Bottiglie, Degustazioni

Bricco del Drago 2015 – Poderi Colla

Bricco del Drago 2015 – Langhe Doc – Poderi Colla

Vino iconico nato da una idea di Luciano Degiacomi portata poi avanti Beppe Colla dei Poderi Colla che alla prova del bicchiere dimostra di valere oltre l’iconicità.

85 dolcetto e 15 nebbiolo. Vinificazione separata, assemblaggio e un anno in botti di rovere.

Ne risulta un dolcetto a cui il nebbiolo dona precisione. Rubino scuro di colore, al naso comincia Dolcetto con note floreali, di prugna matura e mirtillo, spezie e termina Nebbiolo, se solo si dà il tempo alla bottiglia di durare più del tempo di una cena, con note di genziana e altre piante aromatiche.

Caldo, sapido e teso al palato, centrobocca appagante e buon finale, più nebbiolo che dolcetto, centrato sulla radice aromatica e con tannini maturi e di buona forza.

Vino buono e peculiare che brilla per pulizia ed espressività, per il rapporto qualità prezzo, per le prospettive di invecchiamento e per la capacità di accompagnare a tavola.

Enonauta/Degustazione di Vino #096 - review - Bricco del Drago 2015 - Poderi Colla | Vino iconico nato da una idea di Luciano Degiacomi
Enonauta/Degustazione di Vino #096 - review - Bricco del Drago 2015 - Poderi Colla | Vino iconico nato da una idea di Luciano Degiacomi

Bricco del Drago 2015 – Langhe Doc – Poderi Colla

Iconic wine born from an idea by Luciano Degiacomi then carried forward by Beppe Colla dei Poderi Colla which, when tested by the glass, proves to have value beyond iconicity.

85 Dolcetto and 15 Nebbiolo. Separate vinification, assembly and one year in oak barrels.

The result is a dessert to which the Nebbiolo gives precision. Dark ruby ​​in colour, the nose begins with Dolcetto with floral notes, of ripe plum and blueberry, spices and ends with Nebbiolo, if only the bottle is given time to last longer than a dinner, with notes of gentian and other aromatic plants.

Warm, savory and tense on the palate, satisfying in the mouth and a good finish, more Nebbiolo than Dolcetto, centered on the aromatic root and with ripe and well-strength tannins.

A good and peculiar wine that shines for its cleanliness and expressiveness, for its quality-price ratio, for its aging prospects and for its ability to accompany at the table.

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Degustazioni, Del più e del Vino

La bottiglia che fece 500 chilometri per finire nel lavandino

La bottiglia che fece 500 chilometri per finire nel lavandino

La bottiglia ritratta nella foto che fa da corredo d’immagine al mio breve scritto fece 500 chilometri per finire nel lavandino assassinata dal Tricloroanisolo (qui e anche qui) e mi spinge a una riflessione sui difetti del vino e le sue tappature.

Mi fu riportata dal Carso, insieme ad altre bottiglie, da un amico che là si recò per il suo viaggio di nozze e nella sua magnanimità non scordò gli amici con cui si cimenta abitualmente all’arte dello Sturare Bottiglie.

Il vino assassinato dal Tca, la cui incidenza percentuale nonostante sul dato statistico non si trovino pareri unanimi è indubbia, dunque è un Terrano di Skerlj. Non me ne voglia il produttore se è toccato alla sua bottiglia finire in questa lamentatio perché della sua perizia ho letto più volte ed ho ascoltato a viva voce dei suoi ottimi vini da chi l’andò a trovare in cantina e bevve i suoi vini. Non ho motivo di dubitare della qualità dei suoi vini tanto che domani stapperò la sua Malvasia, anch’essa tornata dal viaggio di nozze del mio amico. Ma stasera mentre stappavo il Terrano avevo delle aspettative. Aspettative di bere un buon vino. Ma non è andata così. Il Terrano di Skerlj, come altre ottime ipotetiche bottiglie prima di lui, è finito nelle tubature di casa seguito da una lunga scia di imprecazioni. E questo è il peggiore di tutti i casi. Il caso emblematico. Andare in cantina a prendere una bottiglia mai bevuta, di un produttore rinomato, ma mai incontrato nel bicchiere, pregustare il momento dell’assaggio e finire con la bottiglia nel lavandino. Non si può non pensare che con il tappo a vite non sarebbe successo. Non si può non legittimamente sperare che venga presto il giorno in cui questa percentuale variabile di vini guastati dal Tca sia lo 0 percento e quel giorno sarà quando le tappature alternative saranno accolte con plauso da produttori e consumatori, quando verrà abbandonata l’ossessione per la ritualità. Perché i nemici sono il Tca e l’ossessione per la ritualità. A me personalmente della ritualità non importa niente. Del resto la ritualità non cambia il sapore del vino e nemmeno cambia il cattivo umore che è il primo responsabile delle esperienze sbagliate. La ritualità è un dispositivo di potere. La ritualità serve solo a chi officia il rituale e rischia di innescare, tra le altre cose, quello che il Signor Peynaud chiamava “ottimismo ambientale”, acerrimo nemico del degustatore e del buon senso.

