“Ma che bella (e buona) Barberina…” potrebbe pensare chi stappasse questa bottiglia di Nicholas Altare da Dogliani. Per la sua disposizione a un consumo disinvolto, mezzo bicchiere in più invece che in neno, e certamente in accezione positiva, in un contesto storico denso di interpretazioni certamente più voluminose, per non dire ridondanti, del popolare vitigno e come si direbbe per sottolineare la sua figura snella, tonica e ben fatta. Conferma della vocazione del vignaiolo Nicholas Altare per la creazione di vini salubri, equilibrati e bevibili.
La zona di produzione è Dogliani. Fermentazione in acciaio, 4 mesi in legno e altri 4 in cemento.
Brillante e fitto il colore, molto fragrante con ricordi floreali come di fiore di Malva o Malvone e di prugne mature ancora toste, qualche cenno di spezie ed erbe aromatiche.
In bocca è piacevole e preciso. Spiccata l’acidità ben distribuita, l’alcool è misurato e convincente sapidità con lungo riverbero di frutti scuri.
Barbera d’Alba 2022 – Nicholas Altare
“What a lovely (and tasty) little Barbera…” one might think when opening this bottle from Nicholas Altare in Dogliani. Thanks to its easy-going, unpretentious character—half a glass more rather than less, and always in a positive sense—it stands out in a historical context rich with fuller, sometimes even redundant, interpretations of this popular grape. Here instead, one finds a wine that is slender, toned, and well-proportioned. A confirmation of Nicholas Altare’s vocation for producing wines that are wholesome, balanced, and effortlessly drinkable.
The production area is Dogliani. Fermentation in stainless steel, followed by 4 months in wood and another 4 months in concrete.
The color is bright and dense, with a very fragrant nose recalling floral notes reminiscent of mallow blossoms and malvone, alongside ripe yet firm plums, with subtle hints of spice and aromatic herbs. On the palate, it is precise and pleasing. Marked acidity is well-distributed, alcohol is measured, and there is a convincing sapid edge with a long echo of dark fruits.
Scoperto qualche anno fa a un’edizione invernale di Viniveri e da allora mai abbandonato il Fiano Don Chisciotte di Pierluigi Zampaglione è un vino per cui si può perdere la testa, come per una donna che ha numeri fuori dal comune, tanta è la personalità che esprime. Il rispetto assoluto di queste uve, coltivate eroicamente e amorosamente a 800 metri di altitudine nell’alta Irpinia, si sublima attraverso la fermentazione spontanea in acciaio, la macerazione di dieci giorni sulle bucce e il successivo affinamento, sempre in acciaio, in un vino capace di sorprendere a ogni sorso.
Anche questo 2021 ci appare sconfinato in larghezza e lunghezza a partire dall’ampio naso che spazia dall’arancio, alla pesca nettarina fino a un ricchissimo potpourri di erbe officinali che va dalla camomilla alla liquirizia, dalla salvia al timo.
Altrettanto sorprendente in bocca, dove l’esplosione di frutta, fiori, erbe, mineralità nel bicchiere sembra mutare continuamente nel tempo di vita della bottiglia aperta (diciamolo: poco!). L’importante componente volatile è ben integrata nell’opulenza del sorso, che rende giustizia alla ricchezza del bouquet, e nella dolcezza, che si spinge fino al miele di castagno e che acquista predominanza con l’ossigenazione e l’aumento della temperatura nel calice, compensata da una fine sapidità che resiste lunghissima a fine sorso.
Non si può trattenersi dal dire che chi volesse spendere per questo vino la parola “meraviglioso” lo farebbe certo, più che come artificio enfatico, intendendola in senso letterale.
Discovered a few years ago at a winter edition of Viniveri and never abandoned since, Pierluigi Zampaglione’s Fiano Don Chisciotte is a wine one can easily lose their head over—like with a woman of truly uncommon charm—for such is the personality it expresses. The utmost respect for these grapes, grown heroically and lovingly at 800 meters above sea level in the high Irpinia, is elevated through spontaneous fermentation in steel, a ten-day maceration on the skins, and subsequent aging, again in steel, resulting in a wine capable of surprising at every sip.
