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Barolo Brunate 2020 – Giuseppe Rinaldi

Barolo Brunate 2020 – Giuseppe Rinaldi

È successo alla Trattoria da Amerigo di Savigno, grazie ad Alberto Bettini (qui un racconto di Martino Baldi) che ci ha servito questa bottiglia insieme ai sempre ottimi piatti del suo locale. Nel mio caso la bottiglia è arrivata insieme al Germano Reale in due cotture con cui in effetti si combinò bene.

Che dire?

Un giovanissimo Brunate 2020, ma è sempre e comunque meglio bere giovane che non bere, emblema della classicità e, ahimè/ahinoi, della speculazione (non in questo caso). Mga di La Morra.

Un colore bellissimo e traslucido, praticamente una dichiarazione d’intenti. Finissimi e continui richiami alle viole, al tamarindo, al bergamotto, ma soprattutto note di frutto delicato, a metà tra la ciliegia e il melograno. Completano il quadro meno spiccate note di spezie, balsamiche e di erbe aromatiche.

Al palato è rigoroso, ma non così austero come ci si potrebbe aspettare. L’ingresso è discreto, in evidenza subito il cuore di frutto delicato che innesca un lungo reverbero, l’acidità è diffusa, sorso agile, snello, pieno di questo sapore di frutto fresco che perdura e tannini possenti che ti ricordano dove ci si trova, ma senza chiudere. Finisce lungo, molto lungo, tra il melograno, l’eucalipto e il chinotto.

È un gioco divertente immaginarsi tra 15 anni con la stessa bottiglia. Ma non avendo certezza di cosa ci riserva l’avvenire è un gioco ancora più divertente berlo nel presente.

Enonauta/Degustazione di Vino #434 - review - Barolo Brunate 2020 - Giuseppe Rinaldi | Vino Emblematico anche da Giovane
Enonauta/Degustazione di Vino #434 - review - Barolo Brunate 2020 - Giuseppe Rinaldi | Vino Emblematico anche da Giovane

Barolo Brunate 2020 – Giuseppe Rinaldi

It happened at Trattoria da Amerigo in Savigno, thanks to Alberto Bettini (qui a story by Martino Baldi) who served us this bottle together with the always excellent dishes of his restaurant. In my case the bottle arrived together with the Mallard in two cooking sessions with which it actually combined well.

What can I say?

A very young Brunate 2020, but it is always better to drink young than not, an emblem of classicism and, alas, of speculation (not in this case). Mga of La Morra.

A beautiful, translucent color, practically a declaration of intent. Very fine and continuous references to violets, tamarind, bergamot, but above all notes of delicate fruit, halfway between cherry and pomegranate. Less strong notes of spices, balsamics and aromatic herbs complete the picture.

On the palate it is rigorous, but not as austere as one might expect. The entrance is discreet, immediately highlighting the delicate fruit heart that triggers a long reverberation, the acidity is widespread, agile, slim sip, full of this fresh fruit flavor that lasts and powerful tannins that remind you where you are , but without closing. It ends long, very long, between pomegranate, eucalyptus and chinotto.

It’s a fun game to imagine yourself 15 years from now with the same bottle. But not being certain of what the future holds for us makes it an even more fun game to drink it in the present.

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Grignolino d’Asti 2023 – Gianni Doglia – sotto i dieci euro #6

Grignolino d’Asti 2023 – Gianni Doglia – sotto i dieci euro #6

Chi ti racconta il Grignolino racconta sempre di un’uva dal temperamento difficile, ma che può dare risultati sorprendenti. Chi è consapevole di poterne offrire una buona interpretazione spende volentieri un po’ di tempo per riconoscergli ciò che è dovuto. Questo è uno di quei casi, acquistato direttamente in cantina e di questa e altre visite ne riscriverò, dove chi lo fa lo offre con sicuro entusiasmo.

Fermentazione a temperatura controllata sulle bucce per due/tre giorni e poi la fermentazione termina in bianco. Poi riposo in acciaio fino a primavera e un mese in bottiglia.  

Un Grignolino talmente chiaro e splendente da sembrare un rosato. E dai profumi netti, di Rosa Canina, fragolina selvatica e delicatamente speziati. 

