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Brunello di Montalcino 2013 Casa Raia

Brunello di Montalcino 2013 – CASA RAIA

Casa Raia è una piccola e giovane azienda fondata nel 2006. Lavora in regime biodinamico, con particolare ricerca e attenzione all’ecosistema della vigna e del territorio circostante. Situata a 375 mt. sul livello del mare, si estende per quattro ettari e mezzo (circa 8000 bottiglie), di cui solamente uno dedicato al Brunello (meno di 2000 bottiglie). La fermentazione è spontanea con lieviti indigeni, nessuna filtrazione o chiarificazione. La vinificazione, come l’invecchiamento, avvengono in botti di rovere francese. Minima dose di solforosa aggiunta all’imbottigliamento, per un totale di circa 30 mg. al litro per questo Brunello di Montalcino 2013.

Il colore è rosso rubino carico con bei riflessi granato; al naso c’è frutta rossa ben matura, ciliegia, amarena, prugna. Poi violetta, cuoio fresco, note boisé e un accenno speziato. In bocca l’attacco è dritto e verticale, determinato dalla grande spinta acida che lo contraddistingue. Lo sviluppo prosegue armonico, la presa di volume nel palato concede un po’ di morbidezza (mai troppa), struttura e consistenza. Il tannino è ancora un po’ scalpitante e l’alcol (15°) è gestito in maniera eccellente, regalando grandissima bevibilità. Buona la vena minerale e sapida con finale balsamico non troppo lungo.

A me questo vino piace molto, l’avevo assagiato al Raw Wine di Berlino (2018) e ad una degustazione di vini naturali a Lugano (2017), e questa bottiglia ha confermato quanto di buono avevo percepito. È certamente ancora molto giovane e non potrà che beneficiare di miglioramenti nei prossimi anni, smussando quelle leggere asperità che oggi è possibile riconoscere. Siamo di fronte ad un Brunello decisamente poco tondo e confortante, quanto piuttosto verticale, cesellato nella struttura e nella forma snella ed elegante.

Questo Brunello di Montalcino 2013 di Casa Raia è un eccellente esempio di grande vino atto ad accompagnare il pasto e ad integrarsi con esso, aumentando il proprio valore boccone dopo boccone. Se si cerca un Brunello quasi da meditazione non è questa la bottiglia giusta. Io ne ho ancora una bottiglia e la lascerò riposare in cantina almeno due-tre anni, ma se avrò la pazienza di aspettarne cinque sarà solamente meglio. Il prezzo è piuttosto impegnativo, a mio parere leggermente troppo alto (se si prendono come prezzi di riferimento quelli del sito del produttore) ed il rapporto qualità prezzo ne risente un pò. Io l’ho pagato meno e sono quindi decisamente soddisfatto della bevuta.

Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Brunello di Montalcino 2013 Casa Raia | verticale, cesellato nella struttura e nella forma snella
Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Brunello di Montalcino 2013 Casa Raia | verticale, cesellato nella struttura e nella forma snella

Brunello di Montalcino 2013 – CASA RAIA

Casa Raia is a small and young company founded in 2006. It works in a biodynamic regime, with particular research and attention to the ecosystem of the vineyard and the surrounding area. Located at 375 m. above sea level, it extends for four and a half hectares (around 8000 bottles), of which only one is dedicated to Brunello (less than 2000 bottles). Fermentation is spontaneous with indigenous yeasts, no filtration or clarification. The vinification, like the aging, takes place in French oak barrels. Minimum dose of sulfur added at bottling, for a total of approximately 30 mg. per liter for this Brunello di Montalcino 2013.

The color is deep ruby ​​red with beautiful garnet reflections; on the nose there is well-ripe red fruit, cherry, black cherry, plum. Then violet, fresh leather, woody notes and a hint of spice. In the mouth the attack is straight and vertical, determined by the great acid boost that distinguishes it. The development continues harmoniously, the volume on the palate allows a little softness (never too much), structure and consistency. The tannin is still a bit lively and the alcohol (15°) is managed excellently, making it very drinkable. Good mineral and savory vein with not too long balsamic finish.

