Sui rilievi a nord est di Rovereto nasce Balter Brut. Chardonnay con fermentazione in acciaio e per il 15% in rovere. 30 mesi sui lieviti. Giallo paglierino intenso.
Perlage fino e costante, persistente e con buona pressione.
Piacevole ed intenso bouquet composto da sentori di Pesca bianca, cedro, lievito, albicocca disidratata. In bocca risulta inizialmente ben strutturato e morbido, cremoso e molto fruttato, ma trova un eccellente punto di equilibrio grazie alla buona freschezza. Finale con retrogusto di Liquirizia.
È un piacere berlo ed è un piacere raccontarlo. È il Bianco della Castellada. Vendemmia 2011. A Oslavia dove ci sono la Ponca e il vento.
Pinot grigio 50%, Chardonnay 30% e Sauvignon 20%. Per lo chardonnay e il sauvignon quattro giorni di macerazione. 12 mesi di barrique e 24 mesi ulteriori in bottiglia.
Giallo dorato e consistente. Sprigiona una lunga sequenza di aromi come l’uva sultanina e la pesca percoca matura, sentori erbaceo/vegetali e floreali come il Tiglio in fiore e la camomilla, la nocciola e accenni di spezie e di resina come se accanto a te stessero potando un albero. Notevole. Ma è all’assaggio che dimostra tutta la sua stoffa e le sue potenzialità attuali e presumibilmente in divenire. Ha spessore, succo e forza. Le sensazioni si stratificano. Didatticamente lo si potrebbe usare per spiegare empiricamente il significato di “vino tridimensionale”. Frutto maturo, miele, ritorni aromatici nel centrobocca. La freschezza e una percepibile struttura tannica gli danno una profondità eccezionale e il suo è un grandissimo finale che vorresti rallentare per prolungare indefinitamente l’esperienza gustativa, come vorresti che la bottiglia fosse di nuovo piena, almeno a metà, anche un terzo basterebbe.
Mi sono impegnato per accompagnarlo degnamente in cucina e allora sono venuti fuori il pollo in padella coi germogli di soia e la gallinella al cartoccio cotta a vapore con cipolla fresca di Certaldo. Bene col pesce, benissimo col pollo.
Scarzello è a Barolo. Giustamente famoso il suo Barolo Vigna Merenda, ma insieme a quello fu riportato dalla gita in cantina anche questa vigorosa Barbera d’Alba Sup. 2016. Che fu aperta coraggiosamente in barba al clima torrido.
Lunga macerazione e affinamento per 18 mesi in legni di diversa capacità.
Rosso rubino intenso. Molto compatto. Forte la spinta olfattiva, agevolata dal considerevole elemento alcolico, con sentori di Viola, Ciliegia Durone e Prugna blu, una speziatura netta di pepe sichuan e chiodo di garofano.
Estroverso e potente all’assaggio, inizialmente si sviluppa su registri morbidi, molta dolcezza di frutto e calore, però ben equilibrati da una acidità fluente e da un tannino di grana fine.
Il passaggio in frigo lo rende ancora più gradevole, per quanto la componente alcoolica resti comunque un po’ sopra le righe.
Stappato il 25 luglio 2019 per onorare il Santo Jacopo, patrono della Città di Pistoia, insieme al piatto della festa, i Maccheroni col Sugo D’anatra.
Il Morellino di Scansano Riserva “Vigna I Botri” de I Botri di Ghiaccioforte, prima azienda certificata biologica nella zona di Scansano, viene da una vigna situata sul confine meridionale della denominazione. Quattro ettari, tre a rosso uno a bianco, a circa 270 mt di altezza slm.
Sangiovese, Prugnolo Gentile, Alicante e Canaiolo. Lunghe macerazioni e affinamento in grandi botti. Ma soprattutto, amore per la tradizione, per la terra, per il Sangiovese. Un vero fuoriclasse tra i Morellino di Scansano. Uno splendido quattordicenne che al momento dell’apertura e dell’assaggio non può non far tornare alla mente le parole del Signor Lanza nel momento di presentare, non senza una punta di orgoglio, ai pellegrini in visita alcune delle sue bottiglie più vecchie. “Il sangiovese invecchia bene. Se è fatto con cura diventa così…”
Granato limpido, integro. Intensità, pulizia, espressività e un profilo aromatico da grande sangiovese. Si riconoscono la ciliegia e il lampone in piena maturazione accompagnate da note di Mirto e scorza d’arancio e sentori ematici e di cuoio.
