Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano
Ultimo dei bianchi 2018 di Villa Raiano che racconto, per quanto fossi principalmente interessato ad assaggiare i due Fiano, il Greco di Tufo “Ponte dei Santi” è risultato, in un quadro comunque di generale qualità che non mette voglia di fare graduatorie, il più sorprendente principalmente in relazione alla tenuta all’invecchiamento in bottiglia.
Vigneto a 550 metri slm nell’omonima frazione che dà il nome al vino. vinificazione in tini di acciaio, affinamento sulle fecce fini per 12 mesi negli stessi tini di vinificazione e 12 mesi in bottiglia.
Vino brillante e chiaro, molto fragrante con ricordi del fiore di Sambuco, della pesca bianca, della scorza di limone grattugiata, echi di profumi di macchia mediterranea in estate.
L’acidità è dritta come un righello di legno. Vino secco che fa salivare copiosamente e che al contempo ha spessore, profondità e ottimo ritorno di frutto a nocciolo e agrumi, una bella progressione guidata dalla componente acido/salina.
Una ottima e poliedrica bevuta che può accompagnarsi felicemente a una moltitudine di piatti e che io personalmente non sprecherei per un aperitivo disattento.
Tra i tre assaggiati dell’azienda Villa Raiano è quello che mostra più chiaramente una spicata propensione alla maturazione in bottiglia.
Se quindi Alimata era forse un po’ avanti nella maturazione e Bosco Satrano perfetto, qui abbiamo un vino che unisce a un’energia smagliante anche una disinvoltura che immagino al momento dell’uscita non fosse ancora presente. Quindi ci si dirige verso l’entusiasmo.
Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano
The last of the 2018 whites from Villa Raiano that I am talking about, although I was mainly interested in tasting the two Fianos, the Greco di Tufo “Ponte dei Santi” was the most surprising, in a general picture of quality that does not make you want to make rankings, mainly in relation to its resistance to aging in the bottle.
Vineyard at 550 meters above sea level in the homonymous hamlet that gives its name to the wine. vinification in steel vats, aging on the fine lees for 12 months in the same vinification vats and 12 months in the bottle.
Brilliant and clear wine, very fragrant with hints of elderflower, white peach, grated lemon peel, echoes of Mediterranean scrub scents in summer.
The acidity is straight as a wooden ruler. A dry wine that makes you salivate copiously and at the same time has thickness, depth and an excellent return of stone fruit and citrus, a beautiful progression guided by the acid/saline component.
An excellent and multifaceted drink that can happily accompany a multitude of dishes and that I personally would not waste for a careless aperitif.
Of the three tasted by the Villa Raiano company, this is the one that most clearly shows a marked propensity for maturation in the bottle.
So if Alimata was perhaps a little ahead in maturation and Bosco Satrano perfect, here we have a wine that combines a dazzling energy with an ease that I imagine was not yet present at the time of release. So we head towards enthusiasm.
Eventi Vino 2025 – Calendario degli Eventi del Vino in Italia ovvero Dove andranno nel 2025 gli Enomaniaci?
Eventi Vino 2025? La scelta non manca ed ecco qui un calendario degli eventi del vino con una selezione delle migliori occasioni italiane. Benvenuti nella nostra guida semicompleta agli eventi del vino in Italia, dove potrete scoprire le più prestigiose manifestazioni enogastronomiche del Bel Paese. Dalle degustazioni alle fiere del settore, vi condurremo alla scoperta delle tradizioni vinicole italiane, offrendovi un’esperienza unica nel mondo del vino. Scoprite con noi i luoghi e le date dei principali eventi, e lasciatevi guidare alla ricerca dei migliori vini e delle eccellenze enogastronomiche italiane. Benvenuti nel meraviglioso mondo del vino italiano!
quasi 500 cantine dalle Langhe, Roero e dal resto del Piemonte, pronte a presentare in anteprima le nuove annate delle DOCG e DOC. Per tutta la durata dell’evento vi sarà una sala degustazione dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le DOCG e DOC del Piemonte.
LA TUSCIA DEL VINO
27 gennaio a Caprarola (VT) presso le Scuderie di Palazzo Farnese
Giovedi 20 febbraio al Palazzo degli Affari di Firenze si potranno degustare le nuove annate di: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.
