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Dogliani Superiore Pianezzo Vigne Sorì San Martino 2021 – Boschis Francesco

Dogliani Superiore Pianezzo – Vigne Sorì San Martino 2021 – Boschis Francesco 

Dell’azienda Boschis di Dogliani che lo produce ho già parlato più diffusamente e a quel contributo rimando.

Da tre vigne ripidissime a sud est di Dogliani nella sottozona Pianezzo, un anno in acciaio e un anno in bottiglia.

Si tratta di un vino tecnicamente perfetto e stilisticamente impeccabile che esprime appieno le caratteristiche di un ottimo Dolcetto. Radicalmente secco, sconsigliato agli amanti del residuo zuccherino, di colore scuro tra il rubino e il porpora e con reminiscenze di rose, cassis, una finissima speziatura e qualche nota ematica e balsamica.

Il sorso è deciso e preciso, dai contorni definiti. Non lo definirei un vino muscolare, ma esprime grande forza di gusto, saldezza. Acidità misurata, tannini robusti e maturi, in piena coerenza ritorna il frutto scuro per un bel finale avvincente 

A parlarmi della grande serietà e dell’artigianalità del lavoro della famiglia Boschis è il confronto possibile con lo stesso vino nell’annata 2022 degustato in giugno e che all’assaggio risultava ben più corposo e concentrato a testimoniare l’unicità dei loro prodotti.

Una domanda a fine bottiglia: 

Come si danno, sempre che si diano, i punteggi ai vini? 

Cercando di compilare una graduatoria ideale di qualità assoluta valutando caratteristiche esprimibili universalmente?

O in relazione alla tipologia valutando quanto in un vino si è stati capaci di esprimere appieno le potenzialità di un vitigno?

Io propendo per la seconda ipotesi e in questa ottica, a mio avviso, il Dogliani 2021 Vigne San Martino dell’azienda Boschis merita il massimo dei voti.

Dogliani Superiore Pianezzo – Vigne Sorì San Martino 2021 – Boschis Francesco

I’ve already written extensively about the Boschis winery in Dogliani that produces this wine, and I’ll refer you to that piece (contributo) for more detail.

This wine comes from three extremely steep, southeast-facing vineyards in the Pianezzo subzone of Dogliani, and it spends one year in steel tanks and another in the bottle.

This is a technically perfect and stylistically impeccable wine that fully expresses the characteristics of an excellent Dolcetto. It’s radically dry and not recommended for anyone who likes a hint of residual sugar. It has a dark color between ruby and purple, with hints of roses, cassis, very fine spices, and some iron and balsamic notes.

The sip is decisive and precise, with well-defined contours. I wouldn’t call it a muscular wine, but it expresses great gustatory strength and firmness. The acidity is measured, the tannins are robust and mature, and the dark fruit returns coherently for a beautiful and engaging finish.

The serious and artisanal work of the Boschis family is highlighted by the comparison with the same wine from the 2022 vintage, which I tasted in June. That one was much more full-bodied and concentrated, testifying to the uniqueness of their products.

A question at the end of the bottle:

How are wine scores given, if they are given at all?

Is it by trying to create an ideal ranking of absolute quality by evaluating universally expressible characteristics?

Or is it in relation to the wine’s type, evaluating how well it was able to fully express the potential of a specific grape variety?

I lean towards the second hypothesis, and from that perspective, in my opinion, the Dogliani 2021 Vigne San Martino from the Boschis winery deserves a perfect score.

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Santa Maddalena Classico Schloterpöck – Kandlerhof

Santa Maddalena Classico Schloterpöck – Kandlerhof

Santa Maddalena Classico Schloterpöck 2020 – Kandlerhof

Terminati i giorni delle ferie col bicchiere improbabile si comincia a stappare il “promemoria” enoico di televisiva memoria riportato a casa dal Sud Tirolo.

Kandlerhof: una azienda di antica fondazione nella zona del Santa Maddalena. Vigne distribuite ad altezza tra i 400 e gli 800 metri.

Schloterpöck è un blend di Schiava e un 5% di Lagrein coltivate su terreni argillosi/sabbiosi su lastre di porfido. Uve selezionate raccolte a ottobre con fermentazione in botti di acciaio. 10% di uva intera con raspi per 20 giorni e invecchiamento in botti di rovere per 12 mesi più ulteriore affinamento in vetro.

