Degustazioni, Eventi

Terre di Toscana 2025 – una conferma che non stanca mai

Terre di Toscana 2025 

Una conferma che non stanca mai

Terre di Toscana non si batte. Nel caso si apprezzi il vino Toscano nelle sue varie declinazioni ed interpretazioni non esiste nessun altro festival, fiera, evento di settore che soddisfi il palato e la curiosità di chi, per lavoro o per passione, si interessa del vino toscano. Il meglio è tutto riunito nello spazio di due sale e la forza di questo appuntamento, giunto ormai alla XVII edizione, è la densità critica di vini di qualità tanto da dover trascurare necessariamente anche vini davanti  ai quali normalmente non ci si tirerebbe mai indietro. Bello, no?

Formula così testata e ben riuscita che spesso si ritrovano i nostri produttori preferiti al solito posto, anno dopo anno. 

Che si può dire del giro di assaggi? – Terre di Toscana 2025

I rossi di Montalcino 2023, annata definita unica nella sua difficoltà, danno indicazioni confortanti. Sarà forse poco, ma probabilmente buono. 

Assaggiati degli ottimi Brunello, sia 2020 e riserva 2019. Alcuni ottimissimi. Ciò che io personalmente ricorderò a lungo saranno i vini di Gianni Brunelli – Le Chiuse di Sotto, la veemenza profumiera dei Brunello di Podere Giodo, Percarlo 2021 di San Giusto a Rentennano e il bottiglione di Percarlo 2010 il cui assaggio ha “rinverdito il brivido blu” di una bottiglia bevuta qualche anno fa, Cappella Sant’Andrea e Colombaio di Santa Chiara che tengono alta, altissima la bandiera della Vernaccia di San Gimignano e Cianferoni da Radda – Caparsa per le cui bottiglie ho esaurito le parole di elogio. E poi altri e altri ancora che avranno la possibilità di essere riassaggiati in altre occasioni.

Eventi Vino #24 - 2025 - Terre di Toscana XVII edizione - Lido di Camaiore | Il più grande evento dedicato al vino toscano
Eventi Vino #24 - 2025 - Terre di Toscana XVII edizione - Lido di Camaiore | Il più grande evento dedicato al vino toscano
Eventi Vino #24 - 2025 - Terre di Toscana XVII edizione - Lido di Camaiore | Il più grande evento dedicato al vino toscano
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Eventi Vino #24 - 2025 - Terre di Toscana 2025 XVII edizione - Lido di Camaiore | Il più grande evento dedicato al vino toscano
Eventi Vino #24 - 2025 - Terre di Toscana XVII edizione - Lido di Camaiore | Il più grande evento dedicato al vino toscano
Eventi Vino #24 - 2025 - Terre di Toscana XVII edizione - Lido di Camaiore | Il più grande evento dedicato al vino toscano
Eventi Vino #24 - 2025 - Terre di Toscana XVII edizione - Lido di Camaiore | Il più grande evento dedicato al vino toscano
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Bottiglie, Degustazioni

Lugana Orestilla 2020 – Montonale

Lugana Orestilla 2020 – Montonale 

Ritorno a stappare un Lugana Orestilla dell’azienda Montonale con grande entusiasmo (l’ultima volta un 2018) e lo ritrovo come sempre: un Vino di grande caratura. 

100% Turbiana che fermenta in acciaio, 8 mesi sulle fecce, 10 mesi in bottiglia.

Veste luminosa giallo cromo chiaro, potrebbe sembrare un vino fatto di luce. Al naso presenta un bel ventaglio di fragranze, mettendo insieme agrumi e fiori gialli come il narciso, sentori di spezie e reminiscenze di vegetale aromatico, quelle cose che si sentono passeggiando nella macchia in giugno, non mancano poi ricordi di drupe, di miele di timo. Il tutto orchestrato con generosa precisione.

Vino dall’acidità pronunciata, puntuta. Di buon corpo. Il 2018 lo ricordavo molto fresco, ma di una freschezza più larga, dilagante. Fanno da contrappunto densa morbidezza, un quid di dolcezza di frutto, ma il leitmotiv resta l’anima fresca. Alcol misurato per un bilanciamento molto apprezzabile. Vino prezioso, un vero gioiello del buon bere italiano, dalla persistenza leggendaria.

Prezzo in crescita, ma ancora incentivante.

