Schioppettino 2017 – Flaibani – Friuli Colli Orientali DOC
Enonauta/Degustazione di Vino #067 – wine review – Schioppettino 2017 – Flaibani | l’autoctonissimo e schioppettante Schioppettino Flaibani
Stappare questo vino in giorni di epidemia è confortante. Sembra dare l’impressione di poter sterminare ogni patogeno che alberga nel tuo corpo grazie al suo schietto brio e alla sua forza.
Fatto con l’autoctonissimo e schioppettante Schioppettino a Cividale del Friuli. Acciaio e poi affinamento in legno.
Il colore è scuro, rubino molto fitto. Al naso lievemente rustico con sentori nitidi di pepe e di spezie e subito a seguire la prugna e il fiore e anche qualche nota balsamica.
Carattere e vigoria.
Al palato è deciso e fresco con un filo di tannino aggraziato, ma non lèsina in corpo e allora si sta in equilibrio. Buon finale con ritorno di cannella e prugna.
Conferma le sensazioni ricevute al naso e in definitiva lo definirei un vino estroverso adatto ad accompagnare dei primi piatti con cacciagione.
Stappare questa bottiglia è anche una scusa per poter raccontare della visita all’azienda agricola Flaibani. Ho preso in prestito da David Foster Wallace il titolo di un suo famosissimo libretto per ribaltarne completamente il senso. Perché se la cosa si cui si basava nel suo libro era si divertente, ma al contempo evitabile, quella che vorrei raccontare e che mi accingo a raccontare io è stata divertente e al contempo formativa, vitale, irripetibile tanto da voler riprovare per vedere se la seconda volta sarà differentemente irripetibile al pari della prima. Si parla della visita all’azienda agricola Flaibani.
(interviene a questo punto Andrea Casprini che faceva parte della spedizione de L’Enonauta a Cividale del Friuli)
Sono stato ospite della famiglia Flaibani per una degustazione dei loro vini. Mi sono rimasti impressi oltre alla cordiale ospitalità, i colori e agli odori dell’autunno, che ci ha regalato quella splendida giornata (Meteorologicamente e Non solo) permettendoci di fare la degustazione all’aperto con una vista magnifica.
Siamo in Friuli vicino a Cividale, il panorama si apre ai nostri occhi a 360°: ad est ad un tiro di schioppo vediamo Gorizia con la sua appendice in Slovenia Nova Gorica, a sud si intravede attraverso la foschia l’isola di Grado davanti alla costa di Aquileia, a nord si vedono le cime delle alpi carniche.
I profumi ricordano la vendemmia appena fatta con l’odore di cantina in cui fermenta il vino nei tini, a cui si mescolano fragranze arboree come il pino, i carpini, gli aceri, querce, roveri, noci e noccioli; c’è anche un’aria salmastra che forse però è una suggestione che suggerisce la vista del mare, anche se… questa salinità la sento anche al palato, in un paio di vini, facendo la degustazione.
Le peculiarità della nostra Bruna, sono quelle di non essere una persona discreta e professionale (certo è Professionale e Accogliente), ma sopratutto una presenza Coinvolgente e Appassionata, che si esalta a parlare del suo lavoro e dei suoi vini, della sua scelta di vita, che vien quasi voglia di lasciare il tuo lavoro in città per trasferirti qui e aiutarla nella sua Impresa.
Passando ai vini, ottimi e con un surplus: l’azienda coltiva la vigna (che abbiamo avuto la fortuna di visitare) e produce i suoi vini con uve coltovate seguendo i principi della biodinamica. Ho difficoltà a descriverli con dovizia di particolari, ma uno su tutti mi è rimasto nel cuore: il Pinot Grigio Ramato (in foto), delizia per gli occhi, per il palato e buonissimo!
Unico neo, impegnandosi a cercarlo, non abbiamo visitato la cantina. Bisogna Rimediare!!!
Dai vigneti più alti e riparati dell’azienda, vinificato in acciaio e successivamente affinato in botti grandi e piccole di quercia e acacia.
Viene un vino chiaro e luminoso, dai profumi netti di rosa, lampone e fragoline di bosco, di spezie e con un lieve ricordo di tostatura.