I really like this wine, I had tasted it at the Raw Wine in Berlin (2018) and at a tasting of natural wines in Lugano (2017), and this bottle confirmed the good things I had perceived. It is certainly still very young and will only benefit from improvements in the coming years, smoothing out those slight roughnesses that can be recognized today. We are faced with a Brunello that is decidedly not round and comforting, but rather vertical, chiseled in structure and in a slender and elegant shape.

This Brunello di Montalcino 2013 by Casa Raia is an excellent example of a great wine capable of accompanying the meal and integrating with it, increasing its value bite after bite. If you are looking for a Brunello that is almost meditative, this is not the right bottle. I still have a bottle and I will let it rest in the cellar for at least two-three years, but if I have the patience to wait five it will only be better. The price is quite demanding, in my opinion slightly too high (if you take those of the manufacturer’s website as reference prices) and the quality/price ratio suffers a little. I paid less for it and am therefore definitely satisfied with the drink.

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Champagne André Beaufort Brut Reserve e Pinot Noir Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 Domaine du Lycée Viticole

– Champagne André Beaufort Brut Reserve

– Pinot Noir Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 Domaine du Lycée Viticole

Pochi giorni fa a Verona ho cenato presso L’Antica Bottega del Vino. Mentre mi rinfrancavo con gli ottimi piatti della tradizionale cucina veneta, essendo solo, ho scelto di bere al calice. Chiacchierando con il competente ed accogliente sommelier ho optato per lo Champagne di André Beaufort Brut Reserve Ambonnay (che non bevevo da qualche tempo) e successivamente un Pinot Noir di Borgogna, precisamente l’Haute Côte de Beaune Domaine Lycée Viticole 2018 (conosciuto, ma non bevuto in precedenza). Innanzi tutto grandi complimenti per il coraggio di tenere (o aprire su richiesta) vini del genere, poiché é sempre più difficile (con le dovute eccezioni del caso) trovare al calice vini di un certo calibro e fuori dalle principali rotte commerciali o modaiole.

Lo Champagne di Beaufort si presenta con un bel colore giallo paglierino brillante. Al naso è molto delicato e non troppo espressivo, con accenni di fiori bianchi, polpa di agrumi e lievitazione. Buon perlage, piuttosto fine, presente e persistente. Al palato è spiazzante. Attacca morbidissimo, cremoso, riempie la bocca con una dolcezza che si percepisce non derivante semplicemente da dosaggi zuccherini elevati, come accade purtroppo ormai in moltissimi champagne (Beaufort utilizza infatti solo lieviti indigeni e zuccheri naturali come il mosto d’uva o il succo d’uva concentrato sia per il tirare che per il dosage). Al contempo è fresco e vivo grazie alla bella acidità e ad una sapidità sferzante che ripulisce il palato e giocando da contraltare al bilanciamento della spiccata morbidezza. Grande persistenza e chiusura con una piacevole e leggera nota ossidativa.

I vini di André Beaufort (tra i pionieri del naturale/biodinamico/biologico nella Champagne) non sono per tutti e non sono certamente accademici. Ma ben vengano anche bollicine come queste che escono dagli schemi tradizionali ingessati da un eccessivo lavoro di cantina e dosaggi che uccidono il vino e la sua possibilità di espressione. Per esperienza con Beaufort si rischia di bere una grandissima bottiglia (sopratutto vecchi millesimi o vecchie sboccature) ma talvolta anche una bottiglia piuttosto squilibrata. La frase “ogni bottiglia è diversa” è estremamente calzante. L’importante è sapere cosa si cerca da una bottiglia di vino, visto anche che i prezzi non sono propriamente economici.