Enonauta/Degustazione di Vino #447 - review - Lugana Orestilla 2020 - Montonale   | Un Gioiello della viticoltura italiana
Enonauta/Degustazione di Vino #447 - review - Lugana Orestilla 2020 - Montonale   | Un Gioiello della viticoltura italiana

Lugana Orestilla 2020 – Montonale 

I return to uncork a Lugana Orestilla from the Montonale company with great enthusiasm (the last time was a 2018) and I find it as always: a wine of great caliber. 

100% Turbiana fermented in steel, 8 months on the lees, 10 months in the bottle.

Luminous light chrome yellow dress, it could seem like a wine made of light. On the nose it presents a beautiful range of fragrances, bringing together citrus fruits and yellow flowers such as narcissus, hints of spices and reminiscences of aromatic vegetal, those things that you feel when walking in the scrub in June, then there are memories of drupes, of thyme honey. All orchestrated with generous precision.

Wine with pronounced, pointed acidity. Good body. I remembered the 2018 as very fresh, but with a broader, more pervasive freshness. They act as a counterpoint to dense softness, a hint of fruity sweetness, but the leitmotif remains the fresh soul. Measured alcohol for a very appreciable balance. Precious wine, a true jewel of good Italian drinking, with legendary persistence.

Price rising, but still encouraging.

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Bottiglie, Degustazioni

Brunello di Montalcino 2015 – Altesino

Brunello di Montalcino 2015 – Altesino

Sangiovese dalle varie tenute in cui si trovano i 50 ettari vitati dell’Azienda Altesino. Due anni di invecchiamento in legno e quattro mesi di affinamento in bottiglia. 

Valutando questa singola bottiglia, conservata in condizioni di luce e umidità costante a casa mia fin da poco dopo l’uscita, direi che questo Brunello 2015 di Altesino era da stappare adesso. Volendo un anno fa, magari tra un anno, ma la finestra è quella giusta. Voglio aggiungere che l’annata in questo caso è stata interpretata in modo magistrale, senza sbavature alcoliche e surmaturazioni. E che è sempre bello stappare una bottiglia intercettata nel giusto momento.

Il colore tende al traslucido, integro e lucente, tra il granato e il mattone.

Il tratto dominante è il frutto maturo con il cassis in testa, ma non mancano fragranze assortite a partire dalla foglia di Lauro e di mirto, l’arancia tarocco, non mancano ricordi balsamici, di terra smossa, di tabacco.

Vino sornione con ingresso calibrato. Media la densità, largo in bocca, risulta convincente e assai piacevole grazie alla coesione, all’equilibrio raggiunto, alla profondità. Innesca una brillante progressione di gusto senza disturbi, intoppi di nessun genere per un disegno generale tutto su toni caldi, avvolgenti. 

Un vino decisamente risolto.

Enonauta/Degustazione di Vino #446 - review - Brunello di Montalcino 2015 - Altesino  | Un bel Brunello risolto e pronto
Enonauta/Degustazione di Vino #446 - review - Brunello di Montalcino 2015 - Altesino  | Un bel Brunello risolto e pronto

Brunello di Montalcino 2015 – Altesino

Sangiovese from the various estates where the 50 hectares of vineyards of the Altesino Company are located. Two years of aging in wood and four months of refinement in the bottle. Evaluating this single bottle, stored in conditions of constant light and humidity at my house since shortly after its release, I would say that this Brunello 2015 by Altesino should have been uncorked now. A year ago if you like, maybe in a year, but the window is the right one. I would like to add that the vintage in this case has been interpreted in a masterly way, without alcoholic blemishes and over-ripening. And that it is always nice to uncork a bottle intercepted at the right moment.

The color tends to be translucent, intact and shiny, between garnet and brick. The dominant trait is the ripe fruit with cassis in the lead, but there is no lack of assorted fragrances starting from the laurel and myrtle leaf, the tarocco orange, there is no lack of balsamic memories, of loose earth, of tobacco.

A sly wine with a calibrated entrance. Medium density, broad in the mouth, it is convincing and very pleasant thanks to the cohesion, the balance achieved, the depth. It triggers a brilliant progression of taste without disturbances, hitches of any kind for a general design all on warm, enveloping tones. A decidedly resolved wine.

