Dolcetto di Diano d’Alba “Sorì Cristina” 2018 – Azienda Agricola Prandi Giovanni
Quando mi trovo nelle Langhe non manco mai l’appuntamento coi vini di Prandi a Diano d’Alba. Che sia il tempo di un pitstop per il solo l’acquisto o una sosta per una degustazione in saletta. Questa volta è un appuntamento per procura, grazie agli amici che sono andati su mio consiglio e che hanno riportato le bottiglie. Io purtroppo a casa.
Interpretazione che oserei definire in sottrazione e perfettamente riuscita. Rubino chiaro con riflessi porpora, Confettura di visciole, floreale, speziatura fine, appena sanguigno, note agrumate di chinotto particolarissime, non è più un Dolcetto giovane, ma dimostra le ragioni di questo vitigno anche se stappato dopo qualche anno. Sorso setoso, dalla grande definizione, equlibrato, ricco in gusto, dalla giusta dotazione alcolica, tannino arioso, un giusto compromesso tra intensità gustativa e una levità non così comune per la tipologia. Un bel finale con ricordi speziati e di frutto scuro.
Rapporto Q/P imbattibile.
Dolcetto from Diano d’Alba “Sorì Cristina” 2018 – Azienda Agricola Prandi Giovanni
When I’m in the Langhe I never miss an appointment with Prandi’s wines in Diano d’Alba. Whether it’s time for a pitstop just for the purchase or a stop for a tasting in the room. This time it’s a proxy appointment, thanks to the friends who went on my advice and who brought the bottles back. Unfortunately I’m at home.
An interpretation that I would dare to define as subtractive and perfectly successful. Light ruby with purple reflections, sour cherry jam, floral, fine spiciness, slightly sanguine, very particular citrus notes of chinotto, it is no longer a young Dolcetto, but it demonstrates the reasons for this vine even if uncorked after a few years. Silky sip, with great definition, balanced, rich in taste, with the right amount of alcohol, airy tannins, a fair compromise between gustatory intensity and a lightness that is not so common for the type. A beautiful finish with spicy and dark fruit flavors.
(O anche l’arte della degustazione ai tempi del SARS-CoV-2)
Questo vino della famosa tenuta di Randazzo (CT) è il primo che stappo dal momento in cui ho saputo di essere positivo al virus SARS-CoV-2. Vado quindi a testare le mie capacità gustative e olfattive e mi sembra che niente sia cambiato.
Nerello mascalese e una piccola percentuale di Nerello Cappuccio. Da Vigne di varia età sui 600 metri slm. Siamo ovviamente sull’Etna.
Passaggio in legno per 18 mesi poi bottiglia per questo vino di entrata che è davvero un bel biglietto di presentazione per l’azienda.
Rubino chiaro, nota alcolica in partenza che si modera, ma che resta come unico neo di un vino effettivamente molto buono, fruttato delicato e molto particolare dove si mixano fragranze di melograno, ribes rosso, fico d’India, finemente speziato di cannella e pepe bianco, viola, a tratti sembra di scorgere dei sentori di affumicatura.
Il Sorso è brillante e molto definito. Vino di grande equilibrio e godibilità, fresco, asciutto, salino, dal tannino finissimo e di forza misurata. Retrogusto fruttato gentile. Solo a tratti una sensazione pseudocalorica un po’ sopra le righe che non sembra accordarsi con questo vino.
A questo proposito verso la fine della bottiglia, mentre alimentavo il barbecue, decido che è colpa del covid. Perché nell’altro unico bicchiere di vino che ho assaggiato la sensazione pseudocalorica era la stessa. Ottimo vino da ristappare a fine Covid.
