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Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo intenso con aromi netti, diretti di mora, cannella, viola, qualcosa della buccia del chinotto.
Tannino abbastanza fuso, sapore di frutto fresco, sorso giustamente acido, secco, pieno e dai contorni ben definiti.
Benissimo con una Robiola di Alta Langa brevemente stagionata.
 
Tra le fermate più apprezzate di ogni viaggio nelle Langhe. Nella zona di Diano d’Alba tra i migliori.
Enonauta/Degustazione di Vino #239 - review - Dolcetto di Diano d'Alba Sörì Colombè 2020 - Prandi | Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo

 

Enonauta/Degustazione di Vino #239 - review - Dolcetto di Diano d'Alba Sörì Colombè 2020 - Prandi | Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo

 

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Note in Margine a una Cena

Se di una cena restano solo due foto sfocate e il ricordo di una buona compagnia, di un buon tempo e di un buon mangiare allora è andato tutto bene.Le due foto sono quelle dei due vini che tra gli altri messi in tavola mi sono rimasti impressi. Il Barbaresco Rabajà 2015 di Giuseppe Cortese e il Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020,

Barbaresco Rabajà 2015 – Giuseppe Cortese
Non avrà la finezza estrema di certi Barbaresco che hanno la finezza estrema, ma è rigoglioso, florido, concentrato, profumato. D’acchito lo si potrebbe pensare un Barbaresco modernista. Per il colore che è rubino fitto, per il bouqet più orientato al frutto e alle spezie che al floreale. Quindi mirtillo, marasca, pepe, ma non mancano in secondo piano richiami alla rosa, all’arancia tarocco, alle radici aromatiche. Per il sorso pieno, succoso, ampio e di grande equilibrio. È sul finale però che questo Barbaresco Rabaja 2015 pone un sigillo che certifica la sua origine tradizionale. Freschezza vibrante e tannini fitti e che delineano il sorso, finale lungo e aperto e un retrogusto dove al frutto scuro si affiancano ricordi di genziana.
Bella interpretazione.
Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
Le migliori delle bevute sono spesso quelle che saltano fuori dal nulla, dall’ignoranza. È il caso di questa.
Riesling della Mosella. Non si trovano dati precisi in rete se non che la vigna da cui proviene è erta e vecchia. Sul sito aziendale si leggono belle cose, tra le quali spiccano “pagare giustamente i collaboratori” e che il vino deve essere “affordable” anche quando importante.
Suppongo autonomamente che il vino non passi in legno.
E poi ci sono vini che sono buoni in relazione a dei paramentri interpretativi, a delle aspettative, alla quantità di ottimismo circolante nel contesto. Questo era un vino buono di suo. Con la promessa di migliorare.
Vino sontuoso senza effetti speciali. Una linearità progressiva, in accumulo, dove l’acidità è pulsante e la sua dolcezza per niente viscosa. Colore quasi diafano. Profumi di fiori bianchi, cedro, pesca matura, spezie dolci, una pienezza di gusto che aumenta, si spinge in avanti, tensione, un lunghissimo finire pieno di cedro, frutto tropicale, benessere, precisione e definizione.
In abbinamento al foie gras per l’esultanza della tavola.
Il giorno dopo ho cercato una bottiglia senza trovarla e ci sono rimasto male.
 
Enonauta/Degustazione di Vino #237/238 - review - Barbaresco Rabajà 2015 - Giuseppe Cortese/Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
Enonauta/Degustazione di Vino #237/238 - review - Barbaresco Rabajà 2015 - Giuseppe Cortese/Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
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Soave Superiore Ronchetto 2018 – Portinari

Si parla del Soave Superiore Ronchetto 2018 dell’Azienda Agricola Portinari da Brognoligo nei pressi di Monteforte in Alpone, da dove viene questa Garganega vinificata in acciaio. Prezzo poco più di 10 euro. Buono. E con personalità.

Colore vivo intenso e non bianco smunto.
Al naso rivela un animo citrico che poi si arricchisce di sentori di menta selvatica, pera abate, osmanto odoroso e di suggestioni petrose.
Salino/minerale spinto, acidità puntuta che trova un bell’appoggio nella materia, che c’è senza finire nell’opulenza, trova profondità senza così perdersi per un sorso che è dinamico e ricco insieme. E infatti non scivola via e sul finale piazza un bell’allungo con retrogusto agrumato, vegetale/aromatico piacevolissimo.
Bene col risotto alla pescatora, coi bastoncini di pesce e anche a merenda col pecorino abbucciato del Tondini di Pistoia.