This 2021 too strikes us as boundless in breadth and length, starting from a wide-ranging nose that spans from orange to nectarine peach to a rich potpourri of medicinal herbs, from chamomile to licorice, sage to thyme. Equally astonishing on the palate, where the explosion of fruit, flowers, herbs, and minerality in the glass seems to shift and evolve over the short life of an opened bottle. The important volatile component is well integrated into the opulence of the sip, doing justice to the richness of the bouquet, and into a sweetness that reaches as far as chestnut honey, gaining predominance with oxygenation and as the glass warms—balanced by a fine sapidity that lingers endlessly at the close. One cannot help but say that anyone who chose to use the word “wonderful” for this wine would certainly be doing so not as a rhetorical flourish, but in its most literal sense.
Eventi Vino 2025 – Calendario degli Eventi del Vino in Italia ovvero Dove andranno nel 2025 gli Enomaniaci?
Eventi Vino 2025? La scelta non manca ed ecco qui un calendario degli eventi del vino con una selezione delle migliori occasioni italiane. Benvenuti nella nostra guida semicompleta agli eventi del vino in Italia, dove potrete scoprire le più prestigiose manifestazioni enogastronomiche del Bel Paese. Dalle degustazioni alle fiere del settore, vi condurremo alla scoperta delle tradizioni vinicole italiane, offrendovi un’esperienza unica nel mondo del vino. Scoprite con noi i luoghi e le date dei principali eventi, e lasciatevi guidare alla ricerca dei migliori vini e delle eccellenze enogastronomiche italiane. Benvenuti nel meraviglioso mondo del vino italiano!
quasi 500 cantine dalle Langhe, Roero e dal resto del Piemonte, pronte a presentare in anteprima le nuove annate delle DOCG e DOC. Per tutta la durata dell’evento vi sarà una sala degustazione dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le DOCG e DOC del Piemonte.
LA TUSCIA DEL VINO
27 gennaio a Caprarola (VT) presso le Scuderie di Palazzo Farnese
Giovedi 20 febbraio al Palazzo degli Affari di Firenze si potranno degustare le nuove annate di: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.
Il Salone del Vino di Torino è un progetto teso alla valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Piemonte, che vuole portare nel capoluogo cantine storiche, giovani vignaioli, consorzi e associazioni di tutela.
Tornano in degustazione a Milano i vini delle Cantine più premiate dalla critica al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci Via Olona 6 bis 20123 Milano
Lunedì 10 marzo 2025, dalle 9:30 alle 17.30 (ultimo ingresso alle 17), a La Centrale di Nuvola Lavazza in via Ancona 11/ A a Torino, si svolgerà la settima edizione de La Prima dell’Alta Langa
SoloVino torna a Santo Stefano Roero (CN) il 15 marzo 2025 e riunirà circa 30 produttori dall’Italia e dalla Francia, per celebrare la passione per il vino e il profondo legame con il territorio.
22 marzo a Frascati, organizzato da Fisar Roma per valorizzare e promuovere il vino del territorio a partire dal suo prodotto per antonomasia, il Frascati.
Albenga (SV), Ex Chiesa di San Lorenzo, Piazza Rossi – 23 e 24 marzo 2025 Le Prime di Vite In Riviera. Venti cantine del Ponente Ligure presentano le nuove annate (info su www.viteinriviera.it)
Teranum
Al DoubleTree by Hilton di Trieste il 29 marzo. Una giornata dedicata ai rossi del Carso.
Il 31 marzo 2025, presso l’NH Hotel Collection Piazza Carlina di Torino, si terrà l’Anteprima del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, un evento dedicato alla scoperta della nuova annata di un vino che racchiude il fascino e la complessità di un vitigno raro e prezioso.
Calendario Eventi del Vino – aprile 2025 – Festival Vino
5 e 6 aprile per l’evento organizzato da Alois Lageder presso villaggio vinicolo di Magrè, in Alto Adige.
“SUMMA è un evento all’insegna della spensieratezza e della curiosità, dove stress e noia non sono di casa, né per i visitatori né per i produttori di vino. Uno scambio reciproco in un ambiente accogliente dal sapore storico. Allargare i propri orizzonti. Lasciarsi ispirare. Celebrare insieme…”
degustazione itinerante per rivivere la storia dei vini Classici della Valpolicella: il Valpolicella, il Superiore, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone.