Al palato risulta ossuto, scabro ed essenziale. La componente acida in principio appare predominante e in effetti lo è (mio suocero, appassionato di vini muscolari, afferma che gli manca “il corpo”), ma col tempo rivela anche un’inaspettata, dopo l’incipit scorbutico, anima fruttata che invece caratterizza la fase retronasale. Tannino fine, persistenza, bevibilità.
Schulthauser di Kellerei St Michael Eppan (Cantina San Michele Appiano), in questo caso il 2018, è un Pinot Bianco coltivato tra 500 e 600 mt. La maggior parte fermenta in acciaio e il resto in legno.
Enonauta/Degustazione di Vino #065 – wine review – Schulthauser 2018 – St. Michael Eppan
Rispetto ad altre annate risulta meno opulento e caratterizzato invece da una vena fresco/sapida più spiccata. Una conferma.
Colore giallo con qualche tendenza al verdolino. Brillante.
Bel naso con sentori di Tiglio, lime, albicocca, e una appena percettibile nota di spezie e vaniglia. Suggerisce un uso ben ponderato del legno.
Bianco di buona struttura e vivace freschezza. Combina materia ed energia per un sorso appagante e persistente.
Difficile bere così piacevole e preciso per i nove euro (in offerta) che ho pagato questa bottiglia. Rapporto qualità prezzo tra i più evidentemente vantaggiosi. Rispetto ad altre annate risulta meno opulento e caratterizzato invece da una vena fresco/sapida più spiccata. Una conferma.
Un vino che lascia sempre contenti.
Schulthauser by Kellerei St Michael Eppan (Cantina San Michele Appiano), in this case the 2018, is a Pinot Bianco grown between 500 and 600 m. Most ferment in steel and the rest in wood.
Enonauta/Degustazione di Vino #065 – wine review – Schulthauser 2018 – St. Michael Eppan
Compared to other vintages, it is less opulent and instead characterized by a more marked fresh/savory streak. A confirmation.
Yellow color with some greenish tendencies. Brilliant.
Nice nose with hints of linden, lime, apricot, and a barely perceptible note of spice and vanilla. It suggests a well-considered use of wood.
White with good structure and lively freshness. It combines matter and energy for a satisfying and persistent sip.
Difficult to drink so pleasant and precise for the nine euros (on offer) that I paid for this bottle. One of the most evidently advantageous quality/price ratios. Compared to other vintages it is less opulent and characterized instead by a more marked fresh/savory streak. A confirmation.
Dal Cru Starderi in Neive. Azienda a conduzione familiare con una storia che merita farsi raccontare in cantina durante la degustazione degli ottimi vini prodotti. Lunga macerazione e maturazione in botti da 700 lt per 20 mesi
Colore rubino chiaro con qualche riflesso granata. Al naso si presenta forte e preciso con sentori di anguria fresca, ribes, viola, e note di erbe mediche e radici aromatiche.
Al palato risulta di medio corpo con acidità brillante e distribuita. Ma il leitmotiv del sorso e anche ciò che lo caratterizza in positivo è l’intreccio tra la gentilezza del frutto con una netta e matura impronta tannica per una esperienza gustativa decisa e al contempo suadente.
Nel lungo e piacevole finale riecheggiano la dolcezza del frutto e la radice.
Prevederei per questa bottiglia un futuro radioso se non l’avessi appena finita.
From Cru Starderi in Neive. Long maceration and maturation in 700 liter barrels for 20 months
Light ruby color with some garnet reflections. On the nose it is strong and precise with hints of fresh watermelon, currant, violet, and notes of medical herbs and aromatic roots. On the palate it is medium-bodied with bright and distributed acidity. But the leitmotif of the sip and also what characterizes it positively is the intertwining of the kindness of the fruit with a clear and ripe tannic imprint for a strong and at the same time persuasive taste experience.
In the long and pleasant finish the sweetness of the fruit and the root echo.
I would predict a bright future for this bottle if I hadn’t just finished it.
Mi imbatto per caso di sabato pomeriggio in questa bottiglia, la porto a casa e subito la stappo di domenica in abbinamento al cervo in umido. Parto con la speranza che sia stata conservata al meglio.