Ciò che conta è il suono del vino che scende nel bicchiere, il ricordo della felicità e della compagnia con cui si condivise la bottiglia, la bontà e la personalità del vino.

Ma quando c’è il Tricloroanisolo c’è solo delusione e imprecazione e a niente serve la ritualità.

(Questo mio breve scritto poteva avere innumerevoli diversi titoli. Ad esempio “il sapore della delusione”, come anche “maledetto tca”, ma anche “w il tappo a vite” , oppure “il tappo impestato”, o ancora “non credevo di rovesciare la bottiglia nel lavandino” e inoltre “la bottiglia che fece 500 chilometri per finire nel lavandino”. Ho scelto quest’ultimo per sottolineare quante cose belle e importanti distrugge il Tca)

i Difetti del Vino - il Tricoloroanisolo - TCA

i Difetti del Vino – il Tricoloroanisolo – TCA

i Difetti del Vino - il Tricoloroanisolo - TCA - La bottiglia che fece 500 chilometri per finire nel lavandino
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Ventisei Pinot Nero 2015 – Azienda Agricola Il Rio

il Ventisei Pinot Nero 2015 dell’Azienda Agricola Il Rio viene da viene da Vicchio nel Mugello, ultimo dei territori toscani ad essersi ritagliato uno spazio importante nel mondo del vino.

Parziale macerazione carbonica
12 mesi in barrique e 12 in bottiglia.

Senza inutili e fuorvianti paragoni coi cugini di Borgogna io lo bevo pensando ai suoi omologhi toscani e in questo confronto risulta convincente e per piacevolezza finisce subito primo a pari merito col Pinot di Staderini, ma non per somiglianza, bensì per la qualità di caratteristiche che da quello lo differenziano nettamente.

Colore tra il rubino e il granato, trasparente e vivoa, non esplosivo al naso, ma continuo, incisivo con sentori principalmente fruttati di marasca, arancia rossa e lampone, con ricordi di spezie dolci, erbe officinali e pellame fresco.

Vino che risulta piacevolissimo al sorso. Esordio morbido e caldo, concentrato per poi distendersi in uno slancio di avvolgente acidità.

Buona la persistenza, coerente nell’aroma di bocca, una trama tannica fitta e nobile.

Buono appena stappato, il giorno dopo e il giorno dopo ancora e per mia opinione più affine ai Pinot Nero trentini che a quelli appenninici.

Enonauta/Degustazione di Vino #095 - review - Ventisei Pinot Nero 2015 - Il Rio | Pinot Nero Mugellano che fa bella figura

Ventisei Pinot Nero Il Rio 2015

Enonauta/Degustazione di Vino #095 - review - Ventisei Pinot Nero 2015 - Il Rio | Pinot Nero Mugellano che fa bella figura

Ventisei Pinot Nero Il Rio 2015

comes from Vicchio in Mugello, the last of the Tuscan territories to have carved out an important space in the world of wine.

Partial carbonic maceration
12 months in barrique and 12 in bottle.

Without useless and misleading comparisons with its Burgundian cousins, I drink it thinking of its Tuscan counterparts and in this comparison it is convincing and in terms of pleasantness it immediately finishes first on a par with Staderini’s Pinot, but not for similarity, but for the quality of characteristics it gives that clearly differentiates it.

Color between ruby ​​and garnet, transparent and lively, not explosive on the nose, but continuous, incisive with mainly fruity hints of morello cherry, blood orange and raspberry, with memories of sweet spices, medicinal herbs and fresh leather.

