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Chambolle-Musigny “Les Charmes” Premier Cru 1991 – Domaine Amiot-Servelle

Chambolle-Musigny “Les Charmes” Premier Cru 1991 – Domaine Amiot-Servelle

Non posso che scrivere un elogio al tempo che scorre ed alla pazienza di aspettarlo. Ma anche alla necessaria fortuna, all’occasione ed alla scommessa. Ho acquistato questo Les Charmes 1991 ad un asta di vini online, ambiente al quale ammetto di essere ben poco avvezzo e tanto meno appassionato. Confesso anche di essermi appoggiato ad Armando Castagno ed alla sua “bibbia” sulla Borgogna (più corretto dire sulle sue vigne) dove parla del Climat “Les Charmes” come uno dei luoghi che hanno contribuito maggiormente alla costruzione del mito di Chambolle come massima espressione di finezza e complessità. Sempre Castagno lo definisce un Premier Cru che nelle migliori annate rivaleggia, senza timore reverenziale, nei confronti di molti blasonati Gran Cru della Côte d’Or, capace di invecchiare 20 anni e più senza scomporsi. L’annata 1991 si configura come ottima e molto equilibrata, messa forse in ombra dalla monumentale 1990, considerata tra le migliori annate del secolo in Borgogna. Il Domaine Amiot-Servelle, attivo da circa un secolo, si è convertito nel 2003 alle pratiche biologiche certificate in vigna e persegue un approccio poco interventista in cantina (lieviti autoctoni, filtrazioni minime o del tutto assenti, piccole dosi di solforosa all’imbottigliamento). Dopo un’estate di riposo in cantina ho deciso di aprirla senza particolari motivi, per una cena piuttosto semplice, e nella speranza che il vino stesso fosse l’occasione ed il pretesto per un viatico speciale. Dopo tre-quattro ore dall’apertura, il vino si è prentato in un bella veste rosso rubino con riflessi granato, ancora vivo e luminoso. Al naso contratto e reticente, piccoli frutti rossi sottospirito, cuoio, leggero accento boisé. Al palato invece appariva un vino scarno, privato per sottrazione nel tempo di tutti gli elementi vitali e costituenti. Lasciando invece spazio ad una acidità netta, tagliente ed invasiva, non certo segno di gioventù. Deluso, disilluso, e forse aiutato da un pizzico di lungimiranza inconscia, ho deciso di archiviare la bottiglia come interlocutoria, ed ho aperto un altro vino per la serata, cercando di andare sul sicuro. Il giorno seguente, a pranzo, si è palesata ed incarnata nel calice la mitica “magia della Borgogna”. Il vino aperto 16 ore prima era completamente trasformato, rivoluzionato, risorto. Dalla sua possibile e prematuramente “morte” dichiarata, questo Chambolle-Musigny si palesava come il miglior Borgogna mai assaggiato fino ad oggi. Al naso una complessità estrema, stratificata ed intersecata al millimetro, in un gioco di sentori di sottobosco (tra cui netto il tartufo bianco, i funghi freschi, l’humus), piccoli frutti rossi maturi, spezie, goudron, torrefazione. Al palato il velluto di Chambolle si è manifestato in tutta la sua eleganza. Impatto morbido e suadente, tannini sferici di rara eleganza, sorso coerente, fluido, delicato ma non esile, ben sorretto ancora da una certa freschezza, che con garbo ed equilibrio guidava la dinamica del sorso verso un finale minerale e sapido molto lungo e gratificante. Un vino emozionante, di rara eleganza, che mi ha regalato un esempio archetipico di cosa possa esprimere un grandissimo Pinot Noir nella Côte de Nuits, dopo 30 anni. Ma come dicevo in apertura questo è anche un elogio alla lentezza, alla pazienza di saper aspettare e rispettare i tempi dell’altro. Al tempo che scorre inesorabile e in alcuni casi, come per questo magnifico vino, con una fiducia incrollabile.