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Degustazioni, Eventi

Un pomeriggio con gli spirits di Partesa (Firenze, 3 marzo 2025)

Grazie a un gentile invito abbiamo l’opportunità di gettare uno sguardo all’evento My Spirits, realizzato il 3 marzo al Teatro Cartiere Carrara di Firenze da Partesa, distributore del gruppo Heineken. Si tratta di una iniziativa rivolta alla clientela del settore ho.re.ca. (hotel, ristoranti e caffetterie), a metà tra la degustazione e l’intrattenimento, e come tale da giudicare.

La sala dominata da un grande palco rialzato su cui si avvicendano per dei brevi showcase alcuni dei bartender e barlady più in vista della scena della mixology italiana, trasmette l’atmosfera della festa.

Sul perimetro di quella che ordinariamente sarebbe la platea stanno i desk di 21 diversi fornitori di Partesa che propongono in degustazioni una scelta dei loro prodotti in purezza, per un totale di oltre cento referenze (si va dal gin alla vodka, dal rum al whisky, dalla grappa al mezcal, eccetera). Al centro della sala gli stessi fornitori allestiscono sedici mixology station con cocktail realizzati con i loro prodotti. Al piano superiore si tengono un paio di conversazioni (chiamate, forse con un pelo di enfasi in eccesso, masterclass) rispettivamente su aperitivi e agave.

Non staremo qui a parlare delle singole referenze degustate ma ne approfittiamo per segnalare almeno alcune note salienti che emergono dall’evento.

1.Essendo un evento dedicato a un segmento commerciale ben preciso, la selezione dei produttori va decisamente verso etichette e prodotti amichevoli, poco complessi, da conversazione più che da meditazione, e decisamente orientati alla mixology. Non mancano però prodotti che testimoniano una profondità di catalogo orientata anche verso una clientela più esigente (tra quel che ho provato, da ricordare almeno il London Dry Gin Disonesto e, soprattutto, il venerabile single malt Macallan 12 y.o. Double Cask) e che speriamo siano serviti a infondere un po’ più di coraggio in baristi e ristoratori nella compilazione della carta degli spirits per i propri locali, al passo di quanto si sta consolidando nell’offerta dei vini;


2. È sempre più evidente la crescente attenzione al mondo dei distillati da agave, la cui selezione in sala era infatti sicuramente la più interessante e non limitata a prodotti più tenui adatti per la mixology, rimarcata dalla proposta all’interno del programma di una piacevole conversazione/degustazione con Gabriele Riva, Brand Ambassador degli agave Altos e Del Maguey;

3.Ho trovato apprezzabile la scelta di arricchire la linea di prodotti denominata Liq.ID (prodotta direttamente per Partesa e composta perlopiù da spirits per la miscelazione) con alcune referenze da somministrazione che si segnalano per un competitivo rapporto qualità/prezzo, in particolare il Vermouth di Torino e l’Amaro Ottanta, che certo non sfigurano al confronto con la gran parte dei prodotti da banco che vanno per la maggiore in bar e ristoranti, anzi;

4. Mai avrei detto di poter riconoscere un senso non solo commerciale all’offerta di premiscelati di un mega-distributore e invece… che dire? La scelta di cocktail ready-to-drink alla spina della linea Mixum certo non andrà accostata alle creazioni che i vari Julian Biondi, Cinzia Ferro, Giuliana Giancano e Bruno Vanzan proponevano dal bar allestito sul palco del teatro ma mi è sembrata una sicura scialuppa di salvataggio, ripensando ai vari velenosissimi spritz, gin tonic, gin lemon ecc. propinati in alcuni circoletti di periferia (e non solo) da baristi meno che improvvisati. Sinceramente mi pare una soluzione più che consigliabile per chi non ha un bartender abbastanza affidabile e per situazioni di grande affollamento ed esigenze di servizio rapido (penso soprattutto ai bar dei concerti o degli eventi sportivi).

Alla fine me ne vado, lo ammetto: un po’ barcollante, rigorosamente a piedi, osservando con scrupolo i precetti della campagna #bevoenonguido sostenuta da Partesa, che accompagna i tanti inviti alla responsabilità con la distribuzione in abbondanza di etilometri usa-e-getta, la cui diffusione gratuita in tutti i luoghi della ristorazione e della vita notturna sarebbe probabilmente più utile alla diffusione di un consumo consapevole rispetto a tanti terrorismi psicologici basati su multe e sanzioni spaventose.