A wine that is very pleasant to sip. Soft and warm opening, concentrated and then relaxing in a burst of enveloping acidity.

Good persistence, consistent in the mouth aroma, a dense and noble tannic texture.

Good as soon as it was uncorked, the day after and the day after again and in my opinion more similar to the Trentino Pinot Noir than to the Apennine ones.

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Pinot Grigio 2015 – Slavcek

Sivi Pinot 2015 di Slavcek dalla Valle del Vipacco. Ogni volta che stappo una bottiglia di Slavcek (qui un altro esempio) ritorno col pensiero a quella volta a Viniveri che conobbi i suoi vini direttamente al banco d’assaggio rimanendo folgorato. A quella manifestazione non mancavano nomi eccellenti eppure i vini di Slavcek risaltavano per carattere e definizione.

In questo caso sono state due bottiglie a distanza di una settimana. Una a casa e una in notturna dagli amici dell’enoteca Nati Stanchi di Pistoia.

Si tratta di un Pinot Grigio Ramato, macerato, orange che dir si voglia. Macerazione a contatto con le bucce per 6 giorni e poi 2 anni in barrique di rovere usate sulle fecce fini.

Colore veramente ramato tanto da ricordare il colore della cipolla di Roscoff o di quella di Montoro.

Al naso si presenta con discreta forza con sentori di albicocca disidratata, mela matura, narciso, miele di cardo e suggestioni speziate e vagamente ossidative.

Resta impresso per la sua “presenza” in bocca, per la capacità di strutturare il sapore su più livelli, per la ricchezza, la forza e la persistenza dell’aroma di bocca, l’equilibrio ad alta intensità.

Bevuto in due diverse occasioni partendo da un temperatura bassa, dà il meglio, per mia opinione, a una temperatura leggermente più alta di quella solitamente indicata per i vini bianchi.

Enonauta/Degustazione di Vino #094 - review - Sivi Pinot 2015 - Slavcek | Pinot Grigio Ramato di grande personalità
Enonauta/Degustazione di Vino #094 - review - Sivi Pinot 2015 - Slavcek | Pinot Grigio Ramato di grande personalità

Sivi Pinot 2015 by Slavcek

Every time I open a bottle of Slavcek I think back to that time in Viniveri when I got to know his wines directly at the tasting counter and was amazed. There was no shortage of excellent names at that event, yet Slavcek’s wines stood out for their character and definition.

In this case it was two bottles a week apart. One at home and one at night with friends from the Nati Stanchi wine shop in Pistoia.

It is a Pinot Grigio Ramato, macerated, orange if you prefer. Maceration in contact with the skins for 6 days and then 2 years in used oak barriques on the fine lees.

Truly coppery color, so much so that it recalls the color of the Roscoff or Montoro onion.

On the nose it presents itself with discreet strength with hints of dehydrated apricot, ripe apple, narcissus, thistle honey and spicy and vaguely oxidative suggestions.

It remains imprinted for its “presence” in the mouth, for the ability to structure the flavor on multiple levels, for the richness, strength and persistence of the mouthfeel, the high intensity balance.

Drank on two different occasions starting from a low temperature, it gives its best, in my opinion, at a slightly higher temperature than that usually indicated for white wines.

Enonauta/Degustazione di Vino #094 - review - Sivi Pinot 2015 - Slavcek | Pinot Grigio Ramato di grande personalità
Enonauta/Degustazione di Vino #094 - review - Sivi Pinot 2015 - Slavcek | Pinot Grigio Ramato di grande personalità
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Lugana Riserva del Lupo 2016 – Ca Lojera

Lugana Riserva del Lupo 2016 di Ca Lojera. L’azienda si trova Sirmione nei pressi del Lago di Garda. 18 ettari per la Turbiana sulle argille un tempo fondale del Lago e altri due ettari in posizione collinare per le varietà internazionali. Un Lugana Riserva fatto con uve da raccolta tardiva, botritizzazione e lungo affinamento in vasca e bottiglia.

Il fortunato che lo stappa trova un vino di colore tendente al dorato, brillante, vivace ed estroverso al naso con sentori di chinotto, cedro, gelsomino, pesca tabacchiera in primo piano mentre le note petroso/gessose che caratterizzano la versione base restano nitide nel loro stare però più defilate. Un quadro olfattivo certamente complesso, piacevole e originale.

