Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Se di una cena restano solo due foto sfocate e il ricordo di una buona compagnia, di un buon tempo e di un buon mangiare allora è andato tutto bene.Le due foto sono quelle dei due vini che tra gli altri messi in tavola mi sono rimasti impressi. Il Barbaresco Rabajà 2015 di Giuseppe Cortese e il Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020,
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Si parla del Soave Superiore Ronchetto 2018 dell’Azienda Agricola Portinari da Brognoligo nei pressi di Monteforte in Alpone, da dove viene questa Garganega vinificata in acciaio. Prezzo poco più di 10 euro. Buono. E con personalità.
Colore vivo intenso e non bianco smunto.
Al naso rivela un animo citrico che poi si arricchisce di sentori di menta selvatica, pera abate, osmanto odoroso e di suggestioni petrose.
Salino/minerale spinto, acidità puntuta che trova un bell’appoggio nella materia, che c’è senza finire nell’opulenza, trova profondità senza così perdersi per un sorso che è dinamico e ricco insieme. E infatti non scivola via e sul finale piazza un bell’allungo con retrogusto agrumato, vegetale/aromatico piacevolissimo.
Bene col risotto alla pescatora, coi bastoncini di pesce e anche a merenda col pecorino abbucciato del Tondini di Pistoia.
Soave Superiore Ronchetto 2018 from the Azienda Agricola Portinari
Enonauta/Degustazione di Vino #236 – review
We are talking about the Soave Superiore Ronchetto 2018 from the Azienda Agricola Portinari from Brognoligo near Monteforte in Alpone, where this Garganega vinified in steel comes from. Price just over 10 euros. Good. And with personality.
Intense bright color and not dull white.
On the nose it reveals a citric soul which is then enriched with hints of wild mint, abate pear, fragrant osmanthus and petrous suggestions.
Strong salty/mineral, sharp acidity that finds a nice support in the material, which is there without ending up in opulence, finds depth without thus getting lost for a sip that is dynamic and rich at the same time. And in fact it doesn’t slip away and on the finish it has a nice extension with a very pleasant citrus, vegetal/aromatic aftertaste.
Good with risotto alla pescatora, with fish fingers and also as a snack with pecorino abbucciato from Tondini from Pistoia.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Chianti Classico “Vigna Vaggiolata” 2016 – Monterotondo
Ancora a Gaiole in Chianti sulle alture che si affacciano sul Valdarno, anche se dalla cucina di casa, da dove viene questo Chianti Classico 2016. Il segno distintivo dei vini di Saverio Basagni sono, per la mia personale esperienza, la precisione e l’eleganza. Non ne difetta nemmeno questa bottiglia.
Sangiovese, canaiolo e Malvasia rispettivamente per l’85, 10 e 5 %.
Lunga macerazione, invecchiamento in legno di varia capacità.
Colore chiaro rubino con bordo granato. Naso balsamico e mentolato, si sentono la visciola, la carruba, la viola. Appena speziato e resinoso, con un fondo di tostatura.
Il Sorso è setoso ed equilibrato. Lineare e dinamico, pronto adesso con tannini di grana fine e discreto finale rinfrescante.
Una particolarità dei vini dell’annata 2016 della cantina Monterotondo la si individua nel fatto che è il Chianti annata al posto del Riserva, che è quello che più spesso in zona Chianti Classico tende a fare affinamento in legno, a portare più nitidi i segni del passaggio in legno.
Still in Gaiole in Chianti on the hills overlooking the Valdarno, even if from the home kitchen, where this Chianti Classico 2016 comes from. The distinctive sign of Saverio Basagni’s wines are, in my personal experience, precision and elegance . This bottle doesn’t lack either.
Sangiovese, canaiolo and Malvasia for 85, 10 and 5% respectively.
Long maceration, aging in wood of various capacities.
Light ruby color with garnet edge. Balsamic and minty nose, hints of sour cherry, carob and violet. Just spicy and resinous, with a toasted base.
The sip is silky and balanced. Linear and dynamic, ready now with fine-grained tannins and a discreet refreshing finish.
A peculiarity of the 2016 vintage wines from the Monterotondo winery can be identified in the fact that it is the Chianti vintage instead of the Riserva, which is the one that most often tends to be aged in wood in the Chianti Classico area, which brings clearer signs of the wooden passage.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Chianti Classico 2018 – Fattoria San Giusto a Rentennano
It’s a day to remember. Paradoxically because it is the first time that I am disappointed, even if only partially, by a bottle from one of my favorite wineries. Which obviously remains so.