Vino che in bocca si caratterizza per la precisione del sorso, decisamente ben rifinito, con alcol e tannini moderati, secco, teso, acido, con bel ritorno di frutto fresco, dove alla rinuncia al volume si affiancano però la forza espressiva e una levità coinvolgente che fanno di questo Grignolino un ipotetico accompagnamento per una moltitudine di piatti. 

Altro palese esempio di quanto, distaccandosi dai cliché dominanti, di ottimo e accessibile si può bere nel panorama del vino italico.

Enonauta/Degustazione di Vino #433 - review - Grignolino d’Asti 2023 - Gianni Doglia | Grignolino d'Asti dal bel sorso definito
Enonauta/Degustazione di Vino #433 - review - Grignolino d’Asti 2023 - Gianni Doglia | Grignolino d'Asti dal bel sorso definito

Grignolino d’Asti 2023 – Gianni Doglia – under ten euros #6

Whoever tells you about Grignolino always talks about a grape with a difficult temperament, but which can give surprising results. Those who are aware that they can offer a good interpretation willingly spend some time to give it its due. This is one of those cases, purchased directly from the cellar and I will write about this and other visits, where those who make it offer it with certain enthusiasm. Fermentation at a controlled temperature on the skins for two/three days and then the fermentation ends in white. Then I rest in steel until spring and a month in the bottle. A Grignolino so light and shining that it seems like a rosé. And with clear aromas of Rosa Canina, wild strawberry and delicately spiced. Wine characterized in the mouth by the precision of the sip, decidedly well finished, with moderate alcohol and tannins, dry, taut, acidic, with a nice return of fresh fruit, where the renunciation of volume is however accompanied by expressive strength and an engaging lightness which make this Grignolino a hypothetical accompaniment for a multitude of dishes. Another clear example of how excellent and accessible one can drink in the panorama of Italian wine, breaking away from the dominant clichés.

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Le Baròncole Chianti Classico Riserva
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Chianti Classico Riserva “Le Baròncole” 2019 – Fattoria San Giusto a Rentennano

Le Baròncole 2019 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano

Un vino poderoso e generoso. Ricco e preciso. Fatto con Sangiovese in gran parte e una piccolissima parte di Canaiolo. Cemento, tra i 16 e i 20 mesi in legni di varia capacità e poi 6 mesi di bottiglia. Di colore granato fitto, porta i profumi della prugna fresca e dell’arancia rossa mescolati a quelli del bosco, a ricordi balsamici ed ematici e più tenui sentori di tabacco e spezie.

In bocca a caratterizzarlo è il bilanciamento, il modo in cui gli elementi sono orchestrati in modo da risultare totalmente organici all’esperienza di gusto. Sapido e strutturato, con buona acidità distribuita, spazialità senza pesantezza, un tannino di forza considerevole e di forma particolare che stringe e poi lascia per un finale aperto, lungo, coerentemente di frutto fresco e spezie.

Vino non giovane, non ancora maturo. Da bersi nel presente o anche più avanti. Per chi lo beve da anni un Baròncole tra i migliori.

Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica

Le Baròncole 2019 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano

A powerful and generous wine. Rich and precise. Made with mostly Sangiovese and a very small part of Canaiolo. Cement, between 16 and 20 months in wood of various capacities and then 6 months in bottle. Of a dense garnet color, it brings the aromas of fresh plum and blood orange mixed with those of the forest, with balsamic and blood memories and more subtle hints of tobacco and spices.

What characterizes it in the mouth is the balance, the way in which the elements are orchestrated so as to be totally organic to the taste experience. Savory and structured, with good distributed acidity, spatiality without heaviness, a tannin of considerable strength and a particular shape that tightens and then leaves for an open, long finish, consistently of fresh fruit and spices.

Not young wine, not yet mature. To be drunk in the present or even later. For those who have been drinking it for years, one of the best Baròncole.

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Soave Doc 2023  – Sandro De Bruno – sotto i 10 euro #5

Soave Doc 2023  – Sandro De Bruno

Di passaggio per le terre del Soave il giorno prima di correre la maratona di Venezia, la tentazione di suonare qualche campanello anche senza preavviso in un paio di cantine di un territorio talmente generoso è forte. Tra le tentazioni a cui non riesco a resistere, una è quella del passaggio da Sandro De Bruno, ricordando le goduriose bevute del passato. Impossibile degustare in sede di sabato mattina senza appuntamento ma ne approfitto per fare un piccolo approvvigionamento e appena conclusa la fatica podistica, la sera successiva a cena, mi svito (eh, sì, svito, per fortuna) una bottiglia del Soave base della casa, acquistato in cantina a € 9.50.
Ricordi dell’esperienza passata confermati ed esaltati. Già ad apertura di bottiglia, senza nemmeno versare il liquido, esplode un bouquet impetuoso di pesca gialla.