Al palato se ne apprezzano la suadente freschezza, l’intensità dell’aroma di bocca, la capacità dinamica di un vino di grande struttura.

L’unico rammarico è non avere bottiglie con qualche anno sulle spalle per trovare una conferma empirica ad alcune intuizioni.

Enonauta/Degustazione di Vino #093 - review - Lugana Riserva del Lupo 2016  - Ca Lojera | Al palato se ne apprezzano la suadente freschezza, l'intensità dell'aroma di bocca, la capacità dinamica di un vino di grande struttura.

Lugana Riserva del Lupo Ca Lojera

A Lugana Riserva made with late harvest grapes, botrytization and long aging in tank and bottle. The company is located in Sirmione near Lake Garda. 18 hectares for the Turbiana on the clay that was once the lake bed and another two hectares in a hilly position for the international varieties.

The lucky person who uncorks it finds a wine with a color tending towards golden, bright, lively and extroverted on the nose with hints of chinotto, cedar, jasmine, snuffbox peach in the foreground while the petrous/chalky notes that characterize the basic version remain clear in their but stay more out of the way. An olfactory picture that is certainly complex, pleasant and original.

On the palate one appreciates its persuasive freshness, the intensity of the mouthfeel, the dynamic capacity of a wine with great structure.

The only regret is not having bottles with a few years on them to find empirical confirmation of some intuitions.

Enonauta/Degustazione di Vino #093 - review - Lugana Riserva del Lupo 2016  - Ca Lojera | Al palato se ne apprezzano la suadente freschezza, l'intensità dell'aroma di bocca, la capacità dinamica di un vino di grande struttura.
Enonauta/Degustazione di Vino #093 - review - Lugana Riserva del Lupo 2016  - Ca Lojera | Al palato se ne apprezzano la suadente freschezza, l'intensità dell'aroma di bocca, la capacità dinamica di un vino di grande struttura.
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Malvasia 2018 – Muzic

La Malvasia Muzic nasce a San Floriano del Collio che è uno dei luoghi simbolo della viticoltura Friulana. Dove percorrendo la strada che da San Floriano per l’appunto porta a Cividale, non la principale bensì quella che corre proprio ai piedi delle colline su cui è tracciato il confine italo-sloveno, c’è una concentrazione parossistica di cantine che l’Enonauta vorrebbe visitare e di ricordi di grandi vini bevuti.

Bottiglia acquistata in cantina durante l’ultima spedizione pre-covid nel novembre 2019 che mi fa ripensare con nostalgia alla compagnia, al buon vino, al clima mite di quei giorni, alla competenza e alla gentilezza incontrate nel nostro peregrinare e in cui Fabian Muzic dell’omonima cantina non lesinò affatto.

Malvasia Istriana da piante di 50 anni, breve macerazione pellicolare e sosta sulle fecce nobili in acciaio.

Giallo paglierino brillante e ottima intensità e pulizia olfattiva con profumi di tiglio, susina goccia d’oro, lemongrass e qualche ricordo speziato.

Sorso che si contraddistingue per solidità, concretezza, equilibrio gustativo, buona persistenza.

Da non sottovalutare il rapporto qualità prezzo e la disponibilità della famiglia Muzic nei confronti dei visitatori.

Enonauta/Degustazione di Vino #092 - review - Malvasia 2018 - Muzic | Ottima Malvasia classica da San Floriano
Malvasia Muzic
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Cavaliere 2011 – Michele Satta

Fine settimana al mare con la famiglia e stappo non proprio a km 0, bensì a km 25 circa. Cavaliere 2011, Sangiovese in purezza di Castagneto Carducci opera di uno dei pionieri della moderna viticoltura bolgherese: Michele Satta.

Sangiovese in purezza, diraspato al 70 percento, fermentato in tino aperto con lieviti indigeni e affinato in barrique usate.

Colore granato luminoso, grande finezza espressiva al naso accompagnata da vigoria gustativa al palato. Sentori di prugna, agrumati, di timo e mirto, un lieve accenno di amarena sotto spirito e reminiscenze ematico/ferrose. Al palato è avvolgente, dotato di una freschezza inarginabile, di integrità e coerenza e di una trama tannica manifesta e nobile. La bevibilità di questo Sangiovese è ad alto rischio.

Ottimo il finale centrato sulla scorza d’arancio, il frutto fresco, le piante aromatiche.