Se da un lato si rinuncia all’immediatezza e alla leggiadria per le quali talvolta si apprezza la Schiava, dall’altro si guadagna in struttura e concentrazione per una interpretazione che ha l’ambizione di andare oltre la categoria del vino quotidiano in cui la Schiava finisce spesso per essere inserita.

Vino scuro, con bei ricordi di ribes nero e mirtilli, che sono il leitmotiv olfattivo di questo vino, e meno accentuati sentori di fiori di altura, speziati e balsamici. 

In bocca risulta di corpo medio, mediamente più corposo della maggioranza degli omologhi, secco, polposo e sapido con acidità misurata e tannini ben profilati. Finisce molto fruttuosole lungo con una punta di Marzapane. 

Interpretazione in chiave più orchestrata del più tipico dei vitigni del Sud Tirol. Ben eseguita al pari della versione base del Santa Maddalena di cui raccontammo qui.

Enonauta/Degustazione di Vino #466 - review - Santa Maddalena Classico Schloterpöck 2020 - Kandlerhof | Schiava strutturata e ben fatta
Enonauta/Degustazione di Vino #466 - review - Santa Maddalena Classico Schloterpöck 2020 - Kandlerhof | Schiava strutturata e ben fatta

Santa Maddalena Classico Schloterpöck 2020 – Kandlerhof


After the holidays, with the unlikely glass, we begin to uncork the wine “reminder” of television memory brought home from South Tyrol.
Kandlerhof: a long-established winery in the Santa Maddalena area. Vineyards are distributed at altitudes between 400 and 800 meters.
Schloterpöck is a blend of Schiava and 5% Lagrein grown on clayey/sandy soils on porphyry slabs. Selected grapes are harvested in October and fermented in steel barrels. 10% whole grapes with stems for 20 days and aged in oak barrels for 12 months, plus further aging in bottle.
While it sacrifices the immediacy and grace for which Schiava is sometimes appreciated, it also gains structure and concentration for an interpretation that aims to transcend the everyday wine category in which Schiava is often classified.
A dark wine, with lovely hints of blackcurrant and blueberry, which are the olfactory leitmotif of this wine, and less pronounced hints of mountain flowers, spices, and balsamic notes.
On the palate, it is medium-bodied, on average fuller than most of its counterparts, dry, pulpy, and savory with measured acidity and well-defined tannins. It finishes very fruity and long with a hint of marzipan.
A more orchestrated interpretation of the most typical of South Tyrolean varietals. As well executed as the basic version of Santa Maddalena, which we discussed here.

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Barolo Perno 2018 – Oreste Stefano

Barolo Perno 2018 – Oreste Stefano 

Bottiglia acquistata al termine di una degustazione/merenda in azienda a Monforte d’Alba in compagnia casuale di una coppia di winelovers americani e della loro guida personale, degustazione condotta con verve e simpatia dal Signor Clemente che tutti gli Enonauti presenti quel giorno ricordano con piacere.

È un Barolo tradizionale che passa 18 mesi in botti di rovere. Uve dal versante sud della collina di Perno a Monforte d’Alba. Sempre con l’unico bicchiere da vino disponibile nella casa vacanze.

Barolo molto buono e ben fatto, un buono legato all’immediatezza e all’assenza di punti oscuri che necessitano di interpretazione. 

Di colore è chiaro, tendente al traslucido. Fragranze di Rosa e Ribes con più spiccata vocazione per una fruttuosità delicata. E poi ricordi di bitter e chinotto che si alternano ad altre note balsamiche e di cipria meno pronunciate.

Sorso lineare, netto, semplice in accezione assolutamente positiva. Raffinatezza in ingresso, misura e una bella progressione di gusto centrata sul frutto delicato e tonico ben sostenuto da acidità distribuita. Tannini ben costruiti in un quadro di grande piacevolezza presente e con ottime prospettive di invecchiamento nel caso lo si volesse conservare in cantina.