Il Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 della scuola vitivinicola di Beaune è invece un Pinot Noir a dire poco didattico. Tipico rosso rubino un pò scarico e trasparente. Al naso piccoli frutti rossi croccanti, prugna, ciliegia, viola, accenni speziati. Al palato é secco e fresco, con un pregevole bilanciamento tra morbidezza e verticalità. Bella acidità e mineralità, tannini delicatissimi e vellutati, corpo snello ma presente. Chiude il sorso piuttosto lungo, con un bel sentore di radice di liquirizia. Molto elegante, equilibrato e di ottima beva. È un vino buonissimo da bere ora, senza aspettare troppo per non perderne la fragranza. Tutto quello che ci si potrebbe aspettare da un giovane Pinot Noir di Borgogna prodotto da un Lycée Viticole. È certamente un base, non molto complesso e giovane, ma stiamo parlando di Côte d’Or ad un rapporto qualità-prezzo impressionante. Andate a vedere il prezzo sul sito del produttore (diverso sarà se lo troverete online o a scaffale in qualche enoteca) ed a quel punto, dopo averlo assaggiato, vi sembrerà un piccolo miracolo che si trasforma in vino quotidiano.

Enonauta/Degustazione di Vino #163/164 - review -  Champagne André Beaufort Brut Reserve & Pinot Noir Haute-Côte de Beaune 2018 Lycée Viticole
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Pastourelle 2009 Pauillac – Châteaux Clerc Milon

Da qualche tempo ho rivalutato le mezzette, cominciando ad acquistarne qualcuna, in particolare Borgogna e Bordeaux. Le mezze bottiglie, troppo spesso bistrattate, trovo invece siano un modo intelligente per poter assaggiare più vini (sopratutto se costosi) e contenere la spesa. Oggi ho aperto con piacere questo Pastourelle 2009 (Cabernet Sauvignon 50%, Merlot 36%, Cabernet Franc 11%, Petit Verdot 2%, Carmenére 1%), secondo vino dello Châteaux Clerc Milon. Siamo nel cuore di Pauillac, poco distanti da Château Lafite Rothschild. Nel 1970, intuendone le potenzialità, fu proprio il Barone più famoso del mondo enoico, ad acquistare i 16 ettari della tenuta, divenuti nel frattempo 40.

Il colore è un rosso rubino carico, impenetrabile, con bellissimi riflessi cremisi. Naso molto complesso, intenso e persistente di viola, sottobosco, funghi, tartufo nero, spinta balsamica e finale mentolato.

Al palato attacca piuttosto morbido e consistente, con evidente intensità estrattiva la quale viene bilanciata da una buona freschezza ed un tannino estremamente levigato ed elegante. Chiude con un finale sulla liquirizia, stranamente un pò corto.

Personalmente ho apprezzato questa bottiglia più di molti altri secondi vini (ma anche alcuni primi) di Châteaux più blasonati.

Non è semplicissimo trovarlo, ma se vi capita di scovarlo ad un prezzo onesto (come nel mio caso) è decisamente un ottimo affare per assaporare un Pauillac 2009 senza svenarsi.

Enonauta/Degustazione di Vino #158 - review -  Pastourelle 2009 Pauillac - Châteaux Clerc Milon | Siamo nel cuore di Pauillac, poco distanti da Château Lafite Rothschild
Enonauta/Degustazione di Vino #158 - review -  Pastourelle 2009 Pauillac - Châteaux Clerc Milon | Siamo nel cuore di Pauillac, poco distanti da Château Lafite Rothschild

Pastourelle 2009 Pauillac – Châteaux Clerc Milon

For some time now I have re-evaluated mezzettes, starting to buy some, in particular Burgundy and Bordeaux. Half bottles, too often mistreated, I find instead to be an intelligent way to be able to taste more wines (especially if they are expensive) and reduce spending. Today I was pleased to open this Pastourelle 2009 (Cabernet Sauvignon 50%, Merlot 36%, Cabernet Franc 11%, Petit Verdot 2%, Carmenére 1%), second wine from Châteaux Clerc Milon. We are in the heart of Pauillac, not far from Château Lafite Rothschild. In 1970, sensing its potential, it was the most famous Baron in the wine world who purchased the 16 hectares of the estate, which in the meantime had become 40.