3 E 4 maggio presso L’Az. Agricola La Runa di Erba (CO)
“Il Circolo Arci Terra e Libertà è lieto di invitarvi alla tredicesima edizione del Lario Critical Wine – LA FESTA DI CHI RESISTE – un evento enogastronomico per un consumo critico. LCW25 saranno due giornate per promuovere un modo diverso di consumare e produrre attento alla qualità, alla t/Terra, alle persone…”
Sabato 10 maggio 2025 in tutta Italia sarà il Sabato del Vignaiolo, la giornata pensata dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti per raccontare al pubblico e agli appassionati le realtà territoriali dei soci FIVI.
Le Delegazioni Locali incontrano i consumatori in tanti appuntamenti diffusi su tutto il territorio italiano, organizzati in luoghi speciali.
La seconda edizione di VINALTUM si svolgerà anche quest’anno nella splendida location di Schloss Freudenstein ad Appiano sulla Strada del Vino, il 25 e 26 maggio 2025
Sabato 7 giugno 2025 a Rodello va in scena la terza edizione del “Dolcetto Summer Fest”, una festa con musica e gustosi abbinamenti enogastronomici per celebrare il Dolcetto in tutte le sue denominazioni.
“…Calici di Stelle è l’esperienza estiva imperdibile che celebra il connubio tra il fascino dell’universo e la passione per il vino, trasformando le location più suggestive d’Italia in palcoscenici sotto le stelle. Dal 25 luglio fino al 24 agosto, questo evento diffuso invita enoappassionati e curiosi a scoprire le meraviglie del territorio attraverso degustazioni di vini pregiati, incontri con i produttori, passeggiate al chiaro di luna tra i vigneti, e momenti di osservazione astronomica che arricchiscono le serate di magia.
Per questa edizione 2025, che si tiene dal 25 luglio al 24 agosto, il Movimento Turismo del Vino ha pensato ad un tema speciale che accompagnerà gli enoturisti durante le serate alla scoperta dei sapori della penisola: Calici di Stelle 2025: Pizza e Vino...”
evento targato Movimento Turismo del Vino che da marzo a ottobre apre le porte delle cantine socie di tutta Italia alla scoperta dei luoghi del vino più suggestivi.
Dal 19 al 21 settembre 2025 l’evento dedicato al vino in abbinamento al cibo, all’arte e alla musica organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e La Strada del Sagrantino.
“Ad uno dei vitigni più famosi al mondo, il PINOT NOIR è dedicato questo Festival del gusto e dell’olfatto che si svolge nella capitale storica dell’Oltrepò Pavese: V O G H E R A”
Quiliano (SV) – Palazzetto dello Sport – 23 novembre 2025Granaccia e Rossi di Liguria. Panoramica della produzione di vini rossi e rosati da tutta la Liguria con oltre 60 cantine presenti (info su www.viteinriviera.it
Calendario Eventi del Vino – dicembre 2025 – Festival Vino
Dall’omonimo vigneto. 70% Garganega e 30% Trebbiano, raccolta selezionata in base alla maturazione, vinificazione sosta sulle fecce in cemento Tulip e affinamento in bottiglia. Vino simbolo dell’azienda Pieropan, a ragione aggiungerei, e quel poco di prezzo in più rispetto a una media ipotetica per la tipologia e la zona è ampiamente legittimato dalla qualità espressa e dalla soddisfazione.
Bevuto con grande piacere per accompagnare una cena all’Osteria1935 di Giuncarico (GR) che meriterebbe un paio di considerazioni anch’essa.
Il Colore è brillantissimo, non esplosivo al naso (forse la temperatura), ma continuo, finissimo e netto. Ricordi di cedro e pesca in primo piano, poi il quadro si allarga con altri sentori di Enotera, note gessose e d’erbe aromatiche tritate.
Acidità e sapidità sono il traino di questo Calvarino. Intensità di gusto e acidità diffusa, una piacevole sensazione di avvolgenza e di tenuta in un contesto di bevibilità radicale visto il tenore alcolico contenuto. Ottimo il finale che rievoca le drupe mature e di nuovo il cedro.