Etna Rosso 2019 – Tenuta delle Terre Nere
(Or even the art of tasting in the times of SARS-CoV-2)
This wine from the famous Randazzo estate (CT) is the first I have uncorked since I learned I was positive for the SARS-CoV-2 virus. So I go to test my taste and olfactory abilities and it seems to me that nothing has changed. Nerello mascalese and a small percentage of Nerello Cappuccio. From vineyards of various ages at 600 meters above sea level. We are obviously on Etna. Placed in wood for 18 months then bottled for this entry wine which is truly a nice presentation card for the company. Light ruby, alcoholic note at the start which moderates, but which remains as the only flaw of a wine that is actually very good, delicately fruity and very particular where fragrances of pomegranate, red currant, prickly pear, finely spiced with cinnamon and pepper are mixed white, purple, at times it seems to detect hints of smoking. The Sorso is brilliant and very defined. A wine of great balance and enjoyment, fresh, dry, saline, with very fine tannins and measured strength. Gentle fruity aftertaste. Only at times a slightly over the top pseudo-caloric sensation that doesn’t seem to fit with this wine. In this regard, towards the end of the bottle, while I was stoking the barbecue, I decide that it’s covid’s fault. Because in the only other glass of wine I tasted the pseudocaloric sensation was the same. Excellent wine to repop at the end of Covid.
Dal Carso Triestino. Macerazione in tino aperto, affinamento in legno, attitudine tradizionale.
Quando stappo una bottiglia di Zidarich, o mi trovo a un suo banco d’assaggio, sento sempre, dopo il primo sorso, di essere davanti a un fuoriclasse. Personalmente lo metto nel novero dei migliori tra i vignaioli dediti alla macerazione dei vitigni a bacca bianca. Colore giallo intenso, appena opalescente, bouquet progressivo, va per accumulo, inizia con una leggera volatile e in sequenza si aggiungono l’erba medica, l’uva sultanina, l’albicocca, altri sentori riconducibili alle erbe aromatiche, l’elicriso, la nespola matura, torrefazione, alla fine è più che complesso. Il sorso è ruvido e salino, una presenza unica, lo sviluppo gustativo non è dissimile da quello olfattivo. Si stratifica e aumenta in intensità. Comparato con altri macerati ha certamente più freschezza e dinamismo e meno peculiarità dominanti. Grande persistenza centrata sul frutto candito, le spezie, l’erba aromatica. Coerentemente. Con lo Spaghetto allo Scoglio in buona compagnia, ma riesco a immaginare altre 100 occasioni in cui potrebbe fare grande figura. Per me tra i vini certezza da ribere nei momenti dominati dal dubbio.
Vitovska 2018 – Zidarich – Venezia Giulia IGT
From the Trieste Karst. Maceration in open vats, aging in wood, traditional attitude.
When I open a bottle of Zidarich, or find myself at one of his tasting tables, I always feel, after the first sip, that I am in front of a champion. Personally, I put him among the best among winemakers dedicated to the maceration of white grape varieties. Intense yellow color, slightly opalescent, progressive bouquet, it builds up, begins with a light volatile and in sequence are added alfalfa, sultanas, apricot, other scents attributable to aromatic herbs, helichrysum, Ripe medlar, roasting, in the end is more than complex. The sip is rough and saline, a unique presence, the gustatory development is not dissimilar to the olfactory one. It layers and increases in intensity. Compared to other macerates it certainly has more freshness and dynamism and fewer dominant peculiarities. Great persistence centered on the candied fruit, the spices, the aromatic herb. Consistently. With Spaghetto allo Scoglio in good company, but I can imagine 100 other occasions where it could make a great impression. For me, among the certain wines to drink in moments dominated by doubt.
Approfittando della possibilità di portare le bottiglie da casa, venerdì sera siamo andati in ottima compagnia a mangiare la Pecora e il Tonno di Coniglio cucinati dal sempre performante Niccolò aka Neko, cuoco del Circolo Bugiani di Pistoia, mettendo insieme quattro grandi vini italiani, quattro ottimi classici che ogni tanto si rimettono volentieri in tavola come ci si rimette la ciabatta comoda, come si va a prendere il ventilatore in cantina all’arrivo del caldo.
