Bucerchiale 2013 Chianti Rufina Riserva – Selvapiana
Concludo il mio anno da “onesto raccontatore di vini”, nel mentre cucino per gli ospiti della cena di fine anno, scrivendo due cose sul Bucerchiale 2013 di Selvapiana che ha trovato posto tra i vini delle feste, ma finendo in secondo piano tanto che in definitiva me lo sono bevuto da solo.
Bucerchiale è una pietra miliare del bere toscano di qualità. Da una sottozona, la Rùfina, del calderone immenso della denominazione “Chianti” che rischia di finire incompresa ai meno attenti alla singolarità di questa regione vinicola.
Questo vino anticipa i tempi di molto sulla introduzione della menzione geografica in Toscana, cercando di valorizzare le peculiarità del territorio, l’identità del vitigno.
Stapparlo è un po’ sempre come ripensare alle geometrie di Paul Scholes, a una ben riuscita lunga subordinata di Antonio Lobo Antunes. Fa parte di quelle cose senza tempo che ogni volta che le incontri svelano un particolare nuovo.
Mai seriale negli anni, ripetitivo, questo 2013 è Vino carnoso, sanguigno, ottimamente tannico, meno luminoso che in altre annate con freschezza meno vitale, ma di grande maturità fruttata, suadenza, concentrazione. Non il mio preferito, che rimane il 2009 (anche il 2010), ma a suo modo avvincente.
Il colore è rubino scuro, vivo, propone ricordi di Cassis, altri frutti scuri a piena maturazione, spezie dolci, sottobosco, tabacco. Altri sentori ematici e di carne. Bouquet che si apre con forza, ma senza acuti.
Il palato è caldo, ha stoffa morbida e avvolgente, energia cupa, tannino ben maturato e finisce per dare buone sensazioni e a lungo. Coerentemente tornano il frutto maturo e le spezie.
Con Cinghiale in Umido troverebbe giusta collocazione a tavola.
Bucerchiale 2013 Chianti Rufina Riserva – Selvapiana
I conclude my year as an “honest wine writer”, while I cook for the guests at the end-of-year dinner, writing two things about Selvapiana’s Bucerchiale 2013 which found its place among the wines of the holidays, but ending up in the background so much so that in Ultimately I drank it myself.
Bucerchiale is a cornerstone of quality Tuscan drinking. From a sub-area, the Rùfina, of the immense cauldron of the “Chianti” denomination which risks ending up misunderstood by those less attentive to the singularity of this wine region.
This wine is well ahead of its time on the introduction of the geographical mention in Tuscany, trying to enhance the peculiarities of the territory and the identity of the vine.
Uncorking it is always a bit like thinking back to the geometries of Paul Scholes, to a successful long serve by Antonio Lobo Antunes. It is part of those timeless things that reveal a new detail every time you encounter them.
Never serial over the years, repetitive, this 2013 is a fleshy, sanguine, excellently tannic wine, less bright than in other vintages with less vital freshness, but of great fruity maturity, persuasiveness, concentration. Not my favorite, which remains 2009 (also 2010), but compelling in its own way.
The color is dark, lively ruby, with hints of Cassis, other fully ripe dark fruits, sweet spices, undergrowth, tobacco. Other hints of blood and meat. Bouquet that opens strongly, but without high notes.
The palate is warm, has a soft and enveloping texture, dark energy, well-ripened tannin and ends up giving good sensations for a long time. Ripe fruit and spices consistently return.
With Boar Stewed it would find the right place at the table.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.