Dogliani Superiore Pianezza/Vigna Dei Prey 2019 – Francesco Boschis
Dopo un paio di delusioni ristappo un Dolcetto che fortunatamente, essendo un amante del vitigno, mi appassiona. È il Dogliani Superiore Pianezza Vigna del Prey 2019 dell’azienda Francesco Boschis.
Bel colore purpureo scuro, inizialmente è un po’ riservato col tempo si apre e rivela un bouquet con ricordi floreali e balsamici in primo piano, poi lampone e spezie e altre note vagamente agrumate (scorza di chinotto). Molto fresco il sorso, acidità decisa, fresco e secco, di corpo snello con tannino appena rustico, con bella forza di gusto piazza un bel finale lungo con coda sapida non così diffusa nella tipologia.
Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor
Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – De Moor è uno chablis elaborato dal Domaine De Moor con uve di altri vignaioli nel villaggio chiamato Courgis vicino al comune di Chablis (Borgogna). L’ispirazione di base è quella naturale. Il vitigno è lo Chardonnay. Pressatura, fermentazione spontanea in legno usato e affinamento nello stesso per 12 mesi.
Premessa: finita la bottiglia ne avrei aperta subito un’altra.
Uno Chablis profumato e di colore giallo pieno e luminoso, con ricordi di lime, mela opal, frutti esotici, note petroso/minerali, reminiscenze di noce pecan, erbe aromatiche e floreali. Arioso, intenso, percussivo. Acidità netta, rinfrancante, dentro un sorso che rivela maturità, fruttuosità, a tratti morbidezza, profondità, tenuta. In una tensione/alternanza continua tra queste due anime. Persistenza memorabile.
Come premesso ne avrei bevute due di fila.
Dispiace per l’impronta di calcare sul bicchiere che comunque, se pure peggiora l’immagine, non inficia il valore assoluto del liquido nel bicchiere.
Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – De Moor
is a chablis elaborated by Domaine De Moor with grapes from other winemakers in the village called Courgis near the municipality of Chablis (Burgundy). The basic inspiration is natural. The grape variety is Chardonnay. Pressing, spontaneous fermentation in used wood and aging in the same for 12 months.
Premise: once I finished the bottle I would immediately open another one.
Enonauta/Wine Tasting #260 – review – Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor | Airy, intense, percussive Alice and Olivier De Moor A fragrant Chablis with a full and bright yellow colour, with hints of lime, opal apple, exotic fruits, petrous/mineral notes, reminiscences of pecan nut, aromatic and floral herbs. Airy, intense, percussive. Clear, refreshing acidity, in a sip that reveals maturity, fruitiness, at times softness, depth, stability. In a continuous tension/alternation between these two souls. Memorable persistence.
Enonauta/Wine Tasting #260 – review – Le Vendangeur Masqué Chablis 2018 – Alice et Olivier De Moor | Airy, intense, percussive Alice and Olivier De Moor As mentioned, I would have drunk two in a row.
I am sorry about the limescale mark on the glass which, although it worsens the image, does not affect the absolute value of the liquid in the glass.
Ecco un altra gemma enoica dell’Irpinia, territorio di cui, volendo essere giusti, non si finirebbe mai di raccontare. È il Fiano di Avellino Riserva 2019 della azienda Joaquin. Da vigne vocate, in altura, due giorni di macerazione, breve passaggio in legno e alcuno mesi di bottiglia.
Il colore è giallo intenso, la bassa temperatura lo penalizza, ma il bouquet diventa complesso e vitale con l’aumento della temperatura e al naso arrivano profumi di caramella d’orzo, miele di tiglio, pepe bianco, pesca gialla, passiflora. Davvero suadente. Al palato mostra acidità e struttura avvolgenti, salinità percepita che aumenta con la temperatura, stratificato eppur dinamico, ha stoffa nobile, presenza, retrogusto prolungato centrato su frutto e spezie dolci, appena un ricordo di uva sultanina.
Da bersi non a temperatura ambiente, ma nemmeno appena tolto dal frigorifero. Ottimo investimento potenziale, e ipotetico, per chi ama bere bianchi con qualche anno di cantina.
Fiano di Avellino Riserva 2019 – Joaquin
Fiano di Avellino DOCG
Here is another wine gem from Irpinia, a territory which, to be fair, we would never stop talking about. It is the Fiano di Avellino Riserva 2019 from the Joaquin company. From suitable vineyards, on high ground, two days of maceration, brief passage in wood and several months in the bottle.
