AL – Piemonte)
- Serralunga d’Alba (Cuneo – Piemonte)
Puglia
Sardegna
Sicilia
- Etna (Catania – Sicilia)
- Pantelleria
Toscana
- Bolgheri (Livorno – Toscana)
- Carmignano (Prato – Toscana)
- Chianti Classico (FI/SI – Toscana – Italia)
- Lamole (Firenze – Toscana – Italia)
- Montalcino (Siena – Toscana)
- Montepulciano (Siena – Toscana)
- Montescudaio (Pisa – Toscana)
- Montespertoli (Firenze – Toscana – Italia)
- Panzano (Firenze – Toscana)
- Rùfina (Firenze – Toscana)
- Radda in Chianti (Siena – Toscana)
Trentino
- Mezzolombardo e il Campo Rotaliano (Trento – Trentino)
- Vallagarina (Trento – Trentino)
Umbria
Veneto
- Soave (Verona – Veneto)
- Valpolicella (Verona – Veneto)
Valle d’Aosta
AUSTRALIA
FRANCIA
- Alsazia
- Borgogna
- Bordeaux
- Hautes-Côtes-de-Nuits (Borgogna)
- Jura
- Loira
- Morgon (Beaujolais)
- Saumur (Loira)
Alto Piemonte
Barossa Valley (Australia)
La Barossa Valley è una regione vinicola di fama mondiale situata nello stato dell’Australia Meridionale.
- Terroir:
- La Barossa Valley è caratterizzata da un clima mediterraneo con estati calde e secche e inverni miti. Le temperature estive possono essere elevate, ma le fresche brezze provenienti dalle colline circostanti e le influenze dei venti marini mitigano il calore e favoriscono una maturazione lenta e uniforme delle uve.
- Il terreno ha una estrema varietà di formazioni, offrendo una varietà di microclimi e condizioni di crescita per le viti. Questa diversità contribuisce alla complessità dei vini prodotti nella regione. Per chi volesse approfondire a questo indirizzo potrà trovare interessanti e dettagliate informazioni – https://www.glugwines.com.au/barossa-valley-and-its-landscapes/
- Tradizione Vinicola:
- La tradizione vinicola nella Barossa Valley risale alla metà del 19° secolo, quando i primi coloni europei, in particolare tedeschi e inglesi, hanno iniziato a coltivare uve e a produrre vino nella regione.
- La regione è rinomata per la sua comunità vinicola stretta e collaborativa, che conserva metodi tradizionali di produzione del vino pur abbracciando anche innovazioni moderne.
- Caratteristiche dei Vini:
- La Barossa Valley è famosa soprattutto per i suoi vini rossi, in particolare lo Shiraz (Syrah) che è diventato il vitigno distintivo della regione. I vini Shiraz della Barossa Valley sono rinomati per la loro ricchezza, complessità e struttura, con profonde note di frutta nera, spezie e cioccolato.
- Oltre allo Shiraz, vengono prodotti anche altri vini rossi come il Grenache e il Cabernet Sauvignon, così come vini bianchi come il Riesling e lo Chardonnay.
- La regione è anche famosa per i suoi vini fortificati, in particolare il Porto della Barossa (Barossa Port), che offre una gamma di stili dal dolce al secco.
Olivier Lemoine (https://Photo-Terroir.fr), CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Bolgheri (Livorno – Toscana)
Bolgheri Territorio di Vino, ovvero l’idea di portare un pezzo di Bordeaux con i suoi grandi vini nella Maremma Toscana
Bolgheri Territorio di Vino – Cenni Storici:
La storia della viticoltura a Bolgheri risale a tempi antichi. Le prime testimonianze della coltivazione della vite nella regione risalgono all’epoca degli Etruschi, che abitarono queste terre già dal IX secolo a.C. Successivamente, durante il periodo romano, la viticoltura si sviluppò ulteriormente, grazie alle condizioni favorevoli del terreno e del clima.
Bolgheri Territorio di Vino – Territorio:
Il territorio di Bolgheri si estende lungo la costa tirrenica della Toscana, nella provincia di Livorno. Questa zona è caratterizzata da un clima mediterraneo temperato, con inverni miti ed estati calde e asciutte, ideale per la coltivazione della vite. Il suolo è principalmente di natura argillosa e calcarea, con una buona capacità di drenaggio, che conferisce al vino prodotto qui una particolare struttura e complessità.