Enonauta/Degustazione di Vino #236 - review - Soave Superiore Ronchetto 2018 - Portinari |  Salino/minerale spinto, acidità puntuta e materia

Soave Superiore Ronchetto 2018 from the Azienda Agricola Portinari

Enonauta/Degustazione di Vino #236 - review - Soave Superiore Ronchetto 2018 - Portinari |  Salino/minerale spinto, acidità puntuta e materia

Enonauta/Degustazione di Vino #236 – review

Soave Superiore Ronchetto 2018 – Azienda Agricola Portinari

We are talking about the Soave Superiore Ronchetto 2018 from the Azienda Agricola Portinari from Brognoligo near Monteforte in Alpone, where this Garganega vinified in steel comes from. Price just over 10 euros. Good. And with personality.

Intense bright color and not dull white.
On the nose it reveals a citric soul which is then enriched with hints of wild mint, abate pear, fragrant osmanthus and petrous suggestions.
Strong salty/mineral, sharp acidity that finds a nice support in the material, which is there without ending up in opulence, finds depth without thus getting lost for a sip that is dynamic and rich at the same time. And in fact it doesn’t slip away and on the finish it has a nice extension with a very pleasant citrus, vegetal/aromatic aftertaste.
Good with risotto alla pescatora, with fish fingers and also as a snack with pecorino abbucciato from Tondini from Pistoia.

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Chianti Classico “Vigna Vaggiolata” 2016 – Monterotondo

Chianti Classico “Vigna Vaggiolata” 2016 – Monterotondo

Ancora a Gaiole in Chianti sulle alture che si affacciano sul Valdarno, anche se dalla cucina di casa, da dove viene questo Chianti Classico 2016. Il segno distintivo dei vini di Saverio Basagni sono, per la mia personale esperienza, la precisione e l’eleganza. Non ne difetta nemmeno questa bottiglia.

Sangiovese, canaiolo e Malvasia rispettivamente per l’85, 10 e 5 %.
Lunga macerazione, invecchiamento in legno di varia capacità.

Colore chiaro rubino con bordo granato. Naso balsamico e mentolato, si sentono la visciola, la carruba, la viola. Appena speziato e resinoso, con un fondo di tostatura.
Il Sorso è setoso ed equilibrato. Lineare e dinamico, pronto adesso con tannini di grana fine e discreto finale rinfrescante.
Una particolarità dei vini dell’annata 2016 della cantina Monterotondo la si individua nel fatto che è il Chianti annata al posto del Riserva, che è quello che più spesso in zona Chianti Classico tende a fare affinamento in legno, a portare più nitidi i segni del passaggio in legno.

Enonauta/Degustazione di Vino #235 - review - Chianti Classico "Vigna Vaggiolata" 2016 - Monterotondo | setoso, equilibrato,Lineare, dinamico
Enonauta/Degustazione di Vino #235 - review - Chianti Classico "Vigna Vaggiolata" 2016 - Monterotondo | setoso, equilibrato,Lineare, dinamico
Enonauta/Degustazione di Vino #235 - review - Chianti Classico "Vigna Vaggiolata" 2016 - Monterotondo | setoso, equilibrato,Lineare, dinamico

Chianti Classico “Vigna Vaggiolata” 2016 – Monterotondo

Still in Gaiole in Chianti on the hills overlooking the Valdarno, even if from the home kitchen, where this Chianti Classico 2016 comes from. The distinctive sign of Saverio Basagni’s wines are, in my personal experience, precision and elegance . This bottle doesn’t lack either.

Sangiovese, canaiolo and Malvasia for 85, 10 and 5% respectively.
Long maceration, aging in wood of various capacities.

Light ruby color with garnet edge. Balsamic and minty nose, hints of sour cherry, carob and violet. Just spicy and resinous, with a toasted base.
The sip is silky and balanced. Linear and dynamic, ready now with fine-grained tannins and a discreet refreshing finish.
A peculiarity of the 2016 vintage wines from the Monterotondo winery can be identified in the fact that it is the Chianti vintage instead of the Riserva, which is the one that most often tends to be aged in wood in the Chianti Classico area, which brings clearer signs of the wooden passage.