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Carte des vins de Chambolle-Musigny et De Morey-St-Denis

Chambolle-Musigny “Les Charmes” Premier Cru 1991 – Domaine Amiot-Servelle

I can only write praise for the passing of time and the patience to wait for it. But also to the necessary luck, the opportunity and the bet. I purchased this Les Charmes 1991 at an online wine auction, an environment to which I admit I am very unaccustomed and much less passionate. I also confess that I relied on Armando Castagno and his “bible” on Burgundy (more correct to say on its vineyards) where he speaks of the Climat “Les Charmes” as one of the places that contributed most to the construction of the myth of Chambolle as the maximum expression of finesse and complexity. Castagno always defines it as a Premier Cru which in the best years rivals, without awe, the many renowned Grand Crus of the Côte d’Or, capable of aging for 20 years or more without getting upset. The 1991 vintage is excellent and very balanced, perhaps overshadowed by the monumental 1990, considered among the best vintages of the century in Burgundy. Domaine Amiot-Servelle, active for about a century, converted in 2003 to certified organic practices in the vineyard and pursues a low-interventionist approach in the cellar (native yeasts, minimal or no filtration, small doses of sulfur dioxide at bottling). . After a summer of rest in the cellar I decided to open it for no particular reason, for a rather simple dinner, and in the hope that the wine itself would be the occasion and pretext for a special viaticum.

Three-four hours after opening, the wine showed a beautiful ruby ​​red color with garnet reflections, still alive and bright. Contracted and reticent on the nose, small red fruits in alcohol, leather, light woody accent. On the palate, however, it appeared to be a sparse wine, deprived over time of all the vital and constituent elements. Instead, leaving room for a clear, sharp and invasive acidity, certainly not a sign of youth. Disappointed, disillusioned, and perhaps aided by a pinch of unconscious foresight, I decided to archive the bottle as an interlocutory, and I opened another wine for the evening, trying to be on the safe side. The following day, at lunch, the legendary “magic of Burgundy” was revealed and embodied in the glass. The wine opened 16 hours earlier was completely transformed, revolutionized, resurrected. From its possible and prematurely declared “death”, this Chambolle-Musigny revealed itself as the best Burgundy ever tasted to date. On the nose an extreme complexity, layered and intersected to the millimetre, in a play of undergrowth scents (including clear white truffle, fresh mushrooms, humus), small ripe red fruits, spices, tar and roasting. On the palate the Chambolle velvet manifested itself in all its elegance. Soft and persuasive impact, spherical tannins of rare elegance, coherent sip, fluid, delicate but not thin, well supported by a certain freshness, which with grace and balance guided the dynamics of the sip towards a very long and rewarding mineral and savory finish. An exciting wine, of rare elegance, which gave me an archetypal example of what a great Pinot Noir in the Côte de Nuits can express, after 30 years. But as I said at the beginning this is also a praise to slowness, to the patience of knowing how to wait and respect each other’s times. With time passing inexorably and in some cases, as for this magnificent wine, with unshakable confidence.

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Il Nizza È… tre giornate di Barbera a Nizza Monferrato (22/24 ottobre 2022)

Il Nizza È… tre giornate di Barbera a Nizza Monferrato (22/24 ottobre 2022)

 

Nizza Monferrato è una cittadina posta al centro di un immaginario quadrilatero avente agli angoli Alba, Asti, Ovada e Alessandria. Nizza, considerato uno dei territori d’elezione della Barbera, dal 2014 (prima annata uscita nel 2016) dopo essere stata una sottozona della Docg Barbera d’Asti, è anche una DOCG. Vini prodotti con solo uve barbera coltivate in18 comuni (Agliano Terme, Belveglio, Bruno, Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Cortiglione, Incisa Scapaccino, Moasca, Mombaruzzo, Mombercelli, Nizza Monferrato, Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Vaglio Serra, Vinchio).

Eventi Vino #2 - 2022 - Il Nizza È... tre giornate di Barbera a Nizza Monferrato (22/24 ottobre 2022)

 

Il Nizza è… per chi scrive è principalmente l’occasione di colmare una lacuna, capire dove cerca di andare questa recente denominazione (DOCG NIZZA) nata da ciò che era precedentemente una sottozona della Docg Barbera d’Asti, cosa vuole proporre all’appassionato di vini, cos’è che la contraddistingue nel panorama dei produttori di Barbera, che sono molti, e dei territori che ne esprimono l’anima. Non ultima l’opportunità di percorrere per la prima volta nella sua vita il passo del Turchino, famoso per essere uno dei punti di snodo della più classica e famosa delle corse ciclistiche in linea italiane. La Milano – Sanremo.
Enonauta tra le vigne del Monferrato

 

Enonauta tra le vigne del Monferrato

La manifestazione è raccolta, con banchi d’assaggio divisi per zone geografiche all’interno del Palazzo Crosa nel centro storico di Nizza Monferrato.
 