From the vineyard of the same name. 70% Garganega and 30% Trebbiano, selected based on ripeness, vinified on the lees in Tulip cement tanks, and aged in bottle.
This is the flagship wine of the Pieropan winery, rightly so, and the slightly higher price than a hypothetical average for the type and area is fully justified by the quality and satisfaction it generates.
I enjoyed it with great pleasure to accompany a dinner at Osteria 1935 in Giuncarico (GR), which also deserves a couple of comments.
The color is brilliant, not explosive on the nose (perhaps the temperature), but continuous, very fine, and clean. Hints of cedar and peach come first, then the picture broadens with other hints of evening primrose, chalky notes, and crushed aromatic herbs.
Acidicity and savory characterize this Calvarino. Intense flavor and pervasive acidity, a pleasant sensation of enveloping and lasting power, yet with a radically drinkable character given the low alcohol content. The finish is excellent, evoking ripe drupes and, once again, cedar.
A great Italian white wine in every sense of the word.
Breve scritto in memoria di Lorenzo Accomasso, detto Cavaliere prima e Commendatore poi, uomo plurale, dal racconto progressivo e vignaiolo di grandissimo respiro.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo e sono certo che senza quella prima irripetibile visita del novembre 2016 – che molti ci pronosticavano impossibile – forse anche L’Enonauta, allora ancora solo un’idea, avrebbe avuto un destino diverso.
A quell’incontro ne seguirono altri, sempre accompagnati dai ricordi e dagli aneddoti che il Signor Lorenzo elargiva con generosa naturalezza. Un uomo sapientemente e consapevolmente controcorrente.
Dal Cavaliere non si bevevano solo degli ottimi vini. Si ascoltavano la storie di un territorio, della sua gente, del fare, dei successi e delle difficoltà di un tempo non così lontano. La mia conoscenza di Lorenzo Accomasso è legata a quello spazio al pianterreno della sua casa nella frazione Annunziata in La Morra ed è quindi legata ai suoi vini e ai suoi aneddoti. Tra i tanti quelli che più nitidamente, a mio avviso, tradivano una natura anticonformista ed ironica, l’orgoglioso racconto di una quercia in mezzo a un vigneto: “toglila che fa danno!”, dicevano in molti, invitandolo a sradicarla. Ma il Cavaliere preferiva lasciarla prosperare, alta quasi quanto il campanile della chiesa. Oppure il racconto dei due americani in cerca di Barolo moderno allora che negli anni 80, come sosteneva, non era facile per un Classicista come lui vendere il Barolo e che indirizzò ugualmente verso la curva più avanti in direzione del paese dove ne avrebbero trovati “due molto bravi”.
E in ultimo parliamo del suo vino, come in effetti il Cavaliere stesso faceva lasciandogli un posto alla fine di lunghe digressioni su automobili, sale da ballo, il calcio, incredule considerazioni sul prezzo di un ettaro di vigneto, i funerali di Bartolo Mascarello, la fondazione della Cantina Comunale di La Morra, la non invidiabile condizione di contadino in un tempo in cui i vignaioli non erano avvolti da un’aura di fascino come ai giorni d’oggi. I suoi erano vini d’autore: rigorosi, vigorosi, capaci – come sa chi ha avuto la fortuna di aprirli più volte – di bilanciare annate meno riuscite con bottiglie di memorabile intensità, di quelle che non vorresti mai finire e con pochi pari nel panorama del vino contemporaneo.
Non parlo solo dei suoi Baroli, ma anche del Barbera (maschile, come lui ci teneva a sottolineare) che definiva “il vino della felicità”, e del suo Dolcetto, tornato in etichetta nel 2017 “proprio perché annata difficile”, e di cui ci ha lasciato interpretazioni magistrali.
Mi chiedo come sarebbe stato quel vino ipotetico che una volta dichiarò di voler fare affermando, con autoironia, dopo averne criticato l’uso per tutta l’ora precedente, di voler “quasi quasi comprare una barrique prima di morire per fare una prova”.