Enonauta/Degustazione di Vino #465 - review - Barolo Perno 2018 - Oreste Stefano | Barolo Raffinato ed economico
Enonauta/Degustazione di Vino #465 - review - Barolo Perno 2018 - Oreste Stefano | Barolo Raffinato ed economico

Barolo Perno 2018 – Oreste Stefano – wine review

This bottle was purchased after a tasting/snack at the winery in Monforte d’Alba, in the casual company of a couple of American wine lovers and their personal guide. The tasting was conducted with verve and charm by Mr. Clemente, a winemaker fondly remembered by all the wine lovers present that day.

It is a traditional Barolo that spends 18 months in oak barrels. Grapes come from the southern slope of the Perno hill in Monforte d’Alba. One more time served with the only wine glass available in the vacation home.

A very good and well-made Barolo, a good one based on immediacy and the absence of dark points that require interpretation.

It is light in color, verging on translucent. Fragrances of rose and blackcurrant, with a more pronounced inclination for delicate fruitiness. Then there are hints of bitter and chinotto, alternating with other, less pronounced balsamic and powdery notes.

A linear, clean, and simple palate in a positive sense. Refinement on the palate, balanced, and a lovely progression of flavors centered on delicate, crisp fruit, well-supported by balanced acidity. Well-constructed tannins create a highly enjoyable, present palate with excellent cellaring potential.

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Solèr 2020 – De Stefani

Solèr 2020 Rosso Veneto IGT – De Stefani

Come spesso accade ai giorni d’oggi, dopo aver letto velocemente qualcosa online, avevo aggiunto i vini di De Stefani in una lista d’acquisto senza che poi si concretizzasse niente. Come spesso accade nella vita con i vini ci si incontra nel momento inaspettato ed ecco che durante una vacanza in Val Gardena entro in enoteca per comprare una Schiava ed esco con un bel taglio Bordolese del Piave. 

È il Solèr di De Stefani annata 2020. Blend in parti equivalenti di Carmenere, Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco e Marzemino. 

Refosco e Marzemino sottoposti ad appassimento  tradizionale (da cui il nome del vino che rimanda al Solaio), il resto vinificato in vasche a temperatura controllata. 12 mesi in legno prima dell’imbottigliamento. 12 mesi in bottiglia.

Da vigne a Refrontolo e Fossalta di Piave.

Il colore è scuro, fitto. È riccamente fragrante con predominanti sentori di frutta rossa e scura, ma non mancano altri ricordi floreali di viola e balsamici e più previsti sentori di sandalo e cuoio, e meno previsti come le erbe aromatiche. E si parte bene.

Il continuo non è da meno e il sorso è concentrato, compatto, suadente senza perdere niente in vitalità. Chi si aspettasse un vino ultra morbido e meramente opulento resterebbe deluso perché troverebbe invece bilanciamento, morbidezza, sì, ma accompagnata da acidità fluente e un tannino di carattere. Mi viene di pensare a un ben riuscito connubio di opulenza Bordolese e vitalità Triveneta che a me parla di una indiscutibile perizia.

Vino dal  prezzo onesto per cui si può immaginare anche una evoluzione positiva e che volendo si può accompagnare con successo a molti piatti della tradizione culinaria italiana. Nel nostro caso un Gulasch di Cinghiale.

Enonauta/Degustazione di Vino #464 - review - Solèr 2020 - De Stefani | Sorprendente taglio bordolese con innesto Triveneto

Solèr 2020 Rosso Veneto IGT – De Stefani

As often happens these days, after quickly reading something online, I had added De Stefani wines to a shopping list, but nothing materialized. As often happens in life, wines strike at an unexpected moment, and so, during a vacation in Val Gardena, I wandered into a wine shop to buy a Schiava and walked out with a lovely Bordeaux blend from Piave.

A blend of equal parts Carmenere, Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco, and Marzemino. The Refosco and Marzemino undergo traditional drying (hence the wine’s name, which refers to Solaio, the Italian word for “Solà”), while the remainder is vinified in temperature-controlled tanks. It matures for 12 months in wood before bottling. Aged for 12 months in bottle. From vineyards in Refrontolo and Fossalta di Piave.

The color is dark and dense. It is richly fragrant with predominant notes of red and dark fruit, but there are also other floral notes of violet and balsamic, along with more expected notes of sandalwood and leather, and less expected notes such as aromatic herbs.