Il Salone del Vino di Torino è un progetto teso alla valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Piemonte, che vuole portare nel capoluogo cantine storiche, giovani vignaioli, consorzi e associazioni di tutela.
Tornano in degustazione a Milano i vini delle Cantine più premiate dalla critica al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci Via Olona 6 bis 20123 Milano
Lunedì 10 marzo 2025, dalle 9:30 alle 17.30 (ultimo ingresso alle 17), a La Centrale di Nuvola Lavazza in via Ancona 11/ A a Torino, si svolgerà la settima edizione de La Prima dell’Alta Langa
SoloVino torna a Santo Stefano Roero (CN) il 15 marzo 2025 e riunirà circa 30 produttori dall’Italia e dalla Francia, per celebrare la passione per il vino e il profondo legame con il territorio.
22 marzo a Frascati, organizzato da Fisar Roma per valorizzare e promuovere il vino del territorio a partire dal suo prodotto per antonomasia, il Frascati.
Albenga (SV), Ex Chiesa di San Lorenzo, Piazza Rossi – 23 e 24 marzo 2025 Le Prime di Vite In Riviera. Venti cantine del Ponente Ligure presentano le nuove annate (info su www.viteinriviera.it)
Teranum
Al DoubleTree by Hilton di Trieste il 29 marzo. Una giornata dedicata ai rossi del Carso.
Il 31 marzo 2025, presso l’NH Hotel Collection Piazza Carlina di Torino, si terrà l’Anteprima del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, un evento dedicato alla scoperta della nuova annata di un vino che racchiude il fascino e la complessità di un vitigno raro e prezioso.
Calendario Eventi del Vino – aprile 2025 – Festival Vino
5 e 6 aprile per l’evento organizzato da Alois Lageder presso villaggio vinicolo di Magrè, in Alto Adige.
“SUMMA è un evento all’insegna della spensieratezza e della curiosità, dove stress e noia non sono di casa, né per i visitatori né per i produttori di vino. Uno scambio reciproco in un ambiente accogliente dal sapore storico. Allargare i propri orizzonti. Lasciarsi ispirare. Celebrare insieme…”
degustazione itinerante per rivivere la storia dei vini Classici della Valpolicella: il Valpolicella, il Superiore, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone.
3 E 4 maggio presso L’Az. Agricola La Runa di Erba (CO)
“Il Circolo Arci Terra e Libertà è lieto di invitarvi alla tredicesima edizione del Lario Critical Wine – LA FESTA DI CHI RESISTE – un evento enogastronomico per un consumo critico. LCW25 saranno due giornate per promuovere un modo diverso di consumare e produrre attento alla qualità, alla t/Terra, alle persone…”
Sabato 10 maggio 2025 in tutta Italia sarà il Sabato del Vignaiolo, la giornata pensata dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti per raccontare al pubblico e agli appassionati le realtà territoriali dei soci FIVI.
Le Delegazioni Locali incontrano i consumatori in tanti appuntamenti diffusi su tutto il territorio italiano, organizzati in luoghi speciali.
La seconda edizione di VINALTUM si svolgerà anche quest’anno nella splendida location di Schloss Freudenstein ad Appiano sulla Strada del Vino, il 25 e 26 maggio 2025
Sabato 7 giugno 2025 a Rodello va in scena la terza edizione del “Dolcetto Summer Fest”, una festa con musica e gustosi abbinamenti enogastronomici per celebrare il Dolcetto in tutte le sue denominazioni.
Quiliano (SV) – Palazzetto dello Sport – 23 novembre 2025Granaccia e Rossi di Liguria. Panoramica della produzione di vini rossi e rosati da tutta la Liguria con oltre 60 cantine presenti (info su www.viteinriviera.it
Calendario Eventi del Vino – dicembre 2025 – Festival Vino
Un vigneto esposto a Nord/Ovest a 510 metri slm. Vinificazione classica in tini di acciaio e a seguire affinamento sulle fecce fini per 12 mesi negli stessi tini di vinificazione e 12 mesi in bottiglia.