Un centinaio di bottiglie in degustazione ed io credo di averne assaggiate una cinquantina. Tutti i vini risultavano essere non meno che di corpo, di corpo pieno. Nessuna traccia di vini esili o poco concentrati. Abbondanza di quei vini che il buon Giampi Moretti, vignaiolo lucchese de “Le Terre del Sillabo”, definì “vini da esposizione” o anche “Vini Fallici”. Abbondanza di legno. Legno aromatico, resinoso, vanigliato, pizzicoso, pepato, molti tannini anestetizzanti. A Nizza si usa il legno e si sente. Il disciplinare ne prevede l’uso per entrambe le tipologie proposte, ne ero consapevole, ma insieme al legno ho avvertito il tentativo del colpo ad effetto, molti vini mi hanno fatto pensare a un progetto unitario, con esiti alterni, di portare il Barbera su un piano diverso, su un piano espressivo ipotetico di livello superiore. Ma questo livello a mio avviso resta ipotetico. Molti corpo a corpo, un po’ di fatica, anche nell’ascoltare il sempiterno sermone sull’integrazione futura e ipotetica (anche lei) del legno. Ché poi nessuno lo sa quantificare il tempo in cui questo legno si integra e del resto se ha bisogno di integrarsi vuol dire che al momento in cui non è integrato la situazione non è ottimale.
Con questo tra i cinquanta vini che ho assaggiato ne ho trovati di molto buoni, per gusto, fedeltà alla tipologia, tipicità, esecuzione. Cito dunque solo ciò che lasciò una buona impressione per onorare la bella esperienza, le buone compagnie trovate e non far torto a nessuno elevando il gusto proprio a giudizio definitivo. Confido invece di tornare a Nizza Monferrato per ampliare ulteriormente la confidenza con questa eccellenza enoica piemontese.
 
Su tutti gli assaggi ha brillato il “Viti Vecchie” 2019 di Gianni Doglia (https://giannidoglia.it/) per l’integrità, la precisione e uno sviluppo gustativo davvero coinvolgente.
 

Ottimi il “Laficaia” 2020 di Guasti Clemente & Figli, “Le Nicchie” 2019 de La Gironda , così come i vini di Cascina Garitina, le due proposte de La Barbatella “La Vigna dell’Angelo” 2019 e “La Vigna dell’Angelo” Riserva 2018, i due vini presentati da l’ Armangia “Titon” e “Vignali”, entrambi 2019 ed egualmente animati da grande energia ed espressività, il “Pragerolamo” 2019 dell’Azienda Durio che sorprende per la lunga distensione, la varietà delle suggestioni.

Una menzione particolare per “Noceto” 2018 di Ricossa per il quale, forse a causa della troppa esposizione in GDO, nutrivo degli ingiustificati pregiudizi e che invece alla prova del bicchiere è risultato un vino di sicura eleganza, ricchezza e forza espressiva.

 
Mappa del Nizza
Mappa del Nizza
Eventi Vino #2 - 2022 - Il Nizza È... tre giornate di Barbera a Nizza Monferrato (22/24 ottobre 2022)
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Soave Classico 2021 Roccolo Del Durlo – Le Battistelle

Soave Classico 2021 Roccolo Del Durlo – Le Battistelle

Bella scoperta il Roccolo del Durlo de Le Battistelle. Molti l’avevano forse già scoperto e probabilmente anche premiato, ma è senza dubbio meglio arrivare tardi che non arrivare.

Brillante conferma della incidenza positiva di “ben fatto” che ho potuto riscontrare in una mia ricognizione tra i produttori di Soave. Ben fatto senza spesso difettare in personalità e perciò maggiormente apprezzabile.

Da uve garganega da vigneti coltivati su pendii ripidi, quindi eroicamente, in una delle zone più vocate dell’intero territorio del Soave.