Alla prova è risultato ottimo. Lo definirei un vino fondista. Mai chiuso. Rivela da subito la sua identità e la ribadisce con il tempo con reiterata insistenza. Granato scuro impenetrabile. Balsamico, prugna e mirtillo sotto spirito su un fondo di lavanda e spezie, un lieve sentore di tabacco. Nel sorso convergono una serie di stimoli che trovano un equilibrio dove niente stona e tutto concorre alla profondità e alla stratificazione. Una residua dolcezza nel frutto forse figlia dell’annata torrida, freschezza vitale e tannini levigatissimi, Lunga persistenza aromatica dove si rievocano la balsamicità e la lavanda. Bevuta di piacevolezza complessiva importante a cui il racconto fatica a rendere giustizia.
Col cervo in umido fu un matrimonio pieno d’intesa.
Upupa Rot 2015 di Weingut Abraham è una originale e piacevole interpretazione del più tradizionale dei vitigni altoatesini. La Schiava. Azienda che si trova ad Appiano sulla Strada del Vino.
Schiava con saldo di Pinot Nero
Viti vecchie a 450 mt slm Fermentazione e affinamento in legno. 15 mesi sulle fecce Filosofia non interventista
A mio parere una delle più originali e piacevoli interpretazioni del più tradizionale dei vitigni altoatesini.
Il colore è ben rappresentato dalla foto. Rubino chiaro vivo.
Al naso risulta espansivo da subito con profumi di lampone e ciliegia, floreali e speziati.
Fresco, dinamico, non è un vino che scivola via, bensì un vino che permane animato da una ruvida matericità e da una spolverata di tannini maturi.
Piacevolezza, facilità di beva, grande a tavola, prezzo giusto.
Il Sauvignon di Terre del Sillabo viene dalla Valfreddana, sulla via per Camaiore, a nord ovest di Lucca. Fermenta in acciaio e sosta per nove mesi sulle fecce nobili.
Inutile e fuorviante ogni paragone con omologhi, più o meno famosi, di altre latitudini.
Il colore è brillante giallo paglierino con viraggi sul dorato.
Bouquet ampio e per niente didascalico. Ci si trova il fico secco, il melone giallo, il narciso, lo zafferano e un sottilissimo ricordo di foglia di pomodoro ed erbe aromatiche.
Il sorso è denso, opulento, si rischia di perdersi tra le sue volute avvolgenti, fa ripensare in effetti al Sig. Moretti che la scorsa estate, durante una breve visita alla sua azienda, ci introdusse all’idea della vigna selvaggia (in foto) e al vino vaginale che accoglie come opposto del vino fallico da esibizione (discorso molto lungo che meriterebbe un approfondimento).
La materia si riaggancia continuamente alla componente acido/sapida e ne viene vivificata per una esperienza di gusto gratificante fino all’ottimo finale dove coerentemente si rievocano il frutto giallo e lo zafferano.
Sauvignon 2012 – Terre del Sillabo
The Sauvignon of Terre del Sillabo comes from Valfreddana, on the way to Camaiore, northwest of Lucca. It ferments in steel and rests for nine months on the noble lees.
Any comparison with more or less famous counterparts from other latitudes is useless and misleading.
The color is bright straw yellow with shades of gold.
Large and not at all didactic bouquet. There is dried fig, yellow melon, narcissus, saffron and a very subtle hint of tomato leaf and aromatic herbs.
The sip is dense, opulent, you risk getting lost among its enveloping swirls, it actually makes you think back to Mr. Moretti who last summer, during a short visit to his company, introduced us to the idea of the wild vineyard (in the photo) and to vaginal wine which it welcomes as the opposite of phallic wine for display (a very long discussion which deserves further investigation).
The material continually reconnects to the acid/savory component and is enlivened for a rewarding taste experience up to the excellent finish where the yellow fruit and saffron are coherently evoked.
Pranzo domenicale con amici presso lo storico Ristorante Zocchi di Pratolino e ci facciamo stappare questo Chianti Rùfina Riseva 2015 “Vigneto Quona” de I Veroni.
Sangiovese in purezza
Con maturazione in legno (500 litri) per 18 mesi e a seguire 12 mesi in bottiglia
Un sangiovese di razza e di grande carattere.
Fine ed incisivo al naso con sentori di viola, mora e fragolina di bosco, arancia rossa, terriccio con foglie umide, un timido accenno di legno stagionato.