Eventi Vino #22 - 2025 - My Spirits - Firenze | Eventi targato Partesa
Eventi Vino #22 - 2025 - My Spirits - Firenze | Eventi targato Partesa
Eventi Vino #22 - 2025 - My Spirits - Firenze | Eventi targato Partesa
Eventi Vino #22 - 2025 - My Spirits - Firenze | Eventi targato Partesa
Eventi Vino #23 - 2025 - My Spirits - Firenze | Eventi targato Partesa
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Bottiglie, Degustazioni

Barbaresco Ovello 2016 – Cascina Morassino

Barbaresco Ovello 2016 – Cascina Morassino

Cantina in Barbaresco.  4,5 ettari, impostazione classica. 20 mesi in botti e un anno in bottiglia. 

Stappo, verso e c’è qualcosa che mi parla di un vino surmaturo. Però mi sbaglio. È solo il preponderante carattere etereo del vino che mi trae in inganno. 

Il colore è granato fitto e l’arieggiamento rende percepibili piacevoli sentori di arancia amara o Melangolo, carruba e ribes, terra secca, pellame a contorno della dominante Eterea.

In bocca il vino risulta strutturato, caldo e denso, con decisa impronta alcolica non dovuta a mio avviso semplicemente alla gradazione,  ma anche alla sua “presenza” che a tratti rende il sorso un po’ faticoso. Vigoroso fino quasi alla Virulenza. Al netto di questo alcol forse eccessivo, in bocca emerge un’anima più fruttata, durevole e salda grazie a una acidità viva e a tannini rigorosi.

Per mio parere, troppo alcool e poco bilanciamento.

Barbaresco Ovello 2016 – Cascina Morassino

Cellar in Barbaresco. 4.5 hectares, classic setup. 20 months in barrels and a year in bottle.

I uncork, pour and there is something that tells me of an overripe wine. But I am wrong. It is only the predominant ethereal character of the wine that deceives me. The color is dense garnet and the aeration makes pleasant hints of bitter orange or Melangolo, carob and currant, dry earth, leather perceptible as a side dish to the dominant Eterea.

In the mouth the wine is structured, warm and dense, with a strong alcoholic imprint not due in my opinion simply to the alcohol content, but also to its “presence” that at times makes the sip a bit tiring. Vigorous almost to Virulence. Despite this perhaps excessive alcohol, a more fruity, long-lasting and solid soul emerges in the mouth thanks to a lively acidity and rigorous tannins.

In my opinion, too much alcohol and not enough balance.

Enonauta/Degustazione di Vino #445 - review - Barbaresco Ovello 2016 - Cascina Morassino  | Un Barbaresco di peso
Enonauta/Degustazione di Vino #445 - review - Barbaresco Ovello 2016 - Cascina Morassino  | Un Barbaresco di peso
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Dogliani 2021 – Nicholas Altare

Dogliani 2021 – Nicholas Altare

Nicholas Altare è un vignaiolo contemporaneo, al passo coi tempi. Gestisce le vigne di famiglia nella sottozona San Luigi di Dogliani facendo proprie le istanze di quella parte del mondo del vino che, sensibile ai cambiamenti climatici e alle nuove sfide che essi impongono al vignaiolo, s’impegna per ottenere vini più salubri e bevibili.

Tra le sue proposte questo Dogliani 2021 splendente, un Dolcetto chiaro ed essenziale, e sono veramente soddisfatto dell’essere riuscito nella testimonianza fotografica, fragrante, ampiamente floreale e con ricordi di mora e chiodi di garofano, meno pronunciati sentori di erbe aromatiche e humus.

Il profilo è netto, delineato, tracciato con parsimonia di segni, ma con abbondante energia e profondità. Freschezza incisiva, tannini grintosi ben governati (e non è cosa da poco parlando di Dolcetto), secco, risoluto, persistente.

Acquistato in cantina a un prezzo onestissimo.

Enonauta/Degustazione di Vino #444 - review - Dogliani 2021 - Nicholas Altare  | un vignaiolo contemporaneo per un vitigno classico

Dogliani 2021 – Nicholas Altare

Nicholas Altare is a contemporary winemaker, in step with the times. He manages the family vineyards in the San Luigi sub-zone of Dogliani, making his own the demands of that part of the wine world that, sensitive to climate change and the new challenges that they impose on the winemaker, is committed to obtaining healthier and more drinkable wines.