Breve criomacerazione, fermentazione e sosta sulle fecce fini di 8 mesi in acciaio.

Vino molto buono, dal colore intenso, con riflessi dorati, floreale, direi l’osmanto odoroso, profumo di cedro candito, una bella pesca percoca, note agrumate e anche vagamente speziate. Risulta dunque piuttosto ricco.

Il sorso avvolge e punge, ha stoffa morbida senza mai indulgere in stucchevolezza, che l’acidità e la salinità rendono leggera per cui risulta godibile, bevibile e altamente piacevole. La dualità di questo vino è la sua primaria forza, la complementarità di queste due anime, la materia che è spessa, a tratti oleosa, e la forza tattile che in sinergia piena portano il sorso lontano, che in un finale importante che rievoca la frutta a nocciolo, gli agrumi, un quid di miele millefiori.

In conclusione, la vocazione del territorio non è un’opinione.

Enonauta/Degustazione di Vino #265 - review - Soave Classico 2021 Roccolo Del Durlo - Le Battistelle | Il sorso avvolge e punge
Enonauta/Degustazione di Vino #265 - review - Soave Classico 2021 Roccolo Del Durlo - Le Battistelle | Il sorso avvolge e punge
Enonauta/Degustazione di Vino #265 - review - Soave Classico 2021 Roccolo Del Durlo - Le Battistelle | Il sorso avvolge e punge

Soave Classico 2021 Roccolo Del Durlo – Le Battistelle

Roccolo del Durlo of Le Battistelle is a beautiful discovery. Many had perhaps already discovered it and probably even rewarded it, but it is better to arrive late than not arrive.

Brilliant confirmation of the positive impact of “well done” that I was able to find in my survey of Soave producers. Well done without often lacking in personality.

From Garganega grapes grown heroically in one of the most suitable areas of the entire Soave area.

Brief cryomaceration, fermentation and rest on the fine lees for 8 months in steel.

Very good wine, with an intense color, with golden reflections, floral, I would say the fragrant osmanthus, scent of candied cedar, a nice percoca peach, citrus and even vaguely spicy notes. It is therefore quite rich.

The sip envelops and stings, it has a soft texture without ever indulging in cloying, which the acidity and salinity make light so it is enjoyable, drinkable and highly pleasant. The duality of this wine is its primary strength, the complementarity of these two souls, the material which is thick, at times oily, and the tactile strength which in full synergy take the sip far away, in an important finish which recalls the fruit hazelnut, citrus fruits, a hint of wildflower honey.

In conclusion, The vocation of the territory is not an opinion.

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Bramaterra 2010 – Antoniotti

Bramaterra 2010 – Antoniotti

Una splendida bevuta che ha bisogno di una premessa. Bevvi la stessa bottiglia qualche anno fa in un ristorante del quartiere San Salvario a Torino durante un diluvio, lo Scannabue (www.scannabue.it). Lo cito, non per fare pubblicità, perché la scoperta fu indotta dall’entusiasmo del sommelier nel proporsi di scegliere un vino, a suo dire particolare, per degli amanti del nebbiolo. Apprezzo questo entusiasmo quando mi sembra provenire da qualcuno che sembra competente e sincero al solito tempo.

Arrivò in tavola questo Bramaterra 2010 della cantina Antoniotti che riscosse un grande successo. Andai poi in seguito a conoscere la famiglia Antoniotti e a procurarmi questa bottiglia di stasera in quel di Sostegno.

Bevute anche altre annate (leggi qui ad esempio), ma nessuna come questa.

È nebbiolo con 20 percento di Croatina, 7 percento di Vespolina e 3 percento di Uva Rara. Cemento e botte grande per tre anni, approccio tradizionale.
Il vino è granato, integro fino al bordo, pieno, luminoso, ampio ed aperto da subito, intenso, con aromi nettissimi di rosa, lampone, ciliegia matura, chiodo di garofano e speziatura che sottolineano il buon uso dei vitigni complementari e che a questo Bramaterra donano una personalità davvero unica. È inoltre lievemente etereo, con ricordi di radici, appena un po’ di scorza di arancio. Rigore e precisione rari.
Nel sorso tutti gli elementi convergono affinché l’esperienza sia entusiasmante. Tenore alcolico misurato, acidità e salinità davvero importanti, ma che non tagliano mai il flusso di gusto, ne sono invece propulsore infinito. Tannino finissimo, di buona forza e non smussato, un ricamo, centro bocca fruttato, pieno, definito e gustoso. Il Finale è lungo, rinfrescante dove trova il modo di essere rievocato tutto ciò che era stato suggerito al naso.