Nel calice il liquido è paglierino con riflessi non indifferenti sul verde. Insieme alla frutta più dolce salgono note agrumate e di erbe aromatiche. Il sorso è avvolgente, pieno, dolcemente opulento e sapido allo stesso tempo, con una persistenza salina libidinosa che spinge in breve a mescere ancora e ancora e ancora. Insomma è una di quelle bottiglie che, almeno a me, durano poco.

Tornato a casa in Toscana, dopo pochi giorni apro una seconda bottiglia perché un’idea mi frulla per la testa: tutti consigliano l’abbinamento con pesce e frutti di mare ma… ve lo devo dire, l’intuizione è confermata: per me grande bevuta anche col pollo al curry, che intesse un pregevole colloquio con la lunghissima sapidità di questo liquore vulcanico. Promossa anche la persistenza olfattiva percepita la mattina seguente nel calice ormai vuoto ma non rigovernato (mi è rimasta questa fissazione dalle degustazioni di whisky). Non mi viene in mente come spendere meglio dieci euro al giorno d’oggi. Prosit.

Enonauta/Degustazione di Vino #429 - review - Soave Doc 2023  - Sandro De Bruno | avvolgente, pieno, opulento e sapido allo stesso tempo

Soave Doc 2023 – Sandro De Bruno

Passing through the lands of Soave the day before running the Venice marathon, the temptation to ring a few bells even without warning in a couple of cellars in such a generous territory is strong. Among the temptations that I can’t resist, one is that of stopping by Sandro De Bruno, remembering the delightful drinks solicited at prices that are anything but exorbitant (rare stuff these days) by the legendary wine pusher Marcovaldos. It is impossible to taste on site on Saturday morning without an appointment but I take the opportunity to make a small supply and as soon as the effort of the run is over, the following evening at dinner, I unscrew (yes, I unscrew, luckily) a bottle of the basic Soave of the house, purchased in the cellar for € 9.50.
Memories of the past experience confirmed and exalted. Already when opening the bottle, without even pouring the liquid, an impetuous bouquet of yellow peach explodes. In the glass the liquid is straw-yellow with not indifferent reflections on green.

From the glass, together with the sweetest fruit, citrus notes and aromatic herbs rise. The sip is enveloping, full, opulent and savory at the same time, with a saline persistence that quickly pushes you to pour again and again and again. In short, it is one of those bottles that, at least for me, do not last long. Back home in Tuscany, after a few days I open a second bottle because an idea buzzes in my head: everyone recommends pairing it with fish and seafood but… I have to tell you, the intuition is confirmed: for me it is also a great drink with chicken curry, which weaves a valuable dialogue with the very long sapidity of this volcanic liqueur. The olfactory persistence perceived the following morning in the now empty, but not refilled glass is also promoted (I have this obsession from whisky tastings). I can’t think of a better way to spend ten euros nowadays. Cheers.

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Langhe Nebbiolo 2021 – Ferdinando Principiano

Il Langhe Nebbiolo 2021 di Ferdinando Principiano potrei definirlo in breve “uno dei migliori vini bevuti nel 2024” in relazione a prezzo, tipologia, aspettative/risultato.

Vino in cui equilibrio, misura e forza convivono declinate con semplicità, una semplicità a cui attribuisco un valore del tutto positivo.

Vino chiaro, di colore e di carattere. Ricorda generosamente la rosa, il tamarindo, il melograno e varie spezie. 

Vino che mostra una spiccata freschezza che conduce il sorso. Che ha equilibrio, espressività, misurato grado alcolico e godibilità pericolosa. I Tannini sono sottili, la dinamica di gusto è lineare, continua, il vino è ottimo, ottimo esempio di quanto Ferdinando Principiano, da cui fu acquistata la bottiglia, racconta del suo impegno di vignaiolo.

Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica

Langhe Nebbiolo 2021 – Ferdinando Principiano

I could briefly define the Langhe Nebbiolo 2021 by Ferdinando Principiano as “one of the best wines drunk in 2024” in relation to price, type, expectations/result.

A wine in which balance, measure and strength coexist declined with simplicity, a simplicity to which I attribute a completely positive value.

A clear wine, with color and character. It generously recalls rose, tamarind, pomegranate and various spices.

A wine that shows a marked freshness that leads the sip. Which has balance, expressiveness, measured alcohol content and dangerous enjoyability. The tannins are subtle, the dynamics of taste are linear, continuous, the wine is excellent, an excellent example of what Ferdinando Principiano, from whom the bottle was purchased, tells of his commitment as a winemaker.

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Brunello di Montalcino 2010 – Le Ragnaie

Brunello di Montalcino 2010 – Le Ragnaie

Ricordo che la prima e unica volta che ho partecipato alla famosa manifestazione ilcineseBenvenuto Brunello” si presentava l’annata 2010. Annata definita ottima e in effetti ricordo che non furono poche le cantine a finire sul mio taccuino con i loro Brunello 2010. Tra questi il Brunello di Montalcino 2010 de Le Ragnaie stava al primo posto, principalmente per la sua fedeltà al vitigno, per la sua inarrestabile energia, per il grande scheletro che lasciava intravedere una finezza di tratto in controluce, una promessa sospesa dentro una potenza davvero imponente.

La promessa di allora è mantenuta oggi

Il colore è quello che si vede in foto. Limpido, granato chiaro, non così dissimile da quello della prima volta.

Vino profumato con reminiscenze d’arancia navelina, ciliegine, lavanda, carne cruda accompagnate da un lungo afflato balsamico. In secondo piano ricordi di cuoio, sottobosco ed eterei.

L’acidità è oceanica, innervata, vino adesso disteso, definito, arioso, profondissimo. I tannini, all’uscita decisamente austeri, pur restando tannini di carattere hanno mollato un po’ la presa e al sorso danno precisione e temperamento. 

Vino pronto adesso che andò felicemente a nozze con le bistecchine di Agnello in padella.

Enonauta/Degustazione di Vino #427 - review - Brunello di Montalcino 2010 - Le Ragnaie | Vino che mantiene le promesse fatte nel passato
Enonauta/Degustazione di Vino #427 - review - Brunello di Montalcino 2010 - Le Ragnaie | Vino che mantiene le promesse fatte nel passato

Brunello di Montalcino 2010 – Le Ragnaie

I remember that the first and only time I participated in the famous Ilcinese event “Benvenuto Brunello” the 2010 vintage was presented. A vintage defined as excellent and in fact I remember that there were quite a few wineries that ended up in my notebook with their 2010 Brunellos. Among these, the 2010 Brunello di Montalcino from Le Ragnaie was in first place, mainly for its faithfulness to the grape variety, for its unstoppable energy, for the large skeleton that allowed a glimpse of a finesse of line against the light, a promise suspended within a truly imposing power.

The promise of then is kept today

The color is what you see in the photo. Clear, light garnet, not so different from that of the first time.

A fragrant wine with reminiscences of navelina orange, cherries, lavender, raw meat accompanied by a long balsamic breath. In the background memories of leather, undergrowth and ethereal.

The acidity is oceanic, innervated, wine now relaxed, defined, airy, very deep. The tannins, decidedly austere at the exit, while remaining tannins of character have loosened their grip a bit and at the sip they give precision and temperament.

Wine ready now that went happily with the lamb steaks in the pan.

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Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 – Domaine Denis Mortet

Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 – Domaine Denis Mortet

Fermo restando che le bottiglie è giusto che riposino in cantina per il tempo necessario a dargli la giusta forma sperata, credo di poter affermare che la esatta collocazione di una bottiglia è sempre la tavola. Tra i bevitori. Prima o poi questo è il momento culminante della vita di un vino. Nel bene e nel male. Questa bottiglia bevuta con gli amici lo conferma, condivisa generosamente da M. N. e stappata da Alberto Bettini della Trattoria da Amerigo dove è stata ottima compagna delle loro sempre ottime proposte culinarie, tra cui il famoso Uovo che in foto è in primo piano.

Il colore è decisamente vivo in relazione all’età e non si discosta dal rubino fitto.