Among his proposals this splendid Dogliani 2021, a clear and essential Dolcetto, and I am truly satisfied with having succeeded in the photographic testimony, fragrant, largely floral and with hints of blackberry and cloves, less pronounced hints of aromatic herbs and humus.

The profile is clear, delineated, traced with parsimony of signs, but with abundant energy and depth. Incisive freshness, well-controlled gritty tannins (and this is no small thing when talking about Dolcetto), dry, resolute, persistent.

Purchased in the cellar at a very honest price.

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Bottiglie, Degustazioni

Domaine Jules Desjourneys – Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020

Domaine Jules Desjourneys – Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020

Fabien Duperray è un ex négociant di vini pregiati. Jules Chauvet era uno dei più eminenti studiosi francesi della vinificazione e sostenitore del vino naturale. A lui il primo dedica la sua azienda allora che decide di acquisire dei terreni tra il Mâconnais e Beaujolais. Niente tecnologia, molta attenzione.

È un vino che sa decisamente di Mâcon. Di Chardonnay di Mâcon. Vinificazione e affinamento in acciaio.

Colore concentrato, reminiscenze di orzo, mango e menta in prima battuta. Seguono note speziate e infine gessose e citrine. Sa farsi apprezzare.

Al palato è lussureggiante, strutturato, ricco di suggestioni e sapori. L’acidità ben diffusa e ha buona Tenuta per un’esperienza di gusto molto piacevole e convincente ad un prezzo, tipico degli Chardonnay del Mâcon, molto conveniente.

Domaine Jules Desjourneys – Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020

Fabien Duperray is a former negociant of fine wines. Jules Chauvet was one of the most eminent French scholars of winemaking and an advocate of natural wine. 

Duperray dedicated his company to him when he decided to acquire land between Mâconnais and Beaujolais. No technology, lots of attention.

It is a wine that definitely tastes of Mâcon, of Chardonnay from Mâcon. Vinification and aging in steel.

Concentrated colour, reminiscences of barley, mango and mint at first sight. Followed by spicy and finally chalky and citrine notes. He knows how to be appreciated.

On the palate it is lush, structured, rich in suggestions and flavours. The acidity is well spread and has good stability for a very pleasant and convincing taste experience at a very affordable price, typical of Mâcon Chardonnays.

Enonauta/Degustazione di Vino #443 - review - Domaine Jules Desjourneys - Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020 - I Favati  | Bontà economica da Macon
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Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati

Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati

Vino Eccellente nel senso proprio dell’Eccellere tra i simili per qualità, come da definizione Treccani.

Selezione in vigna, vendemmia tardiva, vinificazione in acciaio e a seguire maturazione sulle fecce fino alla primavera successiva. Un altro anno di affinamento in bottiglia. 

Vino di colore chiarissimo, quasi diafano (non è stato semplice testimoniarne il colore in foto con la luce artificiale), e dal bel bouquet dove si riconoscono i sentori di pino, di cedro, di pesca bianca e più tenui richiami di vegetale aromatico in un crescendo di intensità senza mai cedere in precisione.

Vino che ha grande forza. Trama spessa, rugosa, freschezza incisiva e un’anima sapido/salina irresistibile che anima il sorso per un tempo molto lungo. Il tutto con una precisione di tratto e un equilibrio non comuni.

Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati

Excellent wine in the true sense of excelling among similar ones in quality, as defined by Treccani.
Selection in the vineyard, late harvest, vinification in steel and then maturation on the lees until the following spring. Another year of aging in the bottle.

A wine with a very light color, almost diaphanous (it was not easy to witness the color in photos with artificial light), and a beautiful bouquet where you can recognize the hints of pine, cedar, white peach and more subtle hints of aromatic vegetal in a crescendo of intensity without ever giving up in precision.

A wine that has great strength. Thick, wrinkled texture, incisive freshness and an irresistible savory/saline soul that animates the sip for a very long time. All with an uncommon precision of stroke and balance.

Enonauta/Degustazione di Vino #442 - review - Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 - I Favati  | Fiano di Eccellenza
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Un’Altra Toscana è Possibile

Anteprima l’Altra Toscana – Mi consento di usare uno slogan da campagna elettorale malriuscita solo perché in effetti la manifestazione ha questo nome.