And off to a good start.

The finish is equally impressive, and the palate is concentrated, compact, and mellow, without sacrificing any vitality. Anyone expecting an ultra-smooth and merely opulent wine would be disappointed, as they would instead find balance and smoothness, yes, but accompanied by flowing acidity and characterful tannins. It makes me think of a successful combination of Bordeaux opulence and Triveneto vitality, which to me speaks of undeniable skill.

A fairly priced wine, one can imagine a positive evolution, and one that can be successfully paired with many traditional Italian dishes. In our case, a wild boar goulash.

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Oi Nì 2020 – Tenuta Scuotto 

Oi Nì 2020 – Tenuta Scuotto 

Campania Fiano Igp

Vigne a Lapio, 500 mt. l’altitudine. Fiano vinificato in botti ovali alsaziane da 25 hl con lunga sosta sulle fecce fini. 

Meno superfiano del 2019 bevuto qualche tempo fa, ma anche più dinamico restando comunque nell’insieme dei vini ambiziosi. Lo si beve con l’unico calice a disposizione sul momento che non è comunque d’ostacolo al godimento dell’ottimo vino in questione.

I suoi tratti principali sono la generosità e la precisione. Restando sul paragone col 2019, il colore è meno scuro. Al naso porge fragranze fruttate tropicali, di nespole fresche, ricordi di fieno secco e ranuncolo giallo, qualche cenno speziato e di menta.

Al palato si presenta secco, stratificato e profondo. Acidità pronunciata, dritta, saldezza inusuale per un vino bianco. Ottima la persistenza e ritorno deciso nel finale di drupe e spezie.

Come il 2019 bevuto e raccontato in precedenza ha fatto ottima figura a tavola in  abbinamento a Pollo e Weisswurst con verdure al forno.

Enonauta/Degustazione di Vino #463 - review - Oi Nì 2020 - Tenuta Scuotto | Grande Bianco Irpino

Oi Nì 2020 – Tenuta Scuotto

Campania Fiano IGP

Vineyards in Lapio, 500 meters above sea level. Fiano vinified in 25-hl oval Alsatian barrels with a long maturation on the fine lees.

Less Superfiano than the 2019 I tasted some time ago, but also more dynamic, while still remaining among the ambitious wines. Its main characteristics are generosity and precision.

Compared to the 2019, the color is less dark. On the nose, it offers tropical fruit aromas, fresh medlars, hints of dry hay and yellow buttercup, and hints of spice and mint. On the palate, it is dry, layered, and deep. The acidity is pronounced, crisp, and firm, unusual for a white wine. Excellent persistence and a decisive return of stone fruit and spice on the finish. Like the 2019 we drank and talked about previously, it made an excellent impression at the table paired with chicken and weisswurst with baked vegetables.

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Senti questo Grignolino!

serata di degustazione dedicata al grignolino

Grignolino: Quando la Tradizione Incontra l’Inaspettato – Degustazione Grignolino

Venerdì 27 giugno ore 21 – Magazzino 19 – Via Antonelli 19 – Pistoia

con Simone Molinaroli de L’Enonauta (enonauta.it)  

Chi scrive, ovviamente, ha un debole per il Grignolino così come per tutti quei vitigni che per decenni hanno costituito la colonna portante di un sistema economico, sociale e culturale e che poi, a causa delle contingenze del mercato e della comunicazione del vino, sono finiti semidimenticati per favorire l’espansione della coltivazione di vitigni ritenuti più remunerativi e/o più fascinosi. 

Eppure il Grignolino è un vino che ha grande personalità, finezza e si presta a interpretazioni interessanti e all’accompagnamento di una moltitudine di piatti. Un vero peccato farselo mancare in casa, o all’occorrenza al Ristorante.