98 punti, ma anche 100.

Enonauta/Degustazione di Vino #264 - review - Bramaterra 2010 - Antoniotti | Vino perfettamente compiuto, per esecuzione, piacevolezza, carattere e anche originalità.
Un Bramaterra da 100 punti
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Bramaterra 2010
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Antoniotti

Bramaterra 2010 – Antoniotti

A splendid drink that needs a premise. I drank the same bottle a few years ago in a restaurant in the San Salvario district of Turin during a flood, Scannabue (www.scannabue.it). I mention it, not to advertise, because the discovery was induced by the sommelier’s enthusiasm in proposing to choose a wine, which he said was particular, for Nebbiolo lovers. I appreciate this enthusiasm when it seems to come from someone who seems competent and sincere at the same time.

This Bramaterra 2010 from the Antoniotti winery arrived on the table and was a great success. I then later went to meet the Antoniotti family and to get this bottle tonight in Sostegno.

I also drank other vintages (read here for example), but none like this one.

It is Nebbiolo with 20 percent Croatina, 7 percent Vespolina and 3 percent Uva Rara. Cement and big barrel for three years, traditional approach.
The wine is garnet, intact up to the edge, full, bright, ample and immediately open, intense, with very clear aromas of rose, raspberry, ripe cherry, clove and spiciness which underline the good use of complementary vines and which to this Bramaterra give a truly unique personality. It is also slightly ethereal, with hints of roots, just a little orange peel. Rare rigor and precision.
In the sip all the elements converge so that the experience is exciting. Measured alcohol content, really important acidity and salinity, but which never cut off the flow of flavour, are instead an infinite driving force. Very fine tannin, of good strength and not blunt, an embroidery, fruity, full, defined and tasty center of the mouth. The finish is long, refreshing where everything that was suggested to the nose finds a way to be evoked.

98 points, but also 100.

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Riesling Silberberg de Rorschwihr 2009 – Rolly Gassmann

Riesling Silberberg de Rorschwihr 2009 – Rolly Gassmann

Come si parla di un vino che non incontra i nostri gusti? Possiamo definire buono un vino ben fatto e di indubbia qualità, che però soggettivamente, ed onestamente, non ci piace? Difficile dare una risposta semplice ad un quesito complesso. Difficile rispondere in maniera univoca, almeno per me. Quando scriviamo intorno ad un vino, esprimiamo sempre almeno in parte, una forma di “giudizio”, che non vuole essere una sentenza, ma certamente non possiamo sfuggire completamente dall’esercizio di una valutazione soggettiva e personale. Scrivere è sovente raccontare del proprio incontro con l’altro, ed anche scrivere di vino (o del vino o intorno al vino) è la storia di un incontro ermeneutico e fenomenologico con un elemento a suo modo vivente.

I dubbi ed i quesiti di cui sopra, mi sono soggiunti dopo aver bevuto questo Riesling alsaziano in purezza, proveniente dalla storica Cantina Rolly Gassman situata a nord di Colmar, al confine tra il basso e l’alto Reno. Vinificazioni parcellari dal lieu-dit Silberg de Rorschwihr in tini d’acciaio, maturazione in botte grande e lungo affinamento in bottiglia.

Il suo giallo paglierino brillante sprigiona potenti note floreali, pesca nettarina e albicocca matura, frutta esotica, note minerali di pietra focaia e tipici sentori di idrocarburi. Al palato l’ingresso è spietatamente morbido, succoso, quasi un nettare, con una prevalenza dolce che avvolge il palato in maniera peculiare, dirompente. A primo acchito sembra un vino da dolce, ma poi arriva fortunatamente una coda acida e salina che ci ricorda che si tratta comunque di un Riesling Renano di 13 anni, ufficialmente secco. Buona la coerenza gusto-olfattiva, ma il sorso è penalizzato a mio avviso dal netto squilibrio morbidezza-durezza, che rendono poco fluido ed invitante il sorso.