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Chianti Classico 2018 – San Giusto a Rentennano

Chianti Classico 2018 – Fattoria San Giusto a Rentennano

È un giorno da ricordare. Paradossalmente perché è la prima volta che resto deluso, anche se solo parzialmente, da una bottiglia di una delle mie cantine preferite. Che resta tale ovviamente.
Sangiovese e Canaiolo in piccola parte, invecchiamento per 11 mesi tra tonneaux e barriques.
Colore rubino scuro, al naso trovo continuità con quanto bevuto negli anni. Ricordi di frutti di bosco, viola, sottobosco, note ematiche, speziate. Balsamico e apertamente alcolico.
Al palato appare però scisso. Per quanto suggerisca una piena maturazione e offra acidità brillante e un tannino che potrebbe essere definito esatto, per forma e forza, una buona concentrazione, gusto ricco, porta in dote una carica alcolica che non sembra parte integrante del liquido. Più che venire da dentro il vino sembra che l’alcol lo avvolga. Ed è una sensazione che accompagna per tutto il tempo della bottiglia che finisce, ma finisce con un po’ di fatica.
 
Per questo dispiace ancora di più. Per il potenziale sprecato. Della gradazione alcolica elevata dei vini non si può certo incolpare le aziende che per prime affrontano le difficoltà dovute ai cambiamenti climatici ed è una disavventura in cui capita di imbattersi con frequenza sempre crescente.
 
San Giusto a Rentennano resta per me sul podio delle aziende del Chianti Classico, ma questa bottiglia lascia interdetti.
Enonauta/Degustazione di Vino #234 - review - Chianti Classico 2020 - Fattoria San Giusto a Rentennano | Chianti Classicissimo da Gaiole

 

Enonauta/Degustazione di Vino #234 - review - Chianti Classico 2020 - Fattoria San Giusto a Rentennano | Chianti Classicissimo da Gaiole

Chianti Classico 2018 – Fattoria San Giusto in Rentennano

It’s a day to remember. Paradoxically because it is the first time that I am disappointed, even if only partially, by a bottle from one of my favorite wineries. Which obviously remains so.
From Gaiole in Chianti
Sangiovese and Canaiolo in small part, aging for 11 months in tonneaux and barriques.
Dark ruby colour, on the nose I find continuity with what I have drunk over the years. Memories of berries, violets, undergrowth, blood and spicy notes. Balsamic and openly alcoholic.
However, on the palate it appears split. Although it suggests full maturation and offers bright acidity and a tannin that could be defined as exact, in shape and strength, a good concentration, rich taste, it brings with it an alcoholic charge that does not seem to be an integral part of the liquid. Rather than coming from inside the wine, it seems that the alcohol envelops it. And it is a sensation that accompanies the entire time the bottle finishes, but it ends with a bit of effort.

This makes me even more sorry. For wasted potential. The high alcohol content of the wines certainly cannot be blamed on the companies that are the first to face the difficulties caused by climate change and it is a misadventure that we encounter with ever increasing frequency.

San Giusto a Rentennano remains for me on the podium of Chianti Classico companies, but this bottle leaves you speechless.

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Lugana Camp8 2019 – Cobue

Lugana Camp8 2019 – Cobue

Giorno Domenica 3 luglio 2022. Altissima temperatura. Il refrigerio appare impossibile, il suo pensiero assume i contorni di un miraggio, le fattezze di qualcosa di perduto irrimediabilmente. L’unica via è la fuga nel bosco con la borsa frigo.

Ed e lì nel bosco della Macchia Antonini (PT) che stappiamo questo Lugana dell’Azienda Cobue di Pozzolengo (BS) accompagnandolo mirabilmente a un piatto freddo con tonno, uovo sodo, maionese e pomodoro costoluto.

Le foto fatte in casa sono di un’altra occasione, ma il vino è lo stesso.

Da uve Turbiana selezionate e  provenienti da un singolo vigneto in Pozzolengo. Affinamento in acciaio e sosta sui lieviti per 6 mesi.

Vino concreto e al tempo stesso fine.
Colore intenso. Profumi che vanno dal fiore della passiflora e del sambuco al cedro, alla papaya, ricordi speziati e vegetali.

