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Champagne Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008

Raramente scelgo di acquistare Champagne di grandi maison, al di fuori di sporadici e misurati incontri con i “mostri sacri” delle bollicine dunque Questo Champagne Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008 di Laurent Perrier è stata quindi un ancor più rara eccezione nel panorama delle mie abituali scelte effervescenti. La rivelazione non è stata tanto il fatto che il vino fosse buono (in realtà è buonissimo), quanto che esso potesse competere con champagne di prezzo e categoria decisamente più elevati.

Pinot Noir e Chardonnay in parti uguali per questa annata di rara eccellenza, una delle migliore degli ultimi cinquanta anni, forse anche più.

Giallo paglierino brillante, perlage finissimo, ricco e di grande persistenza. Al naso esprime un carattere solido e seduttivo, molto complesso, con elementi minerali e gessosi, agrumi e fiori bianchi. Il contatto con la bocca è di seta, le bollicine sembrano carezzare letteralmente il cavo orale, senza mai eccedere nè ritrarsi. Grande vivacità, persistenza e profondità, le quali ritornano con coerenza sul frutto maturo (in particolare limone e scorza di arancio), con un’acidità vivace e ponderata. Finale di grande spessore, che regala una bellissma lunghezza minerale e salina.

Champagne eccellente, di categoria superiore, che ha nelle corde dell’equilibrio, dell’armonia e della finezza i suoi migliori pregi, senza però risultare mai banale o scontato. Come detto è un vino che a mio avviso, almeno in questa eccezionale annata, può competere con “cugini” di livello superiore, e per questo non ho dubbi nel dire che rappresenta un buon rapporto qualità prezzo all’interno della propria tipologia.

Vino da grande pasto, che non teme il confronto con pietanze anche elaborate. Le prospettive di evoluzione sono ancora decisamente interessanti.

Enonauta/Degustazione di Vino #199 - Champagne Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008 | Vino da grande pasto, che non teme il confronto con pietanze anche elaborate
Enonauta/Degustazione di Vino #199 - Champagne Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008 | Vino da grande pasto, che non teme il confronto con pietanze anche elaborate

Champagne Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008

I rarely choose to buy Champagne from great maisons, outside of sporadic and measured encounters with the “sacred monsters” of bubbles, therefore this Laurent-Perrier Brut Millésimé 2008 Champagne by Laurent Perrier was therefore an even rarer exception in the panorama of my usual ones. effervescent choices. The revelation was not so much that the wine was good (in reality it is very good), but rather that it could compete with champagnes of a decidedly higher price and category.

Pinot Noir and Chardonnay in equal parts for this vintage of rare excellence, one of the best of the last fifty years, perhaps even more.

Brilliant straw yellow, very fine, rich and persistent perlage. On the nose it expresses a solid and seductive character, very complex, with mineral and chalky elements, citrus fruits and white flowers. The contact with the mouth is silky, the bubbles seem to literally caress the oral cavity, without ever exceeding or retreating. Great liveliness, persistence and depth, which return coherently on the ripe fruit (in particular lemon and orange peel), with a lively and considered acidity. Very thick finish, which gives a beautiful mineral and saline length.

Excellent champagne, of a superior category, which has its best qualities in its balance, harmony and finesse, without however ever appearing banal or predictable. As mentioned, it is a wine that in my opinion, at least in this exceptional vintage, can compete with higher level “cousins”, and for this reason I have no doubts in saying that it represents a good quality/price ratio within its typology.

A wine for a great meal, which does not fear comparison with even elaborate dishes. The evolution prospects are still decidedly interesting.

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Vernaccia di San Gimignano Riserva “Vigna ai Sassi” 2019 – Tenuta Le Calcinaie

 

Vernaccia di San Gimignano Riserva “Vigna ai Sassi” 2019 – Tenuta Le Calcinaie

Mi capita a volte di stazionare a lungo in enoteca con lo scopo principale di evitare la tentazione del consueto, del già conosciuto, del bevuto e ribevuto. Per uscire, insomma, dalla comfort zone enoica. Anche stavolta è andata così. Ci siamo incontrati per esclusione con questa Vernaccia di San Gimignano. Ed è stato un incontro fortunato.
Ed è una bella interpretazione calda e multidimensionale per il più classico dei bianchi toscani. Vernaccia con saldo di Chardonnay da uve a piena maturazione fermentate in acciaio e con sosta sui lieviti per due anni.
Giallo intenso il colore, ha naso ricco e vivo con bei profumi di nespola matura, narciso, zafferano, mango disidratato, noce pecan.
In bocca è caldo e stratificato, con acidità vellutata, densità materica e notevole persistenza. Se dovessi immaginare questo vino migliorato lo immaginerei solo con un mezzo grado di alcool in meno. Comunque buonissimo. Qualità / prezzo molto interessante.
Enonauta/Degustazione di Vino #198 - Vernaccia di San Gimignano Riserva "Vigna ai Sassi" 2019  - Tenuta Le Calcinaie | Vernaccia di spessore
Enonauta/Degustazione di Vino #198 - Vernaccia di San Gimignano Riserva "Vigna ai Sassi" 2019  - Tenuta Le Calcinaie | Vernaccia di spessore
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Gattinara Pietro 2015 – Paride Iaretti