Bolgheri Territorio di Vino – Vitivinicoli:
Le varietà di uva più coltivate a Bolgheri includono il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Cabernet Franc, il Syrah, il Petit Verdot, senza tralasciare il toscanissimo Sangiovese, per i vini rossi, mentre per i vini bianchi si utilizzano spesso il Vermentino e il Sauvignon Blanc. I vigneti sono disposti su colline e pianure, a diverse altitudini, il che permette di ottenere una grande varietà di microclimi e terroir. Molte delle tenute vitivinicole di Bolgheri sono famose a livello internazionale per la qualità dei loro vini e sono spesso coinvolte in iniziative di ricerca e sperimentazione per migliorare ulteriormente la qualità e la sostenibilità della produzione.
Produzione di Vino:
Bolgheri è famosa soprattutto per i suoi vini rossi, in particolare il Bolgheri Sassicaia DOC, uno dei vini più celebrati e prestigiosi al mondo. Altri vini rinomati della zona includono il Bolgheri Superiore DOC, il Bolgheri Rosso DOC, e il Vermentino di Bolgheri DOC per i vini bianchi. Questi vini sono caratterizzati da una struttura complessa, da profumi intensi e da un’eleganza che riflette il terroir unico di Bolgheri.
David Lienhard, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Ornellaia e Masseto Società Agricola S.r.l.., CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Borgogna
Regione geografico-storica e vitivinicola posizionata nella Francia centro-orientale. Pare che la vite ce l’abbiano portata i Romani, che non sottovalutavano l’importanza dello star bene nemmeno durante una campagna di guerra, e che siano stati poi i monaci benedettini e cistercensi ad occuparsi di continuarne l’opera perfezionandola, anche i monaci pur vivendo una dura regola di lavoro e preghiera evidentemente non ignoravano quanto il vino potesse avvicinare al Sovrumano, dando inizio al processo di valorizzazione del territorio individuandone le parcelle più vocate, recintandole poi con i famosi muretti di pietra e dandogli il nome che portano tuttora. I clos. E allo stesso tempo introducendo il tema della viticoltura di qualità con tutto quello che ne consegue (principalmente il prezzo che anch’esso pare fosse già più alto della media molti secoli fa).
Alain Bourguignon , Public domain, da Wikimedia Commons – Carte gastronomique de la France. Texte d’Alain Bourguignon. Dessinée par l’ingénieur géographe Thiebaut. Éditée par E. Girard, 17 rue de Buci, Paris.
Luogo del vino per eccellenza. Luogo d’elezione del Pinot Nero e dello Chardonnay, ma soprattutto il luogo dove è stata partorita l’idea di un vino territoriale ed espressivo al massimo grado, espressione di ciò che in Francia hanno denominato terroir, ovvero l’opera congiunta del territorio, del clima e del sapere stratificato.
Urban, Public domain, da Wikimedia Commons
Un luogo fatto di molti luoghi. Di molti luoghi a loro volta fatti da altri luoghi più piccoli, poi ancora più piccoli. Ci sono 1.463 climats neli vigneto di Borgogna. 1.247 lungo la Côte-d’Or (Côtes de Nuits e de Beaune, una striscia di terra di oltre 60 km di lunghezza per un massimo di tre di larghezza), un buon numero per ogni comune.
Ogni climat è contraddistinto da un pendio (che favorisce il drenaggio), un terreno (argilla o ghiaia), un sottosuolo (pietra calcarea o marna), dall’esposizione al sole (il Côte d’Or è esposto principalmente verso est, ma ci sono sfumature dovute alle valli), un microclima (a volte con caratteristiche submediterranee, anche semiaride) e una storia specifica (alcuni climat sono stati individuati sin dal Medioevo).
La 5 macrozone vitate sono:
Yonne – Chablis
Côte Chalonnais
Côte de Beaune
Côte de Nuits
Mâconnais
Generalizzando diciamo che il Pinot Nero ha la sua casa in Côte de Nuits che è la parte settentrionale della Côte d’Or e lo Chardonnay, con esiti anche molto diversi, ha il suo habitat in Côte de Beaune, la parte meridionale della Côte d’Or, nello Chablis e nel Mâconnais.
PRA, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons – Vendemmia a Mersault
Poi abbiamo il cugino povero, il Gamay. Diffuso nel Beaujolais e che negli anni si è preso belle rivincite contro chi per l’appunto lo ritiene il cugino povero.