The color is a deep, impenetrable ruby ​​red with beautiful crimson reflections. Very complex, intense and persistent nose of violet, undergrowth, mushrooms, black truffle, balsamic push and mentholated finish.

The attack is rather soft and consistent on the palate, with evident extractive intensity which is balanced by good freshness and extremely smooth and elegant tannins. It closes with a liquorice finish, strangely a little short.

Personally I appreciated this bottle more than many other second wines (but also some first ones) from more famous Châteaux.

It’s not easy to find it, but if you happen to find it at a fair price (as in my case) it’s definitely an excellent deal to enjoy a 2009 Pauillac without breaking the bank.

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Granato 2013 – Elisabetta Foradori

Teroldego? No, grazie. È quello che ho risposto di frequente di fronte alle carte dei vini trentini. Troppo grosso, potente, esplosivo, saporito e profumato. Spesso alterato dal legno, molto alcolico e sospinto sempre più verso dimensioni muscolari e orizzontali. Il Granato 2013 di Elisabetta Foradori, non a caso soprannominata la regina del Teroldego, è tutta un’altra cosa. Soli quattro ettari suddivisi per tre parcelle, terreno alluvionale ghiaioso-ciottoloso, fermentazione in grandi tini aperti, poi 15 mesi di botte. Regime rigorosamente biodinamico dalla metà degli anni ’80.

Il colore è un rosso rubino scurissimo e impenetrabile. Naso abbastanza intenso e molto complesso che approccia in apertura i frutti a bacca rossa maturi, amarena sotto spirito, spezie, cuoio giovane e una folata di balsamico-mentolato finale.

Il grandissimo equilibrio che contraddistingue questo vino, si fa sentire al primo sorso. L’attacco è morbido, fluido, freschissimo ed il finale, non molto lungo, è minerale e sapido. Tannino sottilissimo e levigato, l’alcolicità piuttosto bassa per il vitigno (12.5%) trattiene forse un pò le redini del suo potenziale di espressione nel finale.

Il Granato 2013 è un vino pronto, buonissimo e dotato di grande bevibilità (anche se potrebbe restare in cantina ancora per diverso tempo). Alla cieca è un vino che metterebbe in difficoltà moltissime persone. Il colore ricorda infatti un bellissimo Bordeaux, mentre al palato la sua leggiadria, eleganza e l’equilibrio (quasi) perfetto, ricorda un Borgogna con non troppi anni sulle spalle.

Elisabetta Foradori è una donna molto elegante, colta e determinata. La sua azienda, che ho visitato nel 2017, è molto bella, accogliente e racconta di vini artigianali allo stato puro, storie di persone, terra e vite.

L’unico neo di questo vino, a mio avviso, è il prezzo. La fascia di collocamento é troppo alta almeno di una categoria e questo fattore potrebbe giocare brutti scherzi a livello di aspettative. Per questo non posso dire che il rapporto qualità prezzo sia una delle sue migliori prerogative.

Da provare con carré di agnello, funghi e patate al forno.

Enonauta/Degustazione di Vino #152 - review -  Granato 2013 - Elisabetta Foradori | Un simbolo della viticoltura trentina e biodinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #152 - review -  Granato 2013 - Elisabetta Foradori | Un simbolo della viticoltura trentina e biodinamica

Granato 2013 – Elisabetta Foradori

Teroldego? No thank you. This is what I have frequently answered when faced with Trentino wine lists. Too big, powerful, explosive, tasty and fragrant. Often altered by wood, very alcoholic and increasingly pushed towards muscular and horizontal dimensions. The Granato 2013 by Elisabetta Foradori, not surprisingly nicknamed the queen of Teroldego, is something else entirely. Only four hectares divided into three parcels, gravelly-pebbly alluvial soil, fermentation in large open vats, then 15 months in barrel. Strictly biodynamic regime since the mid-1980s.