The color is intense yellow, the low temperature penalizes it, but the bouquet becomes complex and vital with the increase in temperature and the nose reaches aromas of barley candy, lime honey, white pepper, yellow peach, passion flower. Really persuasive. On the palate it shows enveloping acidity and structure, perceived salinity that increases with temperature, layered yet dynamic, it has noble substance, presence, a prolonged aftertaste centered on fruit and sweet spices, just a hint of sultanas.
Not to be drunk at room temperature, but not just taken out of the refrigerator. Excellent potential and hypothetical investment for those who love drinking white wines with a few years of cellar.
Il Carema Riserva 2015 della Cantina dei Produttori di Carema è più che un vino del Cuore. È un vino chiave che apre soglie. Un vino paradigma che racconta di un mondo parallelo che sembrava scomparso, di un fare che fino a qualche anno fa appariva “superato” . Un vino buonissimo questo 2015 che non avrei timori a inserire tra le migliori bevute di sempre.
Nebbiolo 100 percento. Tre anni di invecchiamento in botte grande.
Granato traslucido brillante, integro fino all’unghia, fragrantissimo con profusione di ribes e melograno, scorza di arancia navelina, radici, rosa, che si rincorrono con nitore ed energia.
Al palato si conferma. Caldo con un sorso agile, di medio corpo, ma dalla espressiva inarginabile forza, acidità dritta, tannini di giusta forza è un vino che ha una direzione precisa, netta, lineare, ma da questa retta si dipanano onde di gusto più morbide innescate dal ritorno fruttato di grande piacevolezza. Tutto in un quadro di estrema finezza e precisione. Tensione fino sul finale con impronta salina. Vino dall’identità forte e netta. Un Carema Riserva a cui l’annata ha forse regalato quel tratto di amichevolezza che lo rende irresistible.
Vino da 100 punti volendo dare i punti.
The Carema Riserva 2015 della Cantina dei Produttori di Carema
is more than a wine of the heart. It is a key wine that opens thresholds. A paradigm wine that tells of a parallel world that seemed to have disappeared, of a way of doing things that until a few years ago seemed “outdated”. A very good wine this 2015 that I would not be afraid to include among the best drinks ever.
100 percent Nebbiolo. Three years of aging in large barrels.
Brilliant translucent garnet, intact up to the nail, very fragrant with a profusion of currants and pomegranate, navelina orange peel, roots, rose, which chase each other with clarity and energy.
It is confirmed on the palate. Warm with an agile sip, medium-bodied, but with an unstoppable expressive strength, straight acidity, tannins of the right strength, it is a wine that has a precise, clear, linear direction, but from this line softer waves of taste unfold, triggered by the return very pleasant fruity. All in a framework of extreme finesse and precision. Tension right up to the finish with a salty imprint. Wine with a strong and clear identity. A Carema Riserva to which the vintage has perhaps given that trait of friendliness that makes it irresistible.
Fiano che fermenta spontaneamente e affina sulle fecce prima e in bottiglia poi. Uva da un singolo vigneto in Cesinali (AV).
La premessa da fare è che è un vino ottimo. Ottimo, suggestivo, di carattere e con una identità particolare che lo rende riconoscibile. Per quanto già ottimo, come premesso, questo è un vino che suggerisce chiaramente di avere in nuce un altro vino che assaporerai tra qualche anno quando la volontà umana e il caso troveranno un incastro che potrà essere magico e fortuito, frutto di intuizione, più semplicemente figlio della buona conservazione o tutte queste cose insieme. Per oggi mi contento di bere questo ottimo vino, che non è per tutti.
Il colore è giallo vivo, profumi di mandarino, nespola, floreale di ginestra, incursioni vegetali di verbena, erba medica, poi ancora frutto tropicale come il mango, note petrose, cera d’api. Il tutto sembra una promessa, una anteprima di qualcosa che sta per accadere. Il sorso è secco e salino, a tratti ruvido, c’è intensità gustativa e presenza, spessore, acidità ben diffusa e nel bel finale aperto si rievocano la nespola, lo zafferano, qualcosa di appena citrico.
I miei complimenti a Luigi Sarno per questa bottiglia.
Fiano which ferments spontaneously and refines first on the lees and then in the bottle. Grapes from a single vineyard in Cesinali (AV).