Si può dire però che la conformazione del territorio non è omogenea e anche che non esiste un vero e proprio stile/metodo borgognone, anzi il panorama in questo senso è piuttosto variegato, aldilà del richiamo alla territorialità e al contrario dei cugini di Bordeaux, che dello stile Bordeaux e della riconoscibilità hanno fatto il loro punto di forza, in Borgogna si è pensato che fosse invece più giusto dedicarsi al culto del terroir, all’esaltazione delle micro differenze sostanziali tra due parcelle distanti anche solo pochi metri con la ferma convinzione che possano dunque dare vini profondamente diversi. La riconoscibilità Borgognona è una paradossale radicale riconoscibile scelta identitaria. Dal momento che tutto in Borgogna ha a che fare con finezza ed eleganza può anche essere che abbiano visto giusto.
JopkeB, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons – Landscape between Chassagne-Montrachet and Santenay from Rte de Chassagne, with Moulin Sorine
La Borgogna non si può dunque raccontare in due parole, ma chi volesse approfondire la materia certo potrà trovare fonti attendibili numerosissime. Ci sono pubblicazioni di importanza enorme per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento. Ed a quelle consigliamo di rivolgersi. Qui si cerca solo di stimolare la curiosità.
Il libro di Armando Castagno “Borgogna Le Vigne della Cote d’Or” è certamente un’opera monumentale. Non può mancare sullo scaffale dell’appassionato.
Segnaliamo anche il libro “Vini e Terre di Borgogna. Chablis, Côte d’Or, Côte Chalonnaise, Mâconnais”di Camillo Favaro e Giampaolo Gravina
Opera da 250000 copie “Les Vins de Bourgogne” di Laurent Gotti e Sylvain Pitiot non si può trascurare.
Per una lettura rapida e agile e ugualmente stimolante c’è la guida pratica di Triple A
Les régions viticoles de Bourgogne (Vins de l’Yonne dont Chablis non inclus) – DalGobboM¿!i?, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Carema (Torino – Piemonte)
Carema è l’ultimo lembo di Piemonte prima di oltrepassare il confine con la Val d’Aosta e lì si coltiva il Nebbiolo.
Carema è una piccola città situata nella regione del Piemonte, nel nord-ovest dell’Italia, e rappresenta una delle più antiche e prestigiose zone di produzione di vino della regione.
Cenni Storici:
La storia della viticoltura a Carema risale a tempi antichi. Le prime tracce di coltivazione della vite nella regione risalgono all’epoca romana. Tuttavia, la produzione di vino a Carema ha raggiunto il suo apice durante il Medioevo, quando i monaci benedettini e i nobili locali investirono nelle vigne e nelle cantine della zona. Nel corso dei secoli, la viticoltura a Carema ha subito alti e bassi a causa di eventi come la fillossera e i cambiamenti socio-economici, ma ha sempre mantenuto la sua reputazione per la produzione di vini di alta qualità.
Territorio:
Carema si trova sulle pendici delle Alpi, a nord di Torino. Il territorio è caratterizzato da ripide colline e terrazzamenti scoscesi, con terreni prevalentemente argillosi e calcarei. L’altitudine dei vigneti varia tra i 350 e i 600 metri sul livello del mare, e il clima è influenzato dalla vicinanza alle montagne, con inverni freddi e nevosi e estati fresche e ventilate. Queste condizioni climatiche uniche contribuiscono a produrre uve di alta qualità, caratterizzate da un’eccellente acidità e complessità aromatica.
Vigne
Le vigne di Carema sono coltivate principalmente con la varietà autoctona Nebbiolo, nota localmente come “Picotendro”. Questo vitigno si adatta perfettamente alle condizioni del territorio, producendo uve che danno origine a vini eleganti e strutturati, con una marcata mineralità e una ricchezza di aromi che riflettono il terroir unico di Carema. I vigneti sono spesso terrazzati, con muri a secco costruiti a mano, che permettono di sfruttare al meglio l’esposizione al sole e il drenaggio del terreno.
Produzione di Vino:
Il vino più famoso prodotto a Carema è il “Carema DOC”, un vino rosso secco e complesso che deve essere composto almeno per l’80% da uve Nebbiolo. Questo vino è caratterizzato da un colore rubino intenso, da aromi di frutta rossa, spezie e note terrose, e da una struttura tannica elegante e persistente. Il Carema DOC è spesso considerato uno dei migliori esempi di Nebbiolo al di fuori della più famosa regione del Barolo e del Barbaresco.
Cantina Produttori Nebbiolo di Carema
Laurom, Public domain, da Wikimedia Commons
Carmignano (Prato – Toscana)
Storia
A Carmignano si è sempre fatto il vino. Lo facevano gli etruschi, i Romani, ci sono tracce scritte dalla fine del secolo IX che testimoniano la compravendita di vino ed olio. Fino ad arrivare alla sanzióne ufficiale che si trova nel Bando del Granduca cosimo III che nel 1716, anticipando di 250 anni il sistema delle Denominazioni, emana una legge di tutela per i vini di quattro zone della Toscana, riconoscendogli una qualità peculiare non replicabile.