Fragrante, netto, intenso con sentori di frutti rossi, ematici, fortemente speziati, ricordi di muschio e foglie.

Vino di gran tempra e di notevole caratura. In tecnovinese lo si direbbe di medio corpo, un medio più sbilanciato verso il pieno. Non ha ceduto per niente al tempo che pare invece aver consentito al vino di digerire la “legnosità”, certo non per perderla, per renderla organica.  Una legnosità originaria che io posso solo immaginare e che magari qualcun altro potrebbe confermare (o no).

Adesso è un vino decisamente stratificato e profondo, dalla dinamica di gusto continua, incalzante, con freschezza nordica che immagino abbia trovato con gli anni lo spazio che forse all’inizio mancava (anche in questo caso qualcuno potrà dire la sua). Impeccabile, equilibrato, avvolgente e dalla persistenza decisamente rara.

Non il prototipo dell’eleganza asciutta e talvolta un po’ impalpabile della Borgogna, è un vino che evidenzia un’idea precisa e ben eseguita del Pinot Nero.

Enonauta/Degustazione di Vino #426 - review - Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 - Domaine Denis Mortet | Vino di gran tempra e di notevole caratura

Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 – Domaine Denis Mortet

While it is right that the bottles rest in the cellar for the time necessary to give them the right shape desired, I believe I can say that the exact location of a bottle is always the table. Among drinkers. Sooner or later this is the culminating moment in the life of a wine. For better or for worse. This bottle drunk with friends confirms it, shared generously by M. N. and uncorked by Alberto Bettini of the Trattoria da Amerigo where it was an excellent companion to their always excellent culinary proposals, including the famous Uovo that is in the foreground in the photo.

The color is decidedly vivid in relation to the age and does not deviate from the dense ruby.

Fragrant, clean, intense with hints of red fruits, blood, strongly spicy, memories of moss and leaves.

A wine of great temperament and notable caliber. In Tecnovinese one would say it is medium-bodied, a medium more unbalanced towards full. It has not given in at all to time which instead seems to have allowed the wine to digest the “woodiness”, certainly not to lose it, to make it organic. An original woodiness that I can only imagine and that perhaps someone else could confirm (or not).

Now it is a decidedly layered and deep wine, with a continuous, pressing dynamic of taste, with Nordic freshness that I imagine has found over the years the space that perhaps was missing at the beginning (even in this case someone will have their say). Impeccable, balanced, enveloping and with a decidedly rare persistence.

Not the prototype of the dry and sometimes slightly impalpable elegance of Burgundy, it is a wine that highlights a precise and well-executed idea of ​​Pinot Noir.

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Soave “Terrelunghe” 2023 – Vicentini Agostino – sotto i 10 euro #4

Soave “Terrelunghe” 2023 – Agostino Vicentini – vino sotto i dieci euro #4

Stappato più volte con grande soddisfazione il loro Soave Superiore “Il Casale” (ne scrissi qui), ma mai avevo assaggiato questo Soave Terrelunghe dell’azienda Vicentini, 20 ettari di vigneti tra Colognola ai Colli e e Cazzano di Tramigna ad est di Verona, pagato 9,50 euro su una piattaforma di vendita online.

Immagine tratta dal sito aziendale https://vinivicentini.com

Garganega con il 20 percento di Trebbiano. In acciaio.

Un vino che, senza nulla togliere a tutti gli altri che potrei e vorrei citare nel solito modo,  risulta emblematico della vasta possibilità di bere bene in Italia a prezzo contenuto e della qualità diffusa nella zona del Soave.

Brillante e profumato con reminiscenze di fiori di acacia, scorza di cedro, pesca bianca. Immediato e penetrante.

Al palato risulta ampiamente godibile, 

grazia alla sua acidità affilata e copiosa, ma anche grazie a una presenza e a una trama tangibili, una semplicità convincente, ben dispiegata e decisamente buona, nel senso proprio della bontà non mediata. Alcool moderato che migliora ulteriormente la gradevolezza.

Un vero affare.