Un vero piacere per l’olfatto col suo bouquet netto e possente che porta il ricordo della giunchiglia, della pesca percoca e della nespola, note di anice ed orzo, un che di petroso/salmastro e meno spiccate tracce di cedro e di spezie. Mostra una sicura propensione per l’invecchiamento.
Vino sontuoso, però mai opulento. Un connubio davvero funzionante tra la vitalità acida e la concentrazione materica. In bocca si attacca, impegna, ha una superficie increspata e poi libera la sua forza di gusto in un bel crescendo guidato dall’acidità diffusa, dal ritorno deciso delle Drupe e del vegetale aromatico.
Secondo bianco annata 2018 di Villa Raiano di cui scrivo. Considerazioni finali alla terza degustazione.
Fiano di Avellino Bosco Satrano 2018 – Villa Raiano
A vineyard facing North/West at 510 meters above sea level. Classic vinification in steel vats followed by aging on the fine lees for 12 months in the same vinification vats and 12 months in the bottle.
A real pleasure for the nose with its clean and powerful bouquet that brings the memory of daffodil, percoca peach and medlar, notes of anise and barley, a touch of stoney/salty and less pronounced traces of cedar and spices. It shows a sure propensity for aging.
A sumptuous wine, but never opulent. A truly functional combination of acidic vitality and material concentration. In the mouth it sticks, engages, has a rippled surface and then releases its strength of flavor in a beautiful crescendo guided by the diffused acidity, the decisive return of the Drupe and the aromatic vegetal.
Second white vintage 2018 from Villa Raiano that I write about. Final thoughts on the third tasting.
Highlander del Sangiovese. È stato definito anche così. Ed è in effetti di tutti i Grandi Rossi di Toscana, insieme a I Sodi di San Niccolò, forse il più toscano e tra i primi a ridefinire i presupposti, i paradigmi espressivi e il potenziale del vino toscano.
Annata, la 2013, dall’andamento altalenante, come si può leggere sul sito aziendale dove non si lèsina in informazioni sui vini dell’azienda, ma ottima maturazione fenolica raggiunta.
Sangiovese di Gaiole. Selezione in vigna, vendemmia in ottobre, 30 giorni di fermentazione/macerazione, 22 mesi in legni da 225 e 500 litri e in botte da 30 hl. 15 mesi di bottiglia.
Bevo ormai da anni questo vino e ne conosco le possibilità di evoluzione nel tempo. Ultimo prima di questo 2013 è stato il 2010 offerto al banco d’assaggio a Terre di Toscana. In questo caso ci si trova davanti a un vino tonico di colore vivo rubino scuro, fragrantissimo con note dominanti di frutto scuro e maturo, prugna dunque, poi incenso, lavanda, terra smossa, sentori balsamici e di tabacco da pipa con ricordi meno accentuati di arancia tarocco.
Al palato è contraddistinto da saldezza ed equilibrio in congiunzione. Entrata discreta per poi innescare una progressione di gusto decisamente lunga. La trama tannica che comincia ad allargarsi, la gradazione non esagerata, l’acidità ben distribuita contribuiscono a un sorso dinamico, restando comunque nell’ambito della “concentrazione”, affatto faticoso. Anzi. Ritorna il frutto a piena maturazione, largo, mobile, sapido.
Senza nessuna debolezza.
Per quanto ritenga che la stessa bottiglia, se conservata adeguatamente, potrebbe essere bevuta con soddisfazione anche tra dieci anni credo che adesso possa offrire un’esperienza di gusto intensa e probabilmente non replicabile.
Percarlo 2013 – Fattoria San Giusto a Rentennano
Highlander of Sangiovese. It has also been defined as such. And in fact, of all the Great Reds of Tuscany, together with I Sodi di San Niccolò, it is perhaps the most Tuscan and among the first to redefine the presuppositions, the expressive paradigms and the potential of Tuscan wine.
The 2013 vintage has had an up-and-down trend, as you can read on the company website where they don’t skimp on information about the company’s wines, but excellent phenolic maturation has been achieved.
Sangiovese di Gaiole. Selection in the vineyard, harvest in October, 30 days of fermentation/maceration, 22 months in 225 and 500-liter woods and in 30 hl barrels. 15 months in the bottle.