Giù il cappello davanti al calice che contiene questo Gattinara Pietro 2015 di Paride Iaretti. Per la precisione con cui austeramente riesce a innescare una delle migliori esperienze enoiche di questo inizio 2022.

Nebbiolo da vecchie viti, 36 mesi in tonneaux. Terreno vulcanico, porfidi, cristalli di ferro e di quarzo. Vigne sui declivi che circondano il paese di Gattinara. Azienda in crescita qualitativa continua.
Si presenta granato, chiaro, lucente, Complesso con ricordi nitidi e intensi di anguria e lampone, genziana ed erbe aromatiche, rosa, una nota mentolata che accompagna per tutto il tempo della bevuta.
Il Sorso è incalzante, certo più orientato verso la durezza, con un profonda vena fresco/salina, pienezza di gusto pur senza eccedere in volume, piacevole senza indulgere, vino arioso, aperto, tannino rigoroso che definisce e poi lascia spazio per uno slancio finale tutto sul frutto.

Enonauta/Degustazione di Vino #197 - Gattinara Pietro 2015 - Paride Iaretti | Un ottimo Gattinara che austeramente innesca un grande piacere
Enonauta/Degustazione di Vino #197 - Gattinara Pietro 2015 - Paride Iaretti | Un ottimo Gattinara che austeramente innesca un grande piacere

Gattinara Pietro 2015 by Paride Iaretti

Hats off to the glass that contains this Gattinara Pietro 2015 by Paride Iaretti. For the precision with which he austerely manages to trigger one of the best wine experiences of this early 2022.

Nebbiolo from old vines, 36 months in tonneaux. Volcanic soil, porphyry, iron and quartz crystals. Vineyards on the slopes surrounding the town of Gattinara. Company in continuous qualitative growth.
It is garnet, clear, shiny, complex with clear and intense flavors of watermelon and raspberry, gentian and aromatic herbs, rose, a minty note that accompanies the entire drinking time.
The sip is pressing, certainly more oriented towards hardness, with a deep fresh/saline vein, fullness of taste without exceeding in volume, pleasant without overindulging, an airy, open wine, rigorous tannins that define and then leave room for a final momentum all about the fruit.

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LO CHENIN BLANC È CAMALEONTICO COME DICONO?

Degustazione Chenin Blanc – LO CHENIN BLANC È CAMALEONTICO COME DICONO?

La serata che mi appresto a raccontare è nata da questo interrogativo. Perché lo Chenin Blanc, che viene dalla Valle della Loira, gode della fama d’essere vitigno eclettico, camaleontico nelle sue manifestazioni, che ha caratteristiche intrinseche che gli permettono di essere vinificato nei modi più svariati e di avere dunque il titolo di vitigno con più declinazioni stilistiche nel mondo.

Ma sarà veramente camaleontico come si dice?

Mercoledì 16 febbraio ne abbiamo messe in tavola sei bottiglie. Sei bottiglie unite da tre denominatori comuni. Lo Chenin Blanc ovviamente, la biodinamica e la zona d’origine. Che è Anjou.

Cosa ci racconta questa serata?

Prima di tutto che la socializzazione dell’approfondimento enoico è una gran cosa. Poi che lo Chenin Blanc è veramente un vitigno versatile e dal grande potenziale. Tra i sei campioni in tavola si possono individuare almeno tre diverse interpretazioni. Molto fresco, vagamente ossidativo, vendemmia tardiva. A inizio e a fine serata appaiono due bottiglie aggiuntive, un vino spumante e uno dolce, e si arriva a cinque diverse interpretazioni tutte peraltro apprezzabili e con le loro buone ragioni di esistere. Buona la qualità media dei campioni in tavola che lasciano intendere grandi prospettive anche nel medio/lungo periodo.