Amicizia, Pecora & Grandi Vini Italiani
Cervaro della Sala 2018 – Antinori
Brunello di Montalcino “Vigna Soccorso” 2016 – Tiezzi
Turriga 2016 – Argiolas
Brunello di Montalcino 2012 – Cerbaiona
Cervaro della Sala 2018
Che si conferma un vino tecnico, molto preciso, colore brillante, naso lineare con esordio burroso e speziato, seguono il mango, la nespola, lo zafferano, reminiscenze floreali e agrumate. Acidità frontale, sapidità, opulenza, tenuta, finale coerente. Certamente giovane, ma altrettanto certamente finito in 7 minuti. Non è il massimo dell’espressività, ma non gli difettano la piacevolezza e la precisione. Anche in questa sua infanzia enoica interrotta bruscamente.
Brunello di Montalcino “Vigna Soccorso” 2016 – Tiezzi
Questo Brunello è effettivamente molto giovane. Ha però la grinta e il temperamente del Sangiovese di razza, freschezza e tannini tetragoni, si intravedono grandi potenzialità per un futuro ipotetico, ma complice il sugo di pecora ha fatto ottima figura anche da giovane. Esplosione di fragranze tipiche come la Scorza d’arancio, la marasca, le erbe aromatiche e qualche ricordo floreale, più anice stellato, sigaro/tabacco, note balsamiche. Il sorso è freschissimo, balsamico, al momento un po’ dominato dalla struttura del tannino che però non lo imbriglia del tutto e il succo mostra tutto il suo slancio verso un finale che trova apertura e che col tempo, a mio avviso, diventerà un vasto giardino.
Credo che sarebbe giusto tenerne in cantina almeno sei bottiglie.
Per la mia esperienza Turriga non sembra mai né troppo giovane, né troppo vecchio. A tratti irruento, ma anche sempre calibrato nei tratti, muscolare nell’impatto eppure trova sempre distensione, non si finisce affaticati per via di questa energia che sembra infinita, dell’intensità di gusto che ha pochi pari. Colore rubino scuro, a tratti sembra di scorgere del porpora, mora, mirto, assortimento di erbe varie, bagna di mirtillo, tabacco. Con grande spinta. Sorso caldo, polposo, c’è molto di tutto, ma in questo molto tutto trova una collocazione esatta. Un po’ come in una canzone dei TOTO. Nel finale, che non finisce, tornano e ritornano le suggestioni già provate al naso ed è una bevuta rinfrancante, gratificante. Io lo consiglierei anche come tonico/medicinale.
Brunello di Montalcino 2012 – Cerbaiona
Mi aspettavo un po’ di più, forse l’annata non è la migliore. Molta eleganza, però poca espressività.
Il colore è molto bello, anche il bouquet è ricco con sentori di Cassis, primi accenni di frutta in confettura, pepe di java, ricordi di lavanda, appena agrumato, balsamico. Una bevuta elegante, di misura, dal tannino quasi completanente dentro il vino, molto smussato, flessuoso, freschezza misurata, affida la sua vitalità a una certa vena sapida, a un bel finale sul frutto a piena maturazione. Per essere Sangiovese gli manca un po’ di quella nervosa energia che abbonda invece nel vino di Tiezzi. Bene, ma non benissimo. Sembra un po’ un danzatore a una maratona di ballo che un po’ stanco si salva con l’esperienza. Pronto adesso. Se dovessi valutare la tenuta futura di questo vino basandomi su questa bottiglia direi di non andare oltre il 2025 per non trovarlo esausto.
Esco di casa dopo cena per fare una camminata e raggiungo un paio di amici stappatori per fare un saluto veloce. Mi offrono un bicchiere di questa Malvasia di Primosic da Oslavia e resto contento.