Enonauta/Degustazione di Vino #425 - review - Soave “Terrelunghe” 2023 - Agostino Vicentini | Tra i migliori a prezzo contenuto
Enonauta/Degustazione di Vino #425 - review - Soave “Terrelunghe” 2023 - Agostino Vicentini | Tra i migliori a prezzo contenuto

Soave “Terrelunghe” 2023 – Agostino Vicentini – wine under ten euros #4

I have uncorked their Soave Superiore “Il Casale” several times with great satisfaction (I wrote about it here), but I have never tasted this Soave Terrelunghe from the Vicentini company, 20 hectares of vineyards between Colognola ai Colli and Cazzano di Tramigna east of Verona, paid 9.50 euros on an online sales platform.

Garganega with 20 percent Trebbiano. In steel.

A wine that, without taking anything away from all the others that I could and would like to mention in the usual way, is emblematic of the vast possibility of drinking well in Italy at a reasonable price and of the quality widespread in the Soave area.

Brilliant and fragrant with reminiscences of acacia flowers, cedar peel, white peach. Immediate and penetrating.

On the palate it is widely enjoyable, thanks to its sharp and copious acidity, but also thanks to a tangible presence and texture, a convincing simplicity, well-extended and decidedly good, in the true sense of unmediated goodness. Moderate alcohol that further improves the pleasantness.

A real bargain.

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Meursault “Les Tillets” 2020 – Vincent Girardin

Meursault “Les Tillets” 2020 – Vincent Girardin 

Sono contrario per principio al confronto tra vini di diversa provenienza anche se ottenuti dallo stesso vitigno. Ho apprezzato alcuni Chardonnay italiani, anche molto distanti per per presupposti ed esiti, e ne ho scritto (qui e qui ad esempio) e resto convinto del fatto che ci siano ottime interpretazioni del vitigno. Però bisogna riconoscere che la Borgogna dello Chardonnay regala sempre ottime suggestioni ed esperienze di gusto non facilmente replicabili. Principalmente, a mio parere, per la disinvoltura e il passo sicuro con cui, anche quando opulenti e strutturati, questi vini si muovono.

Approccio Biodinamico. Terreno calcareo.

Dopo la raccolta e la pressatura il mosto va in barrique (15 % nuove, una pennellata…) dove fermenta, fa la malolattica e a seguire sta 16 mesi sulle fecce. 

Vino denso dal colore concentrato. Rievoca principalmente il Cedro e il  Fiore di Sambuco, il Passion Fruit e la Pesca di Bivona della quale pare ricordare anche l’impatto tattile. In secondo piano ricordi accennati di miele, spezie, lievito.

Il sorso è strutturato e avvolgente con sviluppo molto sapido, opulento e al contempo vibrante, ben direzionato e godibile con la sua acidità tesa e il contenuto tenore alcolico. Un tessuto tangibile, mai sfuggente, molto persistente.

Un Mersault Village, questo dell’azienda Vincent Girardin, non economico, ma alla prova dell’assaggio in cui è parso davvero un buon  vino non lo potrei definire caro in senso assoluto.

Enonauta/Degustazione di Vino #423 - review - Meursault "Les Tillets" 2020 - Vincent Girardin | Chardonnay di spessore, ma con energia da vendere
Enonauta/Degustazione di Vino #423 - review - Meursault "Les Tillets" 2020 - Vincent Girardin | Chardonnay di spessore, ma con energia da vendere
Enonauta/Degustazione di Vino #423 - review - Meursault "Les Tillets" 2020 - Vincent Girardin | Chardonnay di spessore, ma con energia da vendere

Meursault “Les Tillets” 2020 – Vincent Girardin 

I am against in principle the comparison between wines of different origins even if obtained from the same grape variety. I have appreciated some Italian Chardonnays, even very distant ones in terms of conditions and outcomes, and I have written about them (here and here for example) and I remain convinced that there are excellent interpretations of the grape variety. However, it must be recognized that the Burgundy of Chardonnay always offers excellent suggestions and taste experiences that are not easily replicable. Mainly, in my opinion, for the ease and sure-footedness with which, even when opulent and structured, these wines move.

Biodynamic approach. Limestone soil.

After harvesting and pressing, the must goes into barriques (15% new, a brushstroke…) where it ferments, undergoes malolactic fermentation and then spends 16 months on the lees. 

Dense wine with concentrated color. It mainly recalls the Cedar and the Elderflower, the Passion Fruit and the Bivona Peach of which it also seems to recall the tactile impact. In the background hints of honey, spices, yeast.