Ci racconta anche che in Francia la biodinamica è una cosa seria, una stregoneria che evidentemente riesce, forse per caso penseranno gli scientisti del vino (chi scrive ha preferenza per un approccio più empirico al vino), a dare ottimi risultati.

I vini stappati erano questi:

La Rue aux Loup 2020 – les Vignes Herbel

Fermentazione spontanea, no so2, affinamento in legno. Suggestioni vagamente ossidative in apertura col tempo si assesta e offre sentori di mela gialla, nespola, susina, pietroso e ampiamente floreale. In bocca è coerente con evidente ritorno di mela, lungo e salato. Rimane un vino fresco dalla altà acidità che sarà una costante tra tutti i vini, acidità ottimamente distribuita e mai puntuta. Basso in alcol, di bevibilità esagerata.
Apprezzato unanimemente.

L’Enchanteur 2019 – Les Vignes Herbel (da vendemmia tardiva)

Fermentazione in legno neutro e seguente affinamento, sempre in legno, per sei mesi. 15 mg di solforosa, biodinamica, non filtrato. Complesso e ricco il bouquet con sentori di cedro candito, crema di limone, lemongrass, frutto giallo maturo. Caldo il sorso. La sapidità però lo distende, nonostante i 14 gradi e lo spessore in bocca resta sempre abbastanza teso, dinamico. E soprattutto di grande persistenza. Non subisce il peso della vendemmia tardiva.

L’experto 2020 – Domaine Aussigouins (Dominique Doufour)

Erbe aromatiche, fiori di acacia, frutta gialla a metà maturazione. Molto fresco, ma poca sostanza, poca persistenza, finale erbaceo, senso di poca maturazione. Non entusiasmante.

Globule Blanc 2019 – Adrien de Melio

Colore Opalescente, quasi verdolino, ampio sedimento in sospensione. Miele di cardo, elicriso, susina gialla acerba. In bocca vira sull’agrume, limone più che lime, acidità prorompente, molto dritta, ne risulta un vino abbastanza semplice, da berne molto. Un po’di volatile.

http://www.domainedelapetitesoeur.fr/

Pin’eau de Loire 2020 – Vaillant Domaine Les Grandes Vignes

Basse rese, 9 grammi di residuo zuccherino. Miele di acacia, fiori gialli, paglia, ricordi del pane fatto col lievito madre, cedro. Al palato risulta dolce senza essere vischioso, ha bella freschezza (come sempre) che lo anima ed è persistente, molto persistente.

Varenne de Poirier 2020 – Vaillant Domaine Les Grandes Vignes

Fermentazione e malolattica in legno poi 12 mesi ulteriori in legno. Appena velato, esprime nitide note citrine di limone e pompelmo, di fiori bianchi, mela, escono anche ricordi petrosi, il sorso è dinamicissimo e apparentemente infinito, al momento potrebbe essere considerato un easy wine senza alcuna pretesa di complessità, ma è godibilissimo.

Degustazione Chenin Blanc

Enonauta/Degustazione di Vino #191/196 - Degustazione Chenin Blanc | La serata che mi appresto a raccontare è nata da questo interrogativo. Perché lo Chenin Blanc, che viene dalla Valle della Loira, gode della fama d'essere vitigno eclettico, camaleontico nelle sue manifestazioni, che ha caratteristiche intrinseche che gli permettono di essere vinificato nei modi più svariati e di avere dunque il titolo di vitigno con più declinazioni stilistiche nel mondo. - Simone Molinaroli dietro le bottiglie dopo lo stappo di controllo
Simone Molinaroli dietro le bottiglie dopo lo stappo di controllo – Degustazione Chenin Blanc

Degustazione Chenin Blanc – IS CHENIN BLANC AS CHAMELEONTIC AS THEY SAY?

The evening I am about to describe was born from this question. Because Chenin Blanc, which comes from the Loire Valley, enjoys the reputation of being an eclectic vine, chameleonic in its manifestations, which has intrinsic characteristics that allow it to be vinified in the most varied ways and therefore to have the title of vine with the most stylistic declinations in the world.

But will he really be as chameleonic as they say?

On Wednesday 16 February we put six bottles on the table. Six bottles united by three common denominators. Chenin Blanc obviously, biodynamics and the area of ​​origin. Which is Anjou.

What does this evening tell us?

First of all, the socialization of in-depth wine studies is a great thing. Then Chenin Blanc is truly a versatile grape variety with great potential. Among the six samples on the table, at least three different interpretations can be identified. Very fresh, vaguely oxidative, late harvest. At the beginning and end of the evening, two additional bottles appear, a sparkling wine and a sweet one, and we arrive at five different interpretations, all of which are appreciable and have good reasons for existing. The average quality of the samples on the table is good, suggesting great prospects even in the medium/long term.