Fortunatamente i produttori di Grignolino non si sono arresi e ne stanno anzi rilanciando l’immagine e le suggestioni con nuovi ambiziosi progetti come quello dell’Associazione Monferace / monferace.it  

In questa occasione abbiamo stappato le seguenti bottiglie:

  1. Grignolino D’Asti “Pianàs” 2022 – Cascina Carlot
  2. Grignolino D’Asti “San Patelu” 2023 – Crotin
  3. Grignolino del Monferrato Casalese “Bricco del Bosco” 2023 – Accornero
  4. Grignolino del Monferrato Casalese “San Bastiano Terre Bianche” 2016 – Castello di Uviglie

1. Pianàs 2023 di Cascina Carlot ha l’aspetto di un rosato e anche all’assaggio potrebbe sembrarlo. Vino di struttura leggera, con fragranze di lampone e fiore di Malva, un pizzico di spezie. Sorso agile, scorrevole, non lunghissimo, ma gratificante. Macerazione in acciaio per 10/15 giorni. Affinamento di 4 mesi in acciaio più 2 in bottiglia. 

2. San Patelu 2023 di Crotin è la sorpresa della serata. Stupisce per la sua estrema e netta “fragolosità”, il profilo ben delineato, la sapidità e l’equilibrio con un ben dosato finale amaricante. Davvero un vino convincente. Per la qualità dei suoi profumi e per la bella precisione al palato, con un disegno tannico ben riuscito. Vigneto sabbioso esposto a sud a 400 metri di altezza. Acciaio. Rapporto qualità prezzo entusiasmante.

3. Bricco del Bosco 2023 dell’azienda Accornero risulta il più robusto ed alcolico della quaterna e paga con questo un mancato apprezzamento subitaneo. Aumenta l’intensità del colore, aumenta lo scheletro, inizialmente sembra poco espressivo, ma sulla distanza innesca una bella progressione olfattiva e gustativa. Marasca, spezie, note terrose e balsamiche e poi un sorso deciso fatto di acidità e tannini rigorosi. Terreno marnoso, solo acciaio. Una sicurezza.

4. Terre Bianche 2016 di Castello di Uviglie è una interpretazione del Grignolino ambiziosa e a mio avviso ben riuscita dal momento che il vino risulta all’assaggio assolutamente pronto.  Di Colore chiaro, originale bouquet con reminiscenza di cenere bianca, lavanda, mora di gelso, eucalipto e pepe bianco. Lineare in bocca, saldo, coerentemente balsamico e fruttato, fresco e dal tannino già rifilato. Da bere assolutamente adesso. Dal vigneto omonimo con terreno di natura calcarea ed  esposto a sud est. Lunga macerazione in acciaio e 30 mesi di invecchiamento in botti da 30 ettolitri per 36 mesi.

Enonauta/Degustazione di Vino #459/462 - review - Senti questo Grignolino! | Una serata dedicata al Grignolino
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Sandro 2023 – Vino Rosso – Alberto Oggero 

Sandro 2023 – Vino Rosso – Alberto Oggero 

Sandro il Vino Rosso del Roero o della difficoltà di non finire la bottiglia in 20 minuti

Il Vino Rosso “Sandro” di Alberto Oggero è un vino divertente e gratificante fatto con Uve Rosse (nebbiolo) da terreni sabbiosi nel Roero, breve macerazione di 5 giorni, affinamento in cemento. Lieviti indigeni, no chiarifica e filtrazione.

Il colore è chiaro e invitante.

Ha fragranze vivaci di Rosa, Fragolina selvatica e Melograno, Bitter. Vivaci, intense e nette.

Nella sua lineare semplicità è un vino, come premesso, assai piacevole e divertente. Ma non solo per l’indubbia facilità di beva che certamente lo rende simpatico d’acchito.

Principalmente per la sua precisa forma, per la sua linearità coerente fatta di acidità smagliante, tannini accennati, poca concentrazione, radicale qualità del gusto, sorso che non perde mai di forza, un finale arioso e rinfrescante.

Un vino semplice pensato ed eseguito davvero bene.

Dall’ultima trasferta d’acquisto in Piemonte

Enonauta/Degustazione di Vino #458 - review - Sandro 2023 - Vino Rosso - Alberto Oggero | Un vino divertente e buono
Enonauta/Degustazione di Vino #458 - review - Sandro 2023 - Vino Rosso - Alberto Oggero | Un vino divertente e buono

Sandro 2023 – Red Wine – Alberto Oggero 

Sandro the Red Wine of Roero or the difficulty of not finishing the bottle in 20 minutes

The Red Wine “Sandro” by Alberto Oggero is a fun and rewarding wine made with Red Grapes (nebbiolo) from sandy soils in Roero, short maceration of 5 days, aging in cement. Indigenous yeasts, no clarification and filtration.