L’ALTRA TOSCANA È POSSIBILE 

L’altra toscana

Un’altra Toscana è possibile, anzi c’è. E si raduna al Palazzo degli Affari di Firenze per una anteprima voluminosa. 13 denominazioni presentano le nuove etichette, tra bianchi e rossi svariate centinaia di proposte. Non so perché mi aspettavo di trovare anche il Morellino di Scansano, ma non c’era e ci son rimasto male e poi mi sono rinvenuto ed è riemerso il ricordo, nel tourbillon delle Anteprime Toscane, dell’evento congiunto col Consorzio del Chianti. 

Sarà per la prossima volta…

Presenti invece Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.

Una manifestazione che ritengo importante per offrire la giusta visibilità e il giusto riconoscimento a territori dove si lavora da tantissimo tempo, ad esempio Rufina e Carmignano, così come quelli in cui l’impegno è cominciato in tempi più recenti, ma senza difettare di entusiasmo e competenza. 

Manifestazione peraltro organizzata molto bene. Spazi luminosi, servizio pronto grazie alla Dinamica Sommelierie messa in scena dall’AIS e ci tengo a precisare, perché non è cosa da poco, che nemmeno una goccia di vino è stata versata sulla mia parte di tavolo. Complimenti!

Passiamo agli assaggi. 

Salto i bianchi e decido di concentrarmi sul Sangiovese. 

Sangiovese

Chianti Rufina

Parto dal Chianti Rufina con una selezione, assaggiare tutto è impossibile, di bottiglie dell’annata 2021 di Terraelectae il progetto di promozione delle eccellenze assolute del territorio. 

Inizio davvero scoppiettante. L’annata probabilmente agevola, ma i campioni da me assaggiati sono, nella loro peculiare interpretazione, quasi tutti di alto livello.

Sono tutti Chianti Rufina Riserva. In ordine di assaggio:

Vigna Colonneto di Villa Travignoli

Mi ricorda per stile e profondità certi Bucerchiale bevuti in passato. Balsamico, terroso, secco e poco indulgente, tannino molto compatto, potrei definirlo anche “divisivo”, ma in senso ovviamente elogiativo.

Vigneto Quona de I Veroni

Bello. Abbondano l’agrume, il frutto rosso, le spezie, fluente, pieno di gusto, equilibrato. Socialdemocratico…

Vigna Poggio Diamante Tenuta Bossi

Lo trovo leggermente sovramaturo in principio, poi si arrichisce con l’arieggiamento e sviluppa ricordi di lavanda. Sorso equilibrato, in finale apre assai, il meno energico di tutti i campioni.

Vigna Montesodi di Frescobaldi

Finezza. Molta finezza e precisione di tratto. Marasca, Mandarino, Mentolato/balsamico, arioso, note di sottobosco appena accennate. Palato tutto in tiro, calibratissimo seppur giovane. 

Vigna Montefiesole di Grignano

Eleganza, rigore e fedeltà alla tipologia. Giovane, non propriamente approcciabile da subito.

Vigna Le Rogaie di Colognole

Il più chiaro e tannico. Ricordi delicati di piccoli frutti rossi, dopo la prima fase di chiusura si apre. Vino asciutto nella forma, 

Vigneto Erchi di Selvapiana

Vino ampio, dalla fruttuosità mostruosa, speziato, terroso, sanguigno.

Sorso largo, avvolgente. Tannino di carattere, caldo. Appena troppo caldo. 

Vigneto Lastricato di Castello del Trebbio

Ricordi di frutto maturo e scorza di arancio, note balsamiche. 

Vino molto tattile che cerca la distensione, ma credo ci vorrà un po’.

Vigna alla Stele di Frascole

Il meno aperto sulle prime, ma poi si assesta su una discreta fragranza. Luminoso, con sentori di melograno, erbe aromatiche, la struttura appare minuta, ma non difetta di forza espressiva e profondità.

Sinceramente vorrei portare tutti i nove campioni a casa.

Montecucco Sangiovese

Dal Chianti Rufina mi sposto, in realtà resto seduto al tavolo, verso il Montecucco Sangiovese. 11 campioni per cercare qualche conferma delle buone sensazioni avute lo scorso anno.

La Fonte 2021 di Tenuta Pianirossi

Bouquet originale con Resina di Pino, spezie, mora di gelso. Sorso morbidino, accomodante, non brilla per dinamicità. Piacevole.