Malvasia Istriana vinificata in acciaio. Giallo brillante su toni scuri, profumi intensi di susina gialla, narciso, erbe selvatiche, si presenta molto bene. In bocca è salino, suadente, equilibrato, dire che si beve bene è un eufemismo. Finisce come comincia con l’aggiunta di un retrogusto agrumato e ricomincia.
Da Castellina in Chianti questo Sangiovese con lunga macerazione in cemento e invecchiamento in botti di varie dimensioni. Sangiovese corposo, pieno di energia e che ha in più La Ghigna. Quell’espressione un po’ spregiudicata che porta con orgoglio chi ha piena consapevolezza della propria peculiarità. E questo vino di Bucciarelli ce l’ha. Ha la Ghigna.
È Rubino scuro, si presenta con intensità al naso con sentori di iris, marasca, agrumi, spezie, Irruento, ma mai sopra le righe, ha corpo e ha anche estensione, concentrazione, freschezza, tannino giustamente maturo per un sorso che finisce per essere lungo e anche definito. Con un finale coerente e senza macchia.
I vini di Bucciarelli sono per veri amanti del Sangiovese e della Toscanità (reale). Se non vi piace l’ultima, soprattutto, non andate mai a trovarlo.
Per chi invece apprezza il vino e lo spirito Toscano io consiglio vivamente di raggiungere l’Antico Podere Casanova sito in località La Piazza – Castellina in Chianti, luogo suggestivo col suo vastissimo panorama. Due note in più si possono trovare qui.
Chianti Classico Riserva 2013 – Bucciarelli
From Castellina in Chianti this Sangiovese with long maceration in cement and aging in barrels of various sizes. Full-bodied Sangiovese, full of energy and which also has La Ghigna. That slightly unscrupulous expression that those who are fully aware of their own peculiarity carry with pride. And this Bucciarelli wine has it. He has a grin.
It is dark ruby, it presents itself with intensity on the nose with hints of iris, morello cherry, citrus fruits, spices, Impetuous, but never over the top, it has body and also extension, concentration, freshness, tannins that are rightly ripe for a sip that ends up being long and also defined. With a coherent and flawless finish.
Bucciarelli wines are for true lovers of Sangiovese and (real) Tuscanism. If you don’t like the last one, above all, never go and see him.
For those who appreciate wine and the Tuscan spirit, I highly recommend reaching the Antico Podere Casanova located in La Piazza – Castellina in Chianti, a suggestive place with its vast panorama. Two additional notes can be found here.
Giovedì 5 maggio ho avuto la fortuna di condurre una serata conviviale, con un discreto numero di curiosi ed enoappassionati, centrata sull’assaggio di quattro vini proveniente dalla zona comunemente chiamata Alto Piemonte. Serata organizzata da Il Mosto Selvaggio a Pistoia presso il Ristorante “il Punto di Simone” . Proposte quattro denominazioni in una sola annata, il 2018, per delineare un quadro contestuale sulle potenzialità del vitigno e ciò che se ne è ne evinto è una diffusa qualità, espressività, annata fortunata ben interpretata dalle quattro aziende proposte. Se mai ce ne fosse stato bisogno, la consapevolezza maturata alla fine delle bottiglie è scritta nel titolo. Non una variante minore del Nebbiolo, ma una sua interpretazione dall’identità ben delineata e dagli esiti qualitativi spesso di primissimo livello. Inoltre un Intruso, un vino Valtellinese, imparentato con l’alto Piemonte per via del Nebbiolo, o Chiavennasca, e della vicinanza alle montagne. Si tratta del Matock 2018 dell’azienda Giano di Albosaggia (SO) che ci ha proposto il suo vino in assaggio.
24 mesi di botte grande Un nebbiolo questo che concorre al premio “miglior carema” della Cantina di Carema mai provato. Colore traslucido rubino quasi porpora. Floreale delicato, mandarino, fragolina/lampone, erbe aromatiche, nessun peso su questo vino leggiadrissimo. La freschezza è dilagante, tannino finissimo, essenziale e pieno di energia, finale aperto, lungo su frutto fresco e spezie. Vino che può anche apparire semplice per la beva facile, ma che non dà mai segni di approssimatività o incertezza. Buonissimo.