The color is a very dark and impenetrable ruby ​​red. Quite intense and very complex nose which approaches ripe red berries in the opening, black cherry in alcohol, spices, young leather and a final gust of balsamic-menthol.

The great balance that distinguishes this wine is felt at the first sip. The attack is soft, fluid, very fresh and the finish, not very long, is mineral and savory. Very thin and smooth tannin, the rather low alcohol content for the grape variety (12.5%) perhaps holds back the reins of its potential for expression a little in the finish.

The 2013 Granato is a ready-made wine, very good and highly drinkable (even if it could remain in the cellar for some time yet). Blindly it is a wine that would put many people in difficulty. The color is in fact reminiscent of a beautiful Bordeaux, while on the palate its gracefulness, elegance and (almost) perfect balance are reminiscent of a Burgundy with not too many years behind it.

Elisabetta Foradori is a very elegant, cultured and determined woman. His company, which I visited in 2017, is very beautiful, welcoming and tells of pure artisanal wines, stories of people, land and lives.

The only flaw about this wine, in my opinion, is the price. The placement range is too high by at least one category and this factor could play tricks on expectations. For this reason I cannot say that the quality/price ratio is one of its best prerogatives.

Try it with rack of lamb, mushrooms and baked potatoes.

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MÜLLER-CATOIR – Riesling Haardter Herzog Auslese 2009

MÜLLER-CATOIR – Riesling Haardter Herzog Auslese 2009 – Storica azienda che si stende lungo la valle del Reno (Palatinato) per circa 20 ettari, con viti di 30-35 anni, in prevalenza di Riesling. Vendemmia manuale estremamente tardiva, fermentazioni in acciaio, lieviti selezionati e nessuna chiarificazione né filtrazione.

Ho avuto la fortuna di bere questo vino per la terza volta negli ultimi due mesi, e posso dire che mi piace. Mi piace molto. Questo Riesling 2009 del “lieu dit” Herzog (non me ne vogliano i tedeschi se non uso il termine germanico “lage“) appare già in tutta la sua forza con uno splendente giallo oro nel calice.

Al naso è intenso e complesso. Subito tanta frutta gialla matura, frutta esotica, albicocca sciroppata, miele di acacia, poi sfumature minerali.

L’attacco in bocca è morbido e vellutato, dolce e carezzevole. Un attimo dopo si sprigiona la forza del Riesling renano nel suo terroir, ed arriva, inconfondibile, una carica di freschezza, mineralità e sapidità che rende il sorso infinitamente più dinamico, complesso ed equilibrato. Siamo di fronte ad un espressione veramente significativa di cosa voglia dire Riesling renano nelle sue forme più importanti. Di quanto questo vitigno e questo magico vino bianco di soli 9% di alcool possano raccontare. E’ un vino estremamente equilibrato, elegante e che, a dispetto dell’elevato residuo zuccherino, non stanca mai. Infatti il bicchiere è sempre vuoto, e la bottiglia finisce molto rapidamente.

Chi è abituato a bere riesling della Mosella troverà che manca quasi completamente, nel bouquet aromatico, la caratteristica nota di idrocarburo. Ma i territori sono differenti ed il vino, in forma strepitosa, è un adulto che vede in alto sulla collina la sua maturità, ma ancora non così vicina (ha davanti come minimo altri 10 anni di espressione al meglio di sè).

Non è molto facile reperire Riesling renani (Mosella, Palatinato, Nahe) con qualche anno sulle spalle (in questo caso già 12). Farlo a prezzi accessibili e onesti è quasi impossibile. Anche da questo punto di vista, se riuscirete a scovarlo, il vino ne esce veramente vincitore.