Istrico 2021 di Villa Patrizia

Si sviluppa su toni cupi, terrosi. Fruttato, molto fisico, ha tannini quadrati, certo da rivalutare tra un po’. 

Montenero 2020 di Montenero Winery

Colore chiantigianeggiante, molto mentolato, ribes, erbe aromatiche. Asciutto, ben disteso, tannino divertente, ampiamente godibile.

Campinuovi 2020 di Campinuovi

Un po’ acerbo, sia al naso, sia al palato. Ha un impatto molto tattile, ma poi tende a sparire.

Podere Montale 2019 di Podere Montale

Cassis e Pepe. Molto concentrato, voluminoso, ma in bocca alla fine trova una sua definizione.

Tribulo 2019 di Poggio Stenti

Chiarissimo, scorrevole, agile, tende al CLASSICO. Marasca ed essenze orientali.

Lavico 2018 di Amiata Vini del Vulcano

Quasi violetto. Ciliegia, resine, chiodo di garofano. Ha discreta freschezza, semplice il sorso. 

Parmoleto 2019 di Parmoleto

Vino interlocutorio, probabilmente in una fase di poca “comunicatività”.

Vigna Allegra Riserva 2019 di La Banditaccia

Floreale, il più floreale dei campioni. Sapido, netto ed austero. Buono.

Viandante 2018 di Tenuta L’Impostino

Ciliegie ed eucalipto più sentori boisee. Pronunciati.

Coerentemente molto frutto, balsamico, caldo con tendenza all’amaro e all’astringenza.

Poggio Lombrone 2018 di Collemassari

Il colore attira, ma poi è burroso e breve. 

Suvereto Sangiovese

Ce ne sono tre e li assaggio tutti e tre, ma mi pento.

Buca di Cleonte 2021 di Petricci e Del Pianta

Molto boisee, tannini molto piccanti, il meno Sangiovese di tutti i Sangiovese assaggiati.

Ciparisso  2020 de La Fralluca

Vino un po’ “verde”, ha un bouquet non banale, ma alla fine resta il ricordo della “paralisi facciale”.

Sangiovese 2019 di Gualdo del Re

Maturo e molto speziato, scuro, terroso, ha volume, ma risulta evanescente al gusto.

Val di Cornia Sangiovese – anteprima altra toscana

Uno solo, ma sorprendente.

Montepitti 2022  di Rigoli

Dal colore traslucido, è floreale, ricorda poi il chinotto e le carrube, la fragolina selvatica, fresco e invitante, tannico quanto basta, semplice, diretto, ma non scontato.

Fine primo tempo 

Dopo questa carrellata di Sangiovese opto per una sestina di peso correndo il rischio che mi inneschi la voglia di PERONI e/o AGENO (si scherza…)

Chiamo dunque i Supertuscan – anteprima altra toscana

Apice 2021 di Amerighi | Syrah

Ma che bel vino!

Viola di colore, speziato (ovvio), ma anche pieno di frutto fresco. Vino vibrante. Col tempo si arricchisce di ricordi di gladiolo e incenso. La beva è semplice, nobilmente semplice.

Giusto di NOTRI 2022 di Tua Rita | CS80 ME10 CF10

Esplosione di Cassis e Doga del letto a castello. Si può pure pensare che in circa venti anni il legno sarà “integrato”,  ma a me, nella migliore delle ipotesi, tra vent’anni il dottore avrà ingiunto di non bere. Nella peggiore sarò morto.

A parte gli scherzi questo non è un vino che si può giudicare adesso. E a mio avviso nemmeno bere. C’è tanto, troppo di tutto.

Ghiaie della Furba 2021 di Capezzana | CS50 ME25 SY25

Vino che ha bisogno di aria. Chiuso al naso, forse non è il suo momento. Ci vuole un po’ per cominciare a sentire del profumo di terra secca e a seguire più tenui rimandi di frutto scuro e spezie. In bocca  al momento ha troppa presa. Da riassaggiare.

Quercegobbe 2022 di Petra | Merlot

Cenere, mirtillo, vaniglia.

Rotondo, ma ha una sua bevibilità. Non trascendentale.

Montechiari 2021 di Montechiari | SN ME CS CF

Sarà forse l’annata e il MESCOLONE (affettuosamente), ma sugli altri spicca.

Pepe e frutti di bosco, ma anche sanguigno, resine, arancia.