Acidità ancora graffiante e succo dolce. Non capita spesso di avere la sensazione di masticare al contempo un lampone dolcissimo e una ciliegia in un Sangiovese imbottigliato 14 anni prima, ma il centrobocca ne è pervaso. Un vino asciutto in quanto a corporatura, ma dotato di grande vigoria e tensione. Il tannino è una carezza prima di un finale letteralmente infinito dove si riverberano il Mirto e la scorza.
Un vino che potrebbe accompagnarsi brillantemente a molteplici preparazioni della cucina tradizionale Toscana, ma che io preferisco pensare con un pecorino maremmano di media/lunga stagionatura per una merenda archetipica all’ombra di un pino marittimo. Con la benedizione della Grande Madre Etrusca che la figura in etichetta sembra poter rappresentare.
A Torregrotta (Me) all’estremo nordorientale dell’isola nasce Funnari di Mimmo Paone.
Nero d’Avola in purezza. 1 anno in barrique di rovere.
Una piacevole ed economica sorpresa il Funnari 2015 di Mimmo Paone. Vivo il colore, tra il granato scuro ed il Rubino. Naso intenso con sentori di frutti scuri a piena maturazione, spezie dolci, caffè in tostatura.
Esordisce estroverso, caldo e corposo. Il sorso però vira velocemente su toni piacevolmente sapidi e tannici che si prolungano abbondantemente e che al Funnari di Paone conferiscono personalità ed equilibrio. Felice e centrata la mano che dosò il legno su questo vino. Che è avvertibile, credo, volendo essere avvertita.
Con la porchetta. Con le melanzane al forno. Con la lasagna.
il Chianti Classico Capannelle nasce a Gaiole in Chianti.
Si trovano indicazioni contrastanti sull’uvaggio. Il sito aziendale dice sangiovese 100 percento, in altri luoghi si fa accenno ai classici vitigni complementari del territorio. Nel dubbio mi affido al gusto e dichiaro che secondo me c’è il Canaiolo. Secondo me. Fermentazione in acciaio e affinamento in botte da 16 hl per 18 mesi. 40 quintali per ettaro la resa.
Rubino scuro, cupo.
Rispetto ad altre bottiglie di alte altre annate questo 2012 in questa bottiglia è meno brillante. Ha meno slancio.
Naso sornione. Timidamente floreale, molto frutto scuro e molto maturo, accenni di spezie e col passare del tempo sentori boschivi e qualche sottile fragranza d’erba aromatica.
Acidità vischiosa non particolarmente viva, a dominare il sorso è ancora il frutto maturo. Il tannino è morbido, buon finale con retrogusto speziato.
Ciò che resta è un certo senso di incompiutezza.
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…Dark ruby.
Compared to other bottles of other vintages this 2012 in this bottle is less brilliant. It has less momentum. Sly nose. Timidly floral, very dark and very ripe fruit, hints of spices and over time woody scents and some subtle fragrance of aromatic grass. Viscous acidity not particularly lively, the ripe fruit still dominates the sip. The tannins are soft, with a good finish and a spicy aftertaste.
What remains is a certain sense of incompleteness.
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Rubis foncé. Comparé à d’autres bouteilles d’autres millésimes, cette année 2012 est moins brillante. Il a moins d’élan. Nez sournois. Fruit timidement floral, très sombre et très mûr, notes d’épices et de boisés au fil du temps et un parfum subtil d’herbe aromatique. Acidité visqueuse pas particulièrement vive, le fruit mûr domine toujours la gorgée. Les tanins sont doux, avec une bonne finition et un arrière-goût épicé.
Ce qui reste est un certain sentiment d’inachèvement.
Meridio è una piccola azienda agricola che conduce le sue vigne secondo metodiche tradizionali e rispettose, posta nel territorio di Chiaramonte Gulfi, a 350metri slm nell’entroterra ragusano.
Per questo Arundo 2014 c’è Alicante in purezza fermentato in acciaio e che poi prosegue affinando per 16 mesi in legno e per ulteriori sei in bottiglia.
Un vino che gode positivamente della tensione interna tra la dolcezza del frutto maturo che è la materia principale del sorso e una spiccata e vivace freschezza. Tra il calore e la morbidezza con cui esordisce in bocca e il lungo finale dove a distendersi in progressione sono l’acidità e un tannino gentile. Molta materia, ma anche molta energia e il risultato è un vino di grande equilibrio e piacevolezza. Con un buon rapporto prezzo/soddisfazione.