From Gaiole in Chianti
Sangiovese and Canaiolo in small part, aging for 11 months in tonneaux and barriques.
Dark ruby colour, on the nose I find continuity with what I have drunk over the years. Memories of berries, violets, undergrowth, blood and spicy notes. Balsamic and openly alcoholic.
However, on the palate it appears split. Although it suggests full maturation and offers bright acidity and a tannin that could be defined as exact, in shape and strength, a good concentration, rich taste, it brings with it an alcoholic charge that does not seem to be an integral part of the liquid. Rather than coming from inside the wine, it seems that the alcohol envelops it. And it is a sensation that accompanies the entire time the bottle finishes, but it ends with a bit of effort.
This makes me even more sorry. For wasted potential. The high alcohol content of the wines certainly cannot be blamed on the companies that are the first to face the difficulties caused by climate change and it is a misadventure that we encounter with ever increasing frequency.
San Giusto a Rentennano remains for me on the podium of Chianti Classico companies, but this bottle leaves you speechless.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Lugana Camp8 2019 – Cobue
Giorno Domenica 3 luglio 2022. Altissima temperatura. Il refrigerio appare impossibile, il suo pensiero assume i contorni di un miraggio, le fattezze di qualcosa di perduto irrimediabilmente. L’unica via è la fuga nel bosco con la borsa frigo.
Ed e lì nel bosco della Macchia Antonini (PT) che stappiamo questo Lugana dell’Azienda Cobue di Pozzolengo (BS) accompagnandolo mirabilmente a un piatto freddo con tonno, uovo sodo, maionese e pomodoro costoluto.
Le foto fatte in casa sono di un’altra occasione, ma il vino è lo stesso.
Da uve Turbiana selezionate e provenienti da un singolo vigneto in Pozzolengo. Affinamento in acciaio e sosta sui lieviti per 6 mesi.
Vino concreto e al tempo stesso fine.
Colore intenso. Profumi che vanno dal fiore della passiflora e del sambuco al cedro, alla papaya, ricordi speziati e vegetali.
Vino dall’acidità fasciante, di buon corpo, caldo, stratificato, a tratti salino. Gusto pieno e buon finale centrato sull’agrume e il frutto tropical.
Enonauta/Degustazione di Vino #233 – review – Lugana Camp8 2019 – Cobue | Vino concreto e al tempo stesso fine
Day Sunday 3 July 2022. Very high temperature. Refreshment seems impossible, the thought of him takes on the contours of a mirage, the features of something irremediably lost. The only way is to escape into the woods with the cooler.
And it is there in the Macchia Antonini woods (PT) that we uncork this Lugana from the Cobue company of Pozzolengo (BS), admirably accompanying it with a cold dish with tuna, hard-boiled egg, mayonnaise and ribbed tomato.
The homemade photos are from another occasion, but the wine is the same.
From selected Turbiana grapes coming from a single vineyard in Pozzolengo. Refinement in steel and rest on the yeasts for 6 months.
A concrete and at the same time fine wine.
Intense color. Perfumes ranging from passion flower and elderberry to cedar, papaya, spicy and vegetal memories.
Wine with enveloping acidity, good body, warm, stratified, at times saline. Full flavor and good finish centered on citrus and tropical fruit.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Perlagioia 2020 – Ancarani
Ravenna Bianco IGT
Da Faenza – Romagna
Albana e altri vitigni autoctoni della Romagna (Trebbiano e Famoso seguendo indicazioni ufficiose e non il sito dell’azienda).
Breve sosta in pressa, tre mesi sui lieviti, due mesi in bottiglia.
Colore giallo scuro brillante, vino piuttosto diretto, apparentemente semplice, disimpegnato. Ma non è approssimativo, per un disimpegno buttato lì alla bell’e meglio. È un disimpegno di qualità.
Mette insieme sentori di pesca, ginestra, la nespola, zafferano, qualche suggestione ossidativa. Non è complesso però è schietto.
In bocca è secco, cede un po’ in acidità, ma offre assai in salinità e gusto/materia, un filo di tannini per una bevuta che dà sicuramente il meglio a tavola.