Il vino italiano perde uno dei suoi grandi protagonisti, ma non potrà certo dimenticare le sue oltre 70 vendemmie, i suoi Baroli austeri e radicalmente tradizionali.
I virgolettati sono citazioni letterali estratte da racconti di Lorenzo Accomasso.
In Memory of Lorenzo Accomasso
Lorenzo Accomasso—first Cavaliere, later Commendatore—was a man of rare breadth: plural in his experiences, progressive in his storytelling, and a winemaker whose vision reached far beyond the boundaries of his vineyards.
I count myself fortunate to have met him. Without that first, unrepeatable visit in November 2016—a meeting many told us would never happen—even L’Enonauta, then still only an idea, might have taken an entirely different path.
That day was followed by others, each marked by memories and anecdotes that Signor Lorenzo dispensed with unforced generosity. He was a man who moved knowingly and deliberately against the tide. At the Cavaliere’s, one did not merely drink excellent wines; one absorbed the stories of a land, of its people, of its work and triumphs, and of the hardships of a past not so distant. My own memories of him are inseparable from that modest ground-floor room of his home in Annunziata, La Morra—inseparable from his wines and his tales.
Among those tales, a few stand out as pure expressions of his nonconformist and ironic spirit. There was the oak tree standing in the middle of a vineyard: “Take it out—it’s doing harm!” many advised. He left it to grow, almost as tall as the church bell tower. And there was the story of two Americans, in search of modern Barolo in the 1980s, when—as he often said—it was no easy task for a Classicist to sell his wine. Still, he cheerfully directed them to the next bend toward the village, where “two very good ones” could be found.
And then, inevitably, the conversation would return to his wines—though only after long and digressive detours through cars, dance halls, football, astonishment at the price of a hectare of vineyard, the funeral of Bartolo Mascarello, the founding of the La Morra Cantina Comunale, and the decidedly unglamorous lot of the farmer in days when winegrowers were not surrounded by the aura they enjoy today. His were vini d’autore: rigorous, vigorous, and—those fortunate enough to open them more than once will know—capable of redeeming lesser vintages with bottles of such memorable intensity you wished they would never end. In the contemporary wine landscape, they had few equals.
Not only his Barolos deserve mention. There was his Barbera—masculine, as he always insisted—his “wine of happiness”. And his Dolcetto, brought back to the label in 2017 “precisely because it was a difficult vintage”, in masterful interpretations. I still wonder about the wine that never was—the one he once threatened to make, with self-mocking mischief, after an hour spent criticising its very style: “I’m almost tempted to buy a barrique before I die, just to try it.”
Italian wine has lost one of its great characters. But it will not forget his more than seventy harvests, nor his Barolos—uncompromising, austere, and radically traditional.
All quotations are taken verbatim from the words of Lorenzo Accomasso.
Dogliani Superiore Pianezzo – Vigne Sorì San Martino 2021 – Boschis Francesco
Dell’azienda Boschis di Dogliani che lo produce ho già parlato più diffusamente e a quel contributo rimando.
Da tre vigne ripidissime a sud est di Dogliani nella sottozona Pianezzo, un anno in acciaio e un anno in bottiglia.
Si tratta di un vino tecnicamente perfetto e stilisticamente impeccabile che esprime appieno le caratteristiche di un ottimo Dolcetto. Radicalmente secco, sconsigliato agli amanti del residuo zuccherino, di colore scuro tra il rubino e il porpora e con reminiscenze di rose, cassis, una finissima speziatura e qualche nota ematica e balsamica.
Il sorso è deciso e preciso, dai contorni definiti. Non lo definirei un vino muscolare, ma esprime grande forza di gusto, saldezza. Acidità misurata, tannini robusti e maturi, in piena coerenza ritorna il frutto scuro per un bel finale avvincente
A parlarmi della grande serietà e dell’artigianalità del lavoro della famiglia Boschis è il confronto possibile con lo stesso vino nell’annata 2022 degustato in giugno e che all’assaggio risultava ben più corposo e concentrato a testimoniare l’unicità dei loro prodotti.
Una domanda a fine bottiglia:
Come si danno, sempre che si diano, i punteggi ai vini?