The premise to be made is that it is an excellent wine. Excellent, evocative, full of character and with a particular identity that makes it recognisable. Although already excellent, as stated, this is a wine that clearly suggests that you have in essence another wine that you will taste in a few years when human will and chance find a match that could be magical and fortuitous, the result of intuition, or more simply son of good conservation or all these things together. For today I am happy to drink this excellent wine, which is not for everyone.
The color is bright yellow, aromas of mandarin, medlar, floral broom, vegetal incursions of verbena, alfalfa, then again tropical fruit such as mango, petrous notes, beeswax. It all seems like a promise, a preview of something that is about to happen. The sip is dry and saline, at times rough, there is gustatory intensity and presence, thickness, well-spread acidity and in the beautiful open finish the medlar, saffron, something slightly citric are evoked.
Questo Tinata 2015 dell’azienda Monteverro di Capalbio, nella Maremma Toscana, mi venne regalato per il mio 50esimo compleanno da amici/compagni di assaggi. Regalo gradito e che per il costo genera ovviamente aspettative. Aspettative che, si sa, sono spesso la matrice della delusione.
Syrah 70 percento e Grenache/Cannonau 30 percento Vino che affina per il 70 percento (40 nuove) in barrique. Il resto in cemento di forma ovale.
Il vino ha colore rubino scuro e muovendosi nel bevante mostra riflessi violacei. Ampio e dinamico al naso. Esordisce vegetale, per virare in breve sul pepe, il mirto, le erbe aromatiche. Poi seguono sentori di frutto scuro, note terragne, ancora altre spezie dolci, poi ancora frutto, liquirizia, note boisee a lato, tracce di salamoia. Insomma è un bel tourbillon di stimolazioni olfattive. Il sorso è vellutato e stratificato. Consistente senza mai pesare. Molto equlibrato, preciso, tutto concorre a determinare un esito ottimo. Tannini finissimi, acidità avvolgente, tenore alcolico misurato, coerenza piena, ottimo finale.
Aperto il sabato e finito il martedì mostra grande capacità di stare aperto e di accompagnare a tavola. Fino alla Salsiccia piccante di Mormanno.
Il costo è importante, ma il vino è in effetti molto gratificante. Oltre una certa cifra è bene che ognuno giudichi da solo.
Tinata 2015 – Monteverro
Toscana Rosso Igt
This Tinata 2015 from the Monteverro company in Capalbio, in the Tuscan Maremma, was given to me for my 50th birthday by friends/tasting companions. A welcome gift which obviously generates expectations for the cost. Expectations which, as we know, are often the source of disappointment.
Syrah 70 percent and Grenache/Cannonau 30 percent Wine that ages 70 percent (40 new) in barriques. The rest in oval-shaped concrete.
The wine has a dark ruby color and shows violet reflections as it moves in the drink. Broad and dynamic on the nose. It starts out vegetal, quickly turning to pepper, myrtle and aromatic herbs. Then follow hints of dark fruit, earthy notes, even more sweet spices, then more fruit, liquorice, woody notes on the side, traces of brine. In short, it is a nice whirlwind of olfactory stimulation. The sip is velvety and layered. Consistent without ever weighing. Very balanced, precise, everything contributes to determining an excellent outcome. Very fine tannins, enveloping acidity, measured alcohol content, full consistency, excellent finish.
Open on Saturday and finished on Tuesday, it shows great ability to stay open and accompany at the table. Up to the spicy Mormanno sausage.
The cost is important, but the wine is actually very rewarding. Beyond a certain amount it is best for everyone to judge for themselves.
Il sig. Giuseppe Cortese è un vignaiolo cortese di nome e di fatto. Sono stato in visita da lui 5/6 anni addietro a Barbaresco e rimasi decisamente colpito dalla sua semplicità e disponibilità nell’accogliermi presso la sua cantina senza il minimo preavviso (dove, oltre ad assaggiare tutti i suoi bei vini, ebbi anche la fortuna di acquistare alcune annate vecchie del suo Cru Rabajà a prezzi all’epoca veramente onesti e che oggi risulterebbero irrisori).