Territorio
Il sito del Consorzio di Tutela del Vino Carmignano
Bando di Cosimo III del 1716
Ignazio Ligotti (Unipd), CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Carso (Trieste – FVG)
i Luoghi del Vino | Carso Terroir – Il Carso sta un po’ in Italia e un po’ in Slovenia. Quello italiano occupa buona parte della provincia di Trieste, tutto l’Altipiano roccioso a est del mare confinante con la Slovenia dove poi il Carso continua. Dal Monte San Michele sopra Monfalcone alla Val Rosandra a est di Muggia per 40 km in lunghezza e 5 in larghezza di media. Territorio prettamente pietroso, aspro, terra rossa ricca di sali, Precipitazioni scarse, la poca argilla e forti venti rendono il clima siccitoso. Rocce affioranti e profonde depressioni, le Doline, pendenze anche importanti rendono la viticoltura difficoltosa. Altitudine da 0 a 650 metri circa con le vigne che sono posizionate tra i 100 e i 400 metri.
Il clima è vario potendo risultare in alcuni luoghi Mediterraneo mentre in altri addirittura alpino. Per semplificare lo si potrebbe definire un clima continentale con inverni freddi ed estati calde.
Il Carso vanta una lunga storia di coltivazione della vite e i vitigni autoctoni che qui hanno trovato il loro habitat sono: Vitovska, Malvasia, Terrano e Refosco. Con concentrazione di vignaioli coraggiosi dediti alla viticoltura tradizionale e che molto fanno per la promozione dell’identità del vino locale.
I Confini Geografici del Carso Italiano evidenziati approssimativamente in arancione, ma ricordiamo che la denominazione comprende anche parte di territorio non geograficamente appartenente al Carso.
Castelli di Jesi (Ancona – Marche)
Mauro Cesarini, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons | I luoghi del vino | Jesi – La zona è famosa per il Verdicchio dei Castelli di Jesi, un vino bianco pregiato e rinomato a livello internazionale
Cinque Terre (La Spezia – Liguria)
Gruenemann, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Colli di Luni
Collio (Gorizia – Friuli Venezia Giulia – Italia)
Il Collio è uno di quei luoghi in cui il Concetto di Terroir trova una sua esplicazione materiale che va oltre il discorso stesso sul Terroir.
OperadiLaura, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Dogliani
Luigi.tuby, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons
Etna (Catania – Sicilia)
Vigna del Bosco, I Vigneri – Gabriella Opaz – via Flickr – CC BY-NC-ND 2.0 DEED
Gattinara (Vercelli – Piemonte)
lucia missaggia, CC BY 3.0, da Wikimedia Commons
Jura
Lo Jura, regione vitivinicola situata tra la Borgogna e la Svizzera nel dipartimento del Giura, regione della Borgogna-Franca Contea, non è certo la più famosa tra le sue omologhe francesi. Eppure in questi anni ha accumulato molto consenso e attorno ai suoi particolari vini si è generato un crescente Hype.
Si estende per 250 km nell’est della Francia, con temperature massime e minime moderate e precipitazioni piuttosto uniformi. Terreni di composizione anche molto diversa con due macro zone identificabili come quella dell’Altipiano e delle Colline.
Le varietà di uva coltivate nel Jura includono principalmente uve bianche come Chardonnay e Savagnin, e uve rosse come Pinot Noir, Trousseau e Poulsard.
Vinificazione:
Una delle caratteristiche distintive della produzione di vino del Jura è il processo di vinificazione, che spesso include l’utilizzo di tecniche tradizionali come l’affinamento in botti di rovere e l’esposizione a lieviti e batteri presenti nell’aria della regione. In particolare, il Savagnin è noto per essere utilizzato nella produzione dello “Vin Jaune”, un vino simile allo Sherry, che viene affinato per almeno sei anni in botti di rovere senza essere riempito completamente, consentendo allo strato superiore del vino di sviluppare uno strato di lievito, noto come “voile”.
Elevage:
La maturazione dei vini del Jura è un processo importante e può avvenire in vari tipi di recipienti, comprese le botti di rovere e i fusti di acacia. Questo influisce sulle caratteristiche organolettiche del vino.
Denominazioni di Origine:
Arbois: La prima AOC francese. Côtes du Jura, L’Étoile, Château-Chalon, Macvin, e Marc du Jura.