Cercando di compilare una graduatoria ideale di qualità assoluta valutando caratteristiche esprimibili universalmente?
O in relazione alla tipologia valutando quanto in un vino si è stati capaci di esprimere appieno le potenzialità di un vitigno?
Io propendo per la seconda ipotesi e in questa ottica, a mio avviso, il Dogliani 2021 Vigne San Martino dell’azienda Boschis merita il massimo dei voti.
Dogliani Superiore Pianezzo – Vigne Sorì San Martino 2021 – Boschis Francesco
I’ve already written extensively about the Boschis winery in Dogliani that produces this wine, and I’ll refer you to that piece (contributo) for more detail.
This wine comes from three extremely steep, southeast-facing vineyards in the Pianezzo subzone of Dogliani, and it spends one year in steel tanks and another in the bottle.
This is a technically perfect and stylistically impeccable wine that fully expresses the characteristics of an excellent Dolcetto. It’s radically dry and not recommended for anyone who likes a hint of residual sugar. It has a dark color between ruby and purple, with hints of roses, cassis, very fine spices, and some iron and balsamic notes.
The sip is decisive and precise, with well-defined contours. I wouldn’t call it a muscular wine, but it expresses great gustatory strength and firmness. The acidity is measured, the tannins are robust and mature, and the dark fruit returns coherently for a beautiful and engaging finish.
The serious and artisanal work of the Boschis family is highlighted by the comparison with the same wine from the 2022 vintage, which I tasted in June. That one was much more full-bodied and concentrated, testifying to the uniqueness of their products.
A question at the end of the bottle:
How are wine scores given, if they are given at all?
Is it by trying to create an ideal ranking of absolute quality by evaluating universally expressible characteristics?
Or is it in relation to the wine’s type, evaluating how well it was able to fully express the potential of a specific grape variety?
I lean towards the second hypothesis, and from that perspective, in my opinion, the Dogliani 2021 Vigne San Martino from the Boschis winery deserves a perfect score.
Santa Maddalena Classico Schloterpöck – Kandlerhof
Santa Maddalena Classico Schloterpöck 2020 – Kandlerhof
Terminati i giorni delle ferie col bicchiere improbabile si comincia a stappare il “promemoria” enoico di televisiva memoria riportato a casa dal Sud Tirolo.
Kandlerhof: una azienda di antica fondazione nella zona del Santa Maddalena. Vigne distribuite ad altezza tra i 400 e gli 800 metri.
Schloterpöck è un blend di Schiava e un 5% di Lagrein coltivate su terreni argillosi/sabbiosi su lastre di porfido. Uve selezionate raccolte a ottobre con fermentazione in botti di acciaio. 10% di uva intera con raspi per 20 giorni e invecchiamento in botti di rovere per 12 mesi più ulteriore affinamento in vetro.
Se da un lato si rinuncia all’immediatezza e alla leggiadria per le quali talvolta si apprezza la Schiava, dall’altro si guadagna in struttura e concentrazione per una interpretazione che ha l’ambizione di andare oltre la categoria del vino quotidiano in cui la Schiava finisce spesso per essere inserita.
Vino scuro, con bei ricordi di ribes nero e mirtilli, che sono il leitmotiv olfattivo di questo vino, e meno accentuati sentori di fiori di altura, speziati e balsamici.
In bocca risulta di corpo medio, mediamente più corposo della maggioranza degli omologhi, secco, polposo e sapido con acidità misurata e tannini ben profilati. Finisce molto fruttuosole lungo con una punta di Marzapane.
Interpretazione in chiave più orchestrata del più tipico dei vitigni del Sud Tirol. Ben eseguita al pari della versione base del Santa Maddalena di cui raccontammo qui.