Credo di poter prevedere per questo vino, ormai bevuto, una lunga vita potenziale che potremo semmai verificare stappando un’altra bottiglia.

Sinesteticamente riconduce a un pomeriggio di giugno in un paesaggio investito dalla luce, dalle forme dolci e nitide e dai colori accesi.

Tra le migliori bottiglie di Michele Satta, ottimo interprete del territorio Bolgherese che si conferma negli anni, che io abbia bevuto. Che non sono tutte, ma non sono nemmeno poche.

Enonauta/Degustazione di Vino #091 - review - Cavaliere 2011 - Michele Satta | Sangiovese di un pioniere della viticoltura bolgherese Satta.
Enonauta/Degustazione di Vino #091 - review - Cavaliere 2011 - Michele Satta | Sangiovese di un pioniere della viticoltura bolgherese Satta.
Enonauta/Degustazione di Vino #091 - review - Cavaliere 2011 - Michele Satta | Sangiovese di un pioniere della viticoltura bolgherese Satta.

Cavaliere 2011 – Michele Satta

Weekend at the seaside with the family and I’m not exactly at km 0, but at around km 25. Cavaliere 2011, pure Sangiovese from Castagneto Carducci, the work of one of the pioneers of modern Bolgheri viticulture: Michele Satta.

Pure Sangiovese, 70 percent destemmed, fermented in open vats with indigenous yeasts and aged in used barriques.

Bright garnet color, great expressive finesse on the nose accompanied by gustatory vigor on the palate. Scents of plum, citrus, thyme and myrtle, a slight hint of black cherry in alcohol and haematic/ferrous reminiscences. On the palate it is enveloping, with an unstoppable freshness, integrity and coherence and a clear and noble tannic texture. The drinkability of this Sangiovese is at high risk.

Excellent finish centered on orange peel, fresh fruit, aromatic plants.

I think I can foresee a long potential life for this wine, now drunk, which we can, if anything, verify by uncorking another bottle.

Synaesthetically it leads back to a June afternoon in a landscape bathed in light, with sweet and clear shapes and bright colours.

Among the best bottles of Michele Satta that I have drunk. Which are not all, but they are not few either.

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Vorberg 2015 – Cantina Terlano

Vorberg 2015 – Cantina Terlano
Cantina Terlano
AA Terlano Doc

Pinot Bianco (qui un altro Pinot Bianco Altoatesino) da vigneti d’altura con passaggio in legno e sui lieviti.

Ci sono vini la cui fama, nel bene e nel male, precede l’ingresso nella cantina di casa e con la quale il bevitore deve per forza fare i conti al momento di esprimere un giudizio personale.

Talvolta il conflitto si manifesta evidente e talvolta, come in questo caso, l’esperienza supera in positivo il racconto.

Un vino di colore paglierino brillante e luminoso, con profumi vividi di fiori gialli, di pesca matura, ricordi speziati e suggestioni surmature e resinose appena accennate che compongono un quadro olfattivo intenso e piacevole.

Materico e strutturato senza risultare opulento grazie alla sua vena sapida e alla sua freschezza avvolgente. Restano impressi il bilanciamento del sorso, la sua espressività, la persistenza nel finale in cui si rievocano l’agrume candito e lo zenzero.

Ottimamente con il baccalà mantecato in vasocottura, ma anche con i sofficini (vedi foto) e la pastina al burro, particolare che apprezzeranno solo gli enoappassionati che hanno una “intensa” vita familiare.

Enonauta/Degustazione di Vino #090 - review - Vorberg 2015 - Cantina Terlano | Materico e strutturato senza risultare opulento
Enonauta/Degustazione di Vino #090 - review - Vorberg 2015 - Cantina Terlano | Materico e strutturato senza risultare opulento
Enonauta/Degustazione di Vino #090 - review - Vorberg 2015 - Cantina Terlano | Materico e strutturato senza risultare opulento
Enonauta/Degustazione di Vino #090 - review - Vorberg 2015 - Cantina Terlano | Materico e strutturato senza risultare opulento

Vorberg 2015 – Cantina Terlano
Terlano
AA Terlano Doc

Pinot Blanc from high altitude vineyards with passage in wood and on the yeasts.

There are wines whose fame, for better or for worse, precedes their entry into the home cellar and which the drinker must necessarily deal with when expressing a personal opinion.

Sometimes the conflict is evident and sometimes, as in this case, the experience positively surpasses the story.