Vino dall’acidità fasciante, di buon corpo, caldo, stratificato, a tratti salino. Gusto pieno e buon finale centrato sull’agrume e il frutto tropical.

Enonauta/Degustazione di Vino #233 - review - Lugana Camp8 2019 - Cobue | Vino concreto e al tempo stesso fine
Enonauta/Degustazione di Vino #233 - review - Lugana Camp8 2019 - Cobue | Vino concreto e al tempo stesso fine

Enonauta/Degustazione di Vino #233 – review – Lugana Camp8 2019 – Cobue | Vino concreto e al tempo stesso fine

Lugana Camp8 2019 – Cobue

Day Sunday 3 July 2022. Very high temperature. Refreshment seems impossible, the thought of him takes on the contours of a mirage, the features of something irremediably lost. The only way is to escape into the woods with the cooler.

And it is there in the Macchia Antonini woods (PT) that we uncork this Lugana from the Cobue company of Pozzolengo (BS), admirably accompanying it with a cold dish with tuna, hard-boiled egg, mayonnaise and ribbed tomato.

The homemade photos are from another occasion, but the wine is the same.

From selected Turbiana grapes coming from a single vineyard in Pozzolengo. Refinement in steel and rest on the yeasts for 6 months.

A concrete and at the same time fine wine.
Intense color. Perfumes ranging from passion flower and elderberry to cedar, papaya, spicy and vegetal memories.

Wine with enveloping acidity, good body, warm, stratified, at times saline. Full flavor and good finish centered on citrus and tropical fruit.

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Perlagioia 2020 – Ancarani

Perlagioia 2020 – Ancarani
Ravenna Bianco IGT
Da Faenza – Romagna

Albana e altri vitigni autoctoni della Romagna (Trebbiano e Famoso seguendo indicazioni ufficiose e non il sito dell’azienda).
Breve sosta in pressa, tre mesi sui lieviti, due mesi in bottiglia.
Colore giallo scuro brillante, vino piuttosto diretto, apparentemente semplice, disimpegnato. Ma non è approssimativo, per un disimpegno buttato lì alla bell’e meglio. È un disimpegno di qualità.
Mette insieme sentori di pesca, ginestra, la nespola, zafferano, qualche suggestione ossidativa. Non è complesso però è schietto.
In bocca è secco, cede un po’ in acidità, ma offre assai in salinità e gusto/materia, un filo di tannini per una bevuta che dà sicuramente il meglio a tavola.
Nel finale si rievocano il miele di acacia, la frutta a pasta gialla.
Non trascendentale, ma è un vino che può trovare una sua giusta e riuscita collocazione agilmente.

Enonauta/Degustazione di Vino #232 - review - Perlagioia 2020 - Ancarani | vino che può trovare una sua giusta collocazione agilmente

Albana e altri vitigni autoctoni della Romagna (Trebbiano e Famoso seguendo indicazioni ufficiose e non il sito dell’azienda).

Enonauta/Degustazione di Vino #232 - review - Perlagioia 2020 - Ancarani | vino che può trovare una sua giusta collocazione agilmente
Enonauta/Degustazione di Vino #232 - review - Perlagioia 2020 - Ancarani | vino che può trovare una sua giusta collocazione agilmente

Perlagioia Ancarani 2020

Ravenna Bianco IGT
From Faenza – Romagna

Albana and other native Romagna vines (Trebbiano and Famoso following unofficial indications and not the company website).
Brief rest in the press, three months on the lees, two months in the bottle.
Brilliant dark yellow colour, rather direct, apparently simple, disengaged wine. But it is not approximate, for a disengagement thrown in at random. It’s a quality disengagement.
It brings together hints of peach, broom, medlar, saffron, some oxidative suggestions. It’s not complex but it’s straightforward.
In the mouth it is dry, it yields a little in acidity, but offers a lot in salinity and taste/matter, a thread of tannins for a drink that certainly gives its best at the table.
The finish evokes acacia honey and yellow-fleshed fruit.
Not transcendental, but it is a wine that can easily find its right and successful place.