Nel finale si rievocano il miele di acacia, la frutta a pasta gialla.
Non trascendentale, ma è un vino che può trovare una sua giusta e riuscita collocazione agilmente.
Albana e altri vitigni autoctoni della Romagna (Trebbiano e Famoso seguendo indicazioni ufficiose e non il sito dell’azienda).
Ravenna Bianco IGT
From Faenza – Romagna
Albana and other native Romagna vines (Trebbiano and Famoso following unofficial indications and not the company website).
Brief rest in the press, three months on the lees, two months in the bottle.
Brilliant dark yellow colour, rather direct, apparently simple, disengaged wine. But it is not approximate, for a disengagement thrown in at random. It’s a quality disengagement.
It brings together hints of peach, broom, medlar, saffron, some oxidative suggestions. It’s not complex but it’s straightforward.
In the mouth it is dry, it yields a little in acidity, but offers a lot in salinity and taste/matter, a thread of tannins for a drink that certainly gives its best at the table.
The finish evokes acacia honey and yellow-fleshed fruit.
Not transcendental, but it is a wine that can easily find its right and successful place.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Degustazione Barolo 2015 / Amichevole Modernisti Vs Classicisti
Per l’ultima serata di rossi prima dell’avvento del caldo, caldo che al momento di iniziare la serata era già arrivato da un po’ a dire il vero, ho scelto una selezione di Baroli dell’annata 2015 accompagnati da quattro formaggi. Annata buona, quasi top, da alcuni considerata troppo calda, poco incline per altri all’invecchiamento. Però le considerazioni non si bevono e le parole nemmeno. L’unica cosa da fare è stappare.
Per l’occasione ho organizzato un confronto amichevole Modernisti contro Classicisti. Due contro due. Domenico Clerico e Marco Curto da una parte. Scarzello e Guido Porro dall’altra. E gli amici a tavola.
A fine serata?
La 2015, per quanto nemmeno le annate si possano stappare, valutata attraverso il filtro di queste quattro interpretazioni figlie di due filosofie produttive diverse appare davvero una bella annata. Vitale, brillante, appagante, nel caso del Barolo tendenzialmente più incline alla prontezza.
Avevo già bevuto questo vino prima dell’inizio della Pandemia e si conferma un Barolo vellutato, il più felpato e pronto del novero, contraddistinto da aromi di frutta matura, tabacco, viola, qualcosa di resinoso, sorso caldo e d’impatto, aroma di bocca ricco, fruttuoso, già equilibrato, dalla forza tattile misurata, un Barolo da scegliere al ristorante per non rimanere traumatizzati da tannini troppo virulenti e non preventivati.
Elegante senza dubbi. Forse meno espressivo degli altri. Il più pronto.
Tradizionale, macerazione lunga, almeno 18 mesi in botte grande e poi lungamente in bottiglia.
Colore granato, varietà e intensità olfattiva che dopo diverse esperienze credo ormai caratteristiche del Barolo di Scarzello. Mentolato, melograno, erbe aromatiche, chinotto, rosa, ma ciò che appare come la cifra tipica è il tratto mentolato.
Tensione, scheletro, esilità apparente che si trasforma in forza espressiva, freschissimo, tannini sottili e di buona forza, lunghissimo finale che rievoca il frutto rosso e le erbe aromatiche.
Barolo non pronto nel senso in cui comunemente si usa il termine, ma bevibile, preciso, godibile, buono.
La vera sorpresa, almeno per me, della serata. Non perché mi aspettassi un vino meno buono, ma semplicemente perché non avevo mai incontrato i vini dell’azienda Curto di La Morra.
5 giorni in rotomaceratore, due anni in barrique. Un anno in bottiglia.
Il mio preferito della serata. Per la sua completezza, per la varietà di suggestioni offerte al bevitore.
Colore rubino scuro,
Fragranze di viola, marasca, agrume, speziatura netta, lievi reminiscenze balsamiche, di humus e di tostato.
Tra i quattro è il vino di maggior concentrazione, che offre il sorso più voluminoso. Esordio avvolgente, gratificante, a questa concentrazione si accompagnano acidità e tannini di carattere, definizione, distensione, un bel finale fruttato/speziato che non chiude.
Veramente un bel vino.
Guido Porro a mio avviso è un vero fuoriclasse. Con questo Lazzairasco 2015 non si smentisce.