Bramaterra 2018 Colombera & Garella
Nebbiolo con Croatina e Vespolina 24 mesi in barrique e tonneaux, 6 mesi in cemento. Rubino chiaro, ribes rosso, prugna, appena agrumato, origano, tracce ematiche. Acidità bilanciata da un buon corpo, tannino da calibrare, darà il meglio tra un po’. Il meno energico del novero. Per chi scrive l’unica mezza delusione della serata, ma molti ne hanno apprezzato certe forme più affusolate e il minor impeto fresco/tannico.
Ghemme 2018 Il Chiosso
Nebbiolo con saldo di vespolina 2 anni in botte grande Rubino vivace il colore Ci mette un po’ ad aprirsi, ma poi offre sentori tipici di rosa, fragolina, genziana e speziati di pepe e cannella. Impattante al palato, caldo e spesso, ma poi trova grande distensione, precisione e persistenza grazie all’acidità diffusa, a un tannino di forza e ben definito. Grande prova e rapporto qualità prezzo. (il mio preferito)
Gattinara 2018 Caligaris
Vino artigianale. Lunga macerazione, 36 mesi in botte grande Nebbiolo 100 percento Color rubino/granato Sentori di marasca e rosa, appena resinoso, speziatura netta. Vino di struttura, non muscolare però, acidità fluente e tannino rigoroso. La vena sapida in evidenza lo vivifica assai pur essendo il più austero dei 4. Vino dalle ottime prospettive.
L’ospite/intruso viene dalla Valtellina.
Matock 2018 – Az. Agr. Giano
Chiavennasca da vigneti a recupero sulla sponda Orobica della Valtellina. Senza chiarifica e filtrazione. Fermentazione spontanea e macerazione carbonica a grappolo intero. Fa grande figura tra i colleghi altopiemontesi e riscuote un apprezzamento quasi unanime. Per la sua veste chiara, quasi purpurea, i netti sentori di viola, visciola, spezie offerti con un certo vigore inebriante. Sorso a tratti rustico, di medio corpo, fresco e tannico, non adatto a un aperitivo in scioltezza, ma sicuramente vincente a tavola (in questo caso con le costine di maiale con rape in padella). Di gusto pieno, coerente e offre anche un buon finale lineare.
Aglianico con 4 anni di affinamento, 2 tra barrique e botti di rovere, 2 in bottiglia.
Grande spinta unita a finezza espressiva e precisione. Proprio questo sembra essere il tratto essenziale di questo Taurasi. La precisione e la definizione, la linearità dello sviluppo gustativo in un quadro complessivo di piacevolezza e approcciabilità. Il colore è tra il rubino e il Granato scuro, c’è la visciola, la rosa, ci sono le spezie e le erbe in mazzetto, percepibile l’agrumato e il tabacco da sigaro. Sorso molto disteso, con in evidenza il tratto fresco/sapido, tannino assai elegante, lunga persistenza fruttato/speziata.
Se non è il Taurasi che più mi ha emozionato, cosa che in sé non ha gran valenza essendo solo una notazione personale, è certamente il Taurasi più compiuto tra quelli che ho avuto la fortuna di stappare.
un grande Taurasi da una grande azienda
Taurasi Radici 2013 – Mastroberardino
Company that needs no introduction.
Aglianico with 4 years of aging, 2 in barriques and oak barrels, 2 in bottle.
Great drive combined with expressive finesse and precision. Precisely this seems to be the essential trait of this Taurasi. The precision and definition, the linearity of the gustatory development in an overall framework of pleasantness and approachability. The color is between ruby and dark garnet, there is sour cherry, rose, there are spices and herbs in bunches, perceptible citrus and cigar tobacco. Very relaxed sip, with the fresh/savory trait highlighted, very elegant tannin, long fruity/spicy persistence.