[…A wine that positively enjoys the internal tension between the sweetness of the ripe fruit which is the main material of the sip and a marked and lively freshness. Between the warmth and softness with which it begins in the mouth and the long finish where the acidity and gentle tannins stretch out in progression. Much material, but also a lot of energy and the result is a wine of great balance and pleasantness…]
[…Un vin qui apprécie positivement la tension interne entre la douceur du fruit mûr qui est le matériau principal de la gorgée et une fraîcheur marquée et vive. Entre la chaleur et la douceur avec lesquelles il commence en bouche et la longue finale où l’acidité et les tanins doux s’étirent en progression. Beaucoup de matière, mais aussi beaucoup d’énergie et le résultat est un vin d’un grand équilibre et d’une grande douceur…]
Bianco alla Marta dell’azienda Buondonno è un bianco di origine chiantigiana. Ci troviamo nella parte settentrionale del territorio di Castellina in Chianti. Altitudine sui 400 metri. Trebbiano macerato dieci giorni con uve da vecchie viti, quelle che si vedono guardando dalla cantina in direzione sudorientale, un anno di affinamento in tonneau e barrique piegate a vapore. 1300 bottiglie in tutto.
Io non lo definirei orange perché non è arancione e credo che non ci fosse l’intenzione di farne un orange. Lo penso e lo sento come un vino fatto come un tempo e di questo ho avuto la conferma emotiva/esperienziale al momento di immergervi le pesche saturnia a fine pasto come avrebbero fatto mio padre e i miei zii allora che bevevano i loro vini bianchi che erano tutti fatti come una volta perché “era quella volta”. Vini fatti come una volta che, voglio precisare, io non ho mai avuto la possibilità di bere nel tempo in cui erano considerati normali bianchi se non quelle volte in cui gli anziani credevano giusto farne assaggiare un goccio ai più giovani, ma il cui gusto riemerge nella memoria sotto la spinta percettiva di alcuni vini moderni.
Non è estremo, non è opalescente. Non è criptico. È invece color ambra splendente, pulito, intensamente profumato. Di albicocca disidratata, mela golden matura, narciso, noce brasiliana. Il meglio di sé lo dà comunque nel sorso. Che è materico, morbido, ma animato da acidità fluente e da un tannino netto che portano equilibrio e grande bevibilità. Lungo finale fresco con retrogusto di mandorla brasiliana.
Come disse il Signor Buondonno, servendocelo insieme a un formaggio di capra opera della figlia Marta che dà peraltro il nome al vino, col formaggio si abbina perfettamente.
ambre brillant, propre, intensément parfumé. Abricot déshydraté, pomme dorée mûre, narcisse, noix du Brésil. Le meilleur de lui-même le donne encore dans la gorgée. Ce qui est matériel, doux, mais animé par une acidité fluide et un tanin clair qui apporte équilibre et une grande buvabilité. Finale longue et fraîche avec un arrière-goût d’amande brésilienne.
bright amber, clean, intensely scented. Dehydrated apricot, ripe golden apple, narcissus, Brazilian walnut. The best of himself still gives it in the sip. Which is material, soft, but animated by flowing acidity and a clear tannin that bring balance and great drinkability. Long fresh finish with a Brazilian almond aftertaste.
Nebbiolo da vigne da Barolo 15/18 mesi di affinamento in botte grande.
Uno straordinario esempio di equilibrio e compiutezza. Considerato da molti un piccolo barolo, credo sia più giusto definirlo un grande Nebbiolo. Perché questo è. Un vino che rivela ampiamente le possibilità del vitigno da cui deriva, anche quando non affinato per lunghissimo tempo e nelle sue declinazioni base.
Colore tra il rubino e il granato, limpido, trasparente e vivo, come si può vedere in foto. Un vino che manifesta in atto le potenzialità dell’annata. Naso complesso e intenso dove a dominare sono note fruttate di lampone selvatico e ciliegia, floreali di rosa con sentori terragni e di liquirizia, un filo di spezia dolce. Al contempo il sorso brilla per equilibrio, persistenza e bevibilità. Bella acidità e tannini maturi che compongono una trama ben integrata.
Biodinamico, lunga macerazione in tini aperti, un anno in barrique. Nessuna filtrazione. Anche se tutti conoscono questo vino due parole di introduzione per non perdere l’allenamento.
Violaceo scuro impenetrabile. Inizialmente monolitico. Col tempo il suo bouquet si libera e offre note di lampone fresco e ribes, sentori erbaceo/vegetali, ginepro e grafite. Bouquet che più passa il tempo e più si affina. Anche dopo molto tempo.
La sua freschezza è sconcertante per quanto è durevole e si riverbera in bocca creando un’onda che dal fondo bocca torna sulla punta della lingua. Tannini non pervengono, il sorso continua nervoso e vigoroso per molto, finale coerente di frutta e spezie. Bene col Pollo al Tegame, eccezionalmente col Panino con Spalla Toscana. A un primo giudizio il rapporto prezzo-felicità del Terrano di Skerk potrebbe non sembrare equo, ma certo non è un vino banale.