Anche il suo Barbaresco 2018 potrebbe essere definito cortese, perché è un vino buonissimo, accogliente e di grande equilibrio. Ma “l’etichetta” di cortese rischia però di stargli stretta, perché è anche un vino corroborante, dal sorso dinamico e vivo. Un vino che rappresenta a mio avviso un grande esempio di classicità nell’interpretazione del Barbaresco, territoriale, schietto ed elegante. Le uve sono avviate alla fermentazione in serbatoi d’acciaio con fermentazione sulle bucce per circa un mese. Matura poi 18 mesi in botti grandi e completa l’affinamento con almeno 6 mesi in bottiglia.
Nel calice si presenta non troppo carico, di colore rosso granato luminoso, riflessi rubino e netto contorno aranciato. Al naso piccoli frutti a bacca rossa, ciliegia sottospirito, violetta, caramella al rabarbaro, radice di liquirizia, leggermente mentolato. Al palato si concede subito senza tante ritrosìe, giustamente morbido, avvolgente e caldo. Tannino di trama fine e ben cesellato, mai irruento; il sorso progredisce succoso, con regolarità e piacevolezza, supportato da argini di freschezza e mineralità che donano equilibrio al sorso e grande bevibilità. Gestione dell’alcool (14.5°) magistrale, finale fresco, leggermente sapido e di buona persistenza.
Questo Barbaresco 2018 di Giuseppe Cortese è a mio avviso in uno stato di grazia, potrebbe certamente aspettare ancora in cantina alcuni anni ed evolvere in maniera interessante. Ma è buonissimo ora, e se ne avessi ancora una bottiglia in cantina non esiterei a stapparlo ancora entro la fine dell’anno. Vino di grande piacevolezza ed immediatezza che danza tra le linee di gioco con equilibrio, prontezza, eleganza e concretezza. Ottimo anche il rapporto qualità-prezzo-piacere e sugli abbinamenti ci si può solo sbizzarrire.
Sono nato a Roma nel 1977. Il mio animo nomade mi ha portato a Milano, Perugia e successivamente in Svizzera. Sono pedagogista-educatore, counsellor e sommelier, percorsi intrapresi con impegno, fatica, ma soprattutto passione. Ad oggi vivo a Lugano e lavoro per l’Organizzaione Sociopsichiatrica Cantonale. Amo viaggiare comodamente, leggere prima di addormentarmi, vedere bei film, mangiare bene, ascoltare jazz, ed ovviamente bere buon vino. Quando riesco a fare almeno due di queste cose contemporaneamente, insieme alle persone a me care, mi sento felice.
Gli Enonauti celebrano le prime pioggie e l’abbassamento della temperatura stappando subito 4+1 vini rossi. Vini che hanno accompagnato un tipico menù da primo fresco. Pasta al ragù e melanzane alla parmigiana. Più un paio di pizze di rinforzo.
Seguono le note di degustazione figlie di una serata principalmente “ricreativa”.
Chianti Classico Riserva Capannelle 2015
Vino succoso, sanguigno, di buon corpo, rubino fitto, decisamente fedele e preciso con sentori agrumati, di marasca, e pepe bianco. Ha sorso vigoroso a cui nel frattempo la bottiglia sta donando definizione. Energia e orchestrazione degli elementi ottimale. Un sangiovese per cui è giustificabile pensare a un buon futuro.
Chianti Classico San Giusto a Rentennano 2016
I giudizi dei critici che nehanno decretato la scomparsa da ogni scaffale e l’innalzamento del prezzo lo precede. Ma il vino non lo sa e non delude.
È un vino vitale, rubino fitto, dai profumi netti di marasca, frutti scuri, sottobosco, con note ematiche, di cuoio.
Al palato è elettrico, ampio, acidità tesa, è profondo, animato da una forza espressiva e da finezza che mi ricorda un 2010 bevuto più di 10 anni fa. Finale aperto, rinfrescante.
Secondo le indicazioni date da questa bottiglia il vino è pronto adesso. A mio parere tutte quelle bottiglie predate dai cacciatori di “margine” e dagli speculatori sarebbe meglio berle adesso e non rischiare che diventino solo soprammobili mentre stanno nel caveau.
Bricco dell’Uccellone 2019 – Braida
Barbera da esposizione e da soddisfazione. Colore scuro, bella spinta al naso con sentori di viola, mora, pepe, mazzetto aromatico, resina, è saporita, voluminosa, concentrata, molto compatta e precisa, senza sbavature, persistente. Apporto intelligente del legno che più che arricchire aromaticamente sembra più dare forma al sorso.