Santa Maddalena Classico Schloterpöck 2020 – Kandlerhof
After the holidays, with the unlikely glass, we begin to uncork the wine “reminder” of television memory brought home from South Tyrol. Kandlerhof: a long-established winery in the Santa Maddalena area. Vineyards are distributed at altitudes between 400 and 800 meters. Schloterpöck is a blend of Schiava and 5% Lagrein grown on clayey/sandy soils on porphyry slabs. Selected grapes are harvested in October and fermented in steel barrels. 10% whole grapes with stems for 20 days and aged in oak barrels for 12 months, plus further aging in bottle. While it sacrifices the immediacy and grace for which Schiava is sometimes appreciated, it also gains structure and concentration for an interpretation that aims to transcend the everyday wine category in which Schiava is often classified. A dark wine, with lovely hints of blackcurrant and blueberry, which are the olfactory leitmotif of this wine, and less pronounced hints of mountain flowers, spices, and balsamic notes. On the palate, it is medium-bodied, on average fuller than most of its counterparts, dry, pulpy, and savory with measured acidity and well-defined tannins. It finishes very fruity and long with a hint of marzipan. A more orchestrated interpretation of the most typical of South Tyrolean varietals. As well executed as the basic version of Santa Maddalena, which we discussed here.
Bottiglia acquistata al termine di una degustazione/merenda in azienda a Monforte d’Alba in compagnia casuale di una coppia di winelovers americani e della loro guida personale, degustazione condotta con verve e simpatia dal Signor Clemente che tutti gli Enonauti presenti quel giorno ricordano con piacere.
È un Barolo tradizionale che passa 18 mesi in botti di rovere. Uve dal versante sud della collina di Perno a Monforte d’Alba. Sempre con l’unico bicchiere da vino disponibile nella casa vacanze.
Barolo molto buono e ben fatto, un buono legato all’immediatezza e all’assenza di punti oscuri che necessitano di interpretazione.
Di colore è chiaro, tendente al traslucido. Fragranze di Rosa e Ribes con più spiccata vocazione per una fruttuosità delicata. E poi ricordi di bitter e chinotto che si alternano ad altre note balsamiche e di cipria meno pronunciate.
Sorso lineare, netto, semplice in accezione assolutamente positiva. Raffinatezza in ingresso, misura e una bella progressione di gusto centrata sul frutto delicato e tonico ben sostenuto da acidità distribuita. Tannini ben costruiti in un quadro di grande piacevolezza presente e con ottime prospettive di invecchiamento nel caso lo si volesse conservare in cantina.
Barolo Perno 2018 – Oreste Stefano – wine review
This bottle was purchased after a tasting/snack at the winery in Monforte d’Alba, in the casual company of a couple of American wine lovers and their personal guide. The tasting was conducted with verve and charm by Mr. Clemente, a winemaker fondly remembered by all the wine lovers present that day.
It is a traditional Barolo that spends 18 months in oak barrels. Grapes come from the southern slope of the Perno hill in Monforte d’Alba. One more time served with the only wine glass available in the vacation home.
A very good and well-made Barolo, a good one based on immediacy and the absence of dark points that require interpretation.
It is light in color, verging on translucent. Fragrances of rose and blackcurrant, with a more pronounced inclination for delicate fruitiness. Then there are hints of bitter and chinotto, alternating with other, less pronounced balsamic and powdery notes.
A linear, clean, and simple palate in a positive sense. Refinement on the palate, balanced, and a lovely progression of flavors centered on delicate, crisp fruit, well-supported by balanced acidity. Well-constructed tannins create a highly enjoyable, present palate with excellent cellaring potential.
Come spesso accade ai giorni d’oggi, dopo aver letto velocemente qualcosa online, avevo aggiunto i vini di De Stefani in una lista d’acquisto senza che poi si concretizzasse niente. Come spesso accade nella vita con i vini ci si incontra nel momento inaspettato ed ecco che durante una vacanza in Val Gardena entro in enoteca per comprare una Schiava ed esco con un bel taglio Bordolese del Piave.
È il Solèr di De Stefani annata 2020. Blend in parti equivalenti di Carmenere, Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco e Marzemino.
Refosco e Marzemino sottoposti ad appassimento tradizionale (da cui il nome del vino che rimanda al Solaio), il resto vinificato in vasche a temperatura controllata. 12 mesi in legno prima dell’imbottigliamento. 12 mesi in bottiglia.
Da vigne a Refrontolo e Fossalta di Piave.
Il colore è scuro, fitto. È riccamente fragrante con predominanti sentori di frutta rossa e scura, ma non mancano altri ricordi floreali di viola e balsamici e più previsti sentori di sandalo e cuoio, e meno previsti come le erbe aromatiche. E si parte bene.