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Modernista o Classicista? 4 Baroli 2015 per un confronto amichevole

Degustazione Barolo 2015 / Amichevole Modernisti Vs Classicisti

Per l’ultima serata di rossi prima dell’avvento del caldo, caldo che al momento di iniziare la serata era già arrivato da un po’ a dire il vero, ho scelto una selezione di Baroli dell’annata 2015 accompagnati da quattro formaggi. Annata buona, quasi top, da alcuni considerata troppo calda, poco incline per altri all’invecchiamento. Però le considerazioni non si bevono e le parole nemmeno. L’unica cosa da fare è stappare.
Per l’occasione ho organizzato un confronto amichevole Modernisti contro Classicisti. Due contro due. Domenico Clerico e Marco Curto da una parte. Scarzello e Guido Porro dall’altra. E gli amici a tavola.
A fine serata?
La 2015, per quanto nemmeno le annate si possano stappare, valutata attraverso il filtro di queste quattro interpretazioni figlie di due filosofie produttive diverse appare davvero una bella annata. Vitale, brillante, appagante, nel caso del Barolo tendenzialmente più incline alla prontezza.

Barolo 2015 – Domenico Clerico (Monforte)

Avevo già bevuto questo vino prima dell’inizio della Pandemia e si conferma un Barolo vellutato, il più felpato e pronto del novero, contraddistinto da aromi di frutta matura, tabacco, viola, qualcosa di resinoso, sorso caldo e d’impatto, aroma di bocca ricco, fruttuoso, già equilibrato, dalla forza tattile misurata, un Barolo da scegliere al ristorante per non rimanere traumatizzati da tannini troppo virulenti e non preventivati.
Elegante senza dubbi. Forse meno espressivo degli altri. Il più pronto.

Barolo del Comune di Barolo 2015 – Scarzello (Barolo)

Tradizionale, macerazione lunga, almeno 18 mesi in botte grande e poi lungamente in bottiglia.
Colore granato, varietà e intensità olfattiva che dopo diverse esperienze credo ormai caratteristiche del Barolo di Scarzello. Mentolato, melograno, erbe aromatiche, chinotto, rosa, ma ciò che appare come la cifra tipica è il tratto mentolato.
Tensione, scheletro, esilità apparente che si trasforma in forza espressiva, freschissimo, tannini sottili e di buona forza, lunghissimo finale che rievoca il frutto rosso e le erbe aromatiche.
Barolo non pronto nel senso in cui comunemente si usa il termine, ma bevibile, preciso, godibile, buono.

Barolo Arborina 2015 – Marco Curto (La Morra)

La vera sorpresa, almeno per me, della serata. Non perché mi aspettassi un vino meno buono, ma semplicemente perché non avevo mai incontrato i vini dell’azienda Curto di La Morra.

5 giorni in rotomaceratore, due anni in barrique. Un anno in bottiglia.
Il mio preferito della serata. Per la sua completezza, per la varietà di suggestioni offerte al bevitore.

Colore rubino scuro,
Fragranze di viola, marasca, agrume, speziatura netta, lievi reminiscenze balsamiche, di humus e di tostato.
Tra i quattro è il vino di maggior concentrazione, che offre il sorso più voluminoso. Esordio avvolgente, gratificante, a questa concentrazione si accompagnano acidità e tannini di carattere, definizione, distensione, un bel finale fruttato/speziato che non chiude.
Veramente un bel vino.

Barolo Lazzairasco 2015 – Guido Porro (Serralunga)

Guido Porro a mio avviso è un vero fuoriclasse. Con questo Lazzairasco 2015 non si smentisce.
Tradizionalmente lunga macerazione, invecchiamento in botte grande.
Rigore, persistenza, tipicità, trasparente granato, molta rosa, molto lampone, genziana, qualche ricordo di sottobosco, foglia di the, sorso freschissimo, tirato, grande progressione, i tannini ancora ruvidi, finisce lungo, sapido, sul frutto gentile, e poi sfuma lentamente come un disco in vinile dei Wire a cui, nella sua energica, sostanzale e precisa asciuttezza, potrebbe essere apparentato.
Per i vini di Porro non si saprebbe mai dove proiettare nel tempo una eventuale prontezza, ce li godiamo senza pensare al futuro nell’adesso.