A brilliant and luminous straw-coloured wine, with vivid aromas of yellow flowers, ripe peach, spicy memories and barely hinted overripe and resinous suggestions that make up an intense and pleasant olfactory picture.

Material and structured without being opulent thanks to its savory vein and its enveloping freshness.

The balance of the sip, its expressiveness, the persistence in the finish which recalls the candied citrus and ginger remain imprinted.

Excellent with creamed cod in jar cooking, but also with sofficini (see photo) and butter pasta, a detail that only wine enthusiasts who have an “intense” family life will appreciate.

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Le Baròncole 2009 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano

Le Baròncole 2009 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano

Il Chianti Classico Riserva Le Baròncole 2009 della Fattoria San Giusto a Rentennano da Gaiole in Chianti.
Sangiovese 97% e Canaiolo 3%. La scheda tecnica disponibile sul sito aziendale parla di “maturazione per 18 mesi in botti da 10-7-5-3 hl più fusti di rovere francese da 2,25 hl”.

Caldo, solido, espressivo e invernale.

Color granato intenso vivissimo (come in foto). Al naso risulta espressivo con sentori di prugna, scorza di arancia, terriccio bagnato, tabacco e un piacevole ricordo di foglia di the. Lo si direbbe entrato in una prima fase di evoluzione terziaria.

Come premesso è caldo e strutturato in ingresso, con acidità dinamica ed avvolgente e una struttura tannica ben presente e in via di smussamento. Vino pieno di gusto, coerente e integro nel finale che allunga il dato empirico per cui posso affermare di non aver mai bevuto una bottiglia della Fattoria San Giusto a Rentennano che fosse meno che entusiasmante.

Invernale perché adatto ad accompagnarsi con piatti tradizionali della cucina toscana, ma non solo, che trovano collocazione sulla tavola preferibilmente nei mesi invernali.

Cacciagione, umidi, carne stagionata.

Enonauta/Degustazione di Vino #089 - review - Chianti Classico Riserva Le Baròncole 2009 - San Giusto a Rentennano | Grande vino di Gaiole
Enonauta/Degustazione di Vino #089 - review - Chianti Classico Riserva Le Baròncole 2009 - San Giusto a Rentennano | Grande vino di Gaiole

Le Baròncole 2009 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano

The Chianti Classico Riserva Le Baròncole 2009 from Fattoria San Giusto in Rentennano from Gaiole in Chianti.
Sangiovese 97% and Canaiolo 3%. The technical data sheet available on the company website speaks of “maturation for 18 months in 10-7-5-3 hl barrels plus 2.25 hl French oak barrels”.

Warm, solid, expressive and wintry.

Very vivid intense garnet color (as in the photo). On the nose it is expressive with hints of plum, orange peel, wet soil, tobacco and a pleasant hint of tea leaf. It appears that it has entered a first phase of tertiary evolution.

As mentioned, it is warm and structured on entry, with dynamic and enveloping acidity and a tannic structure that is well present and in the process of being smoothed out. A wine full of flavour, coherent and integral in the finish which extends the empirical data so I can say that I have never drunk a bottle from Fattoria San Giusto in Rentennano that was less than exciting.

Wintery because it is suitable to accompany traditional dishes of Tuscan cuisine, but not only, which are placed on the table preferably in the winter months.

Game, stews, cured meat.

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Derthona 2017 – Ricci

Nell’oscurità semintegrale, testimoniata dalla fotografia (senza filtri), del nuovo suggestivo dehors dell’enoteca Nati Stanchi di Pistoia, ieri sera ci siamo divisi in due questa bottiglia di Derthona 2017 di Ricci. Trattasi di Timorasso, vitigno che ho frequentato poco, colpevolmente, ma senza intenzione. Con breve macerazione e passaggio in botte di acacia.
Il colore è giallo dorato brillante e al naso brilla per precisione e pulizia con sentori di resine, cedro, ricordi del fiore del Viburno dell’albicocca e dell’uva sultanina.
Il leitmotiv in bocca è una bella tensione che si innesca dal confronto tra la bella freschezza e la solida matericità del succo. Coerente il finale, forse non persistentissimo.
Lo riberrei. Magari a tavola.
Enonauta/Degustazione di Vino #088 - review - Derthona 2017 - Ricci | Uno dei  principali interpreti del Timorasso

 

 
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