The color is light and inviting.

It has lively fragrances of Rose, Wild Strawberry and Pomegranate, Bitter. Lively, intense and clear.

In its linear simplicity it is a wine, as mentioned, very pleasant and fun. But not only for the undoubted ease of drinking which certainly makes it nice at first sight.

Mainly for its precise shape, for its coherent linearity made of dazzling acidity, hinted tannins, little concentration, radical quality of taste, sip that never loses strength, an airy and refreshing finish.

A simple wine thought out and executed really well.

From the last purchasing trip to Piedmont

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Flaccianello della Pieve 2018 – Fontodi

Flaccianello della Pieve 2018 – Fontodi

Dalla Conca d’Oro di Panzano in Chianti questo Mega Sangiovese di fama e dal costo non trascurabile che al pari di altri Supertuscan ha subito clamorosi rincari in questi ultimi anni.

Sangiovese frutto di selezione accurata, vinificazione biologica e due anni di invecchiamento in barrique. 

Ma com’è questo Flaccianello della Pieve 2018? È la prima volta, forse l’ultima chissà, che lo stappo e bevo a casa. Ma avendo avuto la possibilità di assaggiarlo più volte all’uscita e poi di proporlo in una degustazione prima di questa occasione, posso affermare che ci sono sensazioni che si rinnovano e si strutturano trovando conferma ogni volta.

È un vino di colore scuro con fragranze di media intensità che ci riportano alla prugna matura, all’humus e alla felce, sentori di spezie dolci e tabacco, di arancia matura, che ci raccontano fin dall’inizio di un vino estrattivo, da materia a piena maturazione.

Il sorso è fasciante, ampio, con acidità moderata e integrata. Sicuro il centrobocca che è fruttato e pieno. Ha una impalcatura tannica solida, pungente e un finale piacevolmente coerente.

Buono, ma un po’ monotematico. Ciò che trova conferma è la sensazione di un vino già approcciabile che non fa promesse di durata. 

Enonauta/Degustazione di Vino #457 - review - Flaccianello della Pieve 2018 - Fontodi | Supertuscan di fama e di prezzo

Flaccianello della Pieve 2018 – Fontodi

From the Conca d’Oro in Panzano in Chianti this Mega Sangiovese of fame and not inconsiderable cost that like other Supertuscans has undergone sensational price increases in recent years.
Sangiovese fruit of careful selection, organic vinification and two years of aging in barrique. But what is this Flaccianello della Pieve 2018 like?
It is the first time, maybe the last who knows, that I have uncorked it and drunk it at home. But having had the opportunity to taste it several times upon release and then to propose it in a tasting before this occasion, I can say that there are sensations that are renewed and structured finding confirmation every time.
It is a dark colored wine with medium intensity fragrances that bring us back to ripe plum, humus and fern, hints of sweet spices and tobacco, ripe orange, which tell us from the beginning of an extractive wine, from matter to full maturation.
The sip is enveloping, broad, with moderate and integrated acidity. The center of the mouth is fruity and full. It has a solid, pungent tannic structure and a pleasantly coherent finish.
Good, but a bit monothematic.
What is confirmed is the sensation of an already approachable wine that makes no promises of duration.
The price in my opinion is senseless.

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DOLCETTO Un grande passato e un presente da comprimario. La storia del più “popolare” tra i vitigni piemontesi in quattro assaggi. Dogliani Sup. Pianezzo “Vigna del Prey” 2021 - Francesco Boschis - www.boschisfrancesco.it Dolcetto di Diano d'Alba “Sorì Colombé” 2016 - Prandi - www.prandigiovanni.it Dolcetto d'Alba “Pian Balbo” 2023 - Poderi Colla - www.podericolla.it Dolcetto d’Ovada 2018 - Az. Agr. Tacchino - www.luigitacchino.it con Simone Molinaroli de L’Enonauta | www.enonauta.it Mercoledì 11 giugno ore 21.00 MAGAZZINO 19 Via Antonelli 19 Pistoia
Degustazioni, Eventi

Dolcetto in degustazione | 11 giugno 2025

DOLCETTO | Un grande passato e un presente da comprimario.