Credo di aver incontrato questo Riesling nel suo momento di massimo espressione, ma partendo dal presupposto che non amo particolarmente il vitigno (fatta eccezione dei grandi Riesling tedeschi!), il problema rimane a mio avviso l’estrema dolcezza al palato, che ne fa un vino poco in equilibrio e difficilmente adatto al pasto. Il produttore consiglia di abbinarlo a frutti di mare, crostacei e salmone, ma la mia esperienza con quest’ultimo è stata decisamente contrastante per non dire “cozzante”. Forse meglio con formaggi stagionati, erborinati, terrine e paté, fois gras. Forse ancora meglio da solo.

Enonauta/Degustazione di Vino #263 - review - Riesling Silberberg de Rorschwihr 2009 - Rolly Gassmann | in bilico tra Freschezza e Dolcezza
Enonauta/Degustazione di Vino #263 - review - Riesling Silberberg de Rorschwihr 2009 - Rolly Gassmann | in bilico tra Freschezza e Dolcezza
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Riesling Silberberg de Rorschwihr

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Soave Classico “Foscarino” 2020 – Inama

Soave Classico “Foscarino” 2020 di INAMA

Conservavo un bel ricordo del Soave Classico “Foscarino” 2020 di Inama dalla sera in cui lo scorso anno lo incontrai durante una degustazione alla cieca in cui, sinceramente, non lo seppi individuare e non ricordo per quale altro vino lo scambiai. Però risultò apprezzato e allora eccoci qui a carte scoperte a riprovare.

Garganega che fermenta per il 30 percento in acciaio e per il restante 70 percento in barrique usate. Dopo sei mesi di sosta sulle fecce viene trasferito in acciaio.

Colore giallo vivido, intenso, un naso variegato che propone il fiore della ginestra, il lime, foglia di basilico, pesca gialla, suggestioni fumé, profumi comunque netti e incisivi, prolungati.
Il sorso è preciso, presente, con forza espressiva e di gusto, freschissimo e salino/minerale con un tratto di opulenza che è più un suggerimento, una epifania che una sensazione tattile. Finale coerente con reminiscenza di nespola o altro frutto giallo con nocciolo, ancora le erbe aromatiche.
Una bella conferma.

Enonauta/Degustazione di Vino #262 - review - Soave Classico "Foscarino" 2020 - Inama | Profumato con un tratto di opulenza
Enonauta/Degustazione di Vino #262 - review - Soave Classico "Foscarino" 2020 - Inama | Profumato con un tratto di opulenza
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Soave Classico “Foscarino” 2020 by INAMA

I had fond memories of Inama’s Soave Classico “Foscarino” 2020 from the evening when last year I met it during a blind tasting in which, honestly, I couldn’t identify it and I don’t remember what other wine I mistook it for. But it was appreciated and so here we are with our cards open and trying again.

Garganega which ferments 30 percent in steel and the remaining 70 percent in used barriques. After six months of rest on the lees it is transferred to steel.

Vivid, intense yellow color, a variegated nose that offers broom flowers, lime, basil leaves, yellow peach, smoky suggestions, however clear and incisive, prolonged aromas.
The sip is precise, present, with expressive strength and flavour, very fresh and saline/mineral with a touch of opulence which is more a suggestion, an epiphany than a tactile sensation. Consistent finish with reminiscences of medlar or other yellow fruit with stone, again aromatic herbs.
A nice confirmation.

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Dogliani Superiore Pianezza/Vigna Dei Prey 2019 – Francesco Boschis

Dogliani Superiore Pianezza/Vigna Dei Prey 2019 – Francesco Boschis

Dopo un paio di delusioni ristappo un Dolcetto che fortunatamente, essendo un amante del vitigno, mi appassiona.
È il Dogliani Superiore Pianezza Vigna del Prey 2019 dell’azienda Francesco Boschis.

Bel colore purpureo scuro, inizialmente è un po’ riservato col tempo si apre e rivela un bouquet con ricordi floreali e balsamici in primo piano, poi lampone e spezie e altre note vagamente agrumate (scorza di chinotto).
Molto fresco il sorso, acidità decisa, fresco e secco, di corpo snello con tannino appena rustico, con bella forza di gusto piazza un bel finale lungo con coda sapida non così diffusa nella tipologia.