Molte più informazioni si possono trovare sul sito istituzionale dedicato ai vini dello Jura: https://www.jura-vins.com/
photography taken by Christophe.Finot, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons – Chateau Chalon Vigne
Parrad.adrien, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Loira
Mariano P., CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons
Mamoiada (Nuoro – Sardegna)
Mamoiada è uno dei luoghi più importanti per il Vino Sardo. È un comune situato nella regione storico-geografica della Barbagia, nella provincia di Nuoro, in Sardegna, Italia. La zona è rinomata per la sua ricca tradizione vitivinicola, che affonda le radici nella sua storia millenaria e nelle caratteristiche peculiari del territorio.
Cenni Storici:
La storia del vino a Mamoiada risale a tempi antichissimi. La presenza umana nella regione è documentata fin dall’età prenuragica, con tracce di coltivazione della vite risalenti al periodo nuragico (età del bronzo), circa 3500 anni fa. Durante il periodo romano, la viticoltura si sviluppò ulteriormente, e Mamoiada divenne nota per la qualità dei suoi vini, esportati anche oltre i confini dell’isola. Nel corso dei secoli successivi, nonostante le varie dominazioni e le trasformazioni socio-economiche, la produzione vinicola ha continuato a rappresentare un elemento fondamentale dell’economia e della cultura locali.
Territorio:
Il territorio di Mamoiada presenta caratteristiche geologiche e climatiche ideali per la coltivazione della vite. Si estende su un paesaggio collinare, con terreni di natura granitica di struttura sciolta e leggermente acidi che conferiscono al vino specifiche qualità organolettiche. Il clima è tipicamente mediterraneo, con estati calde e secche e inverni miti, ma l’altitudine media delle vigne (altitudine media di 730 m. s.l.m) contribuisce a mantenere temperature più fresche durante i mesi estivi, favorendo la maturazione lenta e completa delle uve.
Vitivinicoli:
Le principali varietà di uva coltivate a Mamoiada includono il Cannonau (Grenache), che rappresenta la varietà più diffusa e apprezzata della zona, ma anche varietà autoctone come Monica, Carignano, Bovale Sardo e Nuragus. I vigneti sono disposti in terrazzamenti o su pendii, seguendo l’andamento del terreno, e spesso sono coltivati secondo metodi tradizionali e con un’attenzione particolare alla conservazione dell’ambiente e alla sostenibilità.
Produzione di Vino:
La produzione di vino a Mamoiada è caratterizzata da una combinazione di tradizione e innovazione. Le cantine locali, molte delle quali gestite da famiglie da generazioni, producono una vasta gamma di vini che riflettono l’unicità del territorio e l’abilità degli enologi locali. Le Denominazioni presenti: DOC Cannonau di Sardegna (qui un racconto di Barrosu di Montisci), IGT Isola dei Nuraghi, IGT Barbagia e IGT provincia di Nuoro. Non è prevista nessuna sottozona territoriale “Mamoiada” per quanto l’associazione dei produttori abbia sposato una posizione critica nei confronti delle denominazioni generaliste.
aurelio candido | https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/ | via Flickr
Matelica (Macerata – Marche)
Matelica, da cui l’omonimo Vino Verdicchio (un esempio), è una pittoresca cittadina situata nella regione delle Marche, nel cuore dell’Italia centrale. Il suo territorio si estende tra dolci colline e vallate, caratterizzato da un paesaggio ricco di uliveti, vigneti e boschi. La città è incorniciata dalle montagne dell’Appennino centrale, che contribuiscono a creare un clima temperato e ideale per la coltivazione della vite.
Dal punto di vista storico, Matelica vanta una lunga tradizione che risale all’epoca romana. Fu un importante centro durante il periodo medievale, controllato da varie famiglie nobiliari e coinvolto in conflitti tra le città-stato italiane. La sua posizione strategica lungo le antiche vie di comunicazione tra l’Adriatico e l’entroterra ne ha fatto un luogo di grande importanza economica e culturale nel corso dei secoli.
Uno dei principali tesori di Matelica è rappresentato dai suoi vini. La zona è famosa per la produzione del Verdicchio di Matelica, un vino bianco pregiato e rinomato a livello internazionale. Il Verdicchio di Matelica è caratterizzato da un colore giallo paglierino e da un sapore fresco e fruttato, con sentori di agrumi e mandorla. Grazie alla sua acidità vivace e alla struttura complessa, è un vino versatile che si abbina bene a una vasta gamma di piatti, dalla cucina di pesce a quella di carne.