Tradizionalmente lunga macerazione, invecchiamento in botte grande.
Rigore, persistenza, tipicità, trasparente granato, molta rosa, molto lampone, genziana, qualche ricordo di sottobosco, foglia di the, sorso freschissimo, tirato, grande progressione, i tannini ancora ruvidi, finisce lungo, sapido, sul frutto gentile, e poi sfuma lentamente come un disco in vinile dei Wire a cui, nella sua energica, sostanzale e precisa asciuttezza, potrebbe essere apparentato.
Per i vini di Porro non si saprebbe mai dove proiettare nel tempo una eventuale prontezza, ce li godiamo senza pensare al futuro nell’adesso.
Degustazione Barolo 2015
For the last evening of reds before the arrival of the heat, heat which had already arrived for a while when the evening began, to be honest, I chose a selection of Baroli from the 2015 vintage accompanied by four cheeses. A good vintage, almost top, considered by some to be too warm, while by others it was not very prone to aging. But considerations are not swallowed and neither are words. The only thing to do is uncork.
For the occasion I organized a friendly confrontation between Modernists and Classicists. Two against two. Domenico Clerico and Marco Curto on one side. Scarzello and Guido Porro on the other. And friends at the table.
At the end of the evening?
The 2015, although not even the vintages can be uncorked, evaluated through the filter of these four interpretations resulting from two different production philosophies appears to be a truly beautiful vintage. Vital, brilliant, satisfying, in the case of Barolo tending to be more prompt.
I had already drunk this wine before the start of the Pandemic and it confirms itself as a velvety Barolo, the softest and most ready of the bunch, characterized by aromas of ripe fruit, tobacco, violet, something resinous, warm and impactful sip, aroma of rich, fruitful, already balanced on the palate, with a measured tactile strength, a Barolo to choose at the restaurant so as not to be traumatized by too virulent and unexpected tannins.
Elegant without doubt. Perhaps less expressive than the others. The most ready.
Traditional, long maceration, at least 18 months in large barrels and then long in the bottle.
Garnet colour, variety and olfactory intensity which, after several experiences, I believe are now characteristic of Scarzello’s Barolo. Mentholated, pomegranate, aromatic herbs, chinotto, rose, but what appears as the typical figure is the mentholated trait.
Tension, skeleton, apparent slenderness that transforms into expressive strength, very fresh, thin and well-strength tannins, a very long finish that recalls red fruit and aromatic herbs.
Barolo not ready in the sense in which the term is commonly used, but drinkable, precise, enjoyable, good.
The real surprise, at least for me, of the evening. Not because I expected a less good wine, but simply because I had never encountered the wines of the Curto di La Morra company.
5 days in rotary macerator, two years in barrique. A year in the bottle.
My favorite of the evening. For its completeness, for the variety of suggestions offered to the drinker.
Dark ruby colour,
Fragrances of violet, morello cherry, citrus, clear spiciness, slight balsamic, humus and toasted reminiscences.
Among the four, it is the wine with the greatest concentration, which offers the most voluminous sip. Enveloping, rewarding debut, this concentration is accompanied by acidity and tannins of character, definition, relaxation, a nice fruity/spicy finish that does not close.
Truly a beautiful wine.
Guido Porro in my opinion is a true champion. With this Lazzairasco 2015 does not contradict itself.
Traditionally long maceration, aging in large barrels.
Rigor, persistence, typicality, transparent garnet, lots of rose, lots of raspberry, gentian, some hints of undergrowth, tea leaf, very fresh, tight sip, great progression, still rough tannins, ends long, savory, on the gentle fruit, and then it fades slowly like a Wire vinyl record to which, in its energetic, substantial and precise dryness, it could be related.
For Porro wines one would never know where to project any readiness over time, we enjoy them without thinking about the future in the now.
Degustazione Barolo 2015
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Rosso di Montalcino 2018 “Sogni & Follia” – Podere Le Ripi
Oltre che raccontarne le caratteristiche che ne fanno un ottimo vino, mi sento anche di raccomandarlo caldamente. Non perché mi abbiano pagato, ché anch’io me ne sono comprate 6 bottiglie, ma perché ha destato in me un entusiasmo che non sempre i vini, nemmeno quelli più buoni, riescono a destare.