Enonauta/Degustazione di Vino #261 - review - Dogliani Superiore Pianezza/Vigna Dei Prey 2019 - Francesco Boschis | Rustico e deciso
Enonauta/Degustazione di Vino #261 - review - Dogliani Superiore Pianezza/Vigna Dei Prey 2019 - Francesco Boschis | Rustico e deciso
Enonauta/Degustazione di Vino #261 - review - Dogliani Superiore Pianezza/Vigna Dei Prey 2019 - Francesco Boschis | Rustico e deciso
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Le Vendangeur Masqué Chablis 2018  – Alice et Olivier De Moor

Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor

Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – De Moor è uno chablis elaborato dal Domaine De Moor con uve di altri vignaioli nel villaggio chiamato Courgis vicino al comune di Chablis (Borgogna). L’ispirazione di base è quella naturale. Il vitigno è lo Chardonnay.
Pressatura, fermentazione spontanea in legno usato e affinamento nello stesso per 12 mesi.

Premessa: finita la bottiglia ne avrei aperta subito un’altra.

Enonauta/Degustazione di Vino #260 - review - Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 - Alice et Olivier De Moor | Arioso, intenso, percussivo
Alice et Olivier De Moor

Uno Chablis profumato e di colore giallo pieno e luminoso, con ricordi di lime, mela opal, frutti esotici, note petroso/minerali, reminiscenze di noce pecan, erbe aromatiche e floreali. Arioso, intenso, percussivo.
Acidità netta, rinfrancante, dentro un sorso che rivela maturità, fruttuosità, a tratti morbidezza, profondità, tenuta. In una tensione/alternanza continua tra queste due anime.
Persistenza memorabile.

Enonauta/Degustazione di Vino #260 - review - Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 - Alice et Olivier De Moor | Arioso, intenso, percussivo
Alice et Olivier De Moor

Come premesso ne avrei bevute due di fila.

Dispiace per l’impronta di calcare sul bicchiere che comunque, se pure peggiora l’immagine, non inficia il valore assoluto del liquido nel bicchiere.

Enonauta/Degustazione di Vino #260 - review - Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 - Alice et Olivier De Moor | Arioso, intenso, percussivo
Alice et Olivier De Moor

Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – De Moor

is a chablis elaborated by Domaine De Moor with grapes from other winemakers in the village called Courgis near the municipality of Chablis (Burgundy). The basic inspiration is natural. The grape variety is Chardonnay.
Pressing, spontaneous fermentation in used wood and aging in the same for 12 months.

Premise: once I finished the bottle I would immediately open another one.

Enonauta/Wine Tasting #260 – review – Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor | Airy, intense, percussive
Alice and Olivier De Moor
A fragrant Chablis with a full and bright yellow colour, with hints of lime, opal apple, exotic fruits, petrous/mineral notes, reminiscences of pecan nut, aromatic and floral herbs. Airy, intense, percussive.
Clear, refreshing acidity, in a sip that reveals maturity, fruitiness, at times softness, depth, stability. In a continuous tension/alternation between these two souls.
Memorable persistence.

Enonauta/Wine Tasting #260 – review – Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor | Airy, intense, percussive
Alice and Olivier De Moor
As mentioned, I would have drunk two in a row.

I am sorry about the limescale mark on the glass which, although it worsens the image, does not affect the absolute value of the liquid in the glass.

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Fiano di Avellino Riserva 2019 – Joaquin

Fiano di Avellino Riserva 2019 – Joaquin

Fiano di Avellino DOCG

Ecco un altra gemma enoica dell’Irpinia, territorio di cui, volendo essere giusti, non si finirebbe mai di raccontare.
È il Fiano di Avellino Riserva 2019 della azienda Joaquin. Da vigne vocate, in altura, due giorni di macerazione, breve passaggio in legno e alcuno mesi di bottiglia.