If it’s not the Taurasi that moved me the most, which in itself doesn’t have much value as it’s just a personal observation, it’s certainly the most accomplished Taurasi among those I’ve been lucky enough to uncork.
Here a beautiful evening with some bottles of Taurasi/Aglianico that could interest enthusiasts…
Sangiovese e un tre percento di Canaiolo. Cemento e acciaio per la fermentazione, 20 mesi in tonneaux e barrique e 6 mesi di bottiglia.
Ripenso a chi mi disse che il meglio il territorio di Gaiole lo dà nelle annate molto calde con vini che lì si arrichiscono in eleganza e precisione. Questo vino è certamente conferma parziale di quella teoria col suo colore rubino scuro, intensi profumi di viola, marasca e arancia sanguinella, note ematiche, di mazzetto aromatico, appena speziato, balsamico. I profumi rievocano frutti turgidi e non stramaturi. Stoffa calda e di spessore, tannino colorato, fresco e fluente e dal finale aperto, arioso, pieno di frutto e spezie. Annata ottima e potente qui declinata al meglio, lontano da certe suggestioni di surmaturazione talvolta evocate dagli omologhi d’annata. Vino di grande qualità che accompagnato a una bella bistecca, nonostante la strumentazione risicata, fece superba compagnia nel pomeriggio di festa.
Chianti Classico Riserva 2015 “Le Baròncole” – San Giusto a Rentennano
Sangiovese and three percent Canaiolo. Cement and steel for fermentation, 20 months in tonneaux and barrique and 6 months in bottle.
I think back to those who told me that the Gaiole area gives its best in very hot years with wines that are enriched in elegance and precision there. This wine is certainly partial confirmation of that theory with its dark ruby color, intense aromas of violet, morello cherry and blood orange, blood notes, aromatic bouquet, slightly spicy, balsamic. The aromas recall turgid and not overripe fruits. Warm, thick texture, colourful, fresh and flowing tannin and an open, airy finish, full of fruit and spices. An excellent and powerful vintage expressed here at its best, far from certain suggestions of overripeness sometimes evoked by its vintage counterparts. A wine of great quality which, accompanied by a nice steak, despite the limited equipment, made superb company on the festive afternoon.
Giuseppe Rinaldi non ha bisogno certamente di presentazioni. I suoi vini lo fanno in maniera autonoma ben prima di essere stappati. Scelgo questa Pasqua 2022 per aprire il suo Nebbiolo 2013 che conservavo in cantina da 5/6 anni rimandando frequentemente la sua apertura, come spesso mi capita per le bottiglie importanti e che custodisco con religiosa aspettativa. (qui due note sul 2016)
Rosso granato brillante con riflessi rubino, sprigiona al naso tutte le caratteristiche che ti aspetti dal nebbiolo nel suo territorio di elezione. Sugli scudi la rosa, una leggera violetta, prugna e ciliegia selvatica e poi un incedere discreto, ma ben presente, di sentori terziari, come pellame e liquirizia, sottobosco, note balsamiche e mentolate.
Il sorso attacca con una sensazione che definire fresca è decisamente riduttivo. La componente acida è proverbiale, attraversa e sorregge il sorso dall’inizio alla fine con una costante spinta propulsiva ed energica. Caldo, ma non eccessivamente (dissimulando un alcolicità elevata, gestita in maniera magistrale), porta in dote tannini di razza che hanno davanti a loro ancora del tempo per raggiungere la piena forma e maturazione. Retrogusto che riporta in superficie il frutto croccante e chiude molto lungo con leggere note speziate e di liquirizia amara.