He also tells us that in France biodynamics is a serious thing, a sorcery that evidently manages, perhaps by chance the wine scientists think (the writer prefers a more empirical approach to wine), to give excellent results.

The wines uncorked were these:

La Rue aux Loup 2020 – les Vignes Herbel

Spontaneous fermentation, no SO2, aging in wood. Vaguely oxidative suggestions at the opening, over time it settles down and offers hints of yellow apple, medlar, plum, stony and largely floral. In the mouth it is consistent with an evident hint of apple, long and salty. It remains a fresh wine with high acidity which will be a constant among all wines, acidity excellently distributed and never sharp. Low in alcohol, exaggerated drinkability.
Unanimously appreciated.

L’Enchanteur 2019 – Les Vignes Herbel (from late harvest)

Fermentation in neutral wood and subsequent refinement, again in wood, for six months. 15 mg sulfur, biodynamic, unfiltered. The bouquet is complex and rich with hints of candied citron, lemon cream, lemongrass, ripe yellow fruit. The sip is warm. However, the flavor relaxes it, despite the 14 degrees and the thickness in the mouth always remains quite tense and dynamic. And above all of great persistence. It does not suffer the burden of the late harvest.

The 2020 expert – Domaine Aussigouins (Dominique Doufour)

Aromatic herbs, acacia flowers, half-ripe yellow fruit. Very fresh, but little substance, little persistence, herbaceous finish, sense of little ripeness. Not exciting.

Globule Blanc 2019 – Adrien de Melio

Color Opalescent, almost greenish, large suspended sediment. Thistle honey, helichrysum, unripe yellow plum. In the mouth it turns towards citrus, lemon more than lime, bursting acidity, very straight, resulting in a fairly simple wine, worth drinking a lot. A little volatile.

http://www.domainedelapetitesoeur.fr/

Pin’eau de Loire 2020 – Vaillant Domaine Les Grandes Vignes

Low yields, 9 grams of residual sugar. Acacia honey, yellow flowers, straw, memories of bread made with sourdough, cedar. On the palate it is sweet without being viscous, it has a nice freshness (as always) that enlivens it and it is persistent, very persistent.

Varenne de Poirier 2020 – Vaillant Domaine Les Grandes Vignes

Fermentation and malolactic in wood then 12 further months in wood. Barely veiled, it expresses clear citrine notes of lemon and grapefruit, of white flowers, apple, even petrous memories emerge, the sip is very dynamic and seemingly infinite, at the moment it could be considered an easy wine without any pretense of complexity, but it is very enjoyable.

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Le Droit Chenin 2018 – Beatrice & Pascal Lambert

Le Droit Chenin 2018 – Chinon AOC – Domaine Béatrice et Pascal Lambert

Il 2021 è l’anno in cui ho scoperto realmente lo Chenin Blanc e nel 2022 continuo a scoprirlo con enorme soddisfazione insieme all’altro gioiello della Loira, ovvero il Cabernet Franc.
Le droit chenin è un vino ottenuto da chenin blanc coltivato secondo i princìpi della biodinamica, con scarsi interventi e con sei mesi di affinamento in acciaio. 18 ettari i n zona Chinon per il Domaine in questione.
Camaleontico, prova delle potenzialità del vitigno, questo Le Droit Chenin è un vino solido, piacevole, finanche ricco e complesso.
Al naso Pesca, floreale, zafferano, cera d’api, suggestioni ossidative appena accennate. Molto preciso e pulito.
Sorso multiforme, caldo e sferico e grande presenza d’acchìto, di gusto pieno e coerente, non è un vino che scivola via, innesca poi una bella progressione acida e finisce molto lungo rievocando il frutto giallo a piena maturazione, le spezie dolci.

Molto buono, prezzo giusto.
Da ribere.