Enonauta/Degustazione di Vino #228/231 - review - Degustazione Barolo 2015 | Clerico, Scarzello, Curto, Porro

Degustazione Barolo 2015

Enonauta/Degustazione di Vino #228/231 - review - Degustazione Barolo 2015 | Clerico, Scarzello, Curto, Porro
Enonauta/Degustazione di Vino #228/231 - review - Degustazione Barolo 2015 | Clerico, Scarzello, Curto, Porro

Degustazione Barolo 2015 Tasting / Modernists Vs Classicists – Friendly Match


For the last evening of reds before the arrival of the heat, heat which had already arrived for a while when the evening began, to be honest, I chose a selection of Baroli from the 2015 vintage accompanied by four cheeses. A good vintage, almost top, considered by some to be too warm, while by others it was not very prone to aging. But considerations are not swallowed and neither are words. The only thing to do is uncork.
For the occasion I organized a friendly confrontation between Modernists and Classicists. Two against two. Domenico Clerico and Marco Curto on one side. Scarzello and Guido Porro on the other. And friends at the table.
At the end of the evening?
The 2015, although not even the vintages can be uncorked, evaluated through the filter of these four interpretations resulting from two different production philosophies appears to be a truly beautiful vintage. Vital, brilliant, satisfying, in the case of Barolo tending to be more prompt.

Barolo 2015 – Domenico Clerico (Monforte)


I had already drunk this wine before the start of the Pandemic and it confirms itself as a velvety Barolo, the softest and most ready of the bunch, characterized by aromas of ripe fruit, tobacco, violet, something resinous, warm and impactful sip, aroma of rich, fruitful, already balanced on the palate, with a measured tactile strength, a Barolo to choose at the restaurant so as not to be traumatized by too virulent and unexpected tannins.
Elegant without doubt. Perhaps less expressive than the others. The most ready.

Barolo from the Municipality of Barolo 2015 – Scarzello (Barolo)


Traditional, long maceration, at least 18 months in large barrels and then long in the bottle.
Garnet colour, variety and olfactory intensity which, after several experiences, I believe are now characteristic of Scarzello’s Barolo. Mentholated, pomegranate, aromatic herbs, chinotto, rose, but what appears as the typical figure is the mentholated trait.
Tension, skeleton, apparent slenderness that transforms into expressive strength, very fresh, thin and well-strength tannins, a very long finish that recalls red fruit and aromatic herbs.
Barolo not ready in the sense in which the term is commonly used, but drinkable, precise, enjoyable, good.

Barolo Arborina 2015 – Marco Curto (La Morra)


The real surprise, at least for me, of the evening. Not because I expected a less good wine, but simply because I had never encountered the wines of the Curto di La Morra company.

5 days in rotary macerator, two years in barrique. A year in the bottle.
My favorite of the evening. For its completeness, for the variety of suggestions offered to the drinker.

Dark ruby colour,
Fragrances of violet, morello cherry, citrus, clear spiciness, slight balsamic, humus and toasted reminiscences.
Among the four, it is the wine with the greatest concentration, which offers the most voluminous sip. Enveloping, rewarding debut, this concentration is accompanied by acidity and tannins of character, definition, relaxation, a nice fruity/spicy finish that does not close.
Truly a beautiful wine.

Barolo Lazzairasco 2015 – Guido Porro (Serralunga)


Guido Porro in my opinion is a true champion. With this Lazzairasco 2015 does not contradict itself.
Traditionally long maceration, aging in large barrels.
Rigor, persistence, typicality, transparent garnet, lots of rose, lots of raspberry, gentian, some hints of undergrowth, tea leaf, very fresh, tight sip, great progression, still rough tannins, ends long, savory, on the gentle fruit, and then it fades slowly like a Wire vinyl record to which, in its energetic, substantial and precise dryness, it could be related.
For Porro wines one would never know where to project any readiness over time, we enjoy them without thinking about the future in the now.

Degustazione Barolo 2015

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Rosso di Montalcino 2018 “Sogni & Follia” – Podere Le Ripi

Rosso di Montalcino 2018 “Sogni & Follia” – Podere Le Ripi

Oltre che raccontarne le caratteristiche che ne fanno un ottimo vino, mi sento anche di raccomandarlo caldamente. Non perché mi abbiano pagato, ché anch’io me ne sono comprate 6 bottiglie, ma perché ha destato in me un entusiasmo che non sempre i vini, nemmeno quelli più buoni, riescono a destare.