Relegare questo vino al dolce è un peccato (e forse un errore), io gli preferisco vicino una bella selezione di formaggi stagionati ed erborinati e un crostino con burro e salmone affumicato. Ma come ogni vino molto buono, balla bene anche da solo.

Enonauta/Degustazione di Vino #150 - review -  MÜLLER-CATOIR - Riesling Haardter Herzog Auslese 2009 | si sprigiona la forza del Riesling renano nel suo terroir
Enonauta/Degustazione di Vino #150 - review -  MÜLLER-CATOIR - Riesling Haardter Herzog Auslese 2009 | si sprigiona la forza del Riesling renano nel suo terroir
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Brunello di Montalcino 2014 “Il Poggione”

Brunello di Montalcino 2014 “Il Poggione” – 100% Sangiovese, vinificazione in acciaio a “cappello sommerso” con lieviti indigeni e controllo della temperatura. Malolattica svolta in acciaio, poi 30 mesi di botte e due anni di affinamento in bottiglia.

Ad onore del vero sono partito con un discreto pregiudizio. Azienda abbastanza grande (circa 600.000 bottiglie l’anno) e distante per concezione, lavoro e immagine dalle mie abituali referenze per il Brunello di Montalcino.

Mi sono ricreduto. Il vino è molto buono, aperto due ore prima, sin da subito si è rivelato molto espressivo ed intrigante. Colore rosso rubino non troppo carico, naso intenso e complesso che spreme subito i piccoli frutti rossi, la ciliegia e la prugna mature al punto giusto. Poi violetta e rimandi delicati di balsamico e spezie.

Al palato esprime grande equilibrio, tannini levigati, alcool che non prevarica, ottima freschezza e mineralità che regalano un finale sapido molto lungo.

Annata, la 2014, molto complicata in particolare per il freddo e la pioggia che non ha risparmiato nemmeno Montalcino. Ne risulta però, come per altre aziende, un vino elegante e preciso, con una dote di grande bevibilità, probabilmente non il classico Brunello che ci si potrebbe aspettare.

Potrebbe anche spiazzare ed a qualcuno apparire quasi esile. Per questo ritengo che non sia un Brunello necessariamente da tenere in cantina 10/15 anni. Certamente è giovane, ma a mio avviso pronto per essere bevuto con piacere e agilità, soprattutto se ben abbinato per sfruttarne le potenzialità gastronomiche.

Io l’ho bevuto con osso buco e risotto alla milanese ed è stato un ottimo compagno.

Ritengo che il rapporto qualità prezzo sia onesto.

Enonauta/Degustazione di Vino #146 - review - Brunello di Montalcino 2014 "Il Poggione" | vino elegante e preciso, dotato di bevibilità
Enonauta/Degustazione di Vino #146 - review - Brunello di Montalcino 2014 "Il Poggione" | vino elegante e preciso, dotato di bevibilità

Brunello di Montalcino 2014 “Il Poggione

100% Sangiovese, “submerged cap” steel vinification with indigenous yeasts and temperature control. Malolactic fermentation in steel, then 30 months in barrel and two years of aging in bottle.

To be honest, I started with a fair amount of prejudice. Quite a large company (around 600,000 bottles a year) and distant in concept, work and image from my usual references for Brunello di Montalcino.

I changed my mind. The wine is very good, opened two hours early, it immediately proved to be very expressive and intriguing. Not too deep ruby ​​red color, intense and complex nose that immediately squeezes the small red fruits, cherries and plums ripe at the right point. Then violet and delicate hints of balsamic and spices.

On the palate it expresses great balance, smooth tannins, alcohol that does not overpower, excellent freshness and minerality that give a very long savory finish.

The 2014 vintage was very complicated, particularly due to the cold and rain which did not spare even Montalcino. However, as with other companies, the result is an elegant and precise wine, with great drinkability, probably not the classic Brunello that one might expect.