I have been drinking this wine for years now and I know its potential for evolution over time. The last one before this 2013 was the 2010 offered at the tasting table at Terre di Toscana. In this case we find ourselves in front of a tonic wine of a lively dark ruby color, very fragrant with dominant notes of dark and ripe fruit, plum therefore, then incense, lavender, loose earth, balsamic and pipe tobacco hints with less accentuated memories of tarocco orange.
A’ Puddara 2022 Etna Doc – Magrezza o Verticalità?
È innegabile che intorno ai vini dell’Etna si sia creato un clamore, talvolta acritico, alimentato da un’eccessiva narrazione. D’altra parte è una delle Terre Promesse di tutti i vignaioli risoluti a sopravvivere al cambiamento climatico e devoti alla verticalità. Per mia esperienza, ormai molte etichette tra bianchi, rossi e rosati, l’entusiasmo è scattato raramente. Talvolta perplessità, molti vini normali dal prezzo non commisurato alla gratificazione. A mio parere questo Etna Bianco considerato prestigioso è preceduto dalla sua fama, dalla fascinazione esercitata dalle Pleiadi, ma lascia dietro a sé una scia di delusione e interrogativi;
Che vino è questo che costa al pubblico tra i 35 e i 40 euro?
Mi piace/mi è piaciuto?
Era buono nel senso proprio della bontà?
Quanto sforzo di interpretazione mi è necessario per trovargli un senso?
Vale davvero quel che costa?
Su cosa si fonda l’entusiasmo che mi sembra circondare questo vino?
Forse non sono stato in grado di comprendere appieno il senso di questo vino?
Carricante in purezza da selezione di vigna a 900 metri sul livello del mare nel Versante Sud. Vinificazione in botte da 3500 litri e affinamento di 6 mesi sulle fecce. La realtà, però, è che questo vino non mi ha convinto. Perché è un vino magro, troppo magro. Diafano di colore, con fragranze che rievocano il fiore d’acacia e il limone fresco, forse addirittura il pompelmo, altri ricordi erbacei. Non ho trovato altro. Al palato il vino è decisamente secco e acido. Vino estremamente fisico, tattile, senza alcuna concessione al gusto. E in effetti se ciò che viene denominato “verticalità” consiste in questo credo che oltre non si possa andare. Sul finale tende addirittura allo scoordinato con un ritorno di mandorla e burro/spezie che non sembra affatto avere a che fare col vino. Il giudizio può sembrare esageratamente critico, ma pur concentrandosi, e con pazienza attendendo qualche stimolo, non sono riuscito a trovare nessuno elemento di piacevolezza. E aggiungo che dal novembre 2023 ad adesso ne ho aperte tre bottiglie. Una addirittura in degustazione allargata e in nessuna occasione è sembrato un vino che vorresti pagare il prezzo che costa. Caso benevolo volle che le tre bottiglie fossero acquistate in un asta fortunata. Non escludo di non aver ben compreso il senso ulteriore di questo vino fermandomi a cercarlo nelle sue caratteristiche evidenti. In realtà si potrebbe tranquillamente affermare che A’ Puddara 2022 di Tenuta di Fessina è un esempio di quanta verticalità è possibile ottenere sull’Etna.
A’ Puddara 2022 Etna Doc – Tenuta di Fessina
Leanness or Verticality?
It is undeniable that around the wines of Etna there has been a clamor, sometimes uncritical, fueled by excessive narration. On the other hand, it is one of the Promised Lands of all winemakers determined to survive climate change and devoted to verticality. In my experience, by now many labels between whites, reds and rosés, enthusiasm has rarely been triggered. Sometimes perplexity, many normal wines with a price not commensurate with the gratification. In my opinion this Etna Bianco considered prestigious is preceded by its fame, by the fascination exerted by the Pleiades, but it leaves behind a trail of disappointment and questions;
What kind of wine is this that costs the public between 35 and 40 euros?
Do I like it/did I like it?
Was it good in the true sense of goodness?
How much effort of interpretation does it take for me to find a meaning?
Is it really worth what it costs?
What is the basis of the enthusiasm that seems to surround this wine?
Maybe I have not been able to fully understand the meaning of this wine?