I vigneti di Matelica si trovano principalmente sulle colline circostanti, dove il terreno calcareo e argilloso, unito alla moderata altitudine, crea condizioni ottimali per la coltivazione delle uve Verdicchio. La viticoltura è una parte integrante dell’economia locale e il vino è celebrato attraverso eventi e feste tradizionali che coinvolgono l’intera comunità.
Erminio Burzacca.Dr.Zero at it.wikipedia, CC BY-SA 2.5 IT, via Wikimedia Commons
Mezzolombardo e il Campo Rotaliano (Trento – Trentino)
Mezzolombardo e il Campo Rotaliano. Pianura alluvionale a nord del Trentino, all’ingresso della Val Di Non, cinta da pareti rocciose. Nella storia importante snodo commerciale. Bonificata a meta 800 dagli Asburgo e messa in sicurezza dalle ricorrenti alluvioni del Torrente Noce, deviato, il territorio comincia a prendere la sua conformazione attuale. caratteristiche chimico-fisiche e pedologiche peculiari, con differenze evidenti in relazione alla distanza dall’antico alveo del torrente.
Principalmente ghiaia, sabbia e ciottoli di diversa natura, granito calcare, porfido, dolomite, ardesia trascinate a valle dall’acqua e ricoperte da fertile limo e terra. Terreno sciolo con ottime capacità di drenaggio che rendono questo territorio completamente pianeggiante simile a un declivio.
Territorio che trova un importante alleato nelle pareti di roccia circostante che proteggiono il Campo dai venti e dal freddo, così come dal caldo estivo, creando così il particolare microclima locale.
Il vitigno simbolo del Territorio è il Teroldego. Da cui l’omonimo vino della cui diffusione e importanza non mancano fonti e testimonianze. Oltre che nel suo luogo d’origine è possibile trovare il teroldego in Veneto, in Toscana e in altre regioni italiane, dove assume il ruolo di uva da taglio, e in California dove si contano ben 600 ettari coltivati di questa varietà.
Alto contenuto di antociani che determina il colore scuro, elevato contenuto zuccherino per una buona alcolicità, ottima acidità e un tannino garbato.
Negli anni si è scelta la strada della quantità per cui nei disciplinari, ricordiamo che prima D.O.C. varietale riconosciuta in Trentino con l’appellativo “Rotaliano” (1971) è il Teroldego, è stato previsto un numero sempre maggiore di quintali/ettaro per anche per supportare la vocazione di vino da taglio del Teroldego. L’inversione della tendenza comincia negli anni 70.
dal sito triplea.it le parole di Emilio Zierock sulla vocazione e il presente del Teroldego:
“Dal punto di vista genetico, la storia del teroldego” racconta Emilio Zierock “è molto interessante: pare che sia il nipote del pinot nero e intesse relazioni con la syrah, il marzemino e la mondeuse blanche. Senza dubbio poi vanta una lunga storia con il nostro territorio, infatti le prime citazioni del teroldego risalgono al 1400 durante il periodo in cui si svolse il Concilio di Trento”.
“Se l’alto potere colorante e il buon contenuto alcolico hanno favorito l’uso del teroldego come uva da taglio” continua Emilio “la lavorazione in purezza è nata proprio nella Piana Rotaliana, specialmente a partire dagli anni ’70. Tra i sostenitori del teroldego in purezza c’era anche mio nonno, non a caso qui a Foradori il teroldego rappresenta il fiore all’occhiello della nostra produzione”.
dal sito https://www.agricolaforadori.com/territorio/
“Da qualche anno alcuni produttori e consumatori stanno però manifestando
un ritrovato interesse per la valorizzazione della biodiversità all’interno dei
vigneti e una sincera attenzione per l’originalità del vino, riscoprendo la
diversità e la complessità come fattori chiave della ricchezza di una Denominazione d’Origine, e scegliendo dunque un percorso nel quale il Teroldego
Rotaliano possa tornare ad essere espressione reale del suo territorio…”
Sul sito della Agricola Foradori, a questo indirizzo, potete trovare ottime informazioni e scaricare un pdf dettagliato.
Ottocarotto, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Montalcino (Siena – Toscana)
Quella di Montalcino e il vino è una storia antica. L’archeologia ci consegna reperti che attestano la produzione di vino fin dall’epoca etrusca. Regolamenti sul periodo di vendemmia si ritrovano fin dal medioevo e non mancano testimonianze storiche sulla bontà del vino prodotto a Montalcino.
Il territorio è delimitato dal corso dei fiumi Ombrone, Asso e Orcia, tra la Val di Merse e la Val d’Orcia nella Toscana Sudoccidentale al limitare della provincia di Siena verso Grosseto.