It could also be surprising and appear almost thin to some. For this reason I believe that it is not a Brunello that should necessarily be kept in the cellar for 10/15 years. It is certainly young, but in my opinion ready to be drunk with pleasure and agility, especially if well paired to exploit its gastronomic potential.

I drank it with osso bucco and Milanese risotto and it was an excellent companion.

I think the value for money is honest.

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“Margaux” Grand Cru Classé Château Ferrière 2015

“Margaux” Grand Cru Classé Château Ferrière 2015

Una delle più piccole denominazioni di Margaux. Azienda in conduzione biologico-biodinamica certificata. Fermentazione in cemento (termocontrollata) e affinamento in barrique da 225lt per 18/24 mesi.

Cabernet Sauvignon 66% con saldo Merlot (30% )e Petit Verdot (4%).

Rosso rubino carico, quasi impenetrabile. Al naso apre subito con una girandola di sentori classici della denominazione e del vitigno. Piccoli frutti rossi, in particolare mirtilli e ribes, più vicini alla confettura che al frutto. Violetta, poi qualche leggera nota erbacea di passaggio apre la strada ad una potente carica balsamica. A seguire cacao in purezza e pepe nero di Sichuan. Chiude un delicato accenno legnoso e di torrefazione.

Al palato attacca molto fresco grazie ad un’ottima acidità dinamica che si mantiene viva lungo tutto il sorso, senza tuttavia mai prevaricare. Buon corpo e struttura definita, mai pesante. Tannino educato e setoso, frutta rossa matura, chiusura (non lunghissima) di liquirizia amara, cacao e un accenno di cuoio.

Bordeaux molto classico ed elegante, equilibrato, quasi didattico nostante sia ancora in fase giovanile. Non può che migliorare e definirsi al meglio nei prossimi 3/4 anni, acquisendo a mio avviso quel carattere e quella personalità di cui oggi difetta lievemente. Il rapporto qualità-prezzo non è propriamente eccelso, se confrontato con molti vini italiani della stessa gamma di prezzo, ma con una bella costata alla griglia fa egregiamente il suo mestiere senza mai prevaricare né scansarsi.

Se si possiede la pazienza di attendere qualche anno la valutazione del rapporto prezzo-qualità, considerando che si tratta di un Margaux, potrebbe ribaltare il discorso.

Enonauta/Degustazione di Vino #144 - review - "Margaux" Grand Cru Classé Château Ferrière 2015 | elegante, equilibrato, quasi didattico

“Margaux” Grand Cru Classé Château Ferrière 2015

One of the smallest appellations of Margaux. Certified organic-biodynamic company. Fermentation in cement (thermo-controlled) and aging in 225lt barriques for 18/24 months.

Cabernet Sauvignon 66% with the balance Merlot (30%) and Petit Verdot (4%).

Deep ruby ​​red, almost impenetrable. The nose opens immediately with a swirl of classic hints of the denomination and the grape variety. Small red fruits, especially blueberries and currants, closer to jam than fruit. Violet, then some passing light herbaceous notes open the way to a powerful balsamic charge. Followed by pure cocoa and Sichuan black pepper. It closes with a delicate woody and roasted hint.

It is very fresh on the palate thanks to an excellent dynamic acidity which remains alive throughout the sip, without however ever overpowering. Good body and defined structure, never heavy. Polite and silky tannin, ripe red fruit, finish (not very long) of bitter licorice, cocoa and a hint of leather.

Very classic and elegant Bordeaux, balanced, almost didactic despite still being in its youthful phase. It can only improve and define itself better in the next 3/4 years, acquiring in my opinion that character and personality that it slightly lacks today. The quality-price ratio is not exactly excellent, if compared with many Italian wines in the same price range, but with a nice grilled rib it does its job very well without ever overdoing it or shying away.

If you have the patience to wait a few years for the evaluation of the price-quality ratio, considering that it is a Margaux, it could turn the situation around.

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