Enonauta/Degustazione di Vino #190 - Le Droit Chenin 2018 - Beatrice & Pascal Lambert | Camaleontico, prova delle potenzialità del vitigno
Enonauta/Degustazione di Vino #190 - Le Droit Chenin 2018 - Beatrice & Pascal Lambert | Camaleontico, prova delle potenzialità del vitigno
Enonauta/Degustazione di Vino #190 - Le Droit Chenin 2018 - Beatrice & Pascal Lambert | Camaleontico, prova delle potenzialità del vitigno

Le Droit Chenin 2018 – Chinon AOC – Domaine Béatrice et Pascal Lambert

2021 is the year I truly discovered Chenin blanc and in 2022 I continue to discover it with enormous satisfaction.
Le droit chenin is a wine obtained from chenin blanc grown according to biodynamic principles, with little intervention and six months of aging in steel.
Chameleonic, proof of the potential of the vine, this Le Droit Chenin is a solid, pleasant, even rich and complex wine.
On the nose peach, floral, saffron, beeswax, barely hinted oxidative suggestions. Very precise and clean.
Multifaceted sip, warm and spherical and with a great presence at first sight, with a full and coherent flavour, it is not a wine that slips away, it then triggers a nice acidic progression and ends very long, recalling the fully ripe yellow fruit and the sweet spices.

Very good, right price.
To drink.

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Asinone 2016 – Vino Nobile di Montepulciano – Poliziano

Asinone 2016 Vino Nobile di Montepulciano – POLIZIANO

Sangiovese
18 mesi in legno
Vino di punta della nota azienda di Montepulciano

Che l’annata 2016 in Toscana sia stata una annata particolarmente felice lo si sapeva già dal 2016. Negli anni a seguire gli assaggi hanno delineato un quadro di qualità diffusa in tutti i territori toscani vocati alla viticoltura.

Nel caso di Asinone 2016, ci troviamo di fronte a un sontuoso Sangiovese. Per la brillantezza del vino, per la qualità dell’esperienza, ma anche e soprattutto per l’esecuzione. Un buon compromesso tra un sangiovese verace e ciò che viene comunemente definito “gusto internazionale”.
Per cui quello che troviamo nel bicchiere è una ben realizzata miscela di spessore, energia vitale, identità.
Il colore è rubino scuro, si sentono la viola, la marasca e la prugna, la scorza d’arancia, note sanguigno/ferrose, spezie e ricordi balsamico/resinosi.
Vino di buon corpo con vigorosa freschezza, definito, pieno senza mai risultare stancante, tannino molto fino e vellutato che non ostacola sul finale un lungo ritorno fruttato/speziato.

Un vino per cui sento di poter prevedere una ventina d’anni almeno di ottima evoluzione in bottiglia.

Enonauta/Degustazione di Vino #189 - Asinone 2016 - Vino Nobile di Montepulciano - Poliziano | Vino di buon corpo con vigorosa freschezza
Enonauta/Degustazione di Vino #189 - Asinone 2016 - Vino Nobile di Montepulciano - Poliziano | Vino di buon corpo con vigorosa freschezza
Enonauta/Degustazione di Vino #189 - Asinone 2016 - Vino Nobile di Montepulciano - Poliziano | Vino di buon corpo con vigorosa freschezza

Asinone 2016 Vino Nobile di Montepulciano – POLIZIANO

Sangiovese
18 months in wood
Flagship wine from the well-known Montepulciano company

We have already known since 2016 that the 2016 vintage in Tuscany was a particularly happy one. In the years that followed, the tastings outlined a picture of widespread quality in all the Tuscan territories suited to viticulture.

In the case of Asinone 2016, we are faced with a sumptuous Sangiovese. For the brilliance of the wine, for the quality of the experience, but also and above all for the execution. A good compromise between a true Sangiovese and what is commonly defined as “international taste”.
So what we find in the glass is a well-crafted blend of depth, vital energy, identity.
The color is dark ruby, there are hints of violet, morello cherry and plum, orange peel, bloody/ferrous notes, spices and balsamic/resinous memories.
Full-bodied wine with vigorous freshness, defined, full without ever being tiring, very fine and velvety tannin which does not hinder a long fruity/spicy return on the finish.

A wine for which I feel I can foresee at least twenty years of excellent evolution in the bottle.

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Ribera del Duero Riserva 2017 – Pago de los Capellanes

Ribera del Duero Riserva 2017 – Pago de los Capellanes

Ultimamente mi capita con maggiore frequenza di ricredermi rispetto alle mie convinzioni scoprendole talvolta pregiudizi. E quando questo accade intorno al vino accolgo la cosa con grande piacere, allargando oltremodo la mia mappatura enoica. Questo Ribeira del Duero Riserva, di cui mi accingo a scrivere, ne è un’esempio lampante. Cantina grande e relativamente giovane (1996), moderna e modernista, situata sulle sponde spagnole del Duero. Tempranillo in purezza su suoli argillo calcarei e vecchie vigne di circa 80 anni, maturazione in barrique nuove a tostatura media per 14 mesi e a seguire 22 mesi di affinamento in bottiglia.