Pure Carricante from a selection of vineyards at 900 meters above sea level on the South Side. Vinification in 3500-liter barrels and aging for 6 months on the lees.
The reality, however, is that this wine did not convince me. Because it is a lean wine, too lean. Diaphanous in color, with fragrances that evoke acacia flower and fresh lemon, perhaps even grapefruit, other herbaceous memories. I found nothing else. On the palate the wine is decidedly dry and acidic. An extremely physical, tactile wine, without any concession to taste. And in fact if what is called “verticality” consists of this I believe that it cannot go beyond. On the finish it even tends to be uncoordinated with a return of almond and butter/spices that does not seem to have anything to do with the wine at all. The judgment may seem exaggeratedly critical, but even concentrating, and patiently waiting for some stimulus, I was unable to find any element of pleasantness. And I add that from November 2023 to now I have opened three bottles. One even in an extended tasting and on no occasion did it seem like a wine that you would want to pay the price it costs. By a fortunate chance, the three bottles were purchased at a lucky auction. I do not rule out that I did not fully understand the further meaning of this wine by stopping to look for it in its evident characteristics. In reality, one could easily say that A’ Puddara 2022 by Tenuta di Fessina is an example of how much verticality can be obtained on Etna.
La retroetichetta di Muranera riporta questa dicitura “Caldo, vellutato, intenso e morbido”. E in effetti c’è una corrispondenza assoluta tra quanto dichiarato e quanto assaggiato. Il vino è in effetti opulento e di spessore. Aggiungerei agli aggettivi sopra elencati solo abboccato. Ché il vino al palato mostra chiaramente una incontrovertibile dolcezza.
Trattasi di un blend di Gaglioppo, Magliocco, Cabernet Sauvignon e Merlot in parti uguali. Vinificazione classica e elevazione in barrique per 12 mesi. Cantina in Cirò Marina (KR)
Non trovo nessuna reminiscenza dei Cirò asciutti e tannici che solitamente si accostano alla Calabria del Vino.
Il colore è molto scuro, impenetrabile. Evoca il frutto maturo, scuro, anche sotto spirito. E poi ricordi di cioccolato, muschio, vaniglia ed essenze orientali. Didascalico, ma non necessariamente lo si deve intendere come una notazione negativa, nel suo essere interpretazione ottima di una certa visione del bere d’impatto. Ed è infatti un vino che entra pieno di volume e di calore, con importante ritorno di frutto maturo e spezie, ma senza una reale dinamica di gusto se non l’esaurirsi di questo slancio iniziale. L’acidità è tenue, tannini molto rifiniti e al mio palato finisce per risultare monodimensionale e alla lunga stucchevole. Sempre per mio gusto, non riuscirei ad immaginarlo accompagnato al cibo e dovrei dunque relegarlo in quella categoria che io non ho ancora compreso dopo anni perché si chiami “Vini da Meditazione”.
Quel che va detto è che lo consiglierei, al pari di certi altri voluminosi pugliesi, a chi ama la categoria “Vinoni” più volentieri di altri vini similari che godono di ben più vasta fama. Per il prezzo che è certo invitante, ma anche per una sua certa originalità.
Rudi Vindimian. Azienda che ho conosciuto di recente a Bologna in occasione di Slow Wine Fair. Al banco di Vindimian ho speso un bel po’ di tempo assaggiando ottimi vini e così nei giorni seguenti ho organizzato un acquisto per approfondire.
Questo Teroldego conferma le vibrazioni positive ricevute a Bologna.
Da vigneti in conduzione biodinamica e con approccio naturale in cantina. Invecchiamento in legno e a seguire un anno di bottiglia.
Il Colore è scuro tendente al porpora. Fragrante assai nella sua semplicità. Floreale spinto, particolarmente il Glicine, speziato, e poi parecchia mora e qualche note balsamica.
Secco, scuro, di nerbo, saporito di un gusto estroverso non lunghissimo, ma dotato di buona forza espressiva. Acidità brillante e alcool misurato per una esperienza piacevole a un prezzo piacevole anch’esso.
Fra le molte espressioni con le quali si può dichiarare il proprio apprezzamento per un vino c’è “lo ricomprerei/lo riberrei”.