Il sorso funziona, certo ha volume e non è verticale, ma ha un lungo finale ben concertato. 

Oreno 2022 di Tenuta Sette Ponti | CS ME PV

Possente e ruffiano. Vagamente zuccherino, volendo lo si può bere adesso, ad esempio con il Dolceforte, ma probabilmente anche poi.

Credevo di averne abbastanza, ma a quanto pare bere seduti in silenzio aiuta a sputare praticamente tutto, e invece di 6 Peroni chiamo altri 6 vinoni ché c’ho preso gusto.

ALTRI SUPERTUSCAN – anteprima altra toscana

Siepi 2022 di Castello di Fonterutoli | SAN ME

Giovane, ma volendo si può bere. Timido al naso, ma il suo punto forte è il sorso. Sapido e decisamente lungo nonostante una trama tannica fitta. E soprassedendo su quell’alcool un poco brado…

Ripa delle More 2022 di Tenuta Vicchiomaggio SAN CS ME

Vino un po’ verde, con sentori vegetali in primo piano. Non è il suo momento.

Cercatoja 2021 di Buonamico SAN SY CS

Humus, sentori ematici, di agrume e di spezie. Molto ordinato. Anche il sorso è lineare e scorrevole, pur come può essere scorrevole un vino di questo calibro. Finisce molto largo.

Modus Primo 2021 di Ruffino ME SAN CS

Sovramaturo ed etereo, possente e caldo, ma anche un po’ enigmatico nella sua identità così poco delineata. Io non riuscirei a trovargli una collocazione in alcun contesto.

PerPiero 2020 di Tenuta Moraia SAN CS CF

Cassis, spezie dolci, vegetale aromatico. Di forma netta. Secco, con tannini sviluppati, davvero ben definito. In questo caso sarei curioso di riprovare, subito o tra un po’.

Avvoltore 2019 di Morisfarms SAN CS SY

Tra questi Supertoscani e’ quello col bouquet  più complesso. Cenere, eucalipto, noce moscata e a seguire il frutto scuro.

Il sorso è un po’ duro, non durissimo e il vino si potrebbe agevolmente bere, al momento nonostante i 6 anni passati dalla vendemmia, ma innesca un bel pensiero su qualcosa che potrebbe succedere.

Su questa speranza generata da Avvoltore chiudo il quaderno e me ne torno pian pianino al treno come si conviene all’omo intelligente che “quando piove porta l’ombrello”.

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Bottiglie, Degustazioni

Fiano di Avellino “Alimata” 2018  – Villa Raiano

Fiano di Avellino 2018 Alimata – Villa Raiano 

Da vigna su terreno argillloso nel comune di Montefreddane. “Vinificazione semplice, ma prolungata nel tempo” si può leggere sul sito aziendale. 12 mesi sulle fecce, 12 mesi in bottiglia.

Ne avevo stappata un’altra nei mesi estivi, ma con scarsa soddisfazione principalmente per una prematura ossidazione.  

Vino sostanzioso dal colore concentrato e dal bouquet esteso che presenta reminiscenze agrumate di limone tagliato,  gelsomino, pesca bianca, mentuccia e marzapane. Le fragranze non mancano e non mancano di brio.

In bocca mostra una certa densità e sviluppa calore, ma non t’invischia perché ha anche una componente acida e salina di tutto rispetto e profondità di gusto. 

Rispetto alla prima bottiglia non c’è paragone. Buon bianco forse un po’ troppo strutturato da bere adesso.

Enonauta/Degustazione di Vino #441 - review - Fiano di Avellino 2018 Alimata - Villa Raiano  | Sostanzioso Fiano

Fiano di Avellino 2018 Alimata – Villa Raiano

From vineyard on clayey soil in the municipality of Montefreddane. “Simple winemaking, but prolonged over time” can be read on the company website. 12 months on the lees, 12 months in the bottle.

I had uncorked another one in the summer months, but with little satisfaction mainly due to premature oxidation.

Substantial wine with a concentrated color and an extensive bouquet that presents citrus reminiscences of cut lemon, jasmine, white peach, mint and marzipan. There is no shortage of fragrances and no shortage of panache.

In the mouth it shows a certain density and develops heat, but it doesn’t entangle you because it also has a respectable acid and saline component and depth of taste. Compared to the first bottle there is no comparison. Good white wine perhaps a little too structured to drink now.

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