Fermentazione in tino aperto per 20 giorni, invecchiamento in botte grande per 36 mesi. Uve dai terreni sul versante sudovest di Montalcino.
Azienda che opera ispirandosi ai principi della biodinamica.

Vino che brilla per la sua precisa forza espressiva, unendo alla struttura importante la definizione, la profondità, la qualità del retrogusto che invoglia alla beva.
Il colore è rubino limpidissimo tendente al granata, fragrante con sentori principalmente fruttati di arancia sanguinella, ribes rosso, pesca tabacchiera e poi altri ricordi di pepe bianco e di erbe aromatiche, appena ematici.
Equilibrio emblematico. Il sorso è aperto, voluminoso, non s’intoppa da nessuna parte. Buona Struttura, ma non poderosa, fresco e tannico quel che basta perché il sorso abbia vita e forma, Una scia di gusto fruttato delicatissimo che parrebbe non finire mai.
Il Rosso di Montalcino è una tipologia che finisco per non stappare quasi mai, ma in questo caso le sensazioni ricevute al banco di assaggio a Terre di Toscana hanno avuto un riscontro a tavola.
Vino buonissimo adesso e senza bisogno di interpretazioni macchinose.

Enonauta/Degustazione di Vino #227 - review - Rosso di Montalcino 2018 "Sogni & Follia" - Podere Le Ripi | Vino di precisa forza espressiva
Enonauta/Degustazione di Vino #227 - review - Rosso di Montalcino 2018 "Sogni & Follia" - Podere Le Ripi | Vino di precisa forza espressiva
Enonauta/Degustazione di Vino #227 - review - Rosso di Montalcino 2018 "Sogni & Follia" - Podere Le Ripi | Vino di precisa forza espressiva

Rosso di Montalcino 2018 “Sogni & Follia” – Podere Le Ripi

In addition to describing the characteristics that make it an excellent wine, I would also like to recommend it warmly. Not because they paid me, because I also bought 6 bottles, but because it aroused in me an enthusiasm that wines, not even the best ones, are always able to arouse.

Fermentation in open vats for 20 days, aging in large barrels for 36 months. Grapes from the land on the southwestern side of Montalcino.
Company that operates inspired by the principles of biodynamics.

A wine that shines for its precise expressive strength, combining an important structure with definition, depth and the quality of the aftertaste that encourages drinking.
The color is very clear ruby ​​tending towards garnet, fragrant with mainly fruity hints of blood orange, red currant, snuffbox peach and then other hints of white pepper and aromatic herbs, slightly blood-like.
Emblematic balance. The sip is open, voluminous, it doesn’t hitch anywhere. Good structure, but not powerful, fresh and tannic enough for the sip to have life and shape, A trail of very delicate fruity taste that seems to never end.
Rosso di Montalcino is a type that I almost never end up uncorking, but in this case the sensations received at the tasting counter at Terre di Toscana were reflected at the table.
Very good wine now and without the need for cumbersome interpretations.

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Enonauti in trasferta da Amerigo

Anche nel 2022 siamo dunque riusciti a pranzare da Amerigo a Savigno. Trattoria per cui non si spendono mai abbastanza parole di elogio. Per la cucina, l’accoglienza, la scelta di permettere ai wine lovers di accompagnare le proprie bottiglie alle sempre ottime proposte culinarie.

Avevamo cinque bottiglie.

Champagne Drappier Brut Nature
Châteauneuf du Pape Blanc 2020 – Chateau Mont – Redon
Le Trame Chianti Classico 2009 – Podere Le Boncie
Barolo Cannubi 2012 – Giacomo Fenocchio
Kurni 2013 – Oasi degli Angeli

 

 

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Champagne Drappier Brut Nature

Blanc de noir (pinot nero) , colore dorato, Caramella d’orzo, pera, crosta di pane, lievi sentori di spezie, bergamotto, bolla fine e continua, fresco, suggerisce un che di ossidativo, ha anche spessore, buon finale con retrogusto speziato e di frutto maturo. Buono, adatto ad aprire il pranzo, ma non mi entusiasma.