Ecco, questo è tra i vini che riberrei volentieri anche a breve termine.
Enonauta/Degustazione di Vino #451 – review – Teroldego 2018 – Rudi Vindimian | Teroldego brillante di carattere e coinvolgente
Teroldego 2018 – Rudi VindimianVigneti delle Dolomiti IGT
Vigneti delle Dolomiti IGT
Rudi Vindimian. A company I recently met in Bologna during the Slow Wine Fair. I spent a lot of time tasting excellent wines at the Vindimian stand and so in the following days I organized a purchase to learn more. From Lavis in the province of Trento. 4 generations of winemakers, hilly terrain between 250 and 750 meters. This Teroldego confirms the positive vibes received in Bologna. From biodynamically managed vineyards and with a natural approach in the cellar. Aging in wood and then a year in the bottle. The color is dark tending towards purple. Very fragrant in its simplicity. Strong floral, particularly the Wisteria, spicy, and then a lot of blackberry and some balsamic notes. Dry, dark, sinewy, tasty with an extroverted taste that is not very long, but has good expressive strength. Bright acidity and measured alcohol for a pleasant experience at a pleasant price. Among the many expressions with which one can declare one’s learning for a wine is “I would buy it again/I would drink it again”. Well, this is among the wines that I would gladly drink again even in the short term.
Tanto ho apprezzato questo vino che mi sembra un peccato raccontarlo riducendolo a una successione di dettagli tecnici anche se condivido l’idea che sia comunque utile e, a suo modo, divertente.
Vigneto con esposizione sud-est frutto di una selezione operata da Ettore Germano. Lunga macerazione, invecchiamento in legni diversi per capienza e numero di passaggi. Un anno in bottiglia.
Vino caratterizzato dalla dualità radicale innescata dalla sua potenza/struttura e dalla gentilezza del frutto. Vino di nerbo, ma con un’anima delicata…
Dopo averlo sturato e versato nel bicchiere la fragranza si avverte a un metro di distanza. Un bel ventaglio di profumi tra cui l’Anguria, la cenere bianca, il rosmarino, la genziana, le rose e il mentolo.
Potenza ben dispiegata, struttura importante. L’acidità è dritta, un tannino, mai rustico, che ti rincorre ovunque, con un sapore che è una delizia, una vitalità che a mio avviso è garanzia di un futuro di qualita. Sapido, quasi salino, finale esaltante con frutti rossi, scorza d’arancio, bitter.
Barolo Cerretta 2016 – Ettore Germano
I appreciated this wine so much that it seems a shame to describe it by reducing it to a succession of technical details even if I share the idea that it is still useful and, in its own way, fun.
Vineyard with south-east exposure, the result of a selection made by Ettore Germano. Long maceration, aging in woods of different capacities and number of passages. One year in the bottle.
Wine characterized by the radical duality triggered by its power/structure and the gentleness of the fruit. A wine with strength, but with a delicate soul…
After uncorking and pouring it into the glass, the fragrance can be felt from a meter away. A beautiful range of aromas including watermelon, white ash, rosemary, gentian, roses and menthol.
Power well displayed, important structure. The acidity is straight, a tannin, never rustic, that chases you everywhere, with a flavor that is a delight, a vitality that in my opinion is a guarantee of a future of quality. Savory, almost salty, exhilarating finish with red fruits, orange peel, bitter.
Ricordo che assaggiai il Brunello Ugolaia 2016 dell’azienda Lisini in un paio di occasioni nel 2022 ricavandone l’impressione di una grande promessa, di un vino potenzialmente eccelso con un tempo adeguato a trovare la giusta risoluzione.
Ebbene: cos’è successo in questi tre anni a questo vino? Direi ben poco e Ugolaia resta tuttora una enorme promessa.
Trattasi ovviamente di Sangiovese vinificato in cemento e successivamente invecchiato per 48 mesi in botti da 20 ettolitri.
Cos’è successo dunque? Poco, ma non nulla. Se nel 2022 si intravedevano per fattura, precisione di tratto ed energia espressa delle potenzialità di evoluzione vaste, adesso il vino, seppure ancora giovane, ha cominciato a sviluppare profondità di gusto.