Il vino è molto buono, fine ed elegante, dotato di grande equilibrio ed energia. Grande impatto olfattivo, con frutti di bosco, ciliegia e prugna, spezie dolci, legno, cacao e cuoio. Il sorso è ricco e generoso, morbido, materico e caldo, con tannini di grande finezza ed attraversato da una bella acidità che da slancio al sorso. I 15.5° alcoolici sono magistralmente gestiti ed integrati, centro bocca gratificato dal frutto maturo che ritorna coerentemente al palato. Ottima persistenza e finale molto lungo, sapido e speziato.

Enonauta/Degustazione di Vino #188 - Ribera del Duero Riserva 2017 - Pago de los Capellanes | Vino spagnolo moderno che può soddisfare anche palati tradizionalisti

Questo tempranillo è un vino importante, ricco ed elegante al tempo stesso, con un sorso che non stanca, grazie anche ad un legno presente (sopratutto al naso) ma non invadente. Forse un pò giovane, e credo che con qualche anno sulle spalle migliorerà, acquistando maggiore profondità. Qualcuno potrebbe definirlo con facilità “piacione”, ma se questi sono i vini di facile piacere, ben vengano anche lor signori. Giusto rapporto qualità-prezzo che lo pone a livello di molti vini italiani e francesi di medio-alto livello ed ottima qualità.

Enonauta/Degustazione di Vino #188 - Ribera del Duero Riserva 2017 - Pago de los Capellanes | Vino spagnolo moderno che può soddisfare anche palati tradizionalisti

Ribera del Duero Reserve 2017 – Pago de los Capellanes

Lately, it happens to me more frequently that I change my mind about my beliefs, sometimes discovering that they are prejudiced. And when this happens around wine I welcome it with great pleasure, broadening my wine mapping considerably. This Ribeira del Duero Riserva, which I am about to write about, is a clear example of this. Large and relatively young winery (1996), modern and modernist, located on the Spanish banks of the Duero. Pure Tempranillo on clay-limestone soils and old vines of around 80 years, maturation in new medium toasted barriques for 14 months followed by 22 months of bottle refinement.

The wine is very good, fine and elegant, with great balance and energy. Great olfactory impact, with berries, cherry and plum, sweet spices, wood, cocoa and leather. The sip is rich and generous, soft, material and warm, with tannins of great finesse and crossed by a beautiful acidity that gives impetus to the sip. The 15.5% alcohol is masterfully managed and integrated, the center of the mouth gratified by the ripe fruit that returns coherently to the palate. Excellent persistence and very long, savory and spicy finish.

This tempranillo is an important wine, rich and elegant at the same time, with a sip that does not tire, thanks also to the wood present (especially on the nose) but not intrusive. Maybe a little young, and I think that with a few years under his belt he will improve, gaining greater depth. Some might easily define it as “pleasant”, but if these are the wines that are easy to enjoy, gentlemen, they are welcome too. Fair quality-price ratio which places it at the level of many medium-high level Italian and French wines and excellent quality.

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TZÈRB eRETICO 2018 – Orto Tellinum

TZÈRB eRETICO 2018 – Rosso di Valtellina – Orto Tellinum

Le belle sorprese arrivano all’improvviso. Se così non fosse non sarebbero sorprese. Questa di stasera ha un nome ed è Tzerb. Un nebbiolo del 2018 con saldo di vitigni rari locali che racconta assai bene l’essenza, l’identità e le potenzialità del territorio di provenienza, ovvero la Valtellina.
Da uve surmature, lunghe macerazione, acciaio. Tra il rubino e il Granato, colore molto vivo, molto espressivo e intenso il bouquet, profuma di Valtellina, ma manifesta anche una sua peculiare identità dovuta probabilmente alla scelta delle uve surmature. Sentori di prugna, rosa, farina di carruba, note balsamiche e di erbe mediche.
Fa un ingresso discreto, setoso, equilibrato, acidità smagliante cui fa da sponda una fruttuosità spiccata, rusticità appena sussurrata, tannino fino e sviluppo lineare molto persistente con ritorno di frutto maturo.
Senza esitazioni mi viene di definirlo un vino buonissimo, godibile ed emozionante. Non suggerirei di aspettare molto a berlo, ma è molto buono adesso dunque si può stappare senza timori.