Porta in dote un 15% di alcool, molto volume ed esordisce come una bomba. L’alcol sviluppa in aromaticità e il succo in profondità e risulta vivace, fresco, setato, imprendibile e sopratutto capace di grande persistenza. Tannino maturo e di grana fitta.
Tra le migliori interpretazioni del Sangiovese bevute nell’ultimo anno, espressione nitida delle potenzialità del territorio denominato Rùfina.
Con le pappardelle al capriolo prima e con l’ossobuco in umido poi un sodalizio vincente.
Mi imbatto casualmente in questa bottiglia in enoteca dov’ero andato per comprare due bottiglie che però non c’erano. Il bellissimo ricordo ancora vivo del 2008 bevuto un paio di anni orsono mi persuadono all’acquisto.
La bottiglia resiste in cantina una settimana e si allunga positivamente la striscia dei 2004 (esempio) bevuti nel 2019.
Vigneti in Treiso risalenti al 46 per il barbera, al 64 per il nebbiolo
Barbera 80%, Nebbiolo 20% 18 mesi di affinamento in barrique più altri 6 in bottiglia.
Colore granato scuro, sembra avere gran corpo. Al naso ancora qualche ricordo floreale, prugna essiccata, mora, foglia di the verde, caffè macinato a mano, lievi sentori eterei, di erbe officinali, di spezie.
Sorso avvolgente, potente, caldo in partenza, diventa persuasivo nel distendersi, dove libera una straordinaria freschezza, un tannino in filigrana, una persistenza aromatica ragguardevole per un finale dove si riverberano gran parte dei sentori che componevano il bouquet e si stratificano sensazioni e sapori. Una bottiglia cui gli anni hanno donato grande personalità, precisione, equilibrio.
Sicuramente tra i preferiti dell’Enonauta.
Dopo tre giorni dall’apertura il tappo ancora emana un piacevole aroma di gladiolo.
Seifile 2004 – Fiorenzo Nada | Langhe Rosso Doc
I randomly came across this bottle in the wine shop where I went to buy two bottles but they weren’t there. The beautiful, still vivid memory of the 2008 I drank a couple of years ago persuaded me to purchase.
The bottle lasts in the cellar for a week and the streak of 2004s (example) drunk in 2019 is positively extended.
Vineyards in Treiso dating back to 46 for Barbera, to 64 for Nebbiolo
Barbera 80%, Nebbiolo 20% 18 months of aging in barrique plus another 6 in the bottle.
Dark garnet color, seems to have great body. On the nose there are still some floral memories, dried plum, blackberry, green tea leaf, hand-ground coffee, light ethereal hints of medicinal herbs and spices.
Enveloping, powerful, warm sip at the start, it becomes persuasive as it relaxes, where it releases an extraordinary freshness, a filigree tannin, a remarkable aromatic persistence for a finish where most of the scents that made up the bouquet reverberate and sensations and flavors are stratified. A bottle to which the years have given great personality, precision and balance.
Definitely one of Enonauta’s favourites.
Three days after opening the cap still exudes a pleasant gladiolus aroma.
Per la prima volta Igt da Castelnuovo Berardenga, l’idea che propone Giovanna Morganti dal vino chiantigiano.
Sangiovese, colorino, mammolo, foglia tonda Fermentazione in tino aperto Conduzione biodinamica. Viti ad alberello
Il colore è rubino scuro, il vino è denso.
Naso timido che offre note di ciliegia toscana chiamata anche Bella di Pistoia, consistente speziatura e rimandi terragni, ferrosi.
L’attacco è caldo, la componente alcolica non si nasconde, in bocca c’è molto frutto, frutto fresco che si riverbera a lungo, a tratti sembra di scorgere della dolcezza per quanto concentrato. Materia e alcool rischiano di soffocare questo vino, ma c’è freschezza che in allungo riesce ad uscire e il tannino è un ricamo, quasi tono su tono.
Ne conservavo un ricordo un po’ diverso, meno massiccio, ma meglio così, non si finisce mai di sperimentare la mutevolezza della materia viva.
Un vino toscano a base sangiovese ampiamente atipico, la rinuncia alla denominazione qualcosa doveva significare.