Fermentazione in tino aperto per 20 giorni, invecchiamento in botte grande per 36 mesi. Uve dai terreni sul versante sudovest di Montalcino.
Azienda che opera ispirandosi ai principi della biodinamica.
Vino che brilla per la sua precisa forza espressiva, unendo alla struttura importante la definizione, la profondità, la qualità del retrogusto che invoglia alla beva.
Il colore è rubino limpidissimo tendente al granata, fragrante con sentori principalmente fruttati di arancia sanguinella, ribes rosso, pesca tabacchiera e poi altri ricordi di pepe bianco e di erbe aromatiche, appena ematici.
Equilibrio emblematico. Il sorso è aperto, voluminoso, non s’intoppa da nessuna parte. Buona Struttura, ma non poderosa, fresco e tannico quel che basta perché il sorso abbia vita e forma, Una scia di gusto fruttato delicatissimo che parrebbe non finire mai.
Il Rosso di Montalcino è una tipologia che finisco per non stappare quasi mai, ma in questo caso le sensazioni ricevute al banco di assaggio a Terre di Toscana hanno avuto un riscontro a tavola.
Vino buonissimo adesso e senza bisogno di interpretazioni macchinose.
In addition to describing the characteristics that make it an excellent wine, I would also like to recommend it warmly. Not because they paid me, because I also bought 6 bottles, but because it aroused in me an enthusiasm that wines, not even the best ones, are always able to arouse.
Fermentation in open vats for 20 days, aging in large barrels for 36 months. Grapes from the land on the southwestern side of Montalcino.
Company that operates inspired by the principles of biodynamics.
A wine that shines for its precise expressive strength, combining an important structure with definition, depth and the quality of the aftertaste that encourages drinking.
The color is very clear ruby tending towards garnet, fragrant with mainly fruity hints of blood orange, red currant, snuffbox peach and then other hints of white pepper and aromatic herbs, slightly blood-like.
Emblematic balance. The sip is open, voluminous, it doesn’t hitch anywhere. Good structure, but not powerful, fresh and tannic enough for the sip to have life and shape, A trail of very delicate fruity taste that seems to never end.
Rosso di Montalcino is a type that I almost never end up uncorking, but in this case the sensations received at the tasting counter at Terre di Toscana were reflected at the table.
Very good wine now and without the need for cumbersome interpretations.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Anche nel 2022 siamo dunque riusciti a pranzare da Amerigo a Savigno. Trattoria per cui non si spendono mai abbastanza parole di elogio. Per la cucina, l’accoglienza, la scelta di permettere ai wine lovers di accompagnare le proprie bottiglie alle sempre ottime proposte culinarie.
Avevamo cinque bottiglie.
– Champagne Drappier Brut Nature
– Châteauneuf du Pape Blanc 2020 – Chateau Mont – Redon
– Le Trame Chianti Classico 2009 – Podere Le Boncie
– Barolo Cannubi 2012 – Giacomo Fenocchio
– Kurni 2013 – Oasi degli Angeli
Blanc de noir (pinot nero) , colore dorato, Caramella d’orzo, pera, crosta di pane, lievi sentori di spezie, bergamotto, bolla fine e continua, fresco, suggerisce un che di ossidativo, ha anche spessore, buon finale con retrogusto speziato e di frutto maturo. Buono, adatto ad aprire il pranzo, ma non mi entusiasma.
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Avendo avuto la fortuna di essere presente all’acquisto di questa bottiglia l’assaggiai sul momento alla presenza del Signor Fenocchio, poi l’ho riassaggiata a casa, oggi la riassaggio dopo qualche anno e ne posso apprezzare il suo percorso in bottiglia.
Figlio di un’annata, la 2012, ritenuta minore non è nel frattempo diventato figlio di una annata diversa. E per fortuna vorrei aggiungere.
Il tempo ne ha stemperato l’austerità, resta un vino tattile, un po’ scorbutico, ma ha bei profumi di melagrana, ribes, genziana, foglia di the.
Vino di medio corpo, asciutto nelle forme, fresco, comincia a trovare distensione tra le trame dei tannini, che tendono tuttora a chiudere un po’ il sorso. Secondo me tra tre/quattro anni potrà trovare un punto di evoluzione ulteriore anche se ha già innestato un passo che l’assenza di ricordi di surmaturazione fa pensare possa portare decisamente verso una eleganza più spiccata.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.