Quasi pronto. Che per un Taurasi è una gran cosa. Il colore è granato scuro, bouquet ampio e affascinante con reminiscenze di prugna essiccata, tabacco, cenere, scorza di chinotto, carruba, erbe essiccate.
Tocco finissimo, tannino in fligrana, acidità ben distribuita, intensità di gusto e persistenza, finale coerente. Vino che viveva, prima di essere bevuto, in un momento di equilibrio entusiasmante. Bene averla stappata adesso.
Chianti Classico Retromarcia 2019 – Montebernardi
Stappato come “rinforzo” per accompagnare le pizze ordinate anch’esse come “rinforzo” fa ottima figura forte della sua quintessenziale sangiovesitudine, colore rubino con riflessi porpora, vivacità dei profumi di viola, lavanda e anice, frutto vivido, spezie, sorso non impegnativo tutto di giustezza, buon gusto, coerente e con ottimo finale fruttato/speziato.
Fiano di Avellino 2016 Apianum – SALVATORE Molettieri
Fiano con affinamento in acciaio da vigne alle su suolo calcareo. Vigne in Lapio e Montefalcione con altitudine compresa tra 500 e 530 metri.
Vino di carattere che ha iniziato un suo interessante percorso evolutivo. Colore giallo paglierino che tende al dorato. Ricco e pulito al naso con ricordi di narciso, caramella d’orzo, mela opal, rosmarino, sentori petrosi e di fieno secco. Il sorso è diretto, d’impatto. È salino, secco, rugoso, ha intensità di gusto, buona freschezza e persistenza apprezzabile.
Col Saltimbocca alla Romana a mio avviso perfetto.
Fiano di Avellino 2016 Apianum – SALVATORE Molettieri
Fiano with aging in steel from vineyards on calcareous soil. Vineyards in Lapio and Montefalcione with altitudes between 500 and 530 meters.
A wine with character that has begun its interesting evolutionary path. Straw yellow color tending towards golden. Rich and clean on the nose with hints of narcissus, barley candy, opal apple, rosemary, petrous hints and dry hay. The sip is direct, with impact. It is saline, dry, wrinkled, has an intensity of flavour, good freshness and appreciable persistence.
With Saltimbocca alla Romana, perfect in my opinion.
Caiarossa / Riparbella – un supertuscan accessibile
Premessa: Qualche anno fa ricordo che un amico e compagno di bevute sosteneva che l’aggettivo elegante non fosse appropriato al fine della descrizione di un vino perché sostanzialmente non significa niente. Sono sempre stato d’accordo in linea di massima. Eppure per questo Caiarossa 2016 non riesco a non usarlo. Perché questo bel mischione in stile Rodano, non si legga il termine “mischione” in senso denigratorio ché è solo un modo ironico e toscano di tradurre la parola inglese blend il cui significato è miscela, è evidentemente elegante. Non si può apprezzarne l’espressività varietale, ma si può in indubbiamente apprezzarne il lavoro di taglio e composizione, come per un abito sartoriale, e dunque la sua eleganza. E il fatto di essere un Supertuscan accessibile.
Caiarossa 2016 dell’omonima azienda di Riparbella nella zona di Montescudaio (PI).
Un bel mischione fatto con Cabernet Franc 42%, Merlot 25%, Syrah 15%, Cabernet Sauvignon 6%, Petit Verdot 6%, Sangiovese 5%, Alicante 1%.
Dove mischione sta per blend, termine gergale toscano usato qui non in senso denigratorio. D’altra parte se alla proprietà straniera piacque la terra toscana credo potrà apprezzare anche l’idioma che quella terra ha generato e con cui si parla tuttora.
Fermentazioni separate, l’affinamento avviene in legno di varie dimensioni e nuovo per il 30 percento, la filosofia è quella biodinamica.
Vino di colore fitto, vivido, con ventaglio olfattivo piuttosto ricco. Predomina il frutto scuro maturo come il cassis, accompagnato da note balsamiche, speziate, un quid di resina e di alloro fresco frantumato.
Il sorso è una ottima congiunzione di immediatezza, eleganza, vitalità. Vellutato senza essere macchinoso, tocco sapido, acidità e tannini che sviluppano azione da dentro il vino in un quadro complessivo di precisa piacevolezza. Finale coerente e prolungato. Da bere adesso senza pensieri.