Territorio che nei millenni ha assunto conformazioni anche molto diverse e questo, considerando anche la diffusione di diversi stili di vinificazione, non permette di valutare in senso omogeneo la sua importanza.
Il clima è tendenzialmente asciutto, mite, adatto alla corretta maturazione del frutto. L’area è protetta a sud dal Monte Amiata e raramente è investita da fenomeni atmosferici paradossali.
Quel che è importante nella storia di Montalcino e del suo vino più famoso, ovvero il Brunello, è ciò che è scaturito dal sogno di un farmacista, Clemente Santi, a cui si può attribuire l’invenzione del Brunello e all’azione dei suoi successori che si possono considerare iniziatori di quel processo di avvicinamento al vino toscano di qualità e alla sua diffusione nel mondo.
per tutte le informazioni ulteriori consigliato il sito istituzionale del Consorzio.
(https://www.consorziobrunellodimontalcino.it/)
Graeme Maclean from Glasgow, UK, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons
Montefalco
Leonardo Angelini – via Flickr – CC BY 2.0 DEED
Montepulciano (Siena – Toscana)
Vigneti a Valiano (Montepulciano) – Walter Giannetti, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Montescudaio
Morgon (Beaujolais)
Chabe01, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Ogliastra (Nuoro – Sardegna)
trolvag, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons
Oslavia (Gorizia – FVG)
Oslavia è nel cuore del Collio. Territorio collinare a cavallo di una frontiera un tempo combattuta e su cui si è fatto un pezzo della storia contemporanea.
Geografia e Terroir: Oslavia si trova nell’area del Collio Goriziano, un territorio collinare che si estende dalla provincia di Gorizia fino alla Slovenia. Questa regione è caratterizzata da un terroir unico, influenzato da una combinazione di fattori geologici, climatici e culturali. Le colline del Collio offrono un terreno calcareo-argilloso, chiamato Ponka, perfetto per la coltivazione delle viti, con un clima continentale mitigato dall’influenza del vicino mare Adriatico.
E il vino a Oslavia si fa da tempo immemore.
A Oslavia si possono trovare una gran varietà di vitigni, autoctoni e internazionali. Friulano (ex Tocai Friulano), il Ribolla Gialla, il Malvasia e il Pinot Grigio. Queste uve riflettono il terroir unico del Collio Goriziano, producendo vini caratterizzati da freschezza, complessità aromatica e mineralità distintiva. E c’è una grande concentrazione di Vignaioli attenti alla qualità e contemporaneamente consapevoli della loro funzione di custodi del territorio ed è a Oslavia che nasce il progetto APRO (ribolladioslavia.it) che riunisce sette produttori che attraverso il comune amore per la Ribolla, intesa come importante fattore unificante, si danno come scopo la protezione del territorio.
Fotografie di Simone Molinaroli
Pantelleria
Pantelleria è un’isola vulcanica situata nel Mar Mediterraneo, tra la Sicilia e la Tunisia. È famosa per la sua produzione di vino, in particolare per il celebre Passito di Pantelleria, un vino dolce e aromatico prodotto dall’uva Zibibbo. Ecco una panoramica delle caratteristiche pedoclimatiche e delle tecniche produttive legate alla produzione vinicola di Pantelleria:
Caratteristiche pedoclimatiche:
- Clima: Pantelleria gode di un clima mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e secche. Le temperature elevate e l’abbondante esposizione al sole favoriscono una buona maturazione dell’uva.
- Suolo: Il suolo di Pantelleria è vulcanico e ricco di minerali, risultato delle passate attività eruttive dell’isola. Questo terroir unico conferisce ai vini di Pantelleria una personalità distintiva e caratteristiche minerali.
- Ventilazione: L’isola è esposta a forti venti, che contribuiscono a mantenere le vigne asciutte e a prevenire le malattie delle piante. Questa ventilazione naturale è fondamentale per la salute delle viti e la qualità dell’uva.
Tecniche produttive:
- Coltivazione delle viti: Le viti a Pantelleria sono spesso coltivate a “alberello pantesco”, un sistema di allevamento tradizionale che consiste nel coltivare la vite a forma di piccolo albero. Questo metodo favorisce una migliore esposizione al sole e una maggiore aerazione delle viti.
- Uve Zibibbo: L’uva predominante sull’isola è la Zibibbo, conosciuta anche come Moscato d’Alessandria. Questo vitigno produce grappoli di uva aromatici, ideali per la produzione di vini dolci e aromatici come il Passito di Pantelleria.