Il colore è granato fitto. Al naso c’è molto frutto rosso, così come le viole e le erbe aromatiche, l’anice e la felce e poi note balsamiche e ematiche. Bello e mai monotono.
Acidità brillante e tesa, struttura, potenza senza sbavature, tannini rigorosi e una persistenza aromatica impressionante. Dando sempre l’impressione di essere sempre sul punto di rivelare qualcosa di ulteriore e sempre coeso, preciso ed espressivo.
Parlando di Brunello di Montalcino è certo uno dei migliori che abbia mai assaggiato e in tal senso a mio parere, per fedeltà e interpretazione della tipologia, merita il massimo della valutazione. In punti, stelle, tappi di sughero o a vite.
Brunello di Montalcino Ugolaia 2016 – Lisini
I remember tasting the Lisini winery’s Brunello Ugolaia 2016 on a couple of occasions in 2022 and getting the impression of a great promise, a potentially excellent wine with enough time to find the right resolution. Well: what has happened to this wine in these three years? I would say very little and Ugolaia still remains an enormous promise.
It is obviously Sangiovese vinified in cement and subsequently aged for 48 months in 20 hectoliter barrels.
So what happened? A little, but not nothing. If in 2022 one could glimpse vast potential for evolution in the workmanship, precision of line and expressed energy, now the wine, although still young, has begun to develop depth of flavor.
The color is dense garnet. On the nose there is a lot of red fruit, as well as violets and aromatic herbs, anise and fern and then balsamic and blood notes. Beautiful and never monotonous.
Bright and taut acidity, structure, flawless power, rigorous tannins and an impressive aromatic persistence. Always giving the impression of always being on the verge of revealing something further and always cohesive, precise and expressive.
Speaking of Brunello di Montalcino it is certainly one of the best I have ever tasted and in this sense in my opinion, for faithfulness and interpretation of the typology, it deserves the highest evaluation. In points, stars, corks or screw caps,
Si tratta ovviamente di Chardonnay trovandosi in Borgogna, più precisamente nel Mâconnais.
Un po’ di legno e un po’ di bottiglia e, essendo Jean Jacques Robert uno dei portabandiera più famosi del vino naturale, nessun intervento in cantina.
Il Vino è decisamente particolare. Di colore giallo chiaro, velato e con sedimenti.
Al naso è senz’altro ricco di sfumature con ricordi netti di Pera, Bergamotto, Mango, spezie assortite, un po’ di pinolo/resina di pino, molto fragrante, ma non preciso. Può importare o meno, ma va detto. Quantitativamente i profumi non mancano, c’è un vorticare che mi fa ricordare il Casino Organizzato di Eugenio Fascetti nel Varese dei primi anni ottanta: nessun punto di riferimento.
Tutto trova conferma nel sorso che è animato da acidità fluente e decisa e ha spessore, una certa “granulosità” tattile, uno sviluppo di gusto costante e prolungato. Scordarsi vini piatti e sfuggenti così come i vini naturali approssimativi. Poggiato su una tavola imbandita stupisce per la sua straordinaria flessibilità nell’accompagnarsi alle preparazioni culinarie.
Saint-Véran Les Pommards 2021 Vieilles Vignes – Domaine Robert-Denogent
It is obviously Chardonnay being in Burgundy, more precisely in the Mâconnais. A little wood and a little bottle and, being Jean Jacques Robert one of the most famous standard-bearers of natural wine, no intervention in the cellar.
The wine is decidedly particular. Light yellow in color, cloudy and with sediments.
On the nose it is certainly rich in nuances with clear memories of Pear, Bergamot, Mango, assorted spices, a little pine nut/pine resin, very fragrant, but not precise. It may or may not matter, but it must be said. Quantitatively the aromas are not lacking, there is a swirl that reminds me of the Casino Organizzato of Eugenio Fascetti in Varese in the early eighties: no point of reference.
Everything is confirmed in the sip that is animated by flowing and decisive acidity and has thickness, a certain tactile “granularity”, a constant and prolonged development of taste. Forget about flat and elusive wines as well as approximate natural wines.
Placed on a laid table it amazes for its extraordinary flexibility in accompanying culinary preparations.