Il continuo non è da meno e il sorso è concentrato, compatto, suadente senza perdere niente in vitalità. Chi si aspettasse un vino ultra morbido e meramente opulento resterebbe deluso perché troverebbe invece bilanciamento, morbidezza, sì, ma accompagnata da acidità fluente e un tannino di carattere. Mi viene di pensare a un ben riuscito connubio di opulenza Bordolese e vitalità Triveneta che a me parla di una indiscutibile perizia.
Vino dal prezzo onesto per cui si può immaginare anche una evoluzione positiva e che volendo si può accompagnare con successo a molti piatti della tradizione culinaria italiana. Nel nostro caso un Gulasch di Cinghiale.
As often happens these days, after quickly reading something online, I had added De Stefani wines to a shopping list, but nothing materialized. As often happens in life, wines strike at an unexpected moment, and so, during a vacation in Val Gardena, I wandered into a wine shop to buy a Schiava and walked out with a lovely Bordeaux blend from Piave.
A blend of equal parts Carmenere, Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco, and Marzemino. The Refosco and Marzemino undergo traditional drying (hence the wine’s name, which refers to Solaio, the Italian word for “Solà”), while the remainder is vinified in temperature-controlled tanks. It matures for 12 months in wood before bottling. Aged for 12 months in bottle. From vineyards in Refrontolo and Fossalta di Piave.
The color is dark and dense. It is richly fragrant with predominant notes of red and dark fruit, but there are also other floral notes of violet and balsamic, along with more expected notes of sandalwood and leather, and less expected notes such as aromatic herbs.
And off to a good start.
The finish is equally impressive, and the palate is concentrated, compact, and mellow, without sacrificing any vitality. Anyone expecting an ultra-smooth and merely opulent wine would be disappointed, as they would instead find balance and smoothness, yes, but accompanied by flowing acidity and characterful tannins. It makes me think of a successful combination of Bordeaux opulence and Triveneto vitality, which to me speaks of undeniable skill.
A fairly priced wine, one can imagine a positive evolution, and one that can be successfully paired with many traditional Italian dishes. In our case, a wild boar goulash.
Vigne a Lapio, 500 mt. l’altitudine. Fiano vinificato in botti ovali alsaziane da 25 hl con lunga sosta sulle fecce fini.
Meno superfiano del 2019 bevuto qualche tempo fa, ma anche più dinamico restando comunque nell’insieme dei vini ambiziosi. Lo si beve con l’unico calice a disposizione sul momento che non è comunque d’ostacolo al godimento dell’ottimo vino in questione.
I suoi tratti principali sono la generosità e la precisione. Restando sul paragone col 2019, il colore è meno scuro. Al naso porge fragranze fruttate tropicali, di nespole fresche, ricordi di fieno secco e ranuncolo giallo, qualche cenno speziato e di menta.
Al palato si presenta secco, stratificato e profondo. Acidità pronunciata, dritta, saldezza inusuale per un vino bianco. Ottima la persistenza e ritorno deciso nel finale di drupe e spezie.
Come il 2019 bevuto e raccontato in precedenza ha fatto ottima figura a tavola in abbinamento a Pollo e Weisswurst con verdure al forno.
Oi Nì 2020 – Tenuta Scuotto
Campania Fiano IGP
Vineyards in Lapio, 500 meters above sea level. Fiano vinified in 25-hl oval Alsatian barrels with a long maturation on the fine lees.
Less Superfiano than the 2019 I tasted some time ago, but also more dynamic, while still remaining among the ambitious wines. Its main characteristics are generosity and precision.
Compared to the 2019, the color is less dark. On the nose, it offers tropical fruit aromas, fresh medlars, hints of dry hay and yellow buttercup, and hints of spice and mint. On the palate, it is dry, layered, and deep. The acidity is pronounced, crisp, and firm, unusual for a white wine. Excellent persistence and a decisive return of stone fruit and spice on the finish. Like the 2019 we drank and talked about previously, it made an excellent impression at the table paired with chicken and weisswurst with baked vegetables.