Il colore è giallo intenso, la bassa temperatura lo penalizza, ma il bouquet diventa complesso e vitale con l’aumento della temperatura e al naso arrivano profumi di caramella d’orzo, miele di tiglio, pepe bianco, pesca gialla, passiflora. Davvero suadente.
Al palato mostra acidità e struttura avvolgenti, salinità percepita che aumenta con la temperatura, stratificato eppur dinamico, ha stoffa nobile, presenza, retrogusto prolungato centrato su frutto e spezie dolci, appena un ricordo di uva sultanina.

Da bersi non a temperatura ambiente, ma nemmeno appena tolto dal frigorifero.
Ottimo investimento potenziale, e ipotetico, per chi ama bere bianchi con qualche anno di cantina.

Enonauta/Degustazione di Vino #259 - review - Fiano di Avellino Riserva 2019 - Joaquin | Un grande Fiano con ottime prospettive
Enonauta/Degustazione di Vino #259 - review - Fiano di Avellino Riserva 2019 - Joaquin | Un grande Fiano con ottime prospettive
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Fiano di Avellino Riserva 2019 – Joaquin

Fiano di Avellino DOCG

Here is another wine gem from Irpinia, a territory which, to be fair, we would never stop talking about.
It is the Fiano di Avellino Riserva 2019 from the Joaquin company. From suitable vineyards, on high ground, two days of maceration, brief passage in wood and several months in the bottle.

The color is intense yellow, the low temperature penalizes it, but the bouquet becomes complex and vital with the increase in temperature and the nose reaches aromas of barley candy, lime honey, white pepper, yellow peach, passion flower. Really persuasive.
On the palate it shows enveloping acidity and structure, perceived salinity that increases with temperature, layered yet dynamic, it has noble substance, presence, a prolonged aftertaste centered on fruit and sweet spices, just a hint of sultanas.

Not to be drunk at room temperature, but not just taken out of the refrigerator.
Excellent potential and hypothetical investment for those who love drinking white wines with a few years of cellar.

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Bottiglie, Degustazioni

Carema Riserva 2015 – Cantina Produttori di Carema

Il Carema Riserva 2015 della Cantina dei Produttori di Carema è più che un vino del Cuore. È un vino chiave che apre soglie. Un vino paradigma che racconta di un mondo parallelo che sembrava scomparso, di un fare che fino a qualche anno fa appariva “superato” . Un vino buonissimo questo 2015 che non avrei timori a inserire tra le migliori bevute di sempre.

Nebbiolo 100 percento. Tre anni di invecchiamento in botte grande.

Granato traslucido brillante, integro fino all’unghia, fragrantissimo con profusione di ribes e melograno, scorza di arancia navelina, radici, rosa, che si rincorrono con nitore ed energia.

Al palato si conferma. Caldo con un sorso agile, di medio corpo, ma dalla espressiva inarginabile forza, acidità dritta, tannini di giusta forza è un vino che ha una direzione precisa, netta, lineare, ma da questa retta si dipanano onde di gusto più morbide innescate dal ritorno fruttato di grande piacevolezza. Tutto in un quadro di estrema finezza e precisione. Tensione fino sul finale con impronta salina. Vino dall’identità forte e netta.
Un Carema Riserva a cui l’annata ha forse regalato quel tratto di amichevolezza che lo rende irresistible.

Vino da 100 punti volendo dare i punti.

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The Carema Riserva 2015 della Cantina dei Produttori di Carema

is more than a wine of the heart. It is a key wine that opens thresholds. A paradigm wine that tells of a parallel world that seemed to have disappeared, of a way of doing things that until a few years ago seemed “outdated”. A very good wine this 2015 that I would not be afraid to include among the best drinks ever.

100 percent Nebbiolo. Three years of aging in large barrels.

Brilliant translucent garnet, intact up to the nail, very fragrant with a profusion of currants and pomegranate, navelina orange peel, roots, rose, which chase each other with clarity and energy.

It is confirmed on the palate. Warm with an agile sip, medium-bodied, but with an unstoppable expressive strength, straight acidity, tannins of the right strength, it is a wine that has a precise, clear, linear direction, but from this line softer waves of taste unfold, triggered by the return very pleasant fruity. All in a framework of extreme finesse and precision. Tension right up to the finish with a salty imprint. Wine with a strong and clear identity.
A Carema Riserva to which the vintage has perhaps given that trait of friendliness that makes it irresistible.

100 point wine if you want to give points.

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