La storia del più “popolare” tra i vitigni piemontesi in quattro assaggi. In collaborazione con happywine.it

Dogliani Sup. Pianezzo “Vigna del Prey” 2021 – Francesco Boschis – www.boschisfrancesco.it

Dolcetto di Diano d’Alba “Sorì Colombé” 2016 – Prandi – www.prandigiovanni.it

Dolcetto d’Alba “Pian Balbo” 2023 – Poderi Colla – www.podericolla.it

Dolcetto d’Ovada 2018 – Az. Agr. Tacchino – www.luigitacchino.it

con Simone Molinaroli de L’Enonauta  |  www.enonauta.it

Mercoledì 11 giugno ore 21.00

MAGAZZINO 19 – Via Antonelli 19 – Pistoia

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Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano

Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano 

Ultimo dei bianchi 2018 di Villa Raiano che racconto, per quanto fossi principalmente interessato ad assaggiare i due Fiano, il Greco di Tufo “Ponte dei Santi” è risultato, in un quadro comunque di generale qualità che non mette voglia di fare graduatorie, il più sorprendente principalmente in relazione alla tenuta all’invecchiamento in bottiglia. 

Vigneto a 550 metri slm nell’omonima frazione che dà il nome al vino. vinificazione in tini di acciaio, affinamento sulle fecce fini per 12 mesi negli stessi tini di vinificazione e 12 mesi in bottiglia.

Vino brillante e chiaro, molto fragrante con ricordi del fiore di Sambuco, della pesca bianca, della scorza di limone grattugiata, echi di profumi di macchia mediterranea in estate.

L’acidità è dritta come un righello di legno. Vino secco che fa salivare copiosamente e che al contempo ha spessore, profondità e ottimo ritorno di frutto a nocciolo e agrumi, una bella progressione guidata dalla componente acido/salina. 

Una ottima e poliedrica bevuta che può accompagnarsi felicemente a una moltitudine di piatti e che io personalmente non sprecherei per un aperitivo disattento. 

Tra i tre assaggiati dell’azienda Villa Raiano è quello che mostra più chiaramente una spicata propensione alla maturazione in bottiglia.

https://www.enonauta.it/?s=Villa+raiano+

Se quindi Alimata era forse un po’ avanti nella maturazione e Bosco Satrano perfetto, qui abbiamo un vino che unisce a un’energia smagliante anche una disinvoltura che immagino al momento dell’uscita non fosse ancora presente. Quindi ci si dirige verso l’entusiasmo.

Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano

The last of the 2018 whites from Villa Raiano that I am talking about, although I was mainly interested in tasting the two Fianos, the Greco di Tufo “Ponte dei Santi” was the most surprising, in a general picture of quality that does not make you want to make rankings, mainly in relation to its resistance to aging in the bottle.

Vineyard at 550 meters above sea level in the homonymous hamlet that gives its name to the wine. vinification in steel vats, aging on the fine lees for 12 months in the same vinification vats and 12 months in the bottle.

Brilliant and clear wine, very fragrant with hints of elderflower, white peach, grated lemon peel, echoes of Mediterranean scrub scents in summer.

The acidity is straight as a wooden ruler. A dry wine that makes you salivate copiously and at the same time has thickness, depth and an excellent return of stone fruit and citrus, a beautiful progression guided by the acid/saline component.

An excellent and multifaceted drink that can happily accompany a multitude of dishes and that I personally would not waste for a careless aperitif.

Of the three tasted by the Villa Raiano company, this is the one that most clearly shows a marked propensity for maturation in the bottle.

https://www.enonauta.it/?s=Villa+raiano+

So if Alimata was perhaps a little ahead in maturation and Bosco Satrano perfect, here we have a wine that combines a dazzling energy with an ease that I imagine was not yet present at the time of release. So we head towards enthusiasm.

Enonauta/Degustazione di Vino #456 - review - Greco di Tufo "Ponte dei Santi" 2018 - Villa Raiano | Entusiasmante Greco di Tufo
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