The sip is structured and enveloping with a very savory, opulent and at the same time vibrant development, well directed and enjoyable with its taut acidity and alcoholic content. A tangible fabric, never elusive, very persistent.

A Mersault Village, this one from the Vincent Girardin company, not cheap, but after tasting it, it seemed like a really good wine, I couldn’t define it as expensive in an absolute sense.

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Barbaresco Montefico 2016 – Carlo Giacosa

Barbaresco Montefico 2016 – Carlo Giacosa 

Barbaresco decisamente classico dal Cru Montefico nel paese di Barbaresco.

Vinificazione in acciaio, invecchiamento in botti grandi, affinamento in bottiglia.

ll tratto precipuo di questo vino lo si può individuare nell’ordine dei suoi elementi, come nel rigore espressivo o nell’immediata piacevolezza. 

Veste granato di media concentrazione, evocativo e nettissimo al naso con ricordi di lamponi e rose, foglia di the e timo, cui si aggiungono meno marcate note di scorza di chinotti, torrefazione, radici aromatiche.

Acidità trainante, la bocca si riempie di piccoli frutti rossi delicati, intenso e presente, definito e persistente. L’Alcool è ben fuso, i tannini educati nella loro fermezza. 

Da bere con soddisfazione adesso per chi ama equilibrio ed energia insieme. Credo però che nei prossimi dieci anni si potrà stappare un vino ancora vitale.

Bottiglia acquistata in un lotto e non saprei dire il prezzo esatto d’acquisto, ma tenendo presente il prezzo mediano di vendita e confrontandolo coi prezzi di alcuni omologhi lo definirei un buon affare per chi lo stappa.

L’annata certamente è stata positiva, ma in questa bottiglia si avverte anche una mano felice che ha ben governato 

Riflettendo a fine bottiglia mi chiedo per quale motivo non avevo mai bevuto un Barbaresco Montefico, di Giacosa così come di nessun altro produttore, e sento di essermi perso qualcosa. Mi chiedo inoltre perche intorno a questo Barbaresco Montefico 2016, per quanto ben accolto dalla critica di settore, non si siano generati un Hype, un vasto entusiasmo come successo talvolta a vini per cui in definitiva, alla prova dell’assaggio, si restava perplessi e alla ricerca di una spiegazione che non si trova.

Ci sarà qualcuno che l’avrà stappato e avrà tentato una descrizione a parte me e i wine critics che all’epoca dell’uscita in bottiglia dispensarono voti, punti e stelle?

Grande bottiglia adesso, potrei scommettere anche sulla sua longevità, ma sono felice di averlo stappato.

Enonauta/Degustazione di Vino #422 - review - Barbaresco Montefico 2016 - Carlo giacosa | Classico, elegante, potente

Barbaresco Montefico 2016 – Carlo Giacosa 

Definitely classic Barbaresco from the Montefico Cru in the village of Barbaresco.

Vinification in steel, aging in large barrels, refinement in bottle.

The main feature of this wine can be identified in the order of its elements, as in the expressive rigor or in the immediate pleasantness. 

It has a medium concentration of garnet, evocative and very clear on the nose with hints of raspberries and roses, tea leaves and thyme, to which are added less marked notes of chinotti peel, roasting, aromatic roots.

Driving acidity, the mouth fills with small delicate red fruits, intense and present, defined and persistent. The alcohol is well blended, the tannins educated in their firmness. 

To drink with satisfaction now for those who love balance and energy together. However, I believe that in the next ten years it will be possible to uncork a still viable wine.

Bottle purchased in a batch and I couldn’t say the exact purchase price, but keeping in mind the median sales price and comparing it with the prices of some counterparts I would define it as a good deal for those who uncork it.

The vintage was certainly positive, but in this bottle you can also feel a happy hand that governed well 

Reflecting at the end of the bottle I ask myself why I had never drunk a Barbaresco Montefico, from Giacosa or any other producer, and I feel like I’ve missed something. I also wonder why this Barbaresco Montefico 2016, although well received by industry critics, did not generate a hype, a vast enthusiasm as sometimes happened to wines for which ultimately, upon tasting, one remained perplexed and looking for an explanation that cannot be found.

Will there be anyone who has uncorked it and attempted a description apart from me and the wine critics who gave out votes, points and stars at the time of its release in the bottle?

Great bottle now, I could bet on its longevity too, but I’m happy I uncorked it.

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