- Appassimento: Per la produzione del Passito di Pantelleria, le uve Zibibbo vengono lasciate appassire al sole dopo la vendemmia, concentrandone gli zuccheri e aumentando la complessità aromatica. Questo processo di appassimento contribuisce alla ricchezza e all’intensità del vino finale.
- Vinificazione: Dopo l’appassimento, le uve vengono pigiate e il mosto ottenuto viene fermentato lentamente per preservare gli aromi e i sapori caratteristici dell’uva. Il vino è poi invecchiato per un periodo di tempo variabile in botti di legno prima di essere imbottigliato.
In conclusione, Pantelleria è un’isola dalle caratteristiche pedoclimatiche uniche che favoriscono la produzione di vini di alta qualità, in particolare il rinomato Passito di Pantelleria. Le tecniche produttive tradizionali, unite al terroir vulcanico e all’uva Zibibbo, conferiscono ai vini di Pantelleria un profilo unico e apprezzato a livello internazionale.
Piana di Ghirlanda fotografata dalla Montagna Grande e vigneti sullo sfondo, Pantelleria – Goldmund100, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons
Radda in Chianti (Siena – Toscana)
fotografia di Simone Molinaroli – L’Enonauta
Rùfina (Firenze – Toscana)
Rùfina è un comune della Valdisieve in provincia di Firenze. Di solito è preceduto dall’articolo la per cui in Toscana si va “alla Rùfina”. La delimitazione geografica che è poi diventata una sottozona del Chianti Docg ne mutua il nome. In parte a sinistra e in parte a destra del fiume Sieve sta tra il Mugello e il Casentino. Il territorio è pedemontano ed è situato sul medio versante della Valle della Sieve. Alta collina e bassa e media montagna. La coltivazione della vite può arrivare fino ai 700 metri su terreni principalmente arenacei e marnosi. Fresche le temperature (surriscaldamento permettendo) e considerevoli escursioni termiche che consentono la nascita di vini profumati e con scheletro.
La Rùfina è nota come territorio tra i più vocati in Toscana per la vigna, Sangiovese ovviamente, capace di dare vini di eccelsa qualità e longevità. Talmente vocato da essere, pur essendo per ettari totali una piccola sottozona, un territorio largamente vitato. Vocazione confermata storicamente dal Bando di Cosimo III del 1716 in cui si riconosceva a Pomino (Rùfina), come ad altre tre zone, una qualità specifica non replicabile. Inoltre il Consorzio del Chianti Rùfina è stato tra i primi a credere nella zonazione e nella valorizzazione delle specificità del territorio per cui si può legittimamente parlare, alla francese, di Terroir. La non replicabile azione congiunta di suolo, clima e uomo/sapere/tradizione. Con l’aggiunta del vitigno.
Per ogni ulteriore informazione rimando al sito, ricco di dettagliate informazioni, del Consorzio Chianti Rùfina che tra i molti consorzi è forse quello che meglio sta lavorando nel presente utilizzando il passato come una forza vitale e non solo come una rendita.
https://www.chiantirufina.com/consorzio/
Bando di Cosimo III del 1716
I luoghi del Vino – Rùfina
una paesaggio della Rùfina – foto di Simone Molinaroli
Salento (Puglia)
Tommasi Family – via Flickr – CC BY 2.0 DEED Attribution 2.0 Generic
Santa Maddalena (Bolzano – Alto Adige)
Luogo d’origine del Santa Maddalena sono le aree vinicole intorno alla città di Bolzano. Ed è lì, sulle colline e i pendii a nord di Bolzano che si trovano i vigneti più antichi e con la miglior esposizione dell’Alto Adige ed è lì la zona classica di produzione del Santa Maddalena. 160 ettari circa di pergole che contraddistinguono il paesaggio.
Molte più informazioni sul sito isitituzionale della denominazione da cui è tratta l’immagine sottostante.
Saumur (Loira)
Serralunga d’Alba (Cuneo – Piemonte)
La Luna su Serralunga d’Alba – Cookligan, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Soave (Verona – Veneto)
Nobility of Europe, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
MZ14, CC0, da Wikimedia Commons
Vallagarina (Trento – Trentino)
La Vallagarina è una Valle sovrastata dal Monte Baldo a sud di Rovereto. Luogo d’origine del Marzemino
Vigna antistante l’Azienda Balter a Rovereto – fotografia di Simone Molinaroli – L’Enonauta
Gio 2000, Public domain, via Wikimedia Commons
Valpolicella
Stefano, CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons – originally posted to Flickr as Vigne in Valpolicella
Valtellina
Cookligan, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Franco Folini, CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons