La Marginale 2010 Saumur Champigny – Thierry Germain/Domaine des Roches Neuves
Le precedenti esperienze con la cantina di Thierry Germain avevano ingenerato delle aspettative. Che non sono andate deluse. Cabernet Franc & Loira (Saumur Champigny).
Cabernet Franc con lunga macerazione ed elevamento in barrique
Vino agile, setoso, profumato.
Chiaro, reminiscenze ben articolate di lamponi e fico d’india, mentolate, escono col tempo note di erbe officinali e di pepe sichuan.
Sorso delicato, fresco, piacevole e spiccatamente salino (che trovo essere una costante dei vini di Thierry Germain), equilibrio compiuto, il vino è risolto e ha tannini quasi in filigrana e un finale frutto/spezie piuttosto prolungato. Nel caso specifico di questa bottiglia un paio d’anni di anticipo avrebbero reso l’esperienza perfetta
Cabernet Franc e Loira si confermano una delle mie accoppiate preferite. A tavola ottimamente con Risotto al Colombaccio e Pluma di Maiale Iberico con insalata di finocchi e arance e patatas bravas.
La Marginale 2010 Saumur Champigny – Thierry Germain/Domaine des Roches Neuves
Previous experiences with Thierry Germain’s cellar had raised expectations. Which didn’t disappoint. Cabernet Franc & Loire (Saumur Champigny).
Cabernet Franc with long maceration and aging in barrique
Agile, silky, fragrant wine.
Clear, well-articulated reminiscences of raspberries and prickly pear, minty, over time notes of medicinal herbs and Sichuan pepper emerge.
Delicate, fresh, pleasant and distinctly saline on the palate (which I find to be a constant in Thierry Germain’s wines), well-balanced, the wine is resolved and has almost filigree tannins and a rather prolonged fruit/spice finish. In the specific case of this bottle, a couple of years in advance would have made the experience perfect
Cabernet Franc and Loire confirm to be one of my favorite pairings. Excellent at the table with Risotto with Colombaccio and Iberian Pork Pluma with fennel and orange salad and patatas bravas.
Un vino che mi piace dal principio, dalla sua sobria etichetta che mi parla della rigorosa precisione che effettivamente poi trovo nel bicchiere. Al terzo giorno di apertura continua a stupirmi con la sua scintillante veste chiaro-traslucida e il suo incisivo ed onesto bouquet che potrei riassumere in 4 parole: viola, ciliegia, cannella e rabarbaro. Non il più complesso dei vini, ma colpisce l’accuratezza dei rimandi.
Dopo tre giorni mi aspetta con la sua delicata ed emozionante fruttosità che lo apparenta a vini ben più famosi. Sorso definito e sempre tonico, equlibrato, con tannini che mostrano forza senza spigoli. Finale piacevolmente dolce/amaro.
Può fare da ottimo jolly in fase di abbinamento in tavola. Consiglio a chi lo volesse stappare di tentare qualcosa di insolito.
Tra i 10 euri meglio spesi, spesi e rispesi peraltro, in vino.
Enonauta/Degustazione di Vino #384 – review – Grignolino del Monferrato Casalese 2021 – Oreste Buzio | Tra i 10 euri meglio spesi in vino
Grignolino del Monferrato Casalese 2021 – Oreste Buzio
A wine that I like from the beginning, from its sober label which tells me about the rigorous precision that I actually find in the glass. On the third day of opening it continues to amaze me with its sparkling light-translucent appearance and its incisive and honest bouquet which I could summarize in 4 words: violet, cherry, cinnamon and rhubarb. Not the most complex of wines, but the accuracy of the references is striking.
After three days it awaits me with its delicate and exciting fruitiness that compares it to much more famous wines. Defined and always tonic, balanced on the palate, with tannins that show strength without sharp edges. Pleasantly sweet/bitter finish.
It can act as an excellent joker when pairing at the table. I advise anyone who wants to uncork it to try something unusual.
Among the 10 euros best spent, spent and respent, on wine.
Non è una provocazione, tantomeno una descrizione con intento denigratorio, bensì un tentativo sincero di rendere per scritto, cosa peraltro non facile, l’esperienza con un vino appartenente a una categoria nella quale non mi capita quasi più di imbattermi. Questo l’ho trovato stappato a una tavola a cui ero stato invitato.
Sangiovese e Cabernet Sauvignon con affinamento in legno.
Colore rubino molto scuro, di primo acchito non diresti che è un Sangiovese, cosa che per un Sangiovese non è promettente, alla cieca lo avrei detto un pugliese di fascia bassa.
Naso con poca spinta, ci sono ricordi di frutti a bacca scura, cacao, legumi, chiodo di garofano ed erbacei. Al palato non mostra particolare vigoria. Acidità blanda, tannini non pervenuti, tocco morbido di scarsa durata, sembra un vino pensato principalmente per non infastidire nessuno e che termina senza lasciare nessuna suggestione. Espressività e fedeltà alla tipologia decisamente ai minimi.
In estrema sintesi lo potrei definire un vino inespressivo ed inoffensivo.
Il Sagrantino è tannico. Questo di Caprai non fa eccezione ed è tannico e criticarlo, come a volte capita, per il tannino non è certo proficuo. Sagrantino 100 percento, elevazione in barrique per 22 mesi e poi bottiglia.
Il colore è piuttosto scuro, quasi impenetrabile. Profumi principalmente di frutto a bacca scura, chiodo di garofano, ricordi mentolati e di tabacco. Di media intensità. Ha volume, corpo, acidità moderata e sviluppa una buona dinamica di gusto forte di un frutto ben concentrato che gli consente di essere un vino che non soccombe alla densità e alla forza dei tannini e a non essere semplicemente tannico, ed è tannico, e questo senza indulgere in dolcezza e soprattutto con una esemplare compattezza Da non bere all’aperitivo, ma già questo 2016 potrebbe completare una tavola dove c’è un Istrice in Umido o, dal momento che cucinare l’istrice è illegale, anche un più banale Cinghiale.
Sagrantino di Montefalco Collepiano 2016 – Arnaldo Caprai
Sagrantino is tannic. This one from Caprai is no exception and is tannic and criticizing it, as sometimes happens, for its tannin is certainly not profitable. 100 percent Sagrantino, fermented in barrique for 22 months and then bottled.
The color is rather dark, almost impenetrable. Aromas mainly of dark berry fruit, clove, mentholated notes and tobacco. Of medium intensity. It has volume, body, moderate acidity and develops a good dynamic of strong taste of a well concentrated fruit which allows it to be a wine that does not succumb to the density and strength of the tannins and not to be simply tannic, and it is tannic, and this without indulge in sweetness and above all with exemplary compactness Not to be drunk as an aperitif, but already this 2016 it could complete a table where there is a Stewed Porcupine or, since cooking porcupine is illegal, even a more banal Wild Boar.
Me l’avevavo consigliato più volte. Mi capita finalmente l’occasione di comprare due bottiglie dell’annata 2013, così da rispettare la regola personale dei 10 anni, e lo provo. “Cazzo! Che bel Vino!” penso subito al primo approccio e sento di essermi perso qualcosa in questi anni di bevute. Barbaresco di stampo tradizionale con lunga macerazione in cemento e invecchiamento in botte grande. Da Vigne le cui uve venivano un tempo conferite a un noto collega (si comprende bene il motivo). Vino di rare luminosità e intensità olfattiva, ripenso a quanto esclamò un amico annusando un famoso Sangiovese “sembra un profumo…” e non aggiungo altro. Ci sono reminiscenze nitide di Melograno, chinotto, rosa canina, floreale delicato, ma anche più defilati ricordi di erbe aromatiche e balsamici. Riconoscibile e molto fedele. Del melograno ha pure l’impatto tattile al palato. Sottile, pieno di energia, alcol giusto, porta in bocca questo frutto dolce, ultrapimpante e tonico che si accoppia meravigliosamente con l’abbondante acidità e i bei tannini profilanti. Sorso definito, lungo, arioso.
Che bel vino! (ripetere più volte…)
Barbaresco 2013 – Cascina Roccalini
I had recommended it several times. I finally have the opportunity to buy two bottles of the 2013 vintage, so as to respect the personal 10 year rule, and I try it. “Fuck! What a beautiful wine!” I immediately think of the first approach and feel like I’ve missed something in these years of drinking. Traditional Barbaresco with long maceration in cement and aging in large barrels. From Vigne whose grapes were once given to a well-known colleague (the reason is clear). A wine of rare brightness and olfactory intensity, I think back to what a friend exclaimed when smelling a famous Sangiovese “it looks like a perfume…” and I don’t add anything else. There are clear reminiscences of pomegranate, chinotto, dog rose, delicate floral, but also more secluded memories of aromatic herbs and balsamics. Recognizable and very loyal. It also has the tactile impact of pomegranate on the palate. Subtle, full of energy, right alcohol, it brings this sweet, ultra-perky and tonic fruit into the mouth which pairs wonderfully with the abundant acidity and the beautiful profiled tannins. Defined, long, airy sip.
Degustazione Barolo 2016 – Un fantastico venerdì 17 in buona compagnia e con sei Barolo da annata favorevole con abbondanza di vini moderni e piccola rappresentanza di tradizionali. Tre da cru, tre classicamente solo annata.
Da uve in Berri e Capalot, 24 mesi in botte e grande e bottiglia.
Chiaro, lineare, con spiccati rimandi agrumati, di ribes e rosa, moderatamente speziati e di bitter. Sorso ben definito, si sviluppa intorno all’asse fresco/tannica, in modo piuttosto fluente, ordinato e con ottimo finale dove tornano la scorza di arancio e il bitter. Manca forse del guizzo che lo renda unico, o più semplicemente particolare, ma è un vino ben fatto, piacevole già adesso. Un vino che riberrei.
Barolo Neirane 2016 – Agostino Bosco
Vigna in Verduno, acciaio e poi prima barrique e tonneau e a seguire botte grande.
Un Barolo dalla forza oscura, imbrigliata, in attesa del momento di essere liberata del tutto. Mi fa pensare per analogia al brano “Electric Funeral” dei Black Sabbath (accostamento ovviamente elogiativo) come il vino precedente ai Whitesnake, o ai Guns and Roses come mi hanno corretto i compagni di tavolo, volendo abusare delle canzoni hardrock come riferimento. Colore scuro, note predominanti di marasca matura e prugna, muschio, eucalipto, balsamiche e terrose. Al palato mostra una certa densità, struttura, pienezza, tannini non spigolosi, ma ben presenti. Un vino brulicante di forze che per il momento non hanno ancora trovato equilibrio. Al momento lo consiglierei solo con piatti di grande struttura.
Barolo Bricco Luciani 2016 – Mauro Molino
Macerazione breve e fermentazione in acciaio 18 mesi in barrique.
Il meno complesso dei sei. Che può essere al contempo un pregio oppure un disincentivo in relazione a cosa cerca il bevitore. Colore rubino scuro, ricordi di resine, vaniglia, prugna e ciliegia, cenere spenta e note di tostato. Porta ben chiari i segni dell’elevamento in legno. Sorso agevole, di medio corpo, il più vellutato dei sei con un centrobocca ricco, torna molto frutto, sembra aver già raggiunto un buon punto di equilibrio con tannini ingentiliti e acidità ben diffusa.
Barolo Gattera 2016 – Mauro Veglio
Vigna a La Morra. Prima acciaio e poi 24 mesi in barrique per il 30% nuove.
Un vino che spicca per precisione ed equilibrio. Per quanto non possa considerare questo genere di Barolo tra quelli del cuore trovo in questo vino chiarezza di intenti e ottima esecuzione. Colore di media intensità, bouquet bello con suggestioni che spaziano dalla ciliegia e dall’arancia al chiodo di garofano, dal mentolo alla vaniglia, con ricordi di erbe aromatiche e di viola. Vino misurato al palato che ha uno sviluppo gustativo per cui spenderei il controverso termine elegante. Una bella progressione, generale levigatezza e buon corpo in un quadro di vitalità e tonicità. Vino quasi risolto, con bel finale sapido e rinfrescante.
Barolo 2016 – F.lli Barale
Da vigneti situati nel comune di Barolo: Coste di Rose, Preda e Monrobiolo. 3 anni in botti di rovere dai 15 ai 30 hl.
Con questo vino fanno festa gli amanti del Barolo tradizionale. Si innesca all’istante quella zona del cerebro sensibile alle stimolazioni del Barolo un po’ austero, un pochino rustico, ma anche gentile con la sua fruttuosità delicata. Traslucido granata, profumatissimo, rose e arancia navel, melograno, timo, genziana. Non complessissimo però netto e intenso. Vino dalla freschezza appuntita, asciutto nella forma, con tannini di carattere e una qualità di gusto eccellente e molto persistente per un effetto generale rinfrancante.
Barolo 2016 – Giacomo Grimaldi
Dalle vigne Terlo in Barolo e Sottocastello di Novello. 8/10 giorni di macerazione a temperatura controllata in acciaio. Fermentazione malolattica in barrique. Affinamento per 12 mesi in barrique francesi (25% nuove), e 12 mesi in botte grande, blend in acciaio per 8 mesi.
Barolo d’impatto, penalizzato forse dall’essere l’ultima bottiglia degustata, ma è apparso un vino poco dinamico. Colore scuro, un corredo aromatico orchestrato su registri cupi, non molto vivaci, dove a predominare sono i rimandi all’elevazione in legno come la vaniglia, le essenze orientali, il tabacco e con le fragranze fruttate di prugna e floreali in secondo piano. Ingresso con calore e densità, tocco vellutato, finale su frutto-spezie, un po’ monolitico, non molto dinamico come premesso.
Che ci dice questa serata? Che l’annata 2016, questa è una conferma, ci ha consegnato mediamente ottimi vini. Ci dice anche che in compagnia si beve meglio e si vive bene e che la faziosità è quasi sempre un limite e che il buono, si parla in questo caso di stili di vinificazione, sta nel moderno e nel classico. Basta saper accorgersene.
Degustazione Barolo 2016 – Barolo Tasting 2016
Barolo Tasting 2016 – A fantastic Friday 17th in good company and with six Barolos from a favorable vintage with an abundance of modern wines and a small representation of traditional ones. Three from cru, three classically single vintage.
What does this evening tell us? This is a confirmation that the 2016 vintage gave us excellent wines on average. It also tells us that in company we drink better and live well and that bias is almost always a limit and that the good, in this case we are talking about winemaking styles, lies in the modern and the classic. You just need to know how to notice it.
Sostanza, molta sostanza, e precisione per questo Barolo di Eraldo Viberti da La Morra. Colore di media concentrazione molto luminoso, con ricordi di scorza di arancia, eucalipto, marasca, erbe medicinali, spezie un accenno, cosi come i sentori resinoso/tostati sono appena percepibili. Il tutto con grande generosità e pulizia. Sorso altrettanto generoso, caldo, voluminoso, caratterizzato da spiccata piacevolezza di beva, scorrevolezza, integrità, misurata acidità e tannini ben scolpiti. Buono da bersi adesso, ma anche in prospettiva 2028. Altra bella interpretazione dell’annata 2015 (qui un altro esempio) per l’azienda di La Morra. Annata che è sì buona, ma non esente da rischi sulla distanza.
Barolo Rocchettevini 2015 – Eraldo Viberti
Substance, a lot of substance, and precision for this Barolo by Eraldo Viberti from La Morra. Very bright medium concentration colour, with hints of orange peel, eucalyptus, morello cherry, medicinal herbs, a hint of spices, just as the resinous/toasted hints are barely perceptible. All with great generosity and cleanliness. Equally generous sip, warm, voluminous, characterized by a marked drinking pleasure, smoothness, integrity, measured acidity and well-sculpted tannins. Good to drink now, but also in 2028. Another beautiful interpretation of the 2015 vintage (here is another example) for the La Morra company. A good year, yes, but not without risks over distance.
Tre Grandi Barolo – Principiano/Sandrone/Fenocchio
In occasione di una riunione enogastronomica che mancava da un po’ di tempo si decide per un menu di varie portate di carne, Lingua bollita con salsa verde, Trippa in bianco con fagioli e salsiccia, Coniglio al forno con patate e Roastbeef all’aceto balsamico, e tre bottiglie di Barolo. Sicuramente tre dei migliori Barolo in circolazione a un prezzo, se non proprio economico, perlomeno accessibile. Ognuno con una sua precisa, netta identità.
Barolo Boscareto 2016 – Ferdinando Principiano
36 mesi in botti da 30 hl.
Vino Raggiante, luminoso granato chiaro, traslucido, molta energia, ma non solo energia. Ho avuto la fortuna di poter stappare 2008 e 2009 in rapida sequenza non molto tempo fa e mi sono reso conto di cosa può diventare questo vino.
Profumi di arancia navel e melograno, foglia di the, rosmarino, con una nettezza davvero impressiva.
Il sorso è esplosivo, incalzante, austerità declinata in modo approcciabile per cui è un Barolo altamente godibile già nel 2023. Fluisce, scalda, tannini appena rustici, ha ottima dinamica di gusto, spazialità senza impacci ed è già ben definito.
Barolo Bussia Riserva 90 dì – Giacomo Fenocchio
Monforte d’Alba. Per me il 90 dì di Giacomo Fenocchio rappresenta l’emblema del Barolo tradizionale. 4 anni in botte grande, 90 giorni di macerazione. Ebbi l’occasione di assaggiare il 2011 direttamente dalla botte di invecchiamento e fu un colpo di fulmine.
Si può dire che è giovane e che si sarebbe potuto bere tra trent’anni, ma per me e i miei compagni di tavolo trent’anni sembrano una scommessa troppo rischiosa.
Rubino chiaro, naso progressivo. Marasca, rosa, note balsamiche e di chinotto, genziana. Fedelissimo.
Al palato è risoluto, potente, in questo momento assai compatto, tetragono, uno sviluppo gustativo fatto di piccoli passi. Tannini robusti, molto scheletro, si intravedono come premesso delle potenzialità infinite per un futuro anche remoto, ma per l’intanto con il Roastbeef all’aceto balsamico si fecero buona compagnia.
Barolo Le Vigne 2015 – Sandrone
Barolo Le Vigne 2015 – Sandrone
Con uve dai vigneti Baudana a Serralunga d’Alba, Villero a Castiglione Falletto, Vignane a Barolo e Merli a Novello è un Barolo che va dichiaratamente e con successo a cercare la misura e l’equilibrio.
Elevazione in rovere francese da 500 litri e 18 mesi di affinamento in bottiglia.
Mette insieme la classicità dell’assemblaggio con un’idea più contemporanea del Barolo.
Di colore più intenso, con predominanti reminiscenze fruttate di corbezzolo e ribes rosso e di spezie dolci, floreale elegante, echi di bosco, cipria, eucalipto. Finezza manifesta.
Vellutato e sapido, ben orchestrato, certamente il più pronto dei tre, eppure nella sua amichevole disposizione mantiene una costante tensione, una forza trascinante senza spigoli e nemmeno cercando di proposito e con animo ostile si riuscirebbe a individuare un punto debole a questo Barolo.
Grattamacco è uno dei vini, prodotto dal 1977, che ha contribuito a fare la storia di Bolgheri.
Questo 2018 mi aveva convinto, per la vibrante freschezza e la dinamica di gusto, durante vari assaggi dello scorso anno e questa è la prima bottiglia che stappo a casa. Ed è una conferma.
Taglio bordolese appena toscanizzato dal Sangiovese. Cabernet Sauvignon per il 65 per cento, per il resto Merlot e Sangiovese in parti quasi uguali. Fermentazione in tini aperti e 18 mesi di affinamento in barrique.
Colore rosso scuro, denso, un bel bouquet con predominanti note di bacche scure, d’incenso, balsamiche cui si aggiungono ricordi floreali, di pepe, cacao, scorza di bergamotto.
Al palato si fa notare per la brillante acidità che movimenta una materia di spessore, con tannini ruggenti. Vino dinamico, sapido, intenso. Sorso piacevole nella sua giovane esuberanza e che troverà un punto di equilibrio immaginabile tra qualche anno.
Finale coerente e apprezzabIle con ulteriori reminiscenze di Rabarbaro.
Giovane con buone prospettive e un presente già apprezzabile.
Grattamacco is one of the wines, produced since 1977, that has contributed to making the history of Bolgheri.
This 2018 had convinced me, for its vibrant freshness and dynamic flavour, during various tastings last year and this is the first bottle I have opened at home. And it’s a confirmation.
Freshly Tuscanized Bordeaux blend from Sangiovese. 65 percent Cabernet Sauvignon, the rest Merlot and Sangiovese in almost equal parts. Fermentation in open vats and 18 months of aging in barrique.
Dark red color, dense, a beautiful bouquet with predominant notes of dark berries, incense, balsamic to which are added floral notes, pepper, cocoa, bergamot peel.
On the palate it stands out for the brilliant acidity that enlivens a thick material, with roaring tannins. Dynamic, savory, intense wine. Pleasant sip in its young exuberance and which will find an imaginable point of balance in a few years.
Coherent and appreciable finish with further reminiscences of Rhubarb.
Young wine with good prospects and an already appreciable present.
Il Dolcetto d’Alba 2020 del Cavalier Lorenzo Accomasso da La Morra non è un dolcetto consueto. Non è nemmeno il miglior dolcetto mai assaggiato, non è il più lineare o il più preciso. È il dolcetto sfrontato e possente del Cavalier Accomasso. Che non lo faceva più e nel 2017, “vista l’annata difficile” queste sono parole sue, decise di ricominciare.
Lo stappi e ti prende paura. Perplessità.
Vaschetta di affettato appena aperta, una leggera carbonica, sentori rustici.
Ne bevo un bicchiere e decido di metterlo da una parte sospendendo il giudizio per tornare dopo 24 ore.
L’arieggiamento gli fa molto bene. Colore rubino scuro. Carbonica e riduzione svanite, è rimasto certamente un dolcetto generoso e rustico, ampiamente floreale, con ricordi di frutti scuri, chiodo di garofano, note ematiche e di humus/terra.
Al palato risulta potente, caldo, concentrato, con acidità incisiva e rara profondità. Elegante non direi, direi piuttosto ruvido e sostanziale, adatto a una serata dove ci sono la voglia di vivere e un piatto di penne al ragù, almeno 2 etti a testa.
Dolcetto d’Alba 2020 di Lorenzo Accomasso
The Dolcetto d’Alba 2020 by Cavalier Lorenzo Accomasso from La Morra is not a usual. It’s not even the best one I’ve ever tasted, it’s not the most linear or the most precise. It is the cheeky and powerful Dolcetto of Cavalier Accomasso. That he no longer did it and in 2017, “given the difficult year” these are his words, he decided to start again.
You uncork it and it scares you. Perplexity.
Freshly opened tray of cold cuts, a light carbonation, rustic hints.
I drink a glass and decide to put it aside, suspending judgment and returning after 24 hours.
Airing is very good for him. Dark ruby colour. Carbonic and reduction vanished, it certainly remained a generous and rustic sweet, largely floral, with hints of dark fruits, clove, blood and humus/earth notes.
On the palate it is powerful, warm, concentrated, with incisive acidity and rare depth. I wouldn’t say elegant, I would say rather rough and substantial, suitable for an evening where there is the desire to live and a plate of penne with ragù, at least 2 ounces each.