Enonauta/Degustazione di Vino #187 - TZÈRB eRETICO 2018 - Orto Tellinum | Una bellissima sorpresa dalla Valtellina

TZÈRB eRETICO Orto Tellinum

Enonauta/Degustazione di Vino #187 - TZÈRB eRETICO 2018 - Orto Tellinum | Una bellissima sorpresa dalla Valtellina

TZÈRB eRETIC 2018 – Rosso di Valtellina – Orto Tellinum

Beautiful surprises come suddenly. If they didn’t, they wouldn’t be surprised. This evening’s one has a name and it’s Tzerb. A 2018 Nebbiolo with a balance of rare local vines that tells very well the essence, identity and potential of the territory of origin, namely Valtellina.
From overripe grapes, long maceration, steel. Between ruby ​​and garnet, a very bright colour, a very expressive and intense bouquet, it smells of Valtellina, but also shows its own peculiar identity probably due to the choice of overripe grapes. Hints of plum, rose, carob flour, balsamic and medicinal herbal notes.
It makes a discreet, silky, balanced entrance, dazzling acidity backed by a marked fruitiness, barely whispered rusticity, fine tannins and very persistent linear development with a return of ripe fruit.
Without hesitation I can define it as a very good, enjoyable and exciting wine. I wouldn’t suggest waiting too long to drink it, but it’s very good now so you can open it without fear.

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Barolo 2015 del Comune di La Morra – Eraldo Viberti

Il Barolo del Comune di La Morra 2015 di Eraldo Viberti è Vino potente, franco, molto aperto e godibile già nella sua gioventù, accostato a un Brasato con cipolle per un risultato sicuro.

L’annata si sente, ma è a mio avviso qui declinata con grande perizia e il vino pur restando su registri caldi e materici ha un bilanciamento e un’ottima bevibilità che non si scorda senza mai apparire straripante o surmaturo.
Granato vivo il colore. Al naso prevalgono il fruttato fresco di marasca e melograno e poi la foglia di the, la rosa, erbe aromatiche, radici e spezie residuali.
Sorso vigoroso e piacevole, dalla grande precisione e definizione. Parte caldo, sprigiona volume e succo e poi si innerva di grande acidità, si allunga, il tannino è rigoroso e di giusta forza. Grande persistenza finale tutto sul frutto fresco.

Vino buono e convincente a un prezzo invitante e con ottime prospettive per il futuro.

Enonauta/Degustazione di Vino #186 - Barolo del Comune di La Morra 2015 - Eraldo Viberti | L'annata si sente, ma è a mio avviso qui declinata con grande perizia e il vino pur restando su registri caldi e materici ha un bilanciamento e un'ottima bevibilità che non si scorda senza mai apparire straripante o surmaturo.
Enonauta/Degustazione di Vino #186 - Barolo del Comune di La Morra 2015 - Eraldo Viberti | L'annata si sente, ma è a mio avviso qui declinata con grande perizia e il vino pur restando su registri caldi e materici ha un bilanciamento e un'ottima bevibilità che non si scorda senza mai apparire straripante o surmaturo.
Enonauta/Degustazione di Vino #186 - Barolo del Comune di La Morra 2015 - Eraldo Viberti | L'annata si sente, ma è a mio avviso qui declinata con grande perizia e il vino pur restando su registri caldi e materici ha un bilanciamento e un'ottima bevibilità che non si scorda senza mai apparire straripante o surmaturo.
Enonauta/Degustazione di Vino #186 - Barolo del Comune di La Morra 2015 - Eraldo Viberti | L'annata si sente, ma è a mio avviso qui declinata con grande perizia e il vino pur restando su registri caldi e materici ha un bilanciamento e un'ottima bevibilità che non si scorda senza mai apparire straripante o surmaturo.
Brasato e Barolo
Enonauta/Degustazione di Vino #186 - Barolo del Comune di La Morra 2015 - Eraldo Viberti | L'annata si sente, ma è a mio avviso qui declinata con grande perizia e il vino pur restando su registri caldi e materici ha un bilanciamento e un'ottima bevibilità che non si scorda senza mai apparire straripante o surmaturo.

Barolo del Comune di La Morra 2015 by Eraldo Viberti

The Barolo del Comune di La Morra 2015 by Eraldo Viberti is a powerful, frank wine, very open and enjoyable even in its youth, paired with a braised meat with onions for a sure result.

You can feel the vintage, but in my opinion it is expressed here with great skill and the wine, while remaining warm and tactile, has a balance and excellent drinkability that is not forgotten without ever appearing overflowing or overripe.
The color is bright garnet. On the nose the fresh fruitiness of morello cherry and pomegranate prevails and then the tea leaf, rose, aromatic herbs, roots and residual spices.
Vigorous and pleasant sip, with great precision and definition. It starts out hot, releases volume and juice and then becomes innervated with great acidity, lengthens, the tannin is rigorous and of the right strength. Great final persistence all on the fresh fruit.

Good and convincing wine at an inviting price and with excellent prospects for the future.

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Bottiglie, Degustazioni

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

Yann Duriex è un giovane vignaiolo che dal 2010 (dopo aver lavorato a lungo presso il mitico Domaine Prieure Roch) si è messo in proprio nella Hautes-Côtes-de-Nuits, inizialmente con soli due ettare e mezzo (oggi nove) e recuperando vecchie vigne di famiglia, oggi affiancate da parcelle in affitto. Negli ultimi anni è diventato un “vigneron-star” a livello mondiale ed i suoi vini, assolutamente di impronta naturale-artigianale, sono ricercatissimi e molto costosi. Ha scelto, in maniera piuttosto coraggiosa, di rinunciare alla denominazione locale e nelle sue etichette (tutte in stile iper-moderno/fumettistico) non compare nessun riferimento enografico alla Borgogna. Questa scelta non è certamente una mancanza di riconoscenza nei confronti di un territorio che conosce profondamente, quanto una scommessa (a quanto pare vinta) sulle proprie capacità e sulla propria personale idea di fare vino.

Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante. Il vino è delizioso e si posiziona due/tre spanne sopra ogni altro altro Aligoté assaggiato fino ad oggi. Il suo colore giallo paglierino archetipico regala al naso intensi e ben definiti sentori agrumati (in particolare limone e bergamotto), fiori bianchi e miele di acacia. Al palato sprigiona sferzante energia, grande freschezza (lontana dalle iper-acidità di molti Aligotè), sapidità e mineralità. È un vino molto gastronomico (ma non un “glou-glou”) e di corpo è abbastanza fine, senza per questo essere privo di personalità e sostanza. Al palato la materia è presente, il fluido e sempre teso, vivo e dotato di una sua profondità ed ampiezza.

Bevendo questo vino ho avuto la sensazione di trovarmi al cospetto di un’altra categoria. Forse di un fuori classe. Si avverte, come spiazzante, un interrogativo rispetto alle possibilità medie del vitigno. Ci si chiede ad un certo punto: “Ma sarà un Aligotè in purezza?” (lo è). È un vino che a me è piaciuto moltissimo, che avevo preso come entry level (tutt’altro che economico), intimorito dai prezzi degli altri suoi vini (Pinot Noir e Chardonnay). Ma da oggi l’ho appuntato sulla lista dei desideri enoici per il 2022.

Enonauta/Degustazione di Vino #185 - LOVE and PIF 2017 - Domaine Recrue des sense | Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante.
Enonauta/Degustazione di Vino #185 - LOVE and PIF 2017 - Domaine Recrue des sense | Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante.

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

Yann Duriex is a young winemaker who since 2010 (after having worked for a long time at the legendary Domaine Prieure Roch) has set up his own business in the Hautes-Côtes-de-Nuits, initially with just two and a half hectares (today nine) and recovering old family vineyards, now flanked by rented plots. In recent years he has become a “star vigneron” on a global level and his wines, absolutely natural-artisan in nature, are highly sought after and very expensive. He chose, rather courageously, to renounce the local denomination and in his labels (all in a hyper-modern/cartoonish style) no enographic reference to Burgundy appears. This choice is certainly not a lack of gratitude towards a territory he knows deeply, but rather a bet (apparently won) on his own abilities and his own personal idea of ​​making wine.

Getting excited with an 11% alcohol Aligotè is really not easy. Yet LOVE and PIF succeeds in a surprising way. The wine is delicious and ranks two/three heads above any other Aligoté tasted to date. Its archetypal straw yellow color gives the nose intense and well-defined citrus scents (in particular lemon and bergamot), white flowers and acacia honey. On the palate it releases lively energy, great freshness (far from the hyper-acidity of many Aligotè), flavor and minerality. It is a very gastronomic wine (but not a “glou-glou”) and is quite fine in body, without being devoid of personality and substance. On the palate the matter is present, the fluid is always tense, alive and equipped with its own depth and breadth.

While drinking this wine I had the sensation of finding myself in the presence of another category. Maybe someone out of class. There is a surprising question regarding the average possibilities of the vine. At a certain point we ask ourselves: “But will it be a pure Aligotè?” (it is). It is a wine that I liked very much, which I had bought as an entry level (far from cheap), intimidated by the prices of its other wines (Pinot Noir and Chardonnay). But as of today I’ve pinned it on my wine wish list for 2022.

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