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Châteauneaf du Pape Blanc 2020 – Chateau Mont – Redon

Blend di vitigni tipici del sud della Francia, no malolattica, sosta sulle fecce.
A un naso un po’ timido fanno da sponda piacevolezza di beva e una convincente forza e tensione gustativa. Il meglio lo dà dunque al palato. Profumi di pesca bianca, fiori di tiglio, cedro, il vino ha acidità eppure ha un tocco vellutato, volume e profondità.
Riceve apprezzamenti non unanimi, ma la bottiglia termina prima che qualcuno riesca a formulare una frase compiuta. Se il “metro” può essere misura e testimonianza in questo caso depone a suo favore. Dello Châteauneaf du Pape Blanc. Forse troppo giovane, chissà che non si trovasse in quella fase di quiescenza di cui si racconta nei libri.
Per me un ottimo vino.
 
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Le Trame Chianti Classico 2009 – Podere Le Boncie

Sangiovese con un po’ di Mammolo, Colorino e Foglia Tonda.
Vino tendenzialmente naturale, se mi si passa il termine.
Qui si apre una grande parentesi.
Avevo già bevuto questa stessa bottiglia forse nel 2016 in compagnia di Rudi che oggi l’ha portata al ristorante come allora la portò a casa mia. È un bel rincontarsi dal momento che della prima conservo ancora il vuoto. Colore granato vivo, chiaro, fraganze di buona intensità che ricordano la Carruba, la lavanda, scorza d’arancio, marasca in confettura, torrefazione, a tratti balsamico, qui siamo al punto esatto in cui provare ad apprezzare un sangiovese d’annata e finire felici. Adesso, non l’anno prossimo. Qui siamo arrivati nel momento giusto.
Sorso fresco ben bilanciato, tannini che sono una filigrana, bocca coerente, densità giusta, aroma di bocca di rara piacevolezza, ottima persistenza tutta sul frutto maturo.
Un vino che riberrei cento volte.
 
 
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Barolo Cannubi 2012 – Giacomo Fenocchio

Avendo avuto la fortuna di essere presente all’acquisto di questa bottiglia l’assaggiai sul momento alla presenza del Signor Fenocchio, poi l’ho riassaggiata a casa, oggi la riassaggio dopo qualche anno e ne posso apprezzare il suo percorso in bottiglia.
Figlio di un’annata, la 2012, ritenuta minore non è nel frattempo diventato figlio di una annata diversa. E per fortuna vorrei aggiungere.
Il tempo ne ha stemperato l’austerità, resta un vino tattile, un po’ scorbutico, ma ha bei profumi di melagrana, ribes, genziana, foglia di the.
Vino di medio corpo, asciutto nelle forme, fresco, comincia a trovare distensione tra le trame dei tannini, che tendono tuttora a chiudere un po’ il sorso. Secondo me tra tre/quattro anni potrà trovare un punto di evoluzione ulteriore anche se ha già innestato un passo che l’assenza di ricordi di surmaturazione fa pensare possa portare decisamente verso una eleganza più spiccata.

 
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Kurni 2013 – Oasi degli Angeli

Lo ricordavo più lezioso. Più smaccatamente dolce. Oggi lo trovo dolce, ma tra le altre cose. Non incontra tutti i palati, io stesso non sono un amante del genere “iperconcentrato”, ma ne conservavo una bottiglia per un’occasione ed eccola stappata sul finire del secondo in questo ottimo pranzo da Amerigo.
Montepulciano 100 percento
Con invecchiamento in barriques.
Impenetrabile rubino scuro, Frutti di bosco, cassis, balsamico, cannella, tabacco, molto preciso e al contempo
Il sorso è voluminoso, caldo, ma senza ingombro. Ha una sua dinamica a bassa intensità, una suo modo di vibrare. Tannino smussato, sensazione generale di avvolgenza, persistenza prolungata.
Finendo la bottiglia si sconfina nel Dolce. E si accompagna abbastanza bene anche con la Zuppa Inglese dopo il Capretto.
Un’idea di vino che personalmente non riesco ad apprezzare fino in fondo, ma è un’idea ben realizzata.
 
 
 
Enonauta/Degustazione di Vino #222/226 - review - alla Trattoria Amerigo con Drappier, Le Trame, Cannubi Fenocchio, Kurni
Enonauta/Degustazione di Vino #222/226 - review - alla Trattoria Amerigo con Drappier, Le Trame, Cannubi Fenocchio, Kurni
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