Corpo atletico e definito come quello di un quattrocentrista olimpico. Fine, elegante e complesso senza risultare complicato, dotato di una beva straordinariamente efficace, gratificante e dissetante. Se qualcuno lo ha in cantina, mi sento di dire che può assecondare la propria eventuale resistenza all’apertura per almeno due-tre anni, forse anche più.
Nebbiolo d’eccezione ed eccellenza, che regala emozione, ma anche spiazzamento, sopratutto per coloro che non sono avvezzi ai modi dei vini del “Citrico”. Parliamo di un vino concepito per essere compagno di un pasto adeguato, e consiglio di farlo se si vuole evitare di sprecare e mal interpretarne le sue caratteristiche e qualità proverbiali. Mi immagino infatti il volto spiazzato di un qualche avventore “parkerizzato”, che sorseggia questo vino alle 18.00 in un wine-Bar, rigorosamente a bocca pulita, come fosse un Cabernet della Napa Valley.
È indubbiamente una grande bevuta, ed il prezzo é proporzionato al blasone, alla scarsa reperibilità e all’ottima annata. Forse non alla portata di tutti, anche dal punto di vista del rapporto aspettative/comprensione/gratificazione. Con il classico agnello pasquale al forno accompagnato da patate è stato un bel matrimonio.
Langhe Nebbiolo 2013 Giuseppe Rinaldi
Giuseppe Rinaldi certainly needs no introduction. His wines do so independently well before being uncorked. I choose this Easter 2022 to open his 2013 Nebbiolo which I have kept in the cellar for 5/6 years, frequently postponing its opening, as often happens to me for important bottles and which I keep with religious expectation.
Brilliant garnet red with ruby reflections, it releases on the nose all the characteristics you expect from Nebbiolo in its chosen territory. On the shields the rose, a light violet, plum and wild cherry and then a discreet but very present progression of tertiary scents, such as leather and liquorice, undergrowth, balsamic and mentholated notes.
The sip starts with a sensation that defining fresh is definitely an understatement. The acid component is proverbial, it crosses and supports the sip from start to finish with a constant propulsive and energetic push. Warm, but not excessively (concealing a high alcohol content, managed in a masterly manner), it brings with it pure tannins that still have time ahead of them to reach full shape and maturation. Aftertaste that brings the crunchy fruit to the surface and closes very long with light spicy and bitter liquorice notes.
Athletic and defined body like that of an Olympic four-centre athlete. Fine, elegant and complex without being complicated, with an extraordinarily effective, rewarding and thirst-quenching drink. If someone has it in their cellar, I would say that they can accommodate their possible resistance to opening it for at least two-three years, perhaps even more.
Exceptional and excellent Nebbiolo, which gives emotion, but also disorientation, especially for those who are not accustomed to the ways of “Citrico” wines. We are talking about a wine designed to be the companion of an adequate meal, and I recommend doing so if you want to avoid wasting and misinterpreting its proverbial characteristics and qualities. In fact, I imagine the disconcerted face of some “Parkerized” customer, sipping this wine at 6pm in a wine bar, strictly with a clean mouth, as if it were a Cabernet from Napa Valley.
It is undoubtedly a great drink, and the price is proportionate to the coat of arms, the limited availability and the excellent vintage. Perhaps not within everyone’s reach, even from the point of view of the expectations/understanding/gratification relationship. With the classic baked Easter lamb accompanied by potatoes it was a beautiful marriage.
Sono nato a Roma nel 1977. Il mio animo nomade mi ha portato a Milano, Perugia e successivamente in Svizzera. Sono pedagogista-educatore, counsellor e sommelier, percorsi intrapresi con impegno, fatica, ma soprattutto passione. Ad oggi vivo a Lugano e lavoro per l’Organizzaione Sociopsichiatrica Cantonale. Amo viaggiare comodamente, leggere prima di addormentarmi, vedere bei film, mangiare bene, ascoltare jazz, ed ovviamente bere buon vino. Quando riesco a fare almeno due di queste cose contemporaneamente, insieme